lunedì, marzo 31, 2003

Red

They say freak
When your singled out
The red...
It filters through

So lay down
The threat is real
When his sight
Goes red again

Seeing red again

This change
He won't contain
Slip away
To clear your mind
When asked
What made it show?
The truth
He can't send to most

Seeing red again

They say freak
When your singled out
The red....
It filters through
Viaggiando.
L’aereo da Pescara non era pieno, siamo arrivati con 25 minuti di anticipo.
A Londra c’era una fila lunghissima alla dogana per via dei controlli della sicurezza che sono diventati evidentemente più rigidi. Ogni tanto facevano passare avanti quelli che avevano il volo in attesa ma molti hanno perso l’aereo nonostante avessero già fatto il check in. Io mi sono salvato solo perchè avevano ritardato il volo.
Infatti poi il capitano ci ha detto che 10 persone che avevano i bagagli sull'aereo non sono riuscite ad imbarcarsi. Damn!
L'aereo per Dublino era quasi vuoto, ho viaggiato vicino al finestrino e goduto il panorama. Pensavo a quanto sono vigliacchi i bombardieri che sganciano tonnellate di armi sulla testa dei civili, dall'alto dellle loro sicurezze.
Ieri la città era piena di gente perché c'era stata la finale del Campionato delle 6 Nazioni. Il Regno Unito ha battuto l'Irlanda.
Da oggi normale vita da campus.
Novità? Beh c'è molta gente che studia, visto che si avvicinano gli esami. Le mie alunne ce l'hanno il 16 maggio.
Hanno eletto il nuovo presidente dell'Università, un medico.
Il tempo è notevolmente migliorato e stasera lo student bar era finalmente pieno.




Questa settimana ho visto Excalibur per la prima volta.
Conosco Socci da quello che scrive, da almeno 15 anni, eppure quando l'ho sentito parlare m'è sembrato un ragazzino. Tutta la voglia di fare il kattivista gli era passata o forse io m'aspettavo più acume e stamina. Comunque, nonostante tutto mi sta simpatico.


Si parlava di guerra.
Le mie perplessità:
1) l'ottanta per cento degli italiani è contrario a questa guerra mentre l'ottanta per cento degli ospiti di Socci era favorevole. Non dico rispettare gli umori dell'opinione pubblica ma almeno la par condicio!
2) fa tanto il cattolico ma non ha invitato nessuno che rappresentasse la posizione ufficiale della Chiesa. Evidentemente non gli fa comodo.

Poi mi son ricordato che scrive per il Giornale, lo paga Berlusconi.

giovedì, marzo 27, 2003

Abbiamo tanto parlato male dell'America, nei discorsi da bar di questi tempi, che ci siamo scordati degli americani in carne e ossa, quelli
veri. E' stata un'americana, una ragazza di ventitre' anni che si chiamava Rachele, la prima a morire lottando in questa guerra. Lottava
dalla parte giusta, non contro altri esseri umani ma per difendere delle persone; e non aveva armi, ma il suo semplice corpo vivente. L'ha
interposto fra i bulldozer di un esercito e le povere case e vite che esso voleva sgretolare, a Gaza, dentro un ghetto: ed e' morta cosi',
difendendo.
Pensiamo alla ragazza Rachele, quando parliamo dell'America, in questi giorni. Perche' l'America e' lei, non i fantasmi sanguinosi che ora
vanno in giro a mietere con la falce.

Riccardo Orioles

Il mio intervento per domani è pronto e stranamente sono molto soddisfatto.
Sarà che conosco bene l'argomento ma non ho fatto altro che prendere un po' di cose che avevo già scritto e metterle in bella forma. La parte più difficile è stata tagliare per rientrare nei 30 minuti assegnati.

mercoledì, marzo 26, 2003

Sono tornato in patria da qualche giorno.
Dopo 3 mesi ho visto un po' di TV. A dire la verità non mi mancava molto, in Ireland ho cose ben più interessanti da fare, per cui dall'inizio dell'anno ne avrò guardato al massimo un'oretta, più che altro i telegiornali di Sky News.

La TV italiana, nonostante tutto, mi piace più di quella irlandese, se non altro perché c'è più scelta.
Ho visto 2 minuti di Grande Fratello, una bionda americana e una romanaccia bassina. NOn conoscendo quello che è successo finora è difficile appassionarsi.
Ho rivisto Stranamore! 20 minuti ma solo perché c'era Amanda Sandrelli, sempre adorabile.
Ho finalmente visto Luca Sofri, anche se ieri non ha parlato molto.
Ho rivisto Giovanna Botteri, il mito di mia sorella.
Ho rivisto il mio programma preferito, ossia la pubblicità; c'è quella della Chicco simpaticissima.
Ho visto i trailer dei nuovi film italiani, che non vedrò al cinema e ho notato che è uscito in Italia Lucia y el sexo, che da noi in campus hanno già proiettato gratuitamente. (sembra non sia niente di che)
Mi manca ancora Excalibur, lo vedrò stasera, finalmente.
Ho sentito la novità di San Remo, Cammarota (?), brutta voce.
Ho rivisto Blob, il meglio del peggio.

sabato, marzo 22, 2003


Nel chiasso in cui tutti hanno ragione
resto in silenzio e il mio silenzio dica
la colpa che io sento e che non sentono
tutti coloro che di ciancia colmano
il vuoto nel mondo lasciato dagli uccisi.

Benito D'Ippolito



venerdì, marzo 21, 2003

Ho scoperto questo nuovo blog: briciolanellatte
Oltre ad essere intelligente e con una bella grafica ha delle vignette stupende.

giovedì, marzo 20, 2003

Dalla lettera ai cappellani militari, don Lorenzo Milani, 11-2-1965

Se vedremo che la storia del nostro esercito è tutta intessuta di offese alle Patrie degli altri dovrete chiarirci se in quei casi i soldati dovevano obbedire o obiettare quel che dettava la loro coscienza. E poi dovrete spiegarci chi difese più la Patria e l'onore della Patria: quelli che obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria a tutto il mondo civile? Basta coi discorsi altisonanti e generici. Scendete nel pratico. Diteci esattamente cosa avete insegnato ai soldati. L'obbedienza a ogni costo? E se l'ordine era il bombardamento dei civili, un'azione di rappresaglia su un villaggio inerme, l'esecuzione sommaria dei partigiani, l'uso delle armi atomiche, batteriologiche, chimiche, la tortura, l'esecuzione d'ostaggi, i processi sommari per semplici sospetti, le decimazioni (scegliere a sorte qualche soldato della Patria e fucilarlo per
incutere terrore negli altri soldati della Patria), una guerra di evidente aggressione, l'ordine d'un ufficiale ribelle al popolo sovrano, la repressione di manifestazioni popolari?
Eppure queste cose e molte altre sono il pane quotidiano di ogni guerra. Quando ve ne sono capitate davanti agli occhi o avete mentito o avete taciuto. O volete farci credere che avete volta volta detto la verità in faccia ai vostri "superiori" sfidando la prigione o la morte? se siete ancora vivi e graduati è segno che non avete mai
obiettato a nulla.
Si sa che la prima vittima di ogni guerra è la verità.
Per sconfessare tutte le menzogne che ci propineranno leggete Mediawatch, l'osservatorio sulle menzogne di guerra.
Spero di tutto cuore che mi assolverete, non mi diverte l'idea di andare a fare l'eroe in prigione, ma non posso fare a meno di
dichiararvi esplicitamente che seguiterò a insegnare ai miei ragazzi quel che ho insegnato fino a ora. Cioè che se un ufficiale darà loro ordini da paranoico hanno solo il dovere di legarlo ben stretto e portarlo in una casa di cura.
Spero che in tutto il mondo i miei colleghi preti e maestri d'ogni religione e d'ogni scuola insegneranno come me.
Poi forse qualche generale troverà ugualmente il meschino che obbedisce e così non riusciremo a salvare l'umanità.
Non è un motivo per non fare fino in fondo il nostro dovere di maestri.
Se non potremo salvare l'umanità ci salveremo almeno l'anima.


don Lorenzo Milani

mercoledì, marzo 19, 2003

Oggi è una giornata triste.
Ieri sera passeggiavo sotto la luna piena con Bridget, un'amica conosciuta al gruppo di preghiera.
Bridget viene da Kansa City ed è tristissima per questa guerra e per le decisioni del suo presidente.
Mi diceva: per fortuna non vivo in una grande città americana perchè questa guerra non fa che aumentare il pericolo del terrorismo.
Non bisogna essere dei grandi politici per capirlo.
Mr. Bush non l'ha ancora capito.


martedì, marzo 18, 2003

«Chi decide che sono esauriti i mezzi pacifici che il diritto internazionale mette a disposizione, si assume una grave responsabilità davanti a Dio, alla sua coscienza e alla storia».

G.P. II

Sono sopravvisuto anche al St. Patrick Day.
Ho avuto la felice idea di andare in centro in bicicletta e quindi, nonostante le limitazioni del traffico, mi son girato tutta la città comodamente.
C'era un sole splendido, forse la giornata più bella da quando son qui.
La sfilata era veramente lunga, più di 4000 figuranti. Una confusione di carri allegorici, bande militari, majorette e rappresentazioni storiche.
Turisti ovunque; il verde e l'arancione riempivano l'orizzonte.
Finita la sfilata tutti nei pub di Temple Bar. Evito i particolari sul pomeriggio e la serata, visto che questo non è un blog vietato ai minori.
Per fortuna avevo bevuto solo succhi di frutta.

La nottata si è conclusa con una freddissima pedalata di mezz'ora per tornare a casa; non c'era posto al parcheggio delle biciclette e quindi l'ho attaccata al lampione davanti camera mia. Risultato, stamattina è stata incatenata dall'amministrazione e volevano farmi pagare una multa di 50 euro.

lunedì, marzo 17, 2003

E' finita l'elettricità, anche quella di riserva. Oggi è festa nazionale e tutti i negozi sono chiusi, quindi stanotte si dorme al freddo e domani mattina niente acqua calda.
Un motivo in più per bere un po' di birra.
Stasera ho mangiato vitello alla menta, torta al rabarbaro ed infuso di timo.
Si ringrazia la signora Tierney.
Tornano i Savoia, a Napoli un giorno di caos

di Fabrizio Rondolino

C'È poco da fare: Napoli o è repubblicana o è borbonica, o s’innamora degli americani, che hanno portato la democrazia, la ciuinga e le sigarette, oppure rimpiange Franceschiello. Approdo peggiore per il loro rientro in Italia i Savoia non potevano scegliere. Il primo di loro a scendere all’ombra del Vesuvio fu Vittorio Emanuele: era il 1861, Roma era ancora papalina e re Vittorio andò al San Carlino a godersi il più grande Pulcinella di tutti i tempi, Antonio Petito. Scoppiarono polemiche furibonde, tafferugli, scontri, e ci scappò il morto.

Ieri è andata meglio - nessuno, per fortuna, si è fatto male - ma la sostanza non pare molto cambiata: la nobiltà napoletana ha semplicemente ignorato i principi, preferendo un fine settimana di sole sulla costiera o i funerali di Murolo, e il popolino - meravigliosamente mescolando attivisti neoborbonici, militanti repubblicani e disoccupati organizzati - li ha contestati rumorosamente, impedendo loro l'ingresso in duomo.

E’ vero: questi Savoia hanno poco a che fare, a parte il cognome, con la famiglia che fece l’Italia; e nessuno ha ancora capito (a parte le costole che Vittorio Emanuele dice d’essersi rotto in un rally) perché mai, dopo tanto impaziente attendere il voto del Parlamento, abbiano aspettato tutto questo tempo prima di tornare in patria. Ma tant’è: ognuno ha i reali che si merita, si potrebbe dire.

Per fortuna c’è Napoli, dove la rabbia e il disincanto trascolorano in ironia e saggezza, e dove le contestazioni - che questi principi, diciamo la verità, probabilmente non meritano neppure - diventano happening e festa di piazza, sberleffo e pernacchia. Dall’allegra contestazione di ieri i nostri Savoia non impareranno probabilmente nulla: ma, se dobbiamo riconoscere di non avere una famiglia reale, è però consolante sapere che abbiamo Napoli.
E' iniziato il St. Patrick weekend.
Ieri sera 20 minuti di fuori d'artificio sul Liffey. Belli ma troppa, troppa gente. Oggi grandi balli in piazza ma non sono andato in città, ero a cena dai coniugi Tierney però domani mi guardo tutta la parata e poi ore e ore a Temple Bar.
Sono astemio ma domani si può fare un'eccezione.


giovedì, marzo 13, 2003

Sette giorni all'alba. Mettere le strisce di carta sui vetri (i frammenti sono molto pericolosi), trovare i soldi per mandare fuori citta' i bambini, comprare (ma con che soldi?) ancora un po' di scatolette, riempire i secchi di sabbia per gli spezzoni (la radio non raccomanda altro), non fare la faccia spaventata davanti ai bambini,
chiedere al capofabbricato se la cantina e' sicura. Puoi essere il signor Smith di Londra, ai tempi della Luftwaffe. O il signor Abdul a Bagdad. Oppure mia nonna a Palermo, nel quarantatre'. Per quelli che comandano, fa lo stesso.
* * *
Noi, qui, siamo lontani. Possiamo concederci il lusso di ragionare. Possiamo - e dobbiamo - ricordare, in questo feroce momento, che non sono gli americani a bombardare, ma i loro capi, non trasparentemente eletti e votati comunque da non piu' d'un quarto della popolazione. Pensiamo a Humphrey, a Marilyn, a Mohammed Ali'. A tutti gli americani che rifiutarono - unico esempio storico, da ricordare con umilta' e con affetto - di vincere una guerra coloniale. Ai parenti d'America, al
rock, ai G.I. Joe che sorridevano, il giorno che i tedeschi scapparono, per le vie di Roma. Dobbiamo pensare anche a loro *ora*, perche' il momento e' terribile e dobbiamo essere moralmente all'altezza. Ma solo noi, qui, possiamo farlo. A Bagdad, a Londra, a Palermo, possono solo chiedersi se sara' il loro figlio quello che fra sette giorni sara'
colpito dalla scheggia. Quello che adesso li guarda con grandi occhi interrogativi e non sa che gli scienziati del mondo, nelle loro stanze lontanissime e strane, con tutta la loro scienza si stanno occupando proprio di lui.
Che ci si dia la forza di essere giusti e di non odiare, perche' odiare e' peccato e la giustizia deve muovere il mondo. Ma chiedetelo a noi, questo non-odio. Non chiedetelo a quelli di cui state per fare olocausto, di cui state per massacrare i bambini.
* * *
Noi abbiamo fatto il possibile - quello che a noi sembrava il possibile - perche' questo orrore non ci fosse. Scusateci se abbiamo gridato troppo forte, se abbiamo dato fastidio alla regolarita' dei trasporti, alla vita normale. Noi, non siamo diversi: privilegiati come voi, domani mangeremo ancora e ancora saremo vivi. Ma, a differenza di voi,
ce ne vergognamo. Non sappiamo perche': e mascheriamo questo non-sapere con delle parole "politiche", che a voi giustamente danno fastidio. Ma in realta' e' molto semplice: "Non ammazzare".

Riccardo Orioles

martedì, marzo 11, 2003

Sarò in Italia dal 22 al 30 marzo. Il 28 parlerò all'Università di Salerno.




Venerdì 28 marzo ore 10.00
Università degli Studi di Salerno
In collaborazione con

Istituto Sturzo e International Centre of Newman Friends



“L’Idea di Università di John Henry Newman e la riforma universitaria”


Saluti:

Raimondo Pasquino (Magnifico Rettore Università di Salerno)
Alfonso Andria (Presidente Provincia di Salerno)


Presiede:

Lucio Avagliano



Relazioni:

Lorenzo Ornaghi (Magnifico Rettore Università Cattolica)
Piero Tosi (Presidente C.R.U.I.)
Gabriele De Rosa
Giuseppe Ignesti
Angelo Bottone


Interventi:

Franco Asciutti
Andrea Annunziata
Don Ciro Galisi
Adriana Di Leo

lunedì, marzo 10, 2003

Da quando hanno inventato i missili "intelligenti", diffido profondamente di ogni forma di intelligenza. :-|
Oggi ho fatto language exchange con una nuova amica, Neev, imparando due nuove espressioni:
pretty please e surprise surprise!

Surprise surprise
I've had such a hard time
Trying to keep my promises
The things I say I just don't do
I need some rescue
From myself
Surprise surprise
A thousend times,a thousend lies
I just don't understand
Do you believe me anymore?
I cannot cross this great divide without your hand:
Surprise surprise
All your wonders never cease
To amaze me even me
I get so nervous
I get so tongue-tied
When I'm around you
My love
You see straight through me
My words are empty
But you still believe my promises
Surprise surprise
Mouthful of desire, I speak desire
And deceitful things
I don't believe me anymore
Surprise surprise
Domani sono cento giorni agli esami e dalle mie parti, in Abruzzo, si festeggia a S. Gabriele.
Segnalo la cosa per due motivi: il primo è perché sono interessato alla vita studentesca in tutte le sue forme, il secondo perché trovo significativo che 12mila giovani si ritrovino a festeggiare presso un santuario.


Da Il Tempo di oggi.
TERAMO — Dodicimila studenti invaderanno domani il Santuario di S. Gabriele nella tradizionale ricorrenza dei cento giorni dagli esami di maturità. I ragazzi arriveranno da tutte le località abruzzesi e anche da fuori regione per quella che ormai è diventata un appuntamento unico a livello nazionale considerando che quella di quest’anno sarà la ventitresima edizione consecutiva. La giornata, come è sempre accaduto, consiste in una specie di ritiro spirituale con preghiere, confessioni, messa e momenti di festa. Gli studenti, in sostanza, passeranno alcune ore in allegria e amicizia idealmente vicini a un Santo che è stato studente per tutta la vita e al quale chiederanno protezione per l’ultima, fatidica tappa degli studi superiori.
Il programma prevede alle 11 una messa celebrata da padre Maurizio De Sanctis. Alle 14 gli studenti si ritroveranno nel nuovo Santuario per un incontro di preghiera per la pace. Cinquanta passionisti, tra cui 40 confessori, saranno a disposizione dei ragazzi per l’intera giornata.
Considerato l’enorme afflusso di ragazzi al Santuario, è stato già predisposto da parte delle forze dell’ordine un imponente servizio per garantire la sicurezza, il regolare flusso del traffico e l’assistenza sanitaria ai giovani. A questo proposito hanno garantito la loro presenza assidua per l’intera giornata sia i volontari della Croce Rossa che quelli dell’Unitalsi.
Cose strane che succedono da queste parti.
Venerdì mi si avvicinano due ragazze, molto giovani e mi chiedono: xsffxsd xdfsxs? (non ho capito nulla)
Pardon? Rispondo io.
E loro se ne vanno.
Dopo 30 secondi altre due: sorry are you the zsxsdxxsx?
What?
O sorry, sorry; e vanno via anche queste.
Passa un altro minuto e mi si avvicinano altre due: sorry, are you the fugitive?
No.

Insomma nel campus si stava svolgendo un gioco a premi, una specie di caccia all'uomo, con il fuggitivo nascosto da qualche parte o tra la folla.

Ma che c'ho la faccia da fuggitivo io?

Sì!
Ieri sera abbiamo festeggiato il compleanno di Toli, la norvegese, in centro, in un ristorante italiano a Temple Bar.
Ho mangiato delle tagliatelle alla boscaiola indimenticabili. Sarà che mi manca molto la vera pasta italiana ma le ho gustate intensamente.
Eravamo una diecina; da segnalare Victoria, una parigina che s'è portata dietro la madre 50enne scatenatissima ed evidentemente eccitata dal sabato sera dublinese.
Dublino ieri era invivibile, una folla mai vista. Nel pomeriggio c'era stata la partita di rugby contro la Francia e quindi tutti gli stranieri si erano riversati in centro, che non è poi così tanto grande. Ho visto file incredibili per entrare nei locali più alla moda, in particolare quelli in Dawson St. (della festa della donna neanche l'ombra)
Ormai mi sono affezionato allo student bar del campus e raramente vado in centro di sera, con quello che costa.
Insomma ieri francesi ubriachi ovunque. Non oso pensare cosa succederà lunedì prossimo, San Patrizio.

domenica, marzo 09, 2003

Feels like you made a mistake
You made somebody’s heart break
But now I have to let you go
I have to let you go

You left a stain
On every one of my good days
But I am stronger than you know
I have to let you go

No one’s ever turned you over
No one’s tried
To ever let you down,
Beautiful girl
Bless your heart

I got a disease
Deep inside me
Makes me feel uneasy baby
I can’t live without you
Tell me what I am supposed to do about it
Keep your distance from it
Don’t pay no attention to me
I got a disease

Feels like you’re making a mess
You’re hell on wheels in a black dress
You drove me to the fire
And left me there to burn

Every little thing you do is tragic
All my life, oh was magic
Beautiful girl
I can’t breathe

sabato, marzo 08, 2003

War Quiz

Q: What % of the world's population does the US have?
A: 6%


Q: What % of the world's wealth does the US have?
A: 50%


Q: Which country has the largest oil reserves?
A: Saudi Arabia


Q: Which country has the 2nd largest oil reserves?
A: Iraq


Q: How much is spent on military budgets a year worldwide?
A: +900 billion


Q: How much of this is spent by the US?
A: 50%


Q: What % of the US military spending would ensure the essentials of life to everyone in the world,according to UN?
A: 10%


Q: How many people have died in wars since WWII?
A: 86 million


Q: How long has Iraq had chemical and biological weapons?
A: since early 1980s


Q: Did Iraq develop these chemical and biological weapons on their own?
A: No, the materials and technology were suppliled by the US government, along with Britain and private corps.


Q: Did the US condemn the Iraqi use of gas warfare against Iran?
A: No


Q: How many people did Saddam kill using gas in Kurdish town of Halabja in 1988?
A: 5,000


Q: How many western countries condemned this action at the time?
A: Zero


Q: How many gallons of agent Orange did America use in Vietnam?
A: 17 million


Q: Are there any proven links between Iraq and 9/11 attack?
A: No


Q: What is the estimated number of civilian casualties in the Gulf War?
A: 35,000


Q: How many casualties did the Iraqi military inflict on the westrn forces during the Gulf War?
A: Zero


Q: Hong many retreating Iraqi soldiers were buried alive by US tanks with ploughs mounted on the front?
A: 6,000


Q: How many tons of depleted uranium were left in Iraq and Kuwait after the Gulf War?
A: 40 tons


Q: What according to the UN was the increase in cancer rates in Iraq between 1991 and 1994?
A: 700%


Q: How much of Iraq's military capacity did America claim it had destroyed in 1991?
A: 80%


Q: Is there any proof that Iraq plans to use its weapons for anything other than deterrence and self defense?
A: No


Q: Does Iraq present more of a threat to world peace now than 10 years ago?
A: No


Q: How many civilian deaths has the Pentagon predicted in the edvent of an attack on Iraq in 2002/03?
A: 10,000


Q: What % of these will be children?
A: 50%


Q: how many years has the US engaged in air strikes on Iraq?
A: 11 years


Q: Were the US and the UK at war with Iraq between Dec 1998 and Sep 1999?
A: No


Q: How many pounds of explosives were dropped on Iraq between Dec 1998 and Sep 1999?
A: 20 million


Q: How many years ago was UN Resolution 661 introduced, imposing strict sanctions on Iraq's imports and exports?
A: 12 years


Q: What was the estimated child death rate in Iraq in 1999?
A: 131 per 1,000 births


Q: How many Iraqis are estimated to have died by Oct 1999 as a result of UN sanctions?
A: 1.5 million


Q: How many Iraqi children are estimated to have died due to sanctions since 1997?
A: 750,000


Q: Did Saddam order the inspectors out of Iraq?
A: No


Q: How many inspections were there in Nov and Dec 1998?
A: 300


Q: How many of these inspections had problems?
A: 5


Q: Who said that by Dec 1998, "Iraq had in fact, been disarmed to a level unprecedented in modern history."
A: Scott Ritter, UNSCOM chief


Q: In 1998 how much of Iraq's post 1991 capacity to develop weapons of mass destruction did the UN weapons inspectors claim to have discovered and dismantled?
A: 90%


Q: How many UN resolutions did Israel violate byh 1992?
A: over 65


Q: How many UN resolutions on Israel did America veto between 1972 and 1990?
A: +30


Q: How many countries are known to have nuclear weapons?
A: 8


Q: How many nuclear warheads has Iraq got?
A: Zero


Q: How many nuclear warheads has US got?
A: over 10,000


Q: Which is the only country to have used nuclear weapons?
A: US


Q: How many nuclear warheads does Israel have?
A: +400


Q: Who said, "Our lives begin to end the day we become silent about things that matter"?
A: Martin Luther King, Jr


venerdì, marzo 07, 2003

E stasera mi si è pure bucata la ruota della bicicletta ....
Accidenti!
Mary's got a new job, she's working in the bank
Making lots of money & giving it to Frank
Frank's her married boyfriend
Been that way for a year
Slapped her in the face once
But says he loves her dear

Oh Mary, why don't you have some sense
Please do something
To restore my confidence

He's met another woman
& travelling on his own
He wrote a loving message
& left it by the phone
Mary still knows nothing, as innocent as snow
Everyone has heard the truth but no one lets it show

Oh Mary, why don't you have some sense
Please do something
To restore my confidence
Let it go

Mary's got a new job, she's working for herself
Making lots of money & thinking of her health
She's colder than November
As hard as she would will
There's times I lie there thinking
I miss the warm days

Oh Mary, why don't you have some sense
Please do something
To restore my confidence

giovedì, marzo 06, 2003

Ai fratelli e alle sorelle delle Chiese in Italia
a tutti gli uomini e alle donne di buona volontà presenti nel nostro paese

E se scoppiasse la pace...

Scriviamo queste brevi note al termine della Giornata di digiuno e di preghiera per la pace che è stata il Mercoledì delle ceneri, secondo
le indicazioni di Giovanni Paolo II, che in questi giorni ha in corso un estremo tentativo di mediazione per scongiurare una guerra ormai
strisciante ai confini dell'Iraq: spes contra spem!
Ci preme vivamente ora, come monaci, comunicare a voi tutti il sentimento di grande trepidazione per la pace e di indignazione per la
guerra che ci ha attraversato negli ultimi due mesi, a partire dalla tradizionale Giornata di preghiera per la pace del 1 gennaio. Oltre ai
documenti e alle prese di posizione di credenti e di laici, di religiosi e politici di tutto il mondo; oltre all'incoraggiamento
personale verso coloro che hanno manifestato il 15 febbraio contro la prosecuzione della 'guerra del Golfo', siamo stati confortati dalle
sagge parole presenti in un breve e accorato comunicato ufficiale (in data 28 gennaio), scritto dai vescovi della Regione Toscana a cui la
Comunità monastica di Camaldoli appartiene. Ci permettiamo di sottolineare i punti che ci hanno maggiormente colpito, che formeranno
una specie di 'pro-memoria' per il nostro stesso esame di coscienza nel periodo quaresimale.

1. 'Fedeli al vangelo della pace'
I vescovi alludono alla frase con cui Pietro negli Atti degli Apostoli (10,34ss.) riassume l'attività del Gesù terreno. Proprio il volto di
Gesù di Nazaret, che per noi cristiani è il Figlio di Dio, è percepito da tanti come 'un uomo completamente innocente, che sacrificò se
stesso per il bene degli altri, nemici compresi, e diventò così il riscatto del mondo' (Gandhi). Nel suo mistero di croce e risurrezione
il Signore Gesù è entrato in profonda comunione con l'umanità, per sempre, e ha invitato i suoi discepoli a farne memoria 'nel vincolo
della pace', pur in situazioni precarie di gravissimi conflitti. Nella Messa 'ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo
calice', lo Spirito Santo eleva a dignità suprema l'aspirazione alla pace, che già alberga nel cuore di ogni donna e ogni uomo, per quanto
calpestata tragicamente da gesti disperati dettati dall'odio.

2. 'No' ad ogni tipo di guerra
'Invitiamo tutte le comunità ecclesiali... a manifestare con franchezza ai membri del Parlamento e del Governo il profondo
desiderio di pace, di giustizia e democrazia del nostro popolo e di tutti i popoli del mondo (a) dicendo un fermo e chiaro 'no'
all'ipotesi di partecipazione o sostegno alla guerra all'Iraq da parte dell'Italia e (b) chiedendo invece di adoperarsi con ogni mezzo
nonviolento perché in quel paese si affermino i diritti umani e la democrazia'.

Un imperativo categorico e concretissimo, questo dei vescovi, teso a fermare la spirale della vendetta in conformità con gli sforzi del
papa a Baghdad e a Washington. Siamo preoccupati, è vero, per questa guerra 'preventiva', ma lo siamo per ogni tipo di guerra quale
manifestazione massima di una prassi violenta: una persona, un gruppo, uno Stato, persino una religione si auto-identificano con un fine
assoluto, irrinunciabile, al punto tale da sentirsi in diritto di eliminare chi ne ostacola o ritarda la realizzazione, oppure, in caso
di aggressione o minaccia, vendicarsi, farsi giustizia da sé. Il peccato della guerra, della contrapposizione radicale, 'è accovacciato
alla porta' (Gen 4,7): eredità di Caino che tuttavia Dio stesso, come sappiamo, vieta di condannare a morte (cfr. Gen 4,15).

3. La speranza in una cultura di pace
'Riaffermiamo l'esigenza di maggiore giustizia distributiva su base planetaria, come fonte di vita e di sviluppo per tutte le aree del
mondo da liberare dalla fame e dalla miseria'.

In attesa della pace e giustizia eterne, il Nuovo Testamento proclama la pace sulla terra, perché nell'al di là sarà trasformato ciò che
viene seminato nell'al di qua. La Pacem in terris di Giovanni XXIII è chiara su questo; e mentre ci prefiggiamo di commentarla durante
quest'anno in modo da consolidare la fragile 'cultura di pace', ricordiamo fin da ora i quattro pilastri su cui si fonda ogni politica
di pace, specialmente nei luoghi dove sono sempre attivi i 'conflitti dimenticati': la libertà, al posto di ogni restrizione lesiva della
dignità umana; la giustizia, al posto del perdurare di una tragica sperequazione delle risorse (il 20% della popolazione ne detiene l'83%
di tutto il pianeta); la verità, al posto della diffusione della menzogna; la carità/amore, al posto della violenza.

Camaldoli, 5 marzo 2003

La Comunità monastica di Camaldoli

mercoledì, marzo 05, 2003

Oggi ho visitato il blog di questo ex pastore battista convertitosi al cattolicesimo il quale non solo mi ha ricambiato la visita ma ha pure lasciato un messaggio.
Molte grazie.
Stamattina, andando in biblioteca, ho visto una ragazza con una strana macchia scura in fronte, dopo un po' ne ho visto un'altra simile, poi un'altra.
C'ho messo un po' per realizzare: ma oggi è Ash Wednesday!
Me l'aveva detto qualche mese fa la mia supervisor: vedrai il mercoledì delle ceneri che succede, tutti che vanno in chiesa per farsi mettere le ceneri.
Ed infatti l'ho visto!!
L'usanza è talmente popolare che oggi in campus hanno triplicato le messe, alle 12.10, 13.05 e 17.30. (un'altra volta vi parlerò degli orari assurdi)
Ma mentre in Italia, almeno dalle mie parti, ti mettono un po' di cenere sulla testa, qui il prete ti fa una bella croce nera proprio in mezzo alla fronte.
E fa un effetto stranissimo vedere decine di ragazzine carine, truccate, tutte belline che una croce nera in faccia.
Ovunque, in biblioteca, per i corridoi, a mensa, mi sembrava di stare in un film horror.
La cosa più irreale, almeno per me che non sono abituato, era vedere come per tutta la giornata avevano questo segno in faccia e continuavano a fare la normale vita universitaria.
Per cui oggi a fianco a me in sala computer c'era uno che ci provava con una tipa scollacciata, con tanto di croce in testa.
E meno male che il Vangelo di oggi diceva: "Quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.

Ho capito quanto i segni siano legati alla comunità di appartenenza e quanto io sia ancora lontano da questa cultura.



martedì, marzo 04, 2003

Oggi è carnevale ma qui non si festeggia, non sanno proprio cos'è.
Che tristezza!
Ieri sera ho cucinato all'italiana per Toli, norvegese, ed Elena, spagnola. Jorge si è subito aggiunto, scroccando un bel piatto di spaghetti, tacchino al sugo, carciofini e peperoni all'agrodolce.
Dopo cena si sono aggiunti Alessio e Biagio, miei colleghi di filosofia, rispettivamente catanese e calabrocanadese.
Si è a lungo discusso di usi e costumi irlandesi, ecco qualche particolare:

Le ragazze straniere, senza distinzione di provenienza, si lamentano perchè i ragazzi irlandesi se non bevono sono mosci, timidi, timorosi.
Non è un gran problema, visto che bevono in continuazione. Lo stesso vale per il sesso debole, che qui è veramente debole se penso alle napoletane.
Ma visto che anche loro bevono l'impossibile, basta aspettare un po' e si sciolgono, per poi dimenticare tutto la mattina seguente.

Passiamo alla moda.
Le irlandesi in questo periodo vestono solitamente con tuta blu, scarpe da tennis e maglietta rosa, e fin quì le critiche delle straniere sono piuttosto limitate, visto che inglesi o tedesche non è che siano tanto meglio.
(C'è però da dire che quando le irlandesi devono uscire per andare al pub si vestono da sera, con tanto di stelline copricapo e lustrini.)
La cosa che però fa andare in bestia le italiane, e anche le spagnole, è l'usanza di mostrare l'ombelico e l'orlo delle mutandine, per cui hanno tutte queste magliette corte.
Insieme all'ombelico mostrano naturalmente il pancino, che spesso è pancetta e qui scatta lo scandalo delle donne latine.
Già perchè queste irlandesi non hanno nessun timore di mostrarsi grassottelle, con i loro taralli, maniglie dell'amore e chi più ne ha più ne metta (in mostra).
A me sinceramente piacciono così ma le nostre donne latine proprio non riescono a digerirlo.
E' chiaro che quello che per loro è un tabù non lo è per le indigene, differenze culturali.
Detto tra noi, noi uomini preferiamo la carne all'osso e anche se abbonda non ci dispiace, ma questo le signorine non vogliono capirlo, peggio per loro.

Ogni volta è la stessa discussione:
ma vi piacciono 'ste irlandesi?
Certo!
Ma con queste pance per fuori?
Ci piacciono ancora di più.

Alessio la chiama bellezza rinascimentale, tipo Primavera di Botticelli; per quanto mi riguarda è semplicemente bellezza naturale senza le perversioni mentali create dalle modelle e dalle riviste femminili. Le prime volte anch'io rimanevo un po' turbato, poi ho cominciato ad apprezzare. Almeno non hanno l'assillo della linea, anche perchè con tutta la birra che bevono è dififcile che il pancino rimanga piatto e magro.
Il villaggio celeste oltre la tv: l’ultima ipotesi di McLuhan

Corriere della sera 11/2/2003

Un uomo si alza prima dell’alba e scende le scale senza rumore. Sfila un volume rilegato in oro dallo scaffale della biblioteca, lo sfoglia, prende note alla luce della lampada. Il libro è la Bibbia; e lo studioso notturno è Marshall McLuhan, celebre in tutto il mondo come esperto dei mass-media, profeta della società elettronica all’insegna dello slogan «il mezzo è il messaggio». Sì, proprio il teorico della necessità di «staccare la spina» per non ingigantire la portata delle sfide terroristiche, l’uomo cui tutti ricorrevano negli anni settanta e novanta come a una specie di oracolo laico del nuovo credo elettronico, in realtà era un mistico, un lettore notturno di libri sacri, a suo agio soprattutto in meditazione e preghiera. Il ragazzo precoce e tormentato si era trasformato rapidamente in un giovanotto pronto a mettersi «in caccia di Dio» (scriveva così alla madre in lunghe lettere toccanti e appassionate) e infine in uomo maturo profondamente convertito al cattolicesimo: un salto vertiginoso per lui, educato in famiglia secondo i principi di un protestantesimo severo. La dottrina della chiesa di Roma gli si era presentata come una rivelazione luminosa, capace di dare significato a tutta la vita. Questa dimensione nascosta di Marshall McLuhan, in realtà la sola intimamente vissuta, ci viene rivelata in un libro che raccoglie saggi e interviste da lui rilasciate, in epoche diverse, sul tema della religione e dei mass-media. Introdotti da una memoria del figlio Eric, gli scritti di La luce e il mezzo possiedono un fascino rivelatore, perché ci consentono di mettere improvvisamente a fuoco un ritratto che credevamo noto e acquisito. Non può che sorprendere il profilo di questo McLuhan privato, dedito alle letture comparate della Bibbia in molte lingue (latino, francese, tedesco, italiano, spagnolo oltre all’inglese), profondo conoscitore degli amatissimi Chesterton e Cervantes, ma anche di san Tommaso e san Francesco, non meno che di Rabelais e Balzac. Un McLuhan attento nel mettere a raffronto le moderne tecniche di riproduzione e amplificazione dei messaggi (come ad esempio i microfoni nelle chiese) con i classici sentiti come autentica vocazione: la Summa Teologica di san Tommaso e la Summa Contra Gentiles , entrambe naturalmente in latino. Questa era dunque, come ci suggerisce già il titolo del libro, la "luce" capace di illuminare il "mezzo" elettronico secondo McLuhan: la fede religiosa.
Ma non bisogna figurarsi una specie di eremita laico, giacché il pensiero di McLuhan possedeva un’altra caratteristica insolita e controcorrente: il cattolicesimo gli pareva preparare l’incontro con la tecnologia. Nel senso che, a suo parere, la fede nella chiesa romana mostrava di possedere quelle caratteristiche di "carnalità", intesa come amore per la vita e il piacere sensuale, che giudicava una premessa indispensabile alla comprensione dei nuovi mezzi elettronici. E dunque il gioco e la filosofia, la poesia e la musica, l’allegria e l’amicizia, l’arte sacra e lo stesso rito eucaristico della messa gli apparivano affini alla radio e alla televisione (chissà, oggi, quali legami avrebbe trovato con internet e i cd-rom). Ed ecco la stranezza: in una specie di rovesciamento della prospettiva sociologica tradizionale (quella sostenuta da Max Weber), il profeta della modernità tecnologica ripudiava l’etica capitalista protestante, astratta, basata sulle idee e sui concetti più che sulle emozioni sensuali, condizionata dalle proibizioni e dai divieti. E invece esaltava la modernità del cattolicesimo, in cui gli sembrava di ritrovare il paradigma perfetto della sua scoperta più importante: «il mezzo è il messaggio». E la spiegava così: gli uomini non possono cogliere il "messaggio" se lo separano dalle sue manifestazioni concrete, a cominciare dai dogmi, dai riti, dalla capacità tutta cattolica di amare le cose concrete e le immagini. «La fede è un tipo di percezione, un senso come la vista, l’udito o il tatto ed è tanto reale e concreta quanto i sensi»: ecco il lascito di Marshall McLuhan. Più di vent’anni dopo la sua scomparsa, il senso vero di quel "messaggio" può finalmente essere compreso sino in fondo.


Il libro : Marshall McLuhan, «La luce e il mezzo», editore Armando

lunedì, marzo 03, 2003

Oggi è il 03-03-03.

Il nuovo layout di roses è carinissimo.

Se vi piaciono i siti flash, questo tokyoplastic è fantastico.


La giornata di digiuno puo' essere sottolineata in maniera molto suggestiva con un lume alla finestra, magari la sera prima e la sera del 5.
Il simbolo della fiammella del lume nella notte e' legato alla vita personale (la vita interiore) e nell'occasione prende un significato direttamente politico (come nella Cecoslovacchia '68 occupata dai carri armati russi).
E' l'ultimo momento per dirlo in giro; ma siamo ancora in tempo a spargere la voce.
E anche chi vedra' il lume, capira' il significato e sapra' imitarlo.

domenica, marzo 02, 2003

La guerra è un omicidio in grande

Ristampato, a cinquant'anni dalla prima edizione, il volume 'L'inutilità della guerra' di Igino Giordani


GIAMPAOLO MATTEI

Un pugno allo stomaco. Ecco che cosa ti assesta la lettura di un libro il cui titolo - 'L'inutilità della guerra' - ha una eloquenza così forte da costringerti con le spalle al muro. A rendere ancora più significativa l'esperienza di avere a che fare con queste pagine è la constatazione che sono state scritte esattamente cinquant'anni fa. Portano la firma di Igino Giordani (1894-1980), uomo politico, giornalista, scrittore, grande protagonista della vita ecclesiale e della vita italiana.
L'editrice Città Nuova ha deciso di riproporre il libro di Giordani (Roma 2003, pagine 116 - euro 6,50) in un tempo storico che dimostra di avere più che mai bisogno di parole vere, chiare, essenziali. Ci sono opere - si legge nella prefazione - che hanno il sapore di una perenne attualità. Nascono di sicuro sotto la spinta di problemi contingenti, ma producono un insegnamento che travalica la condizione storica e si mette al servizio di ogni uomo, in ogni epoca, di qualsiasi luogo. È proprio da questa constatazione che è scaturita l'idea di ripubblicare il libro scritto da Igino Giordani nel 1953 quando la 'guerra fredda' stava congelando le posizioni geopolitiche e cristallizzando la spartizione delle coscienze.
Oggi il testo non soltanto consente di respirare quel clima con il senno di poi, tenendo tra le mani, si potrebbe dire, i pezzi del Muro di Berlino: è davvero un'esperienza di enorme portata storica e politica. Ma in queste ore così difficili ci pianta nello stomaco un gran bel pugno perché dimostra, dati alla mano, l'inutilità della guerra, la sua intrinseca ed evidente stupidità.
E - attenzione - Giordani sa esattamente di che cosa sta parlando perché lui al fronte c'è stato meritando anche, nella catastrofe della Prima Guerra Mondiale, un'alta onorificenza. Non è uno sprovveduto, non parla per 'vigliaccheria' secondo la consueta, ridicola, accusa che viene mossa a quanti si schierano dalla parte della pace: oltretutto i veri coraggiosi sono i costruttori di pace e non quanti si riparano dietro missili, cannoni, fucili o quant'altro. Giordani afferma con chiarezza, scandendo i suoi ragionamenti, che la pace è il risultato di un progetto che va realizzato con pazienza e con serietà e non è una parola buona solo per riempirsi la bocca, non è un paravento per celare chissà quali interessi.
Leggere le cento pagine del libro è sconvolgente proprio perché sembra scritto stamani e non cinquant'anni fa. Davvero la storia è 'maestra di vita' secondo l'antico detto. Peccato che gli uomini siano troppo spesso pessimi scolari. Già la prima frase del libro di Giordani ti inchioda e ti costringe subito a sottolinearla con la matita: 'La guerra è un omicidio in grande'. Ed ecco che punta il dito sulla retorica, sulla menzogna, sugli interessi che accompagnano ogni conflitto ovunque si combatta: 'Come la peste serve ad appestare, la fame ad affamare, così la guerra serve ad ammazzare'. Punto e basta.
Alzi gli occhi e avverti una sensazione di fierezza. Sì, giovane cattolico, ti senti fiero di appartenere ad una cultura che è stata tessuta da persone di questo spessore. Giordani non era un isolato, farneticante e controcorrente. Giordani è uno dei tanti protagonisti del mondo cattolico che hanno contribuito in maniera decisa, e oggi forse dimenticata, allo sviluppo del popolo italiano con progetti di vita e di speranza. È un fatto che entusiasma, prima ancora che un dovere, conoscere i pensieri di questi uomini così vicini a noi e così spiritualmente ricchi da non passare mai di moda.


Da ex combattente di trincea dimostra che la guerra è inutile

La lettura del libro di Giordani appassiona ed è difficile persino interromperla. Dopo una manciata di pagine devi già rifare la punta alla matita perché l'hai consumata nel far segni quasi ad ogni riga. L'autore è polemico e polemista di razza senza però smettere di essere fratello di ogni persona, anche quella che la pensa in modo diametralmente opposto. Non offende gli uomini, ma da strenuo lottatore, da ex combattente di trincea, si avventa contro la guerra e dimostra, appunto, che è inutile. Non molla la presa.

Giordani ha un modo personalissimo di esprimersi, trascinante, appassionato, evidentemente scaturito dalla voglia di comunicare idee. È in stato di missione permanente. È nel cuore della Chiesa. Lui non è uno scrittore puro, è 'oltre', è 'di più'. Sa scegliere le parole giuste e, se serve, inventa espressioni affascinanti. Ha il linguaggio tipico dei mistici e si riconoscono nelle sue parole gli echi dei Padri della Chiesa. È un libro di storia, è un libro di vita, è un libro di preghiera.

È un libro che si schiera contro la tentazione della rassegnazione davanti alle decisioni dei potenti di turno. Giordani sostiene che ogni persona è protagonista della pace. 'Se vuoi la pace, prepara la pace' è il suo grande messaggio che coinvolge tutte le categorie umane. 'Solo i matti e gl'incurabili possono desiderar la morte - scrive -. E morte è la guerra. Essa non è voluta dal popolo; è voluta da minoranze alle quali la violenza fisica serve per assicurarsi vantaggi economici o, anche, per soddisfare passioni deteriori. Soprattutto oggi, con il costo, i morti e le rovine, la guerra si manifesta una inutile strage. Strage, e per di più inutile'. Queste ultime parole appartengono a Benedetto XV. Giordani respira a pieni polmoni il Magistero dei Papi e nel percorso del libro non perde mai di vista i passi dei Successori di Pietro.

La guerra - afferma - è sempre una sconfitta anche per chi vince sul campo. Con i soldi investiti in questa 'inutile strage' si potrebbero finalmente affrontare con decisione problemi drammatici come la fame e la povertà, tante malattie potrebbero essere definitivamente debellate. È un fatto di giustizia. Così non valgono a nulla i mille pretesti, sempre gli stessi, adoperati per giustificare la guerra. E non è una buona 'scusa' la 'rapidità' delle operazioni militari: qui Giordani è sprezzante e ricorda che, nel giudizio di Hitler, la Seconda Guerra Mondiale avrebbe dovuto essere 'la guerra lampo' e che, secondo Salandra, la prima doveva essere 'la passeggiata'. Aggiunge con impeto: 'Non credo che ci sia mai capo di Stato, il quale abbia ammesso di far la guerra a scopo di rapina; ha sempre dichiarato di farla per fini uno più nobile, uno più altruista, più ideale dell'altro. E - puerilità dell'odio - sempre la rapacità è assegnata al nemico e l'idealità all'amico'.



Rovesciare una macabra prospettiva della storiografia

La logica dice che chi fa la guerra ha torto, non risolve nulla e comunque ci rimette. Il popolo non la vuole. E si commette un grave errore rigirandosi nelle biografie di personaggi che hanno scatenato stragi indicibili - da Hitler a Stalin - ignorando i veri condottieri dell'umanità come, scrive Giordani, ad esempio un Cottolengo o un don Orione. È un fatto culturale riuscire a rovesciare questa macabra prospettiva della storiografia.

Giordani indica la strada del dialogo alla ricerca di una soluzione sempre e comunque, senza cedere alla stanchezza. Afferma che miseria e cupidigia sono le prime cause delle guerre la cui radice è la paura. Ma c'è una speranza, un'alternativa: si chiama carità e l'ha incarnata Cristo che ha voluto redimere anche la politica per portarla ad una funzione di pace, di vita. 'I nemici si amano: questa è la posizione del cristianesimo - scrive Giordani -. Se si iniziasse una politica della carità, si scoprirebbe che questa coincide con la più illuminata razionalità, e si palesa, anche economicamente e socialmente, un affare'.

Definisce un crimine ogni guerra, aggressiva e preventiva che sia. È infatti un'azione contro la giustizia perché la giustizia vera fa scaturire la pace vera. I riferimenti che Giordani dedica a san Francesco e a Dante sono una sollecitazione spirituale elevatissima. Afferma: 'Per meritarsi il nome di figli di Dio i cristiani devono lavorare per la pace'. Senza timidezze e con coraggio, vivendo il ministero della riconciliazione, abbattendo ogni muro di separazione, perdonando quanti ci fanno del male, riconducendo ad unità chi è lontano. Cita il tedesco Max Josef Metzger, ucciso dai nazisti nel 1944: 'Noi dobbiamo organizzare la pace così come altri hanno organizzato la guerra'. Non è serio, non è credibile parlare di pace e intanto preparare la guerra.

'L'opera pacificatrice comincia da me e da te...' conclude Giordani. Per rimuovere la guerra non basta eliminare le armi, ma occorre innanzitutto ricostruire una coscienza, una cultura di pace. È un'opera urgentissima che gli uomini di fede accompagnano con la strategia della preghiera. Ecco la missione dei cristiani oggi nella storia: realizzare il Vangelo della Pace.


(©L'Osservatore Romano - 2 Marzo 2003)