giovedì, giugno 30, 2005

The Shins will change your life



The Shins will change your life

Per chi non l'avesse riconosciuto, il tipo della foto non è il sottoscritto ma Zach Braff, regista e protagonista di Garden State. Nonché Dr. John 'J.D.' Dorian in Scrubs. In attesa che esca la sua versione de L'ultimo bacio, divertitevi a far ballare Chicken Little.

Annunci Google

La vedete quella colonnina verde verso il basso sulla destra? Sono gli Annunci Google. Bene, se vi piace il mio blog cliccate sulla colonnina. Una sola volta è sufficiente. E' un modo per ringraziarmi e per farmi guadagnare qualche centesimo. ;)

mercoledì, giugno 29, 2005

I cugini Bottone (che siamo noi medesimi)

Il mio caro cugino Boccetta mi segnala che sul numero odierno dei Abruzzo Oggi compare una breve recensione della mia traduzione di Newman. Sullo stesso numero c'è un articolo dedicato al già citato Boccetta, che è ormai diventato il politico del basso vastese più presente sulla stampa locale. E tu, dot, non hai pubblicato nulla oggi? Così facciamo tris.

Bláthnaid

















The songs are in your eyes
I see them when you smile
I've had enough of romantic love
I'd give it up, yeah, I'd give it up
For a miracle, miracle drug

Check them, lads!

A tutti i maschietti in ascolto. Date un'occhiata qui e poi toccatevi lì.

martedì, giugno 28, 2005

Amazon's top ten catholic bestsellers

Michael Dubruiel ha compilato la lista dei libri cattolici più venduti su Amazon. Qui trovate il suo commento.

Vediamoli un po' ...

1. How the Catholic Church Built Western Civilization
by Thomas E. Woods Jr

2. The Rise of Benedict XVI: The Inside Story of How the Pope Was Elected and Where He Will Take the Catholic Church
by John L. Allen Jr.

3. God Is Near Us: The Eucharist, the Heart of Life
by Joseph Cardinal Ratzinger, et al

4.Return of the Prodigal Son
by Henri Nouwen

5. The Spirit of the Liturgy
by Joseph Cardinal Ratzinger, et al

6. The Catholic Verses: 95 Bible Passages That Confound Protestants
by Dave Armstrong

7. The Lamb's Supper: The Mass as Heaven on Earth
by Scott Hahn

8. Salt of the Earth: The Church at the End of the Millennium: An Interview With Peter Seewald
by Joseph Cardinal Ratzinger, Adrian Walker (Translator)

9. The How-To Book of the Mass: Everything You Need to Know but No One Ever Taught You
by Michael Dubruiel

10. Dark Night of the Soul : A Masterpiece in the Literature of Mysticism by St. John of the Cross
by E. Allison Peers (Translator), St. John of the Cross

Tre su dieci sono di Ratzinger (il 5. è uno dei preferiti di Luigi Puddu, se non sbaglio) e anche il 2. parla del nuovo Papa, segno che a quasi due mesi dall'elezione è ancora al centro dell'attenzione.
Mancano i classici, se non fosse per il 10. C'è un po' di tutto: teologia, spiritualità, apologetica ma manca la filosofia.

Per quanto mi riguarda, non ho letto nessuno dei libri elencati però ho sia il 6. che il 10.
Ho comprato il 6. insieme ad altri 10 libri di Dave Armstrong a soli 25 dollari. (Sul suo blog trovate l'offerta.)
Mentre il 10. l'inizierò a leggere la prossima settimana perché il mio alunnno medico si è laureato e ora vuol continuare a vedermi. Dopo la filosofia vuol passare alla teologia e mi ha chiesto di leggere insieme Notte oscura dell'anima di San Giovanni della Croce, un classico della mistica cristiana.

lunedì, giugno 27, 2005

UCD 150 Irish Times Supplement

Se vi interessa conoscere la storia dei 150 anni del mio college, la scorsa settimana l'Irish Times ha pubblicato un bel supplemento celebrativo.


Bene, sabato alla fine non solo abbiamo mangiato salsicce, non solo abbiamo ascoltato il concerto degli U2 ma ce lo siamo anche visto, gratis naturalmente.
Già, perché Croke Park ha una strana conformazione per cui all'estremità del campo di gioco ci sono due grandi aperture laterali. Bastava piazzarsi da un lato dello stadio e si poteva vedere la parte anteriore del palco. L'amplificazione copriva gli schermi giganti e la parte più interna del palco ma per fortuna Bono, The Edge e Larry Mullen si sono mossi parecchio e per almeno due terzi del concerto erano chiaramente visibili. Io poi avevo anche un piccolo binocolo che è stato utilissimo. Vero Antonella?
L'acustica era ottima e, considerato il prezzo, non ci possiamo lamentare dello spettacolo. L'intera serata, compresi i trasporti, m'è costata 5 euro e 50 centesimi.
Quasi quasi ci torno anche stasera.

C'è da dire che Antonella non abita vicino Croke Park, abita a 4, anzi 3 metri dai cancelli dello stadio. Come ha raccontato qui, da alcuni punti della casa si vede il terreno di gioco.

Croke Park, per chi non conosce Dublino, è lo stadio della GAA, la Gaelic Athletic Association, dove insomma si giocano le partite di calcio gaelico e di hurling. E' il tempio dello sport irlandese, assolutamente vietato a rugby e calcio. Anche i concerti sono un evento piuttosto raro.

In giro si respirava una bella atmosfera, rilassata. Ogni tanto mi fermavano per qualche inutile controllo:
'Mi faccia vedere il biglietto'
'Veramente vado ad una festa da un'amica'.
'Ha alcolici con sè?' (In Irlanda si possono consumare alcolici solo nei pub e in casa, mai all'aperto)
'Certo, vado ad una festa!'
'Allora vada, vada'.

La festa. Tre quarti dei presenti erano immigrati italiani, giovani sulla trentina, che lavorano nel campo delle nuove tecnologie (IBM, Yahoo, Ebay).
20 anni fa l'Irlanda era una delle nazioni più povere d'Europa, oggi è terra di immigrazione per gli italiani.
In attesa degli U2 s'è provato a cantare un po' di De Andrè. Bei tempi andati. Anche questa, dall'estero, è una foto dell'Italia di oggi.

Lo show. Hanno suonato quasi tutto il nuovo album, Vertigo sia all'inizio che alla fine e poi i classici, comprese tre canzoni dei primi anni dublinesi: Out of Control, Electric Co. e Party Girl. Questa l'hanno fatta insieme a Matt, un fan canadese.
Bono ha parlato molto, ha ricordato Aung San Suu Kyi, il Live 8. Ha chiesto a Bertie Ahern, il primo ministro irlandese lì presente, di impegnarsi per combattere la povertà in Africa.
Maggiori dettagli e foto li trovate su su U2log e U2tours.

venerdì, giugno 24, 2005

Salsicce



Oggi, domani e lunedì gli U2 suoneranno a Dublino, al Croke Park. Sono attese 250.000 persone! Ossia quasi il 10% della popolazione irlandese.
A supporto ci saranno Radiators (sconosciuti), Snow Patrol, Paddy Casey, The Thrills, Bravery and Ash. (Paddy Casey fino a due anni fa suonava nel bar del mio campus.)
I biglietti hanno raggiunto prezzi incredibili, ieri su Ebay ho letto offerte di 1000 euro per un biglietto in piedi. La mia amica Maryrose è riuscita a comprarne due per tempo, in prevendita, e il 2 luglio andrà anche al Live 8 a Londra. C'è chi può ...
Io non può ma in qualche modo parteciperò all'evento. Sgrufoletta abita proprio sotto Croke Park e sabato organizza un bel barbeque. Ascolteremo gli U2 gratis mangiando salsicce. Hmm, il tempo non promette bene, oggi piove.

La gratuità di quella madre spiazza e ammutolisce

La notizia è di quelle che zittiscono il nostro disordinato rumore quotidiano: polemiche, risposte, dichiarazioni, denunce, provvedimenti, leggi del taglione, ogni episodio di cronaca scatena un fiotto di parole inarrestabile e ribollente che infine ci imprigiona in una sorta di impotenza. Tre giorni, e tutto è come prima. Da Besano, 2400 anime, provincia di Varese, la signora Elisa Meggiorin, madre di Claudio, 23 anni, il barista ucciso a coltellate da un ragazzo albanese mentre cercava di sedare una rissa, ha detto che vuole adottare un bambino albanese. A distanza, per ora, e poi se è possibile vorrebbe portarselo a casa. A neanche due settimane dalla sera in cui l'hanno chiamata per dirle: signora, suo figlio è morto, l'hanno ucciso; neanche due settimane dopo averlo visto inerte sull'asfalto, quel suo ragazzo, la signora Elisa vuole prendersi in casa un bambino albanese. Albanese come il giovane assassino.
Silenzio: ogni polemica, e strumentalizzazione, e marcia, e proclama, e disegno di legge, anche il migliore, non può che tacere davanti a un gesto come questo. Non è politica, cioè arte di vivere nella polis, dare e ricevere per il bene comune, ma gratuità assoluta. E alla gratuità siamo poco abituati - la gratuità spiazza e ammutolisce. Se poi viene da una donna che ha appena perso un figlio in quel modo, in una stupida rissa, nel vibrare di una lama nella mano di un ragazzo perso nell'ira, quella gratuità ci confonde. Un bambino? Albanese? Con gli stessi occhi scuri, lo stesso accento di quell'altro, uno che per tutta la vita, crescendo, ti ricorderà il destino di tuo figlio finito d'improvviso una sera d'estate, davanti a un bar?
La scelta della signora Elisa è decifrabile solo in una chiave, senza nessuna retorica, profondamente materna. Di una madre che, davanti al colpo più duro, non si arrende al la morte e ricomincia a dare vita. Un bambino albanese è ciò che le è stato suggerito da una sorta di genio femminile e materno: ricominciare, e perdonare assieme. La gente attorno vede e resta a guardare. Non c'è bisogno di alcuna parola.
Questa donna di un piccolo paese lombardo, piccola, minuta, ai funerali del figlio s'era messa alla testa degli ultrà, fra i quali qualcuno minacciava sfasci contro gli extracomunitari, intimando: "Se volevate bene a Claudio, state buoni". E quelli, giganti nerboruti, le hanno obbedito. La Lega soffiava sul fuoco: cacciamo i clandestini. La signora Elisa, zitta, non una parola. Ora parla, per annunciare una fondazione col nome del figlio, dedicata ai bambini extracomunitari in Italia. E pensa a adottare il suo ragazzino albanese. Quanto più forte lei di chi grida: cacciateli tutti.
E' la sbalorditiva forza della gratuità - che, certo, esorbita dalla politica. Ma quando ne vedi un barlume, lascia senza fiato. Com'è possibile? E come mai mentre i più minacciano o si chiudono in casa o se ne infischiano, quella donna invece...? E' capace di gratuità chi è grato di ciò che ha ricevuto. Dalla gratitudine per ciò che si è avuto può partire una generosità che non misura. Forse sull'asfalto di Besano davanti al figlio morto una donna ha affrontato il suo strazio, e i venticinque anni vissuti con lui, indietro, fino al giorno della nascita. Quanto, di amore. E in quella gratitudine più forte del dolore, ha immaginato un bambino.

Marina Corradi

giovedì, giugno 23, 2005

Concilio 4

Vaticano II: la vera storia che nessuno ha ancora raccontato
Il cardinale Ruini boccia senza appello le interpretazioni dell’ultimo Concilio come cesura e “nuovo inizio” della Chiesa. E invoca che se ne scriva finalmente una storia non di parte, ma “di verità”.

Sandro Magister su www.chiesa.

mercoledì, giugno 22, 2005

Leaving certificate

E' iniziata in Italia la maturità 2005 mentre qui si è già conclusa.
L'equivalente irlandese della nostra maturità si chiama Leaving Certificate e, da quello che ho potuto capire, è una cosa po' più seria. Le prove riguardano sette materie e sono tutte scritte e anonime. Vengono corrette da commissioni esterne e vige un unico sistema di valutazione nazionale. Il voto finale è in 600esimi.
Per poter iscriversi all'università è necessario aver ottenuto un voto minimo.
Ogni corso di ogni università ha un diverso voto minimo d'entrata che è determinato dal numero di posti a disposizione, dal numero di richieste di iscrizione e dal numero di richieste accettate. Lo scorso anno sono stati ammessi meno del 70% di quanti hanno fatto richiesta.
I corsi più ambiti sono quelli di medicina e alcuni college chiedono oltre 550 punti.
Per la mia facoltà, Arts, bastano meno di 300 punti.


Dervala
spiega bene il sistema.
Se ne discute anche su Crooked Timber.

JPII

A San Diego la prima università dedicata a Giovanni Paolo II, la John Paul The Great Catholic University.

Secretrome

Secretrome, foto romane.

Concilio 3

Luigi Puddu ha nuovamente replicato.

Caro Angelo,
le tue sono considerazioni molto sagge e persuasive.
C'è una cosa sola però da dire: molti "conciliari" hanno realmente pensato che fosse davvero cambiata la Chiesa (e gli "anticonciliari" a ruota).
Avendo vissuto uno scampolo di quell'epoca (sono del '57 e, nonostante tutto, mi sento ancora fucino), ho dovuto - cfr. Noventa sulla resistenza - combattere la battaglia prima di tutto in me.
Oggi, sono portato a pensare che, come Chiesa, abbiamo vissuto e viviamo comunque "a rischio": la grande apostasia non è solo del XIX secolo.
Grazie.
l.p.

A questo punto, c'è qualcun altro che vuol dire la sua?
Grazie.

Concilio 2

Alla lettera di Luigi ho così risposto:

Caro Luigi,
quando ho parlato dei lefevriani non volevo riferirmi a te. E' stato un riflesso condizionato, ogni volta che sento certe critiche mi viene ricordare che Ratzinger ha combattuto le degenerazioni post-conciliari e tra queste quella dei 'tradizionalisti'.

C'è da fare una premessa: ho da poco compiuto 32 anni e l'unica esperienza di Chiesa che ho avuto è quella degli anni '80 e '90, insomma quella di Papa Wojtyla. Non posso fare paragoni, se non sul sentito dire e su quanto leggo sui libri.
Un'altra necessaria premessa è che non sono uno storico e non ho approfondito queste questioni, non ho alcuna competenza specifica e i seguenti sono pensieri che sto elaborando da un po' di tempo, senza aver fatto particolari letture, anzi sarei felice di trovare una conferma in chi è più esperto.

Il cosidetto 'postconcilio' è una categoria storiografica inadeguata per capire la realtà ecclesiale contemporanea. Il suo limite maggiore è nella mancata distinzione tra un periodo storico (fine anni '60, anni '70 con qualche strascico anni '80) e le conseguenze di un avvenimento epocale, il Concilio appunto.
Il Concilio è un avvenimento talmente importante che per gustarne le conseguenze dobbiamo aspettare ancora qualche decennio. Siamo solo all'inizio del post-concilio e solo ora si cominciano a vederne i frutti. I più evidenti sono i cosidetti nuovi movimenti ecclesiali. L'esperienza ecclesiale alla quale fai implicito riferimento nel tuo messaggio, pur nata negli anni '50, non sarebbe stata possibile senza il Concilio. Lo stesso dicasi per l'Opus Dei, la cui forma canonica è un'invenzione conciliare, e lo stesso vale per Neocatecumenali, Focolarini, etc.
Ciò che c'è di nuovo e bello nella Chiesa, di più vivo, non ha equivalente nelle altre chiese, eccetto per il movimento carismatico. Non è questo un segno dei tempi?

Il postconcilio, come periodo storico, è coinciso in gran parte dell'Occidente con il processo di secolarizzazione e di scristianizzazione. Questo processo non si è ancora concluso ma sta assumendo connotazioni assai differenti in Europa, dove sembra inarrestabile anche se dà segni di stanchezza, e Nord America, dove c'è una rinascita religiosa inaspettata.
Mentre altri continenti, come America Latina, non sono ancora stati toccati così profondamente ma non è escluso che lo siano in futuro.
La questione è tutta qui: stabilire una causalità storica tra il Concilio e quello che è avvenuto negli anni successivi o, nella forma più moderata, tra l'interpretazione che ne hanno dato molti teologi e uomini di Chiesa e i processi sociali che hanno riguardato la Chiesa, è sbagliato. E' la fallacia post hoc, ergo propter hoc. Io non sostengo che questa causalità sia assolutamente inesistente ma che sia sopravvalutata e che sia di segno contrario. Quando dico di segno contrario intendo dire che è stata la secolarizzazione a distorcere la recezione del Concilio.
Basta guardare le altre chiese in Occidente (un caso a parte è l'Europa dell'Est, dove il regime comunista ha come congelato la realtà per diversi decenni) che hanno subito esattamente lo stesso processo, con esiti anche più radicali, senza che siano passate attraverso il Concilio.
E allora come la mettiamo?
Se quelle che noi cattolici chiamiamo le degenerazioni del post-concilio, sono avvenute in tutte le confessioni cristiane (ed anche in quelle non cristiane, vedi ebraismo) evidentemente non sono ricondubili al Concilio, e neppure alle sue interpretazioni estreme, ma a processi di lunga durata.
Mi riferisco a fenomeni quali il calo delle vocazioni e della frequenza sacramentale, il dissenso ecclesiale, la confusione teologica e liturgica.
A sostegno della mia tesi potrei portare il caso irlandese, dove a differenza del resto d'Europa, certi processi sono avvenuti non negli anni '70 ma alla fine degli anni '90. Dove la secolarizzazione non è coincisa con la ricezione del Concilio ma è arrivata con almeno 2 decenni di ritardo.

Non credo poi nella opposizione progressisti/conservatori. Il problema è che andrebbero ripensate tutte le categorie con le quali leggiamo la realtà, sia sociale che ecclesiale ma siamo troppo pigri, oppure non è possibile fare una lettura autentica e innovativa fin quando una generazione, quella mia, non avrà rielaborato la storia recente. Ma guardandomi attorno non mi pare ci sia la voglia né l'intelligenza per farlo. E allora continiamo così, con certi schemi inutili.

Qui ti lascio. Non so se sono stato troppo confusionario. Volevo spiegarmi meglio ma mi accorgo che non ho grandi idee.
Sarà la stanchezza ...

Cari saluti
Angelo

Concilio 1

Il Concilio Vaticano II è stato il più importante avvenimento religioso dello scorso secolo. Continuano ad uscire libri commemorativi e ricostruzioni storiche.
Qualche settimana fa ho scambiato un po' di idee con Luigi Puddu a proposito non tanto del Concilio ma su quanto ne è seguito ed ora, passata l'ondata referendaria, vorrei tornare sulla questione.

Tutto è cominciato da un malinteso, su wxre, nei commenti a questo post, io avevo ricordato polemicamente come Ratzinger avesse contrastato i lefevriani. Luigi pensava mi stessi riferendo a lui. Subito ci siamo chiariti e mi ha scritto:

Carissimo Angelo,

respiro! ..., il rilievo di sospetto lefevrismo non può lasciare indifferente.

È vero, considero il post-concilio epoca gravida di degenerazioni, ma sono le stesse che Papa Wojtyla e il card. Ratzinger hanno individuato e condannato in questi anni (e non credo che la Dominus Jesus o la Redemptionis Sacramentum siano state scritte per la FSSPX).

Ciò che mi preme però evidenziare è che io non mi tiro fuori.

Sono anche colpe mie e di altri, con cui siamo obbligati a fare i conti ogni giorno.

Fenomenologicamente, nella mia esperienza posso individuare il primo punto critico nell’idea che dal 1963 in poi la Chiesa fosse ontologicamente cambiata, con una netta cesura col passato.

Di qui il pensiero conseguente che la verità della fede consistesse non nelle permanenze, ma solo nell’aggiornamento-mutamento, che la kenosi non fosse la via per la Risurrezione, ma fosse un (luciferino?) processo infinito di continua auto-spoliazione, comportante la perfetta mondanizzazione (nella linea radicale) o la continua mediazione (nella linea meno estremista) in sempre più aggiornati valori secondi.

Ma chi era il Mediatore?

Questa domanda è stata per me come un invito a aderire alla realtà (Cristo), senza tentazioni o tentativi utopistici di ricrearla o ideologici di cristallizzarla.

Ma se la tentazione ideologica non ha mai attecchito (e come avrebbe potuto, quando l’esito sarebbe stato un triste settarismo, in cui la Chiesa è solo quella passata?), quella utopistica (protestantica, autocefala, tipo “NOI siamo chiesa”) influiva.

Ideologia e utopia, forme diverse di perenne eresia …

Nel 1978 in molti abbiamo sentito l’invito ineludibile ad “aprire le porte a Cristo”.

E a distanza di anni ho riconosciuto in qualcuno, dato per “nemico”, il sigillo dell’illuminato dallo Spirito (“la presenza è la persona”, diceva in primo luogo ai suoi).

Così come tanti ho dovuto imparare nuovamente – non perché i papi di prima non lo sapessero o dicessero, ma perché in tanti lo davamo come presupposto psicanaliticamente “da rimuovere” – l’unicità e universalità di Cristo, il radicamento della morale nella sua Persona, il carattere trinitario della nostra Tradizione, il carisma petrino per la conferma permanente della fede … e, contro ogni idea di cesura, il principio dell’organica evoluzione del sentire ecclesiale.

Questo non poteva non portarmi a molte riconsiderazioni autocritiche (decisiva fu la lettura - in senso antiprogressista e antitradizionalista! – della “Festa della Fede” del card. Ratzinger) su come in tanti abbiamo vissuto il Concilio.

E veniamo al mio post.

Il coraggio missionario di Papa Wojtyla e la ferma difesa della dottrina cattolica - cum Petro e sub Petro - del card. Ratzinger (ma non è coraggio missionario anche questo?) li abbiamo avuti come un dono dall’alto in questi ultimi venti e più anni.

Oggi chi vede la Chiesa più come matrigna che come madre (una cum la stampa dei padroni del vapore) temo voglia tentare con lo slogan “Benedetto XVI, diverso da Ratzinger, diverso da Wojtyla” una nuova opera di autodemolizione.

Che passa proprio, osserva bene, attraverso l’individuazione di una cesura.

Non posso che chiedere, e promettere, preghiera e vigilanza.

In Xsto

Luigi Puddu (24.9.57)

martedì, giugno 21, 2005

Touts

Il bagarinaggio è di per sé un fenomeno odioso ma diventa disgustoso quando la speculazione viene fatta sui biglietti di un concerto di beneficienza.
Su EBay sono stati messi all'asta alcuni biglietti dei prossimi LIVE 8, peraltro non acquistati ma vinti tramite lotteria. Bob Geldof s'è infuriato.
Per boicottare la vendita, prima che l'asta fosse sospesa dai gestori di EBay, alcuni hanno pensato bene di offrire cifre da capogiro che poi non verranno pagate.

Dancing with tears in my eyes
Weeping for the memory of a life gone by
Dancing with tears in my eyes
Living out a memory of a love that died.

A volte ritornano

23.000 americani invaderanno la Germania il 16 agosto. Un esercito di speranza.

lunedì, giugno 20, 2005

Fagioli e ketchup

Questa imbarazzante storia di avvocati e segretarie la dedichiamo a tutti i nostri lettori che lavorano/hanno lavorato con Baker & McKenzie. In particolare ad uno che da due settimane promette di chiamarmi e poi si dimentica puntualmente. :)

Tocque-ville

Il sottoscritto non è e non è mai stato liberale e pertanto non aderisce a TocqueVille, la città dei liberi, però apprezza l'iniziativa, specialmente ora che si presenta con una colorata pagina riassuntiva che rimanda ai blog aderenti. Senza dubbio il migliore multi-blog italiano.

Nei Ds, ma distinti. Non marcano autonomia

A urne referendarie chiuse e svuotate, e a sonoro risultato pro-legge 40 archiviato, ci pare opportuno mettere nero su bianco un paio di libere e amare riflessioni sulla linea scelta e seguita dai "Cristiano sociali", un movimento politico di cattolici confluito, da anni, nei Ds sulla base di un'ispirazione dichiarata in modo tanto esplicito quanto impegnativo. Una linea referendaria, ricordiamo, all'insegna dell'«al voto, al voto!». E per dire tanti "sì" abrogazionisti modicamente conditi da qualche "no" al quesito sull'eterologa, meglio noto come quello sul "padre sconosciuto". Negli intensi mesi in cui si è sviluppato il grande dibattito culturale e politico intorno al valore della vita umana e sulle norme poste una buona volta a tutela di tutti i soggetti coinvolti in un processo di fecondazione artificiale extracorporea, avevamo infatti concluso che sarebbe stato più opportuno praticare anche in questo caso la virtù dell'astensione e riflettere in silenzio. Non perché riflessioni ad alta voce sul disciplinato allineamento al pensiero unico referendario dei "Cristiano sociali" non fossero già allora pertinenti e il desiderio di condividerle pressante, ma - vista l'aria che tirava, soprattutto nel circo dei mass media - per uno scrupolo che è parente stretto di quel «principio di precauzione» che dovrebbe indurre a evitare qualsiasi rischio di spericolata manipolazione. Ovvero per non offrire ai soliti indignati speciali e ai professionisti del travisamento il destro di trasformare le altrui riflessioni in «anatema» o, magari, in «scomunica» o, nella migliore delle ipotesi, in un «richiamo all'ordine» lanciato contro un gruppo di cattolici "dissidenti" dalle colonne di Avvenire (anzi, del «giornale dei vescovi»). Per non fornire, insomma, materiale agli alacri produttori di "ogm" - opinioni giornalisticamente modificate - sempre pronti a decidere non solo quel che scrivono loro, ma anche quel che gli altri hanno detto o scritto. Ora forse si può. E ci interessa più che mai ragionare sul punto. In particolare, su un paio di questioni che stanno a cuore a chi - come noi - è convinto che la fede cristiana non necessariamente coincida con una precisa tessera di partito e concepisce la libertà dei figli di Dio come una solare palestra di responsabilità. Il primo pensiero è sulla coerenza. Alzare orgogliosamente e programmaticamente, sin nel simbolo del proprio movimento, la bandiera dell'umanesimo e della solidarietà e proclamare la propria appartenenza - da impegnati in politica - alla famiglia dei credenti imporrebbe in effetti a coloro che lo fanno di compiere uno sforzo di comprensione e di rappresentanza dei valori e delle ragioni che il restante popolo cristiano testimonia su frontiere cruciali del futuro comune, spesso - come si è ben visto in occasione dei referendum sulla legge 40 - assieme a molte altre persone e personalità di diversa storia culturale e d'identico impegno civile. E questo proprio alla luce di quell'insegnamento conciliare invocato invece a più riprese - fino al documento divulgato alla vigilia dell'apertura delle urne - per tentare di acrobaticamente giustificare in termini "profetici" la propria scelta - come direbbero altri e con altri vocabolari - da «minoranza rivoluzionaria». I Cs hanno così dimostrato di credere - e in pratica sostenuto con qualche sussiego - di poter prescindere da ogni serio dovere di «comprensione» in quanto detentori di un luminoso e illuminante diritto (ovviamente laico) di «rappresentanza». Con quali risultati è sotto gli occhi di tutti e, speriamo, anche nel rimuginìo - nelle coscienze non ci azzardiamo a sbirciare - di chi di dovere. Il secondo pensiero è sull'utilità. E discende dal primo. Se chi si propone come rappresentante non comprende il mondo che aspira a rappresentare e rispetto a esso, anzi, si pone con polemica distanza e ostentata autoreferenzialità a che cosa serve da un punto di vista politico? A esibire una mera etichetta? A far risuonare un richiamo senza eco? Un'«enclave» riconoscibile e riconosciuta in un più grande partito non ha forse senso se è anche e soprattutto uno spazio autonomo di elaborazione e di proposta? Domande, come dimostra l'esito del referendum, che non sono affatto retoriche. E che dovrebbero inquietare i Cs. Ma forse non solo loro.

Marco Tarquinio

sabato, giugno 18, 2005

Codasporca

Aumentano i blog satanici: dopo Berlicche ecco Codasporca.

UCD closes 150th anniversary celebrations with honours



Praehonorabilis Cancellarie, totaque Universitas,
Praesento vobis hunc meum filium, quem scio tam moribus quam doctrina habilem et idoneum esse qui admittatur, honoris causa, ad gradum Doctoratus in Utroque Jure, tam Civili quam Canonico; idque tibi fide mea testor ac spondeo, totique Academiae.


Si stanno concludendo le celebrazioni del 150esimo anniversario della fondazione del mio college da parte di John Henry Newman.
Il 16 giugno, Bloomsday, UCD ha conferito il dottorato honoris causa a Robert Gallo, il celebre scienziato che ha scoperto il virus dell'AIDS, Carole Pateman, una teorista politica che insegna alla UCLA, Neil Jordan e Bob Geldof.

Neil Jordan è il regista di Michael Collins ed Invervista con il Vampiro. Ha studiato Inglese e Storia Irlandese nel mio college e già tre anni fa la L&H Society lo aveva proclamato membro onorario.

Sir Bob Geldof invece non ha studiato, e si vede, però oltre al fatto di essere nato e cresciuto a pochi metri dal college, ha il grande merito di essersi impegnato contro la fame nel mondo e per i diritti dei padri separati.
Anche egli venne da queste parti due anni fa, quando la L&H Society lo proclamò membro onorario. (Se non conoscete la L&H Soc. leggete qui e qui)

Il Presidente del college, bontà sua, nel giustificare il conferimento del titolo accademico ha lodato Bob come 'true innovator in his use of spoken English in the mass media'. E per non smentirsi Geldof ha subito rilasciato una dichiarazione radiofonica della durata di 15 minuti. Se l'intervistatrice non l'avesse interrotto sarebbe ancora lì a pontificare.

Il punto di leva. Segreto per incidere

Dopo un trentennio di latenza, fors’anche di subalternità e marginalità nella sfera pubblica, appena risarcite da un pontificato di geniale respiro e grande coraggio, i cattolici italiani hanno da poco ripreso coscienza del loro ruolo pubblico. Ruolo cui non possono sottrarsi, e che non può risolversi nell’immersione in altri terreni, considerato che la politica si manifesta veramente nell’essere capaci di responsabilità di indirizzo nella vita del Paese. Senza questo orizzonte la "politicità" – non solo cattolica ma di chiunque – si fa declamatoria e moralistica, e nella sostanza diventa dipendente dagli altri.

Da notare che per esercitare tale loro responsabilità politica, ai cattolici non mancavano né cultura né progetto; mancavano piuttosto convinzione e volontà; mentre la persuasione più influente (e distruttiva) era di segno opposto: non abbiamo, si diceva, niente di peculiare da affermare come cattolici, a nessun livello della realtà storica; dobbiamo solo scegliere tra le politiche altrui e farlo secondo un criterio di selezione della loro conformità ultima alla coscienza cristiana. Duplice errore. Anzitutto nel dimenticare che l’articolazione cattolica della fede avviene in una tessitura razionale aperta ai saperi pratico-politici, e capace anche di fondarli; errore, poi, nel sottovalutare l’impianto antagonista al cristianesimo nelle culture politiche razionali-mondane cui si dava fiducia. Non sono certo mancate al nostro interno le resistenze a tale deriva, e a queste va – tutto sommato – oggi espressa gratitudine; seppure in termini complessivi siamo stati a lungo incapaci di prendere in mano – da protagonisti – la nostra stessa condotta pubblica; e su questo fondamento ritrovare una certezza di ruolo pubblico nello scenario nazionale ed europeo, che non fosse fungibile da altre forze o ideologie.

Tale volontà si è finalmente manifestata in questi mesi nella mobilitazione oppositiva ai referendum. Non si è trattato, come evidentemente non poteva trattarsi di una semplice passeggiata, ma piuttosto di un parto faticoso. Per fortuna però fin dal suo avvio, questa iniziativa ha inteso esprimersi come proposta di argomenti e obiettivi razionali, non "di fede"; esattamente come nei secoli scorsi erano stati capaci di rivelare i diversi cristianesimi costruttori di civiltà. È semplicemente un candido spiritualismo quello che ha portato i critici a stupirsi del fatto che non "per fede" (entro cioè un puro ragionamento "teologico" o forse "mitico") ma con riferimento alle scienze, la Chiesa parlasse di vita umana e di diritti dell’innocente. Eppure la tradizione maestra del cristianesimo è questa: con la teologia e il diritto razionali il cristianesimo ha creato l’Occidente, non con l’esoterismo di mondi paralleli. La Rivelazione parla dell’unica realtà.

Finalmente la stessa volontà cattolica si è posta ora in termini pubblici, avendo individuato un «avversario» da cui non farsi umiliare. Tanto più che la sfida da questi lanciata era rivolta ad estendere il proprio monopolio ad ogni rilevante livello della vita del Paese. Ma non vi può essere abilità pubblica senza capacità di riconoscere le sfide ed affrontarle. Non è un caso che questa risposta abbia preso forma su un suo terreno di elezione, quello dei fondamenti dell’antropologia dell’Occidente, di cui le culture cristiane sono naturali custodi. Ha preso forma, assumendosi la responsabilità di fare fronte, e meritare al proprio fianco il consenso e l’apporto di intelligenze laiche di qualità, di indicare a tutti - ecco la funzione pubblica - il bene da proteggere, il valore da perseguire e, non ultimo, di adottare una risposta efficace, non meramente dimostrativa, come deve avvenire quando la posta in gioco è alta e la qualità della risposta è fortemente connotata in termini civili.

Alla ricerca di nuovi modelli di testimonianza, la cultura cattolica deve apprendere da quest’ultima vicenda che, per esercitare un compito storico, ci vuole il coraggio di individuare gli obiettivi, e la duttilità di modulare il confronto in rapporto ai fini.

Pietro Di Marco

venerdì, giugno 17, 2005

The Office and Work of Universities.

L'ultimo mio acquisto su EBay.
Prima edizione, con dedica autografa, di un'opera di Newman mai più ristampata con quel titolo: The Office and Work of Universities.
Un gioiellino.
Non esiste una traduzione italiana ma solo una recente ristampa anastatica. Se a qualche editore interessa, io sono pronto a tradurla.

Salvate Pannella



Oggi Radicali e affini si incontrano all'Ergife per capire 'Che fare?'
Io un consiglio ce l'avrei.
Pannella senatore a vita e tutti gli altri a lavorare!
Non perdete tempo, dal punto di vista elettorale valete quanto Pino Rauti, non vi vuole più nessuno. Portate pure sfortuna. Chiudete il partito e aprite un museo alla memoria.
Dopo il 13 giugno Pannella è un pezzo da museo. Io lo voglio senatore a vita, a fianco di Cossiga, ci sarebbe veramente da divertirsi.

giovedì, giugno 16, 2005

Forza Spagna!!

Per chi non ha ancora capito cosa c'è dietro il risultato del 13 giugno, eccovi l'analisi di Sandro Magister.

E sabato tutti in Spagna a gridare “La familia sí importa”!

Credete ancora ai sondaggisti?

Le ultime parole famose:

"Si può dunque arrischiare a dire che se questa sera si arriverà al 34-35 per cento di partecipazione, c'è una ragionevole possibilità che domani, quando si chiuderanno i seggi, il quorum possa essere raggiunto."
Renato Mannheimer
Corriere della Sera, 12 giugno 2005

Bimbo mio

Annina ha voluto scrivere sulla vita e mi ha fatto piangere di commozione.


Bimbo mio...
per me sei già il mio bimbo... come il mio primo bimbo che ho cullato dentro di me per 14 settimane e che poi Gesù ha rivoluto con sé... siete tutti e due miei bimbi...
il tuo primo fratellino ora vive nella mia mente
(non posso esimermi dall'immaginarlo, dal volergli bene anche se per i "puri materialisti" questo figlio io non l'ho mai avuto)
... gli ho voluto e continuerò a volergli bene come sto facendo con te...
il dolore che ho provato nei giorni in cui ho perso il tuo fratellino è paragonabile solo al dolore che si prova quando muore una persona cara... ma a volte è peggio, è più profondo...
in fondo il tuo corpo è stato bara per tuo figlio, corpo che fino al giorno prima gli faceva da culla....
ma il dolore si supera, perchè la gioia e l'amore che ho provato nel cullarlo per quelle sole 14 settimane ha superato ogni razionale sensazione...
Avevo paura di non poter più provare quella gioia e quell'amore... invece ora ci sei tu...
e sono di nuovo pervasa da quelle splendide emozioni...
si è parlato tanto di vita in questi giorni e di persone che vorrebbero il "meglio" per i propri figli tanto da sostituirsi al Dio che ci ha creati...
è stato doloroso leggere nel blog di uno dei miei più cari amici commenti di persone che scrivevano:
"Hai vinto tu, ora ti meriti un figlio Down"... che dolore!
e che dolore immaginare che ci siano persone al mondo che non sanno ancora accettare e soprattutto "capire" la ricchezza che può darti dentro anche un'esperienza tragica come quella di un figlio malato, malformato, handicappato...
Io mi auguro il meglio per te, mi auguro per prima cosa che tu ce la faccia a vivere, che ti aggrappi al mio ventre per questi nove mesi...e che poi con coraggio affronti questo mondo...
mi auguro che tu sia sano... ma volevo solo dirti una cosa...
LA TUA MAMMA E IL TUO PAPA' CI SARANNO SEMPRE!!
comunque tu sia... e con te loderanno il Signore per il dono più bello della terra: La vita!!!

mercoledì, giugno 15, 2005

Chi merita?

Leggetevi questa bella intervista di Rutelli al Corriere e poi andatevi a cercare quello che (non) dice Prodi.
Sinceramente, chi dei due meriterebbe di governare questo Paese?

«Il referendum è stato un errore grave e il risultato tocca le radici profonde del Paese. Perché è una sconfitta di popolo, perché è difficile dipingere il 75% degli italiani che si sono astenuti come un insieme di clericali, di reazionari, di ignavi e di inconsapevoli. (....)
Dal centrosinistra noi rischiamo spesso di passare al sinistracentro. Il risultato invece testimonia che il rapporto tra politica, partiti e società è cambiato, che c’è stata una interpretazione vecchia del Paese».
Cosa vuol dire?
«Che il centrosinistra deve svegliarsi, deve dare una lettura più moderna delle attese dell’opinione pubblica e, al tempo stesso, far leva sui partiti rinnovati, che non sono più quelli sfasciati di dieci anni fa. Deve puntare su una coalizione plurale. Non su alchimie verticistiche».

Sveglia!

Cerco tra i blog un po' di commenti al risultato del referendum e trovo sconcerto, incredulità, sdegno, orrore. E' la ripetizione incancrenita delle vuote argomentazioni sentite negli ultimi 3 mesi. L'unica che per fortuna è stata messa da parte è quella del trucco. E ci credo, davanti a questi numeri è chiarissimo che l'unico trucco era quello di chi, pur di guadagnarci qualcosa, intimava a votare, minacciando perfino denunce.

Ragazzi, ma dove vivete? Vi siete accorti solo ora di come la pensano i vostri vicini e familiari? Ma veramente credete che il mondo sia quello che trovate rappresentato su Repubblica e l'Espresso?

L'unica cosa che dovrebbe preoccupare è proprio questa incapacità di capire i processi sociali.

Due commentatori hanno, come sempre, colto la complessità della questione.
Uno è Mario Adinolfi, che è diventato per me ormai lettura quotidiana.

Ce l'ha, eccome, un cuore questa società, questo paese. E se voi non accettate la lezione, cioè che non sapete più mettervi in sintonia e ascoltarlo, questa pagina politica sarà un'altra pagina inutile. Se continuate a dire e pensare che voi siete la parte migliore del paese e gli altri (cioè i tre quarti), sono arretrati-ignoranti-bigotti-ignavi-ipocriti-opportunisti, siete destinati a restare minoranza, arroccata e snobissima minoranza. E io che pensavo che eravate cambiati.


L'altro è Harry, che ha scritto qui un'acuta riflessione.

Questa è solo la conferma che portano avanti battaglie senza conoscere né gli avversari, né i compagni di strada. La conferma che non hanno il polso del Paese che vorrebbero cambiare e “illuminare” dall’alto delle loro eburnee torri. E anche la riprova che si sentono la testa di ponte di un presunto pensiero moderno e progressista non rassegnato invece all’idea di essere obsoleto e retrivo, fondato su schemi vecchi di quarant’anni, oggi superati dalla velocità di una storia che costoro non vogliono affrontare ma solo osservare, rifiutandola. (......)
La sconfitta al referendum non è la sconfitta della laicità, ma del laicismo fanatico di chi vede in negativo ogni battaglia della Chiesa, solo perché da essa condotta. E’ la disfatta dei sacerdoti di un culto tutto italiano, che è un laicismo interpretato esclusivamente in chiave anticattolica e non in forma dialogica con le naturali istanze religiose e spirituali dell’essere umano. Un laicismo che, pur di contrapporsi alla Chiesa, ne combatte anche quei valori su cui la laicità dovrebbe convenire.


Il resto della blogosfera, almeno quello che ho visto finora, vale ben poco.

martedì, giugno 14, 2005

Sconfitta devastante per il secolarismo clericale dei ministri del culto relativista

Prendi il progresso laico e razionalista, svuotalo del suo contenuto umanista, piegalo al relativismo volgare, e ti potrà capitare di ritrovarti in condizioni di grassa maggioranza nelle élite e nei media ma di esigua minoranza tra i cittadini, donne e uomini, cattolici e laici, credenti e non credenti, praticanti e indifferenti. Prendi 100 testimonial dell’Espresso, trasforma una battaglia di cultura in una offensiva anticulturale fatta di immaginette profane spacciate come sacre e di santini sexy-scientifici, e ti potrà capitare di essere lasciato solo e civilmente abbandonato da tutti, compresi i libertini capaci di ridere delle vogliose pretese dell’Io che si crede postmoderno. Prendi il centro sinistra, depuralo della sua migliore tradizione liberale, del suo razionalismo laico, della sua storica attenzione alla cultura cattolica e alle radici cristiane, mettilo al servizio di una disperata e polverosa battaglia referendaria, e ti potrà capitare di ritrovarti debole e diviso, alla testa di un paese che non c’è. Prendi il centro destra, riduci parte della sua classe dirigente al silenzio o all’abiura della propria storia, riempilo di petulanze, piccoli carrierismi, tiepidezze moderate e pseudofemminismi molto più parrocchiali di qualsiasi parrocchia, e ti potrà capitare di imbatterti in una gigantesca vittoria in cui non hai creduto, che non ti appartiene, che ti travolge e ti umilia.
La sconfitta del “sì” è devastante, senza attenuanti, perfino sorprendente e senz’altro grottesca considerati i mezzi impiegati nella battaglia referendaria e l’appello corrivo alla difesa dell’Io e delle sue voglie, di un modo di vita appiattito sulle comodità del conformismo, dello shopping eugenetico promesso sottovoce e del ricatto emotivo propettato come sconfitta delle malattie e affermazione del benessere “moderno” fondato sull’idolo della Tecnica: idolo banale, ma pervasivo e persuasivo. Una classe dominante nel regno della cultura ideologica, ma non egemone nelle ragioni e nella passione della gente comune che abita questa repubblica, ha raggiunto – si contino anche i No – assai meno di un italiano su quattro con il suo messaggio di felicità per tutti, proposto con il ritorno alla provetta selvaggia e la liquidazione di una legge laica e di compromesso sulla fecondazione artificiale. Per consolarsi a poco prezzo questa classe di medici che non curano, di filosofi che non ragionano, di divi e divetti che ambiscono alla visibilità nel mercato politico, di ricercatori che non conoscono le regole della scienza, ora questa classe imputa la sua sconfitta allo “strumento referendario” difeso fino a ieri pomeriggio contro le critiche dei loro avversari astensionisti: penoso argomento da cattivi perdenti. Altri se la prendono con l’Italia arretrata, quella stessa che aveva appena finito di votare presidenti liberal in dodici regioni su quattro: penoso argomento da cattivi perdenti.
La verità è che a una percentuale nota di distratti cronici si è aggiunta una valanga di italiane e di italiani che ha guardato nel microscopio e ha visto l’embrione umano, la realtà non soggetta a interpretazioni semantiche, il “concepito” i cui diritti sono bilanciati nella legge 40 con quelli degli altri soggetti ed erano invece cancellati dai quesiti referendari, e hanno scelto. La pattuglia del dissenso laico, femminile e femminista si è limitata a dare una mano, a mettere a fuoco la lente microscopica, a spiegare e rispiegare che niente è peggio del secolarismo divenuto devozione conformista. La guerra culturale continua.

Giuliano Ferrara

Anche Golia un giorno è crollato

L’esito dei referendum celebrati tra domenica e lunedì non ha bisogno di aggettivi qualificativi. Toglierebbero eloquenza ai numeri, che per una volta invece devono restare – nudi e duri – davanti agli occhi e parlare in tutta la loro fragranza. Quanto al tormentone già inaugurato su chi sarebbero i vinti e i vincitori, ci interessa – qui, in umiltà, guardando al bene del Paese – partecipare all’individuazione di quello che, certo, è il perdente numero uno di questo fiasco epocale, ossia il potere mediaticamente costituito e rappresentato – nel caso – dal circuito autoreferenziale dei grandi giornali, che poi per macchiettistica simulazione si riflettono in molti dei fogli regionali o provinciali.

Per sei-mesi-sei questi intellettuali sopraffini che presiedono al lavoro nelle cave redazionali, con l’ausilio di quegli ineguagliabili lucernari tenuti in piedi da callidi opinionisti o scienziati arruolati alla bisogna, si sono prodigati come mai a rappresentare agli italiani una sfida che tale era solo nelle loro ossessioni culturali o nei calcoli di carriera personale. Si sono abbondantemente offerti ad un’osmosi simbiotica con una classe politica refrattaria al vissuto del Paese, abdicando non solo al proprio tradizionale radicamento ma anche ad un moderno ruolo di scuotimento e di sveglia. Così armati, hanno voracemente sfigurato i termini dei quesiti referendari, caricandoli di significati tanto eccentrici da rendere irriconoscibili i dati di partenza, prodigandosi con ogni perizia e opulenza per allontanare dagli occhi dell’opinione pubblica la domandina fatale: e dell’embrione, sì di questa vita appena iniziata eppure già irrefrenabile, che cosa è giusto, e doveroso fare?

Ma è bastato che le informazioni finalmente circolassero, che il lavoro diuturno effettuato per divulgare l’alfabeto di discipline ardite arrivasse a destinazione, che la gente comune cioè avesse la percezione esatta non dei teoremi di lorsignori ma dell’effettiva, semplice e drammatica posta in gioco, è bastato questo perché immediatamente le intenzioni di voto scendessero e, nel concreto, si arrivasse a raccogliere quello che segna il consenso minimo alla nostra classe fru-fru. È avvenuto cioè quello che i nostri campioni non potevano concepire, ossia che la gente una volta messa nelle condizioni di pensare con la propria testa sapeva e voleva decidere davvero, non però nel senso preordinato, quanto andando piuttosto in direzione opposta, peraltro senza alcuna inibizione.

Ma è capitato ancora di più. Ossia che si dovesse infine prendere atto che la Chiesa, quando parla delle cose che contano, e parla facendosi capire, appellandosi al sentire profondo del nostro popolo: là dove ella è riconosciuta interlocutrice singolarmente credibile, ha più ascolto di certi pulpiti esagitati. Questo il significato profondo dell’evento di domenica. Si ripete con ciò quello che è avvenuto nel referendum del 1991: allora si ritrovarono a casa i politici, oggi è finita sotto giudizio quella classe intellettuale che vive nei giornali e attorno ad essi. Non si illudano costoro di rimettere in quarantott’ore tutto a posto, quasi bastasse virare in senso contrario la giostra dei dispetti e delle piacevolezze. Svecchiare, occorre, metodi e teste, e poi aria nuova, logiche finalmente diverse.

Colleghi cari, la crisi è profonda. Prendiamo il coraggio di guardarci allo specchio, e di prendere le decisioni salutari per noi e per quelli, più giovani, che nelle redazioni ci sono affidati, e che hanno il dovere-diritto di crescere in una dimensione altra e austera del mestiere. Il Paese ha bisogno di un altro giornalismo, non più complice del potere culturale più forte, capace di andare controcorrente, audace nelle chiavi di lettura adottate, vero nella credibilità spesa. Capite bene che di certe aristocrazie bolse la cittadinanza ormai non sa più che farsene, suonano spartiti incomprensibili ai giovanissimi e ai giovani adulti. Il trombonismo sfiatato non si rianima certo perché intona per la millesima volta il salmo anticlericale. Blateratori del quasi-nulla. Dissimulatori spietati e cinici. Sodali di menti indispettite e stanche. Attenti, anche Golìa è crollato.

Dino Boffo

Update

L'attivismo antireferendario mi ha costretto a snaturare questo blog, ho dovuto concentrarmi sui temi della PMA e trascurare tutto il resto.
Ora che abbiamo vinto, il mio blog può tornare ad essere quello che era fino a due mesi fa: un posto dove parlo dei fatti miei, dei miei gusti musicali, dove comunico agli amici le mie ultime notizie, dove scrivo messaggi che solo pochi capiranno. Insomma, vorrei tornare ai miei 25 fedeli lettori quotidiani. Ieri ho avuto oltre 700 visitatori e i grandi numeri mi danno alla testa.

E allora ricominciamo con un aggiornamento sulle mie attività.

Questa settimana dovrei finire il capitoletto della tesi dedicato ad Aristotele per poi passare a John Locke.
Prevedo di concludere la scrittura entro ottobre, poi per due mesi la tesi sarà considerata da una commissione mista di relatori esterni ed interni al Dipartimento. Quindi, se tutto va bene, c'è la discussione pubblica e, non è finita, dopo la discussione la revisione, secondo il giudizio della commissione. Insomma a febbraio-marzo dovrei essere un PhD.

Nel frattempo non mi annoio, durante l'estate non insegno ma continuo a lavorare.

Mi hanno chiesto di tradurre in inglese un celebre filosofo torinese, morto una diecina di anni fa, per una casa editrice americana all'interno di una collana curata da un celeberrimo filosofo italiano. Dopo una serie di consultazioni ho rifiutato:volevano darmi l'1,5% sul venduto. L'uno-virgola-cinque-percento!! Per un libro di oltre 200 pagine. Tariffe cinesi.

Sto collaborando alla traduzione in inglese di Sur la Traduction di Paul Ricoeur, che uscirà il prossimo anno per Routledge. E sempre con la Routledge, Mona Baker sta preparando una nuova grande antologia di articoli rilevanti per i Translation Studies. Mi ha chiesto un po' di consigli e forse apparirà anche qualche autore italiano tradotto dal sottoscritto.

L'intervento che ho presentato a Belfast dovrebbe essere pubblicato in un volume della Cambridge Scholar Press.

A dicembre interverrò alla conferenza annuale della International Association for Languages and Intercultural Communication. Dovrei parlare dell'ospitalità in Paul Ricoeur e Etienne Balibar.

Ho accettato l'invito di Goeffrey Klempner a collaborare come Mentor all'interno dei corsi a distanza Pathways to Philosophy.

Sarò in Italia dal 2 al 26 luglio, prima a Napoli e poi in Abruzzo.

lunedì, giugno 13, 2005

E' qui la festa?

Che la festa abbia inizio. Cliccando sul titolo delle canzoni potrete ascoltarle in diretta. Se volete fare richieste o dediche, non esitate.

Per questo post si accettano solo commenti di festa. Lo so che qualcuno può non gradire ma se siete parte di quella minoranza che oggi ha perso, potete sfogarvi nel post precedente. No frustrati e perditempo, qui si fa festa sul serio. ;)

Inizino le danze.

Si comincia con i Caesars, che ci ricordano che non è la caduta a far male ma la botta, e che botta oggi i referendari!!

It is not the fall that hurts
it's when you hit the ground.



Si continua con gli Shins che rifanno We will become Silhouettes, una canzone dei Postal Service. Questa è per Etty.

And I'm looking through the glass
where the light bends at the cracks
and I'm screaming at the top of my lungs
pretending the echoes belong to someone
someone I used to know


Dirty Harry, dei Gozillas, la dedichiamo ad harry.ilcannocchiale.it


Ad Annina, uno swing cantato da Michael Buble: Moondance.


Ad Agata, che ci spia tutti i giorni dalla Danimarca ma non lascia mai commenti, .... hmmm, difficile. Vediamo, forse questa. Ti piace?

Per Ste, che ultimamente ho trascurato, Valley Winter Song dei Fountains of Wayne.

Hey sweet honey, don't take it so bad
you know the sun is coming soon



Dimenticavo Boccetta, che mi ha anche mandato le foto del suo volantinaggio. Sono sicuro che Schiavi ha contribuito significativamente al fallimento. Indubbiamente.
A te, naturalmente, Hands Up Trousers Down della Irish Brigade.


Per Cicco, Forever Young, degli Alphaville, e Think (Freedom) cantata da Aretha Franklin.

it's so hard to get old without a cause
i don't want to perish like a fading horse
youth is like diamonds in the sun
and dimonds are forever
so many adventures couldn't happen today
so many songs we forgot to play
so many dreams are swinging out of the blue
we let them come true


Passiamo ora al rock cristiano.

A wxre dedichiamo Meant to Live degli Switchfoot.

We want more than this world's got to offer
We want more than this world's got to offer
We want more than the wars of our fathers
And everything inside screams for second life, yeah



Potevano mancare i Jars of Clay? No di certo, e questa Flood la dedichiamo a Pescevivo e Giona.


Calm the storms that drench my eyes
Dry the streams still flowing
Cast down all the waves of sin
And guilt that overthrow me



Per Bernardo, Ruby e Friedrich, He reigns dei Newsboys.


A Luigi Puddu, You consume me dei DC Talk.

Wholly devoted
I immerse myself in You
Baptize me in Your love
Cause drowning in the thought of You
Floods my soul
I'm taken by the things You do
God, You know
It doesn't matter what I lose
I'm Yours



Si è aggiunta alle celebrazione anche Kero e le sue rane. Per lei Trust the Lord dei Sixpence None the Richer.


E per finire un classico inno, I need you every hours, nella versione dei Jars of Clay. Dedicato agli amici di Fragole.

I need Thee every hour, most gracious Lord
No tender voice like Thine can peace afford

I need Thee every hour, stay Thou nearby
Temptations lose their power
When Thou art nigh

I need thee, oh, I need thee, every hour I need Thee
I need thee, I need thee, I need Thee every hour

I need Thee every hour in joy or pain
Come quickly and abide or life is in vain
I need Thee, oh, I need Thee, every hour I need Thee
I need Thee, I need Thee, I need Thee every hour
I need Thee, I need Thee, I need Thee every hour

Oh, bless me now, my Savior, I come to Thee
Oh, bless me now, my Savior, I come to Thee
I need Thee every hour, teach me Thy will
And Thy rich promises in me fulfill

I need Thee, oh, I need Thee
Oh I need Thee every hour
I need Thee, I need Thee, I need Thee every hour
I need Thee, I need Thee, I need Thee every hour

Oh, bless me now, my Savior, I come to Thee


Che giornata memorabile!
Buonanotte

Ha vinto la vita!

Avevo previsto il fallimento del referendum il 10 agosto, quasi un anno fa.
Successivamente avevo anche detto che non sarebbero arrivati al 35%, confermandolo un mese fa.

In questo momento il dato definitivo non è ancora noto ma chi ha un minimo di intuito politico non può che darmi ragione. Eppure fino a l'altro ieri, a leggere i giornali, sembrava una previsione irrealistica.

Oggi in Italia è successo qualcosa di veramente grande che pochi sanno comprendere e raccontare.
A tutti quelli che ieri sono andati a dormire perplessi e oggi non riconoscono più in questo Paese un umile invito: cominciate a mettere in discussione le vostre categorie culturali, i vostri intellettuali di riferimento, i vostri schemi ideologici.
Quando la realtà non corrisponde con la sua rappresentazione, non è la realtà ad essere sbagliata ma le categorie con le quali viene interpretata.
Rileggete i giornali delle settimane scorse alla luce del risultato e vi renderete conto quanto siano distanti dalla corretta comprensione della realtà. Non parlo dei giornali d'opinione (Il Manifesto, Il Foglio) che del loro schierarsi fanno una questione di identità, parlo dei giornali che dovrebbero rappresentare una pluralità di opinioni, delle riviste patinate, specialmente femminili.

Eppure l'Italia di oggi è la stessa che due mesi fa ha fatto vincere il Centro-Sinistra in quasi tutte le regioni e se in questo cogliete una contraddizione, significa che continuate a non capire il vostro Paese. (Per fortuna Rutelli l'ha capito bene che Radicali e Zapateri sono fatali).

E' stata una brutta campagna referendaria ma agli avversari sono pronto a perdonare tutto, le offese, le minacce, le menzogne.
Perdono tutto perchè la gioia di questa vittoria cancella ogni rancore.
Ha vinto la vita!

Non astenersi perditempo.

Da queste parti si festeggia.
Se qualcuno, di fronte alla batosta referendaria, vuole scaricare le proprie frustrazioni nei commenti, faccia pure.
Noi continuamo a festeggiare. :)
Vince la vita!

martedì, giugno 07, 2005

Che vi siete persi?

In caso vi siete persi qualche cosa, ecco tutto quello che è apparso su questi schermi in materia di referendum.




23/7 I Ds e il liberismo etico.

20/9 Tonnellate di emotività per sopraffare le ragioni ragionanti.

8/10 A volte ritornano.


24/10 Legge 40, parla il presidente dei talassemici italiani.

18/12 La legge 40 sulla fecondazione assistita va difesa con convinzione.

15/1 Referenda.

2/2 Cattolici per il Sì?

15/2 E' vita!

16/2 16 parlamentari di diversi schieramenti promuovono l'astensione.

17/2 Sul manifesto dei cattolici e laici per il Sì

22/2 Il valore della vita.

22/2 La posizione ufficiale della FUCI sui referendum.

11/3 Niente quorum, niente rimborsi.

15/3 Ma san Tommaso cosa pensava in realtà?

18/3 La logica, questa sconosciuta.

20/3 S. E. Bruno Forte e i referendum.

25/3 Quattro quesiti per una domanda.

12/4 Cattolico democratico, scelgo di astenermi.


14/4 Le piccole bugie del grande Amato.

28/4 Procreazione assistita o eugenetica?

9/5 Referendum. Descrizione sintetica, depliant, volantini.

12/5 La via dell'astensione, ah quanti appassionati.

13/5 Milioni di piccoli uccellini.

13/5 Irrefrenabile ola.

16/5 Voto anch'io? No, tu no.

18/5 Privacy prenatale, selezione pre-embrionale e tentazioni eugenetiche.


18/5 Meglio rospi che bambini.

24/5 Pisa Aggrediti studenti universitari pro-astensione.

25/5 Sopravvissuti.

26/5 Per chi ha la memoria corta.

27/5 Procreazione fraterna.

31/5 Femministe, libertarie e di sinistra si astengono.

2/6 La vita e la bioetica.

2/6 A servizio della vita.

3/6 Parla l'ex segretario del partito radicale.

4/6 Pacifisti 1.

5/6 Pacifisti 2.

6/6 Pacifisti 3.

7/6 L'impegno della FUCI in questi referendum.

7/6 Esseri umani di serie B. Chi lo decide?

Esseri umani di serie B, chi lo decide?

I raffinati giuristi, i filosofi, i poeti, i grandi architetti di Roma antica vi avrebbero guardato con aria meravigliata se aveste loro chiesto come mai non trovavano disdicevole veder morire nella maniera più crudele schiavi e gladiatori per il puro divertimento degli spettatori nei circhi. Probabilmente avrebbero dato la stessa risposta che i medici nazisti dettero agli alleati dopo la seconda guerra mondiale spiegando loro che in fin dei conti avevano salvato le vite di cittadini tedeschi di razza ariana sacrificando in crudeli sperimentazioni scientifiche ebrei, slavi ed affetti da handicap vari.

Naturalmente né gli antichi romani né i nazisti erano così sprovveduti da non qualificare come esseri umani coloro che sacrificavano, ma esseri umani di serie B privi dei diritti di una persona cittadina di Roma o di razza ariana, e quindi eliminabile senza tanti scrupoli. Questo dimostra che la grande rivoluzione iniziata circa 2000 anni fa, quando Gesù Cristo incominciò a predicare che ogni uomo e ogni donna avevano caratteristiche uniche e irripetibili ed andavano rispettati in quanto tali, a prescindere dalla razza dallo stato sociale dalle condizioni di salute ecc., rischia di essere continuamente rimessa in discussione. È evidente infatti, anche nella discussione referendaria di questi giorni che ambedue gli schieramenti, non mettono in discussione che l’embrione è un essere umano in divenire, unico ed irripetibile: ma secondo i fautori del sì eliminabile o selezionabile o da usare come oggetto di sperimentazione scientifica a favore di una persona umana di rango superiore rispetto a loro.

Di più, si teorizza che l’embrione sano ha una sorta di diritto di svilupparsi e di venire alla luce, quello malato deve essere invece eliminato fin dall’inizio perché condannato a vivere una vita “non degna di essere vissuta”, dizione questa tragicamente ricorrente nelle disposizioni eugenetiche della Germania nazista degli anni ’30. Se ci guardiamo poi attorno nell’Europa e nel mondo di oggi scopriamo che negli Stati Uniti Terry Schiavo è stata lasciata morire di fame e di sete anche se, staccata la spina che la faceva vivere artificialmente, si ostina a voler morire, che in Belgio diventa legge l’eutanasia per gli anziani affetti da gravi patologie, che in Olanda, con una decisione che in Italia soltanto Daniele Capezzone e Margherita Hack hanno avuto il coraggio di definire una scelta di civiltà, i genitori possono decidere la soppressione dei figli fino a 12 anni di età se un medico definisce incurabile la loro malattia; e qua e là si espianta un organo da una persona deceduta per impiantarlo ad un’altra senza aver magari ben chiarito se il decesso sia veramente avvenuto.

Non stiamo parlando allora soltanto dell’embrione ma di un processo attraverso il quale si tende a scindere l’essere umano, dal concepimento fino alla vecchiaia, dalla persona umana sana e senza difetti, attribuendo soltanto alla seconda il pieno e indiscusso diritto di vivere. E non si dica che ognuno è libero in casa sua di sopprimere chi vuole, lasciando ai cattolici e ai laici, che la pensano come i cattolici, la libertà di non sopprimere nessuno.

Questo ragionamento lo tentarono nel 1860 gli stati schiavisti della confederazione del Sud nei confronti di Abramo Lincoln, rivendicando il loro pieno diritto di vita o di morte sugli schiavi, visto che non obbligavano gli stati del nord a praticare la schiavitù: e tutti sappiamo come è andata a finire con la guerra di Secessione americana.

Ecco perché il tema referendario, al di là degli specifici quesiti, ha coinvolto tante coscienze laiche e cattoliche ed ecco perché c’è questa grande mobilitazione per il non voto, per mantenere in vigore una legge che pone dei paletti ad una deriva come quella di Zapatero, che sta sconvolgendo la Spagna. Ed a proposito di Spagna credo che agli elettori italiani, prima che sia troppo tardi, vada ricordato il grande romanzo di Ernest Heminguay, ambientato proprio in Spagna:«“E allora non chiedere per chi suoni la campana. Essa suona per te».

Carlo Giovanardi

L'impegno della FUCI in questi referendum

Il 26 maggio su E' Vita, il supplemento di Avvenire, sono apparsi due articoli sulla FUCI.
Nel primo i Presidenti Nazionali spiegano le ragioni della loro adesione al Comitato Scienza & Vita.
Nel secondo si parla delle iniziative dei gruppi.

Li trovate qui, in formato PDF

lunedì, giugno 06, 2005

Newman Summer School





Se volete passare un po' di giorni a Dublino e nello stesso tempo imparare qualcosa su John Henry Newman, vi segnalo questa eccellente iniziativa: la Newman Summer School.

Pacifisti 3

Il terzo intervento sul referendum visto dai pacifisti è di Paolo Candelari, presidente del Movimento Internazionale della Riconciliazione, una delle piu' conosciute e stimate figure della nonviolenza in Italia.

Perche' il 12 giugno non andro' a votare.

1. Perche' ritengo che l'inizio della vita sia un mistero, e meno l'uomo ci mette le mani, meglio e': nella nostra concezione onnipotente, riteniamo tutto manipolabile; non ci rendiamo conto di come cio' che chiamiamo natura sia il risultato di equilibri estremamente complessi, raggiunti in milioni di anni, e ogni volta che li tocchiamo, dovremmo chiederci se siamo certi delle conseguenze, e dei pericoli che puo' comportare. E' per questi motivi che molti di noi si battono giustamente contro le manipolazioni genetiche di piante ed animali. Ma a maggior ragione dovremmo opporci alla manipolazione sull'uomo, alla modifica dei processi naturali che portano alla nascita della vita. Siamo sicuri che portare la fecondazione fuori dal suo ambiente naturale, in una asettica provetta, sia senza conseguenze sullo sviluppo futuro del bambino? Che il congelamento dell'embrione sia del tutto ininfluente? Che non ci sia uno scambio tra madre e figlio sin dall'inizio del concepimento?

2. Perche' l'embrione non e' un grumo di cellule paragonabile ad "una foglia d'insalata", come mi e' stato detto ad un banchetto di "referendari": cio' e' contrario ad ogni evidenza scientifica, qui la religione non c'entra. E' una vita umana, non in potenza, ma in atto, perche' esso non e' che l'inizio di una evoluzione che proseguira' e diverra' un bambino, poi un adulto, infine un vecchio e un giorno morira': e ogni stadio e' sempre diverso dal precedente, ma sempre della stessa vita umana, dello stesso individuo si tratta. E tutti quelli e quelle che disquisiscono su quando l'embrione diventa persona, se quando iniziano le relazioni sociali, quando inizia l'autocoscienza, ecc. questi si' mi paiono come quei teologi dell'antichita'
che si chiedevano in che momento Dio immettesse l'anima nel corpo, per poter decidere cinicamente, a tavolino, chi avesse dignita' di vivere e chi no. Io non so quando il feto divenga persona, ne' quando al corpo venga data l'anima, ma nel dubbio scelgo la massima sicurezza: il mio modo di ragionare e' rozzo e materialista: dall'inizio alla fine e' una vita umana in divenire, a cui nessun altro essere umano ha diritto di por termine.

3. Perche' sono contrario alle sperimentazioni su esseri umani. Uno dei "leit-motiv" di questa campagna referendaria e' che questa legge vieterebbe la ricerca sulle cellule staminali, condannando percio' stesso i malati di varie malattie oggi incurabili a rimanere senza cure che sarebbero invece a portata di mano. Cio' e' falso. La ricerca puo' essere fatta e viene fatta prelevando cellule staminali adulte e riproducendole; in ogni caso l'equazione "avere tanti embrioni come cavie = curare malattie incurabili" e' falsa; per ora ben poco si sa delle possibilita' di arrivare a conclusioni da queste ricerche. Sono peraltro convinto che nessuno di noi (non certo io) accetterebbe di essere curato grazie all'utilizzo di cavie umane: siamo giustamente contrari all'utilizzo di cavie animali, a maggior ragione dovremmo esserlo per quelle umane. Quello che e' certo e' che l'enorme possibilita' di usare embrioni che si e' creata da quando si e' diffusa la pratica della fecondazione artificiale va incontro all'interesse di case farmaceutiche, centri di ricerca e aspiranti dott. Stranamore, che da questa attivita' sperano di lucrare per fare esperimenti di tutti i generi, compresi, e' inutile nasconderselo, quelli sulla clonazione umana.

4. Perche' mi spaventa proprio la prospettiva della clonazione umana: e non ditemi che si tratta di fantascienza: gia' si parla di produzione in laboratorio di umanoidi da cui prelevare organi, sempre a fin di bene, ovviamente. Mi si risponde che col referendum non verrebbe consentita la clonazione umana: gia', ma questo sara' il prossimo passo: del resto se si proclama che l'etica non puo' fermare la scienza quali ragioni dovrebbero impedirla il giorno che divenisse possibile? Fermiamoci in tempo; o domani ci troveremo con guai peggiori dei mali che oggi vogliamo curare.

5. Perche' la scienza non e' infallibile. Gli scienziati sono uomini fallibili come tutti gli altri: del resto quale e' il limite di fronte a cui la scienza si deve fermare? per i promotori semplicemente non esiste: tutto cio' che e' scientificamente possibile, o viene ritenuto tale, e' lecito. E chiunque mette in discussione questo assunto, presentato come il dogma di una nuova religione, viene tacciato di integralismo, di fondamentalismo. Chi ci salvera' dall'intolleranza dei (sedicenti) tolleranti? Cio' di cui sta discutendo, e' per me follia, delirio di onnipotenza; e tutto sfruttando il sacrosanto desiderio di molte coppie di avere un figlio proprio. Ma che senso ha, mi chiedo, volere un figlio ad ogni costo, senza neanche sapere
chi e' il padre (l'eterologa)? Non sarebbe meglio adottare un bimbo abbandonato, piuttosto che farselo fabbricare in laboratorio?

6. Per una ragione piu' strettamente politica: il referendum e' il peggior strumento per affrontare questioni cosi' complesse come la fecondazione artificiale, la liberta' di ricerca scientifica, l'etica della vita. Le posizioni al riguardo son ben piu' di due e non possono ridursi ad un si' o un no secco. Occorre un dibattito approfondito, una reciproca capacita' di ascolto e di attenzione; soprattutto, fermo restando che ognuno debba seguire liberamente la propria coscienza, la soluzione legislativa deve tener conto di tutte le posizioni, ed essere il risultato di un largo consenso, non l'imposizione di una risicata maggioranza, che non sarebbe neanche tale. Dunque dico no all'ennesima "guerra di religione" imposta dai radicali, che pretendono di dividere manicheisticamente il mondo tra "buoni", laici e positivisti, e "cattivi", oscurantisti e "talebani" (la calunnia e' da sempre la loro arma politica preferita). E il 12 giugno, in piena consapevolezza e liberta', esercitero' il mio pieno diritto di fare politica rifiutando un referendum che disapprovo.

7. Una parola infine sulla questione del "clericalismo". Come potete vedere, nelle mie argomentazioni non ho tirato fuori alcun motivo religioso o di fede. Io ho sentito parlare per la prima volta di questi temi nel lontano 1986, in un convegno degli allora neonati "verdi", da Jeremy Rifkin. Oggi si sente dire che solo i cattolici sono contro il referendum, e cosi' la complessa questione dell'etica della vita, della cura dell'infertilita', e della liberta' di ricerca si riduce a quella dell'ingerenza della chiesa nella cosa pubblica. Da una parte ritengo che fare della chiesa cattolica l'unica paladina delle ragioni della vita e dell'etica sia un regalo troppo grosso, e non sempre meritato; dall'altra dico: fortuna che c'e' la chiesa a
sostenere queste ragioni, soprattutto di fronte al silenzio di chi dovrebbe parlare e invece tace, o, lasciandosi trascinare dalla polemica anticlericale, e dal livore, magari anche motivato, contro la chiesa cattolica, si mette acriticamente al seguito di una mentalita' (e non e' solo una mentalita', sono anche ben corposi interessi) scientista a oltranza, che vorrebbe eliminare il concetto stesso di etica.

8. La legge 40 e' sicuramente emendabile e migliorabile, ma oggi c'e' in gioco qualcosa di molto piu' importante: affermare che la scienza ha un limite, che non tutto cio' che e' possibile e' lecito, che il progresso non puo' essere infinito, che alfine c'e' un'etica della responsabilita' che deve ispirare il nostro agire. Per questo ritengo che la eventuale sconfitta di chi ha voluto il referendum avrebbe una portata ben piu' vasta dei singoli quesiti, come lo fu il "no" al nucleare.
Nonviolenti, ecologisti, ambientalisti: sveglia! Non dovreste essere voi in prima fila su questi temi? O quantomeno perplessi di fronte a chi vuol sostituire il dogma dell'infallibilita' divina con quello dell'infallibilita' della scienza.

domenica, giugno 05, 2005

Pacifisti 2

Continuo con gli interventi dei pacifisti riguardo il referendum.
Questa volta si tratta di Antonino Drago.
E' stato mio professore di storia della fisica. Con lui poi ho collaborato durante il mio servizio civile in Pax Christi e tra le altre cose abbiamo scritto insieme un articolo che trovate qui.


Condivido le riflessioni di Enrico Peyretti sul problema della scienza che sta dietro il referendum sulla legge.
I fisici sono arrivati a dire che la fisica e' stata buttata al diavolo (Rasetti) o che aveva conosciuto il Peccato (Oppenheimer). Ma l'hanno detto quando si stava facendo la bomba nucleare, o dopo che e' stata criminosamente lanciata su Hiroshima e Nagasaki, contro il parere anche di molti scienziati. Forse i biotecnologi debbono trovarsi di fronte ad un disastro per riflettere su quello che hanno fatto. Basti pensare che la ricerca militare gli sta gia' alle spalle, con conseguenze terrificanti e poco visibili.
Eppure gia' negli anni '70 i maggiori ricercatori di questo campo avevano stretto un patto di non proseguire le ricerche in direzioni che ritenevano moralmente inaccettabili. Qualche arrivista ha creato una concorrenza che ha vinto il patto nel giro di poco piu' di un anno e tutto e' tornato come prima, con la coscienza dei biotecnologi indurita da questa sconfitta dell'etica.
Con il nucleare abbiamo vinto un referendum nazionale e lo abbiamo allontanato al di la' dei confini; e come noi molti altri popoli, cosicche' esso e' confinato in pochi Paesi. Ma le biotecnologie sono attivita' non ad enormi dimensioni (e percio' solo statali), ma a dimensioni di una grossa industria farmaceutica; quindi sono disperse in tutto il mondo, con una concorrenza che precede ogni legge o sfugge ad ogni legge.
Oggi solo l'Onu ha una autorita' per fare una legge sulla scienza che si potrebbe imporre alla coscienza civile. O meglio, neanche l'Onu, perche' oggi essa e' un accordo da gentiluomini tra Stati; invece solo un superorganismo dell'Onu, un Senato mondiale, potrebbe arrivare a giudizi negativi sulla corsa agli armamenti, sulla criminosita' delle armi di distruzioni di massa, sulle biotecnologie, ecc. sui quali chiamare l'umanita' a fare uno sforzo comune per evitare le aberrazioni.
Nel frattempo che fare? Qui c'e' un vuoto, di cui noi nonviolenti siamo in parte responsabili. La nonviolenza e' basata sull'etica, o meglio sul rinnovamento che Gandhi ha apportato all'etica indu'. In italia i vari maestri della nonviolenza (Capitini, Lanza del Vasto, don Milani, don Tonino Bello) hanno dato indicazioni per un rinnovamento dell'etica cattolica e di quella comune; a cominciare dall'aver accolto l'obiezione di coscienza e la importanza centrale della coscienza nelle questioni etiche. Ma poi questo lavoro non e' stato ne' raccolto ne' sistemato, ne' continuato dai loro seguaci. Eppure, nel secolo della biotecnologia la rilevanza della nonviolenza sara' data sicuramente dalla sua capacita' di rispondere alle
domande della bioetica.
Tanto per cominciare cosa diciamo sul'aborto dal punto di vista della nonviolenza? E che cosa sulla contraccezione? E che cosa sulla bilancia rischi-benefici, con la quale si giudica se un medicinale e' pericoloso o no (anche se qualche danno a qualcuno lo fa, ma i benefici sono molto maggiori e per molte piu' persone)? O sulle formule dei comitati etici di un ospedale, per le quali, dati cento euro da spendere, e' meglio impegnarli per un giovane che ha piu' speranza di vita, piuttosto che per un anziano che tanto tra poco morira'? O con la strage annuale sulle strade, compiuta
un po' da tutti in nome della velocita' e del progresso? O, giusto per finire, con lo slogan di certi biotecnologi: "L'uomo non e' il suo corpo, e' liberta'" di decidere di avere il corpo che uno vuole, foss'anche un ibrido con un animale?
Vada come vada questo referendum, non possiamo pensare che la nonviolenza si fara' togliere le castagne dal fuoco dalla Chiesa o da qualche laico illuminato; io temo che solo i nonviolenti hanno la base, storica e teorica, per arrivare a delle decisioni gravi sulle quale la stessa Chiesa cattolica spera di salvarsi con una astensione, come in questo referendum.

sabato, giugno 04, 2005

Pacifisti 1

Sono un militante pro-life per lo stesso motivo per cui sono pacifista: amo la vita.
Mi sto convincendo sempre più che non si può essere pacifisti senza essere pro-life e viceversa. Anche nel piccolo mondo pacifista italiano (che non è, per intenderci, solo quello dei teppisti del G8) si sta discutendo dei referendum e le posizioni sono diversificate. Poichè certe voci difficilmente raggiungono il grande pubblico, ho deciso di pubblicare 3 interventi di persone di un certo peso tra i nonviolenti italiani. Lo faccio per presentare prospettive inusuali e non scontate. Non necessariamente condivido quanto riportato.



Il primo intervento è di Enrico Peyretti.

Ripresento alcune domande morali, non religiose, sulla sostanza che conta, piu' che sulla legge:
1. Posso fidarmi, in generale, delle tecnoscienze oggi spesso tracotanti, condizionate e dirette piu' dal profitto del capitale che dall'interesse umanitario, che spesso guastano la natura invece di perfezionarla (producono armi distruttive di massa anzitutto a favore del privilegio dei ricchi, seminano pericolose scorie millenarie nella vita dei posteri, sequestrano il cibo dei poveri imponendo sementi sterili da comperare ogni anno, compromettono l'equilibrio dell'ambiente vitale), piu' di quanto mi possa fidare della natura stessa, la quale, nonostante tutto, al contrario di ieri, oggi pare meno pericolosa dell'intervento dell'uomo?
Sono perplesso e inclino a pensare di non potere fidarmi, in generale, delle tecnoscienze.
2. Posso fidarmi di una scienza oggi tanto celebrata, quasi fosse il massimo dei saperi, ma fortemente inquinata dai poteri economici, i quali, col dare-negare finanziamenti e istituzioni, indirizzano a forza sia la ricerca sia l'applicazione, nelle direzioni in cui pensano di trarre profitto, anche a scapito di inviolabili diritti umani di persone e popoli, e a danno della natura, mentre negano l'appoggio a direzioni di ricerca e applicazione medica, sanitaria, ecologica, cooperativa, alimentare, pacifica, solo perche' possono trarne minore profitto? Posso fidarmi abbastanza di una ricerca scientifica che non ha tutto il diritto, l'importanza e l'utilita' che le spetterebbe e avrebbe se il capitale fosse al suo servizio, invece di servirsene? Posso fidarmi di una scienza che, di fatto, non e' puramente scientifica, ma, nelle condizioni attuali di abbondante ignoranza e imprevedibilita' degli effetti, puo' anche essere criminale, perche' manca spesso di quella cautela scientifica che impone di evitare effetti forse irreversibili?
Posso fidarmi molto poco, e piuttosto diffidare e stare in guardia.
3. Posso fidarmi di una scienza e tecnica medica e farmaceutica che ha mille meriti, ma e' orientata in generale a stra-curare i ricchi e i loro desideri (fino a raddrizzare i nasi, gonfiare i seni, e far crescere i capelli ai calvi) tras-curando i poveri nei loro bisogni vitali primari e nella difesa dalle piu' semplici malattie, lasciati soffrire e morire perche' non pagano? Sono perplesso e inclino a dire che non stimo giusto l'orientamento complessivo di questa medicina e dell'industria farmaceutica.
4. Posso fidarmi di politiche e legislazioni che, mentre omettono largamente la costruzione della giustizia e della pace e restano disponibili alla guerra e all'ingiustizia mondiale, pur di acquistare il favore popolare amano andare incontro ad ogni desiderio, quelli legittimi (come avere un figlio), ma anche i piu' futili, come se fossero dei diritti, con conseguente crescente giuridicizzazione dei rapporti umani? E distribuiscono circenses ai frivoli piu' che panem ai deboli? E favoriscono i beni privati e individuali piu' dei beni comuni, necessari ai poveri? E privilegiano le possibilita' dei ricchi piu' dei bisogni dei poveri?
Sono molto perplesso e mi fido molto poco.
5. Posso fidarmi dell'ethos dominante nella societa', specialmente nelle espressioni piu' influenti (spettacoli, persone in vista, modelli compiacenti), che orienta la ricerca e la politica, ethos caratterizzato dal liberismo etico individualista, insofferente del limite dettato dal diritto di chi ha meno e puo' meno, insensibile al principio che non e' giusto per me quel che non e' giusto per tutti (o che almeno non cerchiamo di ottenere per tutti), e sordo, se non contrario, al principio per cui la giustizia e' misura della liberta', e non viceversa?
No, non mi fido di questo ethos, causa profonda di ingiustizie.
6. Posso fidarmi di una probabilita' morale, in campi delicati come il rispetto della vita umana, per cui pensiamo di non colpirne il diritto intervenendo su di essa dopo averne stabilito con sicurezza forse eccessiva il momento iniziale e finale? Posso pensare che quella probabilita' sia una certezza morale? Posso fidarmi di scelte, in questo campo inviolabile, dettate dall'audacia operativa, dalla passione del successo, e anche da interessi demagogici ed economici, piu' che da cura umana e da cautela scientifica?
Sono molto, molto perplesso.
7. Non mi piace la pratica in questione, ne' come la regola questa legge, non mi piace allargare la legge, ne' confermarla, ne' l'astensione. Forse, forse, forse, lo diro' votando quattro schede bianche.