giovedì, febbraio 24, 2011

Galileo in Pittsburgh

Su Metapsychology on line una mia recensione di Galileo in Pittsburgh, un volume di Clark Glymour.

lunedì, febbraio 14, 2011

sabato, febbraio 12, 2011

Misura, decoro, rispetto: modelli per le nuove generazioni

Rifles­sione dell’Azione Cat­to­lica Ita­liana su alcune tema­ti­che edu­ca­tive e cul­tu­rali che atten­gono anche all’attualità della vita poli­tica del nostro Paese.

Ci tro­viamo, come Azione cat­to­lica ita­liana, nell’ambito del XXXI Con­ve­gno Bache­let, a riflet­tere sui 150 anni dell’unità d’Italia, un appun­ta­mento che ci vede, come cat­to­lici, par­ti­co­lar­mente par­te­cipi per­ché parte inte­grante della nostra nazione. La stessa asso­cia­zione è stata, infatti, tra le pri­mis­sime realtà dello Stato uni­ta­rio ad avere una con­no­ta­zione nazio­nale. Un’attenzione che è squi­si­ta­mente nello stile dell’associazione chia­mata e impe­gnata a for­mare le coscienze, capace di offrire alle per­sone di ogni età e con­di­zione di vita un cam­mino di atten­zione all’altro e al bene comune. Pro­prio Vit­to­rio Bache­let, appro­fon­dendo il legame tra edu­ca­zione e bene comune, sot­to­li­neava: «Edu­care al senso del bene comune vuol dire for­mare a un retto e vigo­roso ideale, aiu­tando l’uomo a impa­dro­nir­sene con l’intelligenza e ad ade­guarvi la sua for­ma­zione spi­ri­tuale morale tec­nica. Vuol dire for­mare l’uomo a una lineare ade­renza agli essen­ziali immu­ta­bili prin­cipi della con­vi­venza umana e in pari tempo al senso sto­rico, alla capa­cità cioè di cogliere il modo nel quale quei prin­cipi pos­sono deb­bono tro­vare appli­ca­zione fra gli uomini del suo tempo; vuol dire altresì ren­dere con­sa­pe­vole l’uomo della neces­sità di attrez­zarsi spi­ri­tual­mente, intel­let­tual­mente, moral­mente, tec­ni­ca­mente per dive­nire capace di attuare con­cre­ta­mente quei prin­cipi nella con­creta con­vi­venza umana in cui è chia­mato a vivere».
È per que­sto che la nostra rifles­sione, che parte dal cam­mino uni­ta­rio nazio­nale, oggi si ferma a guar­dare alle vicende del Paese e a sot­to­li­neare alcune riper­cus­sioni di natura edu­ca­tiva, forse sinora sot­to­va­lu­tate. Bene ha fatto il car­di­nale Angelo Bagna­sco, nella recente pro­lu­sione ad Ancona al Con­si­glio per­ma­nente della Con­fe­renza epi­sco­pale ita­liana, a evi­den­ziare il disa­stro antro­po­lo­gico che si com­pie a danno dei gio­vani e di quanti sono nell’età in cui si fanno le scelte defi­ni­tive per il futuro della pro­pria esi­stenza. C’è una rap­pre­sen­ta­zione fasulla dell’esistenza, c’è un ten­ta­tivo di met­tere in primo piano il suc­cesso basato «sull’artificiosità, la sca­lata furba, il gua­da­gno facile, l’ostentazione e il mer­ci­mo­nio di sé». Il rischio è che le recenti vicende, che tro­vano ampio spa­zio nei media, fac­ciano emer­gere la desi­de­ra­bi­lità di stili di vita per i quali «il potere può tutto». È per que­sto motivo che tor­niamo a dire una parola non sui risvolti poli­tici, ma su quelli, appunto, edu­ca­tivi.
NON È EDUCATIVA l’immagine della donna emersa in nume­rosi rac­conti giu­di­ziari e media­tici. Ne è stata ripe­tu­ta­mente e insi­sten­te­mente vio­lata l’intangibile dignità, libertà, ugua­glianza. NON È EDUCATIVA, allo stesso tempo e con la stessa inten­sità, l’immagine dell’uomo inca­pace di rico­no­scere nel corpo della donna, e nel pro­prio, un dono straor­di­na­rio, cer­ta­mente non fina­liz­zato ad appa­gare un desi­de­rio egoi­stico di pos­sesso. È, invece, EDUCATIVO, a nostro avviso, ridire con forza, con parole con­di­vi­si­bili da tutti, la bel­lezza vera di ogni età e di ogni sog­get­ti­vità, il senso pro­fondo dell’essere uomo e dell’essere donna. Per que­sto chie­diamo al mondo dei media un modo diverso di comu­ni­care senza ammic­ca­menti e senza ridurre la donna e l’uomo solo a corpo da guar­dare, da pos­se­dere, da sfrut­tare.
NON È EDUCATIVA l’idea che i gio­vani e gli ado­le­scenti, per rea­liz­zarsi, deb­bano met­tere da parte i pro­pri talenti, seguendo tri­sti scor­cia­toie. È dif­fi­cile costruire un mondo diverso e migliore se l’unico inse­gna­mento tra­smesso alle nuove gene­ra­zioni è quello di cer­care osti­na­ta­mente i favori del potente. È EDUCATIVO, ed impor­tante, valo­riz­zare e dare sem­pre più spa­zio ai gio­vani talenti dello stu­dio, della ricerca, dei mestieri e delle pro­fes­sioni, ai gio­vani del volon­ta­riato e del ser­vi­zio gra­tuito agli altri. Sce­gliamo con con­sa­pe­vo­lezza quali modelli cul­tu­rali offrire a tutti, senza, ovvia­mente, cadere nel mora­li­smo di fac­ciata.
NON È EDUCATIVA la per­ce­zione che il riserbo delle inchie­ste giu­di­zia­rie sia costan­te­mente minato da inte­ressi poli­tici e gior­na­li­stici, e che sul sistema della giu­sti­zia si addensi l’ombra della mani­po­la­zione di parte. Allo stesso tempo,DISEDUCA al valore dell’informazione assi­stere sui media ad una guerra fron­tale, carat­te­riz­zata anche da “dos­sie­raggi” e “kil­le­raggi” con­tro i pro­pri “nemici”, che siano poli­tici della parte avversa o magi­strati o uomini della cul­tura e dell’informazione. Vor­remmo sot­to­li­neare che non è casuale la con­tem­po­ra­nea per­dita di cre­dito, tra gli ita­liani, e della poli­tica e della giu­sti­zia e dei media, i tre attori di un cir­colo che sta diven­tando oltre­modo vizioso. È EDUCATIVO, al con­tra­rio, riaf­fer­mare il senso della deon­to­lo­gia e dell’imparzialità in pro­fes­sioni, ruoli e respon­sa­bi­lità pub­blici ad alto valore civile, fon­da­men­tali per la tenuta della demo­cra­zia.
NON È EDUCATIVO coin­vol­gere nei con­flitti giu­di­ziari, media­tici e poli­tici le isti­tu­zioni della Repub­blica. Siamo ad un passo da un bara­tro che por­te­rebbe i cit­ta­dini a rite­nere le isti­tu­zioni come parte in causa dei con­flitti tra per­sone e gruppi di potere, e non più come luo­ghi di tutela. È EDUCATIVO, al con­tra­rio, pro­muo­vere un intenso sforzo: tenere le isti­tu­zioni fuori dalla bagarre, resti­tuirle alla loro cre­di­bi­lità pub­blica e alla loro fun­zione di ser­vi­zio, facendo in modo che in que­ste vicende pos­sano essere punti di rife­ri­mento saldi, e non parti in gioco.
NON È EDUCATIVA la pas­si­vità dell’opinione pub­blica. È, invece, EDUCATIVO l’esercizio di una cit­ta­di­nanza attiva e respon­sa­bile.
È dun­que EDUCATIVO valo­riz­zare il tanto che di buono, ope­roso, lun­gi­mi­rante, con­creto offre ancora oggi il nostro Paese. Ci sono realtà, civili e eccle­siali, che ogni giorno si sfor­zano di vei­co­lare que­ste idee per costruire dav­vero un tes­suto di valori posi­tivi e con­di­visi. Ci sono agen­zie edu­ca­tive, come la scuola, in cui tra mille dif­fi­coltà si cerca di for­mare anche ad una vita civile con­sa­pe­vole. E ci sono fami­glie – le quali costi­tui­scono ancora il car­dine della nostra società – che, pur fra inne­ga­bili dif­fi­coltà, cer­cano di dare una cor­nice di rife­ri­mento etica ai loro figli. Forse in que­sto momento tutto ciò può sem­brare di secon­da­ria impor­tanza. Ma chi crede nel futuro sa che non è così. Ed è per que­sto che ci appel­liamo a tutti i pro­ta­go­ni­sti delle attuali vicende per­ché recu­pe­rino urgen­te­mente, per il bene del Paese, il senso della misura, del decoro, del rispetto. L’Italia neces­sita di gio­vani sereni, coscien­ziosi e ope­rosi; di adulti sobri, respon­sa­bili e aperti. Su ita­liani come que­sti si può costruire un domani migliore.
Roma, 12 feb­braio 2011
Dare del moralista è una forma di moralismo, la peggiore.

venerdì, febbraio 11, 2011

Roads and Ways to a Starting Point

Roads and Ways to a Starting Point: "Recently I was asked about SLJ's The Road of Science and the Ways to God, his published edition of his Gifford Lectures. This is one of his earlier works, a hefty book, though at 331 pages not quite so large as his The Relevance of Physics with 532 pages. He says in his introduction that these lectures are supposed to be aimed at audiences in which scholars are 'at most a perceptible minority'. Be that as it may, Road is an important work in the Jaki collection, though - when I was asked about it - I said I am not sure that it ought to be 'first' on one's reading list. Just consider this very important glimpse from his introduction:

Science found its only viable birth within a cultural matrix permeated by a firm conviction about the mind's ability to find in the realm of things and persons a pointer to their Creator. All great creative advances of science have been made in terms of an epistemology germane to that conviction, and whenever that epistemology was resisted with vigorous consistency, the pursuit of science invariably appears to have been deprived of its solid foundation.
[SLJ The Road of Science and the Ways to God, vii]
Really, that's very important, though there is more to Jaki's work than this encomium of Duhem's work. (As you ought to know, 'encomium' is one of SLJ's pet words, it means praise. That quote is a succinct summary of Duhem's master-work, but also permeates and is permeated with Jaki's own work.)

I may have said that 'Road is not a good start' in private, but I wish to retract in public, or at least qualify my remark. As I think about Jaki's writing, there is one great difficulty. It is hard to suggest a 'starting book' to begin the introduction to his work - very hard indeed. Since I like Chesterton, I usually suggest SLJ's Chesterton a Seer of Science since it is comparatively small (116 pages); it forms a complete unity, and it provides a good starting point for these two very important writers. It also covers four major points of synthesis: a correct view of science, a opposition of scientism, a criticism of evolutionism (NOTE the ending) and a triumphant championing of the universe - these points not only describe Chesterton, but also Jaki.

Yet others are not going to want to only read about Chesterton; they want to know more - they want to know about Wöhler and his synthesis of urea, or about the Olbers paradox, or about why the moon matters, or about how Galileo got the theology right and the Church got the science right, or how St. Augustine answered all the Galileo conundrums about a millennium in advance... oh my there are so many things to mention! (I could cause all sorts of havoc by mentioning his studies of Kant or of Bruno.) But mostly people want to know more about Pierre Duhem and his work - and especially they want to know more about Jaki's explorations of the history of science. Which is, after all, the reason we have this Duhem Society: to continue the work of our masters in the study of the Way of Science - 'Science writ large', as SLJ loved to put it.

One is also confronted with the eight collections of SLJ essays - these are good reading, and give a healthy seasoning of humour and insight along with their information - but they are collections and do not form a comprehensive scheme.

So I pondered this matter last night, and so I think this morning - and I wondered... Finally I decided to ask you, oh patient and kind reader, who may be less beset by conundrums at the present moment than I am:

What do you think? What book ought one start with, especially if one is NOT a historian of science, or even a scientist? Or is it time for the Duhem Society to write an introductory text? And please say why you think that, if you can.

Please comment here, or, if you prefer, send me an e-mail about this. (Click on 'Dr. Thursday' under the 'Contributors' on the right panel for contact info.)
"

lunedì, febbraio 07, 2011