sabato, giugno 26, 2004

International Centre for Newmans Studies.

Nel prossimo mese di novembre, in occasione del centocinquantesimo anniversario della fondazione dell'Università Cattolica d'Irlanda, dalla quale è nato il mio college, sarà inaugurato l'International Centre for Newmans Studies, un centro di ricerca dedicato a John Henry Newman.
Questo è il
sito ufficiale, ancora in costruzione.
Gran parte dei contenuti sono frutto del mio lavoro, in particolare le bibliografie e i dettagli riguardanti gli studiosi nel mondo.

Elogio della «pennichella» antistress

«Chi dorme non piglia pesci», recita un antico adagio popolare. Eppure, a
giudicare dagli ultimi risultati nel campo della ricerca sul sonno,
pubblicati di recente su «Nature», appare sempre più plausibile l'idea che
durante il sonno non solo si continui a ragionare, ma sia possibile capire
cose che, da svegli, sembravano incomprensibili. Come dire che per risolvere
un problema che ci assilla non ci sarebbe rimedio migliore d'una bella
dormita. E lo sanno bene personaggi come il fisiologo Otto Loewi, premio
Nobel austriaco, che arrivò in pieno sonno all'esperimento per verificare la
sua teoria della trasmissione chimica degli impulsi nervosi; o il chimico
russo Dimitrij Mendeleev, che dopo essersi arrovellato a lungo su come
disporre i 63 elementi allora conosciuti, sognò la tabella che l'avrebbe
reso famoso; o il romanziere Robert Louis Stevenson, il quale sostenne di
aver visto in sogno la trama de Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde;
o il compositore 700esco Giuseppe Tartini, che trovò, sempre dormendo, la
melodia della sonata per violino «II trillo del diavolo».
L'importanza del sonno nella riorganizzazione inconsapevole delle
informazioni mentali è studiata da tempo, almeno dal 1953, data della
scoperta del sonno REM, ma i poeti, come sempre, sono stati di gran lunga in
anticipo sulle scoperte scientifiche. Già Shakespeare, infatti, che nel
«Macbeth» definisce il sonno il «nutrimento principale al banchetto della
vita umana», esaltava le qualità balsamiche e, per l'appunto, riordinative,
di un'attività che «ravvia, sbroglia, dipana l'arruffata matassa degli
affanni». Elogio di Morfeo, dunque, celebrazione della pennichella, apologia
dello sbadiglio? Eppure, nonostante l'importanza del riposo nella nostra
vita sia sempre più confortata dai dati scientifici, la tendenza generale
sembra essere quella di non dormire a sufficienza. Troppo incalzati da ritmi
di vita frenetici e da modelli di produzione e competitività stressanti,
continuiamo a sentirci in colpa per qualche ora in più dedicata al sonno,
come se fosse tempo sprecato.
Per discutere di questi e altri problemi da domani si apriranno i lavori
della IX riunione annuale della Società italiana di ricerca sul sonno,
presso l'aula Magna della Presidenza della Facoltà di Medicina e Chirurgia,
Seconda Università di Napoli. Al congresso internazionale - organizzato dai
responsabili del laboratorio del sonno del Dipartimento di Psicologia,
Giuseppe Barbato e Gianluca Ficca - si discuterà fino a sabato degli ultimi
risultati delle ricerche sul sonno e sul sogno.
«Tra i temi del congresso sarà data grande attenzione alla gestione della
sonnolenza, che è oggi uno dei campi di studio più importanti per la ricerca
sul sonno - afferma il prof. Ficca, autore con Piero Salzarulo del saggio La
mente nel sonno (Laterza) - È un tema attuale e di grande rilevanza sia per
la sicurezza stradale, sia per categorie quali turnisti, controllori di volo
e piloti. Su quest'ultimo aspetto in Italia l'attenzione delle istituzioni e
delle aziende è ancora minore rispetto al resto d'Europa. Basti pensare che
in Scandinavia, ad esempio, le compagnie aeree si avvalgono di consulenze
specialistiche proprio per affrontare questo tipo di problemi». Due le
letture magistrali previste dal congresso: Daniel Aeschbach (Università di
Harvard) sulle differenze tra brevi e lunghi dormitori e Joelle Adrien
(Salpetriere) sulle relazioni tra sonno e depressione.
«Le alterazioni del ritmo sonno-veglia sono spesso il sintomo di malattie
neurologiche e psichiatriche - spiega Ficca - e proprio per questo vanno
diagnosticate con molta attenzione». Depressione, creatività, memoria: il
dibattito, tra gli esperti, è ancora aperto. E a testimonianza dell'ampio
spettro d'interessi che può avere il tema, il congresso aprirà con una
relazione sul «Sonno nel cinema», di Ignazio Senatore, introdotta da un
video che raccoglie immagini di sonno e sogni di celluloide.

Fabrizio Coscia, Il Mattino, 23 giugno


venerdì, giugno 25, 2004

Non sono un tifoso di calcio, non mi sono dispiaciuto più di tanto per
l'eliminazione dell'Italia, ma la partita Portogallo-Inghilterra di stasera
è stata uno spettacolo. Questo è sport!




martedì, giugno 22, 2004

Another year

E' passato un altro anno, domani si torna in Italia, sulle colline abruzzesi, per le vacanze estive.
Aggiornerò con meno frequenza, buona estate a tutti!



I wish you could adore
The way you did before
Now you're living through another year
Oh, the light you were
Will soon become a blur
As you're living through another year
Oh, what a waste of time it is
To indulge inside of bliss
Getting ready for another year like this
Another year to lie
Another year goes by
You're not sick, so you can't heal
But I wonder do you feel
The need to cry: 'I'm out of here'
Oh, your goal is safe
But is it all you crave
As you're living through another year
Oh, what a waste of time it is
To indulge inside of bliss
Getting ready for another year like this
Another year to lie
Another year goes by
Is it me who cannot see
The face of mediocrity
I try to smile you see
Your lightness darkens me
Filter all of your emotions.
Fake you're never low
Or face the one you fear
You're living through another year
Another year to lie
Another year goes by

Quando scompare il senso religioso

di CLAUDIO MAGRIS


Nietzsche profetizzava, in un futuro che per noi è in parte già il presente, la morte di Dio, celebrandola - o costringendosi a celebrarla, nel suo lacerante rapporto di amore e odio col cristianesimo - come una liberazione. Non è detto che quella profezia debba necessariamente avverarsi, come invece si sono avverate e stanno ancora avverandosi tante altre sue intuizioni sull’evoluzione e sulle sconcertanti trasformazioni della società, della cultura, del mondo e dell’uomo stesso. L’«intramontato Nietzsche» - come lo definì l’anno scorso, in un nostro dialogo in pubblico a Trieste, il patriarca di Venezia, Angelo Scola - aiuta come nessun altro a capire la radicale metamorfosi della civiltà che stiamo vivendo. Sino a pochi anni fa la secolarizzazione appariva, almeno in Occidente, un processo inarrestabile; le religioni, le chiese, il senso stesso dell’oltre e del sacro sembravano relegati in soffitta ed erano guardati con supponente o irridente commiserazione. Ora invece molti proclamano - con soddisfazione o con preoccupazione - la riscossa del sentimento religioso e una crescente, quasi trionfalistica presenza della Chiesa Cattolica fra le masse e i giovani; pure il proselitismo islamico sembra attestare questo risveglio e bisogno di fede.
È dubbio che le cose stiano effettivamente così. In Italia e anche in altri Paesi folle devote riempiono ogni tanto con fervore le piazze e grandi occasioni rituali destano il momentaneo interesse della gente e dei media, ma le chiese si svuotano ogni giorno di più, sacramenti come il battesimo e il matrimonio religioso cadono sempre più in disuso e soprattutto sparisce la cultura cristiana e cattolica, la conoscenza elementare dei fondamenti della religione e perfino dei più classici passi e personaggi evangelici, come si può constatare frequentando gli studenti universitari. Si tratta di una grave mutilazione per tutti, credenti e non credenti, perché quella cultura cristiana è una delle grandi drammatiche sintassi che permettono di leggere, ordinare e rappresentare il mondo, di dirne il senso e i valori, di orientarsi nel feroce e insidioso garbuglio del vivere.
Non è un caso che perfino un grande regista come Bernardo Bertolucci, nel suo Piccolo Buddha così ricco di poesia, confonda l’Immacolata Concezione con la maternità verginale di Maria, mentre essa indica il suo essere concepita e nata senza macchia di peccato originale. Ma è ben più preoccupante, per esempio, che un film certo sapientemente ricco di effetti speciali come La passione di Cristo di Mel Gibson, che ahimè non è Bertolucci, sia stato osannato come una grande opera religiosa e perfino consigliato in quanto tale da molti sacerdoti, evidentemente candidi come colombe ma non anche astuti come serpenti, come esige invece il Vangelo, e dunque ingenuamente vittime della macchina pubblicitaria.
Il film di Gibson può essere goduto come un intrattenimento di ottima fattura tecnica e di suggestiva spettacolarità, specie nelle scene di massa, ma è del tutto privo di senso religioso. C’è qualche momento poetico - Maria e la Maddalena che asciugano il sangue di Gesù sul terreno - ma non c’è Cristo, non lo si sente; i pochi frammenti che lo mostrano mentre tiene il sublime Sermone della Montagna o istituisce l’Eucarestia non dicono niente, non ne comunicano la persona, unica anche per chi non lo crede figlio di Dio.
La notte del Getsemani, uno dei momenti abissali dell’umanità, è declassata ad avventura fantasy da Signore degli Anelli; non basta la truculenta flagellazione a rendere la tragedia della Passione. Senza le accuse di antisemitismo - immeritate e forse gradite per ragioni pubblicitarie - il film avrebbe avuto un’eco più misurata e onestamente conforme alla sua media levatura; che sia stato preso, anche da esponenti della chiesa, per una grande opera degna dello scandalo della Croce o per una valida propaganda, è indizio di una debole cultura cattolica.
Se Atene piange, Sparta non ride. Luther , il film di Eric Till, è anch’esso - dichiaratamente, con onestà - un’opera di propaganda, in questo caso protestante, e altrettanto impari alla grande figura che vuol celebrare. Tecnicamente raffinato e possente in certe scene - la brulicante corrotta Roma papale delle indulgenze, verminosa e idolatrica Babilonia - il film illustra la nobiltà morale della rivolta di Lutero, ma edulcora la grandiosa personalità di quest’ultimo in una sdolcinata oleografia. Tace sui suoi aspetti più inquietanti - il cupo pessimismo antiumanistico, la negazione del libero arbitrio, le invettive contro gli ebrei, l’esaltazione del massacro dei contadini ribelli - e trasforma il grandissimo «cinghiale selvaggio» in un santino serafico e delicato o in un irenico ed ecumenico sacerdote postconciliare, quasi idealmente contrapposto allo spirito duramente preconciliare che Giovanni Miccoli ha visto nel film di Gibson. Se in quest’ultimo manca Cristo, in quello di Till manca Lutero: non c’è la profondità del suo mistico abbandono al terribile Deus absconditus, la sua sanguigna volgarità plebea così capace di poesia forte e brusca come la vita. Uno zuccheroso sentimentalismo - culminante nell’idillio stucchevole con Caterina Bora, la monaca che egli sposa - svigorisce la sua grandezza di riformatore, di rivoluzionario e di autocrate che rinnova la storia.
Si tratta solo di due esempi di una diffusa (ir)religiosità all’ingrosso, sostanzialmente accomodante. I grandi spiriti religiosi - dalle Scritture a Kierkegaard, da Dostoevskij a Bernanos - sanno guardare (come i grandi materialisti quali Leopardi) con inesorabile lucidità nel male e nelle lacerazioni della vita e della storia, distinguendo laicamente ciò che è oggetto di fede da ciò che è dimostrabile razionalmente, il mistero dell’esistenza e del suo significato dai trucchi pseudo-esoterici da baraccone, molto più banali dei geniali giochi di prestigio del mago Houdini. Se la conoscenza religiosa va in crisi, non sono certo i culti idolatrici di reliquie miracolose né le Madonne di legno piangenti a poterle venire in aiuto. Sia la religione sia la scienza sono ora aggredite dall’indecente pacchiana orgia irrazionalistica, con tutto il suo ciarpame di oroscopi, parapsicologia, astrologia, occultismo, spiritismo e altre fumisterie. Il supermarket di satanismi, stregonerie e carnevali iniziatici è una truffa o autotruffa ai danni di consumatori privi d’intelligenza e di fantasia. Non è strano che possa condurre, come è accaduto, al delitto, suprema tentazione di stupidità e di violenza verso gli sprovveduti che si fanno incantare da babau di cartapesta sino al punto di diventare vittime e carnefici, anche di se stessi.

(Correrie della Sera, 12 giugno 2004)

sabato, giugno 19, 2004

Bavagli

E ora vogliono "pacificare" internet. Dopo il decreto Urbani, la situazione e' la seguente: se scarichi musica, vai in galera.
Se chiedi il pizzo alla gente e ti chiami Siae, non solo non vai in galera ma lo stato ti batte le mani. Per musica "a scopo di profitto" ("non di lucro": il ragazzino che s'e' fatto il Cd con gli amici) ti danno quattro anni: a Pacciani per lo stupro della figlia hanno dato quattro anni e sette mesi. In Spagna hanno levato l'Iva dai Cd. In Italia, oltre all'Iva e alla Siae, si parla di una tassa in piu' di 40 cent a giga. Tutti i siti andranno registrati, in doppia copia, negli archivi di stato: diversamente ricadranno nella legge del 1939-XXI sulla... "stampa sovversiva". Nel complesso, la legislazione anti-internet piu' repressiva d'Europa: votata alla bipartizan, visto che a votare contro c'e' stato solo un oscuro senatore dei verdi.
L'Italia non ha piu' l'elmo di Scipio per simbolo, ma il bavaglio.
Esagerato? Le tv, tutte; i quotidiani, tutti meno tre; il cinema, tutto distribuito o prodotto da Medusa Film (indovinate di chi e'); i dvd, li affitta una corporation (Blockbuster Italia) che appartiene allo stesso signore. Adesso capisco perche' ce l'hanno tanto coi writers sui muri: si preparano al momento in cui, non potendo fare altro, me ne dovro' andare a scrivere "l'onorevole e' mafioso" sui muri con la bomboletta.
Il muro, unico media libero se continua di questo passo. E loro, naturalmente, si preparano a imbavagliare anche il muro.

Riccardo Orioles

mercoledì, giugno 16, 2004

LETTERATURA. SI SCRIVE 16 GIUGNO 1904 MA SI LEGGE «BLOOMSDAY». ECCO PERCHÉ

James Joyce ha fatto 100

Lo scrittore volle ambientare il suo «Ulisse» a Dublino, la città che più di ogni altra si prepara a celebrare l’anniversario ormai imminente. Ma nella storia del libro contano anche Trieste e Parigi

Di Alessandro Zaccuri

Inizia alla mattina molto presto, con il dialogo tra due giovanotti in una torre affacciata sul mare. E finisce di notte, molto tardi, con il monologo di una donna che entra ed esce dal dormiveglia, in un tempo imprecisato e in un luogo indistinto che finiscono per coincidere con l'interiorità del lettore. Anche se in realtà sappiamo benissimo che tutto accade in una città, Dublino, minuziosamente rievocata. E in un giorno ben preciso, il 16 giugno 1904. Il Bloomsday, come lo chiamano gli appassionati dell'opera di James Joyce. Leopold Bloom, infatti, è il nome del protagonista del suo capolavoro, Ulisse, controversa riscrittura in chiave modernista dell'Odissea omerica, con l'agente di commercio Bloom al posto del re di Itaca, sua moglie Molly nel ruolo che fu della fedele Penelope e l'aspirante poeta Stephen Dedalus (parziale autoritratto dello scrittore da giovane) impegnato a ripetere le peregrinazioni del buon Telemaco. Un libro da prendere o lasciare, l'Ulisse, e che molto ha fatto discutere anche per quanto riguarda la particolare posizione religiosa di Joyce. Fin dalle prime battute, infatti, la manovra di allontanamento dell'autore dal cattolicesimo sembra evidente, pur non impedendo il riaffiorare - in alcuni passaggi decisivi del romanzo - di un riconoscibilissimo sottotesto teologico. Anche di questo si parlerà nei prossimi giorni a Dublino, in occasione delle celebrazioni per il centesimo Bloomsday. Una ricorrenza che non coincide con il centenario dell'Ulisse (pubblicato per la prima volta nel 1922), ma che per molti aspetti è ancora più significativa. Data fatidica nella storia d'amore fra Joyce e la moglie Nora, il 16 giugno 1904 è ormai considerato un momento altamente simbolico nella storia della letteratura moderna. È, più che altro, una giornata inscindibile dalla topografia della capitale irlandese, che non a caso dalla prossima settimana ospita tutta una serie di manifestazioni, destinate a culminare nel simposio internazionale inaugurato dal premio Nobel Seamus Heaney (per il programma dettagliato è possibile consultare il sito www.rejoycedublin2004.com). Eppure, a dispetto dell'abbondanza di targhe e monumenti che a ogni angolo del centro ricordano la location dei vari episodi del romanzo, Dublino è soltanto in parte la città dell'Ulisse. Il 1904, infatti, è anche l'anno in cui Joyce abbandona per sempre l'Irlanda, dando il via a una serie di peripezie che sembrano davvero degne di un Ulisse con ingombrante famiglia al seguito. Non a caso, del resto, i due principali saggi apparsi di recente in Italia a margine del Bloomsday numero 100 sono ambientati non a Dublino, ma a Trieste e a Parigi. Nella città giuliana, ricorda John McCourt in James Joyce. Gli anni di Bloom (Mondadori, pagine 466, euro 30,00), lo scrittore si divise tra le lezioni d'inglese impartite all'industriale Ettore Schmitz, più noto con lo pseudonimo di Italo Svevo, e la stesura del suo «scandaloso» romanzo. All'americana - ma parigina d'elezione - Sylvia Beach, prima editrice dell'Ulisse, è invece dedicata la dettagliata biografia di Noel Riley Fitch La libraia di Joyce (il Saggiatore, pagine 560, euro 35,00), che ricostruisce l'ambiente intellettuale in cui lo scrittore irlandese venne a trovarsi dopo il suo trasferimento nella capitale francese. Fraternizzando a stento, tra l'altro, con la colonia di yankee, primo fra tutti il giovane Hemingway, che pure facevano capo al più importante fra gli americani nella Parigi dell'epoca, il poeta Ezra Pound, infaticabile «impresario» dell'Ulisse. Il Bloomsday, insomma, non è un evento soltanto dublinese. Non per niente una significativa «coda» delle celebrazioni si svolgerà proprio a Trieste, dove dal 27 giugno al 3 luglio è in programma l'ottava «Joyce School». Ma il vero motivo dell'«italianità» dell'Ulisse è un altro e va ricercato nella famosa lettera indirizzata all'anglista Carlo Linati, nella quale Joyce illustrava lo schema complessivo dell'opera. Senza il quale, forse, il libro risu lterebbe ancora più impervio.

Agosto a Parigi

Da Riccardo, un amico parigino. Se qualcuno e' interessato puo' scrivermi in privato.


PICCOLO SPAZIO PUBBLICITA'

Una mia amica affitta per il mese di agosto il suo studio parigino in ottimo stato, con tanto di balcone e tv con raiuno. Si trova nel 13ème a due passi dalla bnf, ottimo per lo sfigato che, come me, resterà qui a studiare. L'affitto è di 400 euro, altro non so.
Spargete la voce,
buone vacanze, ricc

Bloomsday

E' passato anche il Bloomsday; quest'anno si celebrava il centesimo anniversario dal viaggio di Stephen Dedalus e Leopold Bloom per Dublino.
Gia', James Joyce, il piu' celebre alunno del mio college.

Ho cominciato a leggere l'Ulysses, in originale naturalmente, una ventina di giorni fa ma preso dagli impegni accademici non ho fatto in tempo a finirlo.
Non ho partecipato ai festeggiamenti, almeno finora, stamattina pero' ho comprato la mia copia centenaria (ad Hodges & Figgis, si capisce).
Oggi ero a pranzo con Maryrose, a festeggiare un anno di attivita' indipendente, e in giro si vedevano vestiti d'epoca, signore con insoliti cappelli, bancarelle con ritratti di Joyce, lettori improvvisati.
Lo so che sa tanto di kitch cultural; qualcuno nei giorni scorsi sui giornali parlava della Disneyzzazione dell'Irlanda, perche' tra il ritorno di Riverdance ed il Bloomsday, sembra che lo spirito irlandese sia piu' altro un carnevale.
Che dire ... beh lo stesso Joyce non disdegnava il kitch, se consideriamo i suoi gusti musicali e d'altronde la sua patria non l'ha mai capito (o forse lui non l'ha mai capita).

venerdì, giugno 11, 2004

No Blacks, Dogs and Irish.

Oggi si vota in Irlanda. Per le europee, le amministrative e per un referendum costituzionale. Quest'ultimo in particolare ha impegnato le discussioni durante la campagna elettorale.
Si tratta di esprimersi sulla possibilità del governo di emendare un articolo della costituzione che prevede la cittadinanza irlandese per chiunque nasca sul territorio.
L'acquisizione automatica della cittadinanza per i nuovi nati comporta dei diritti, in particolare diritti di soggiorno, per genitori, anche se stranieri.
Il governo vorrebbe limitare la cittadinanza ai figli di almeno un genitore irlandese.
Le previsioni danno una vittoria del SI, a favore della proposta governativa.
Anche l'Irlanda, che per secoli è stato un paese di emigranti, si chiude agli stranieri.

giovedì, giugno 10, 2004

Berlusgoogle

Stamattina ho avuto un boom incredibile di visitatori, la maggior parte dei quali arriva cercando Berlusgoogle tramite i motori di recerca di MSN, dopo la segnalazione di Repubblica.

Berlusgoogle lo trovate qui ma temo che il sito ora sia congestionato. Potete provare con l'applicazione qui sotto. La parola da cercare va inserita non sull'immagine ma nello spazio sottostante. Se non funziona è solo perché in questo momento ha troppe richieste, provate più tardi.

Se poi volete farvi un giro nel mio blog siete benvenuti.





















mercoledì, giugno 09, 2004

Angel

And when I go to sleep at night
I'll thank you for each blessed thing surrounding me
For every fall I'll ever break
Each moment's breath I wanna taste
Confidence and conscience, decadent extravangance
Never ending providence, for loving when I had the chance.



martedì, giugno 08, 2004

Tell me why I like Monday

Mi sto trasferendo nuovamente: dopo una settimana dalle parti di Roebuck ora me ne vado per 15 giorni vicino la cattedrale di Saint Patrick, ospite di Katherine.
Quando si dice serendipity. Ho conosciuto Katherine lo scorso anno, frequentavamo l'ostello della San Vincenzo per homeless, poi si è trasferita a Londra per lavoro.
Ci siamo iricontrati la scorsa settimana proprio al Back Lane hosterl. Io non passavo da quelle parti da 3 o 4 mesi e anche lei era mancata tutto l'anno e così tra una chiacchiera e l'altra le ho accennato della mia provvisioria condizione di senza tetto.

Oltre a lei in casa c'è la cugina, attrice, e un giovane insegnante d'inglese.
Ho scoperto che appartiene ad una famiglia di musicisti. In particolare lo zio Johnnie Fingers, il pianista dei Boomtown Rats,
Sua la celebre introduzione a Don't like Mondays, che Katherine ha voluto orgogliosamente farmi riascoltare. Ora è sposato in Giappone, dove produce musica.

Sempre a proposito del Giappone, Blathnaid, che è a Kobe, mi scrive quasi tutti i giorni, buon segno. Quando era andata in Australia Susan mi ha scritto solo una volta, dopo 2 settimane, per lasciarmi.

Dopo il caso Catania: crudeltà o pretese?

Alza la voce il coro che grida «legge crudele», dopo il pronunciamento del tribunale di Catania il quale, in osservanza della nuova legge sulla procreazione assistita, ha rifiutato analisi pre-impianto e selezione degli embrioni sani a una coppia portatrice di talassemia.

«Legge crudele», «Diritto a un figlio sano», «Non voglio un figlio che debba soffrire», hanno titolato i giornali, titoli facili, ad effetto - quale madre non desidera un figlio sano?

Ma leggetevi la sentenza del giudice Felice Lima da Catania, e se andrete fino in fondo in buona fede vedrete che dietro tanta retorica c'è dell'altro, e che più crudele, in realtà, sarebbe lasciare fare quell'analisi, e selezionare sani e difettosi, e che non tutto è così semplice come gridano oggi certi signori e certe signore.

Anche in Svizzera, per esempio, e in Austria, e, chissà come mai, in Germania, l'analisi pre-impianto degli embrioni è vietata. Hanno certi ricordi, da quelle parti.
Tremano, solo a sentire echi di eugenetica.

Già, perché, di fatto, la «legge crudele» cui si vorrebbe ovviare vieta che si possano prendere sei embrioni, per esempio, e stabilire che cinque sono portatori di quella
certa malattia genetica, e uno solo ne è immune. I cinque vengono dunque eliminati, l'uno impiantato in utero.

È quanto è accaduto, prima dell'entrata in vigore della legge 40, alla coppia di Catania, e al di là di ogni considerazione morale sembra non discutibile che questa non è tanto cura contro l'infertilità, ma un'altra cosa, è selezione del sano ai danni degli imperfetti, detta anche "eugenetica" - e non è cosa ammissibile in alcun modo all'ordinamento giuridico italiano.

Ma, grida la voce delle mamme sui giornali, il "diritto" a un figlio sano.

Quale diritto, verrebbe a buon senso da replicare, quando basta un minuto di anossia durante il parto per mandare all'aria tutti gli screening e le ecografie delle nostre gravidanze ansiosamente analizzate e scrutate.

Quale diritto, se le malattie genetiche sono 10mila, e quelle riconoscibili così poche. E invece addirittura nel ricorso siciliano si vanta un «interesse costituzionalmente garantito e vincolante del nascituro a nascere sano».

Il giudice Lima ribatte: ma questo interesse andrebbe tutelato non facendo nascere il nascituro? O si difende, invece, «un preteso diritto dei genitori a avere solo figli sani, a qualunque costo, diritto che la nostra Costituzione non riconosce loro?».
La Costituzione, anzi, riflette il giudice, «non prevede neppure un diritto assoluto alla salute di ciascuno: quella salute non può essere perseguita, per esempio, in
danno della salute altrui».

E a noi vengono in mente tutti quei "nulla", quelli che i giornali hanno - certo per sbaglio - chiamato «ovuli» anziché embrioni; quelli che, se cambiasse questa «legge crudele», verrebbero sacrificati al mito del figlio sano. Non solo talassemici.

Dalla London Metropolitan University di Londra viene la denuncia che nel 2002 sono stati abortiti sei bambini affetti da labbro leporino, e cinque per deformità ai piedi.
Malformazioni perfettamente rimediabili.
Ecografati, individuati, soppressi.

Diritto al figlio sano, come a un televisore senza difetti. Il giudice Lima: «Non si difende in realtà alcun figlio, ma la propria volontà di averne uno conforme ai propri desideri, sacrificando a questo obiettivo, per tentativi successivi, tutti i figli difformi che venissero nel frattempo».

Marina Corradi
(C) Avvenire, 3-6-2004

domenica, giugno 06, 2004

OPP

Il mio lavoro su Ricoeur è stato segnalato su Online Papers in Philosophy.

Lo stesso giorno c'è anche il collegamento alla recensione di un libro che si ispira esplicitamente al mio amato Newman.

Fecondazione, bugie radicali

di Carlo Casini

Se ci sarà il referendum solo il valore della vita potrà dissolvere le ombre della menzogna


Per capire cosa sta accadendo sui mezzi d'informazione riguardo alla legge sulla procreazione artificiale bisogna andare indietro negli anni. Un episodio che mi riguarda personalmente può chiarire molte cose. Per tutta la campagna referendaria per abolire la legge liberalizzatrice sull'aborto il Corriere della Sera sostenne quotidianamente fin dalla sua prima pagina che la legge era umana e giusta perché consentiva di interrompere la gravidanza in casi estremi e particolari.

La tesi era falsa. 4.200.208 è il numero complessivo degli aborti effettuati con il timbro della legge, tra il 5 giugno 1978 (data dl entrata in vigore della legge) e il 31 dicembre 2002 (data fino alla quale si conoscono i dati ufficiali del Ministero della Salute). È impossibile che un numero così grande di esseri umani (Roma e Milano insieme hanno una popolazione di uguale grandezza!) sia stato eliminato in casi «estremi e particolari». Ma
era utile per convincere i «moderati» sulla bontà della legge. Ed era una tesi elaborata a tavolino ed imposta con la forza del potere. Ho la prova di quel che scrivo.

Prima che iniziasse la campagna referendaria mi recai con la compianta on. Vittoria Quarenghi dal direttore del Corriere, Franco Di Bella. Facemmo quello che il direttore chiamò un «patto». «L'aborto non è il divorzio - disse -. Perciò garantiremo la par condicio, pubblicheremo solo tre articoli a favore e tre contro la legge».

Qualche giorno dopo, a esplicita richiesta del Corriere scrissi e inviai il mio articolo dove sostenevo la tesi (vera) che la legge non consentiva l'aborto in casi «estremi e particolari», ma nei primi tre mesi di gravidanza,sempre e a semplice richiesta della donna. Quell'articolo non è mai stato pubblicato. Il patto «tre contro tre» non fu rispettato: la proporzione fu 100 contro 0. Alle mie, ripetute richieste di chiarimento alla fine fu risposto: «On. Casini, non insista. Non sia ingenuo. Qualcuno ha deciso».

«Qualcuno» aveva deciso, anche a costo di sacrificare la verità e il pluralismo, che la legge era «buona».

Ora, in una situazione opposta, qualcuno ha deciso che la legge 40/2004, quella sulla procreazione artificiale, è «atroce oscurantista, inapplicabile». Il volantino con cui il Partito Radicale caldeggia le sottoscrizioni per giungere ad un referendum abrogativo è pieno di forzature, omissioni, insincerità, strumentalizzazioni (Luca Coscioni ne è la prima vittima!).

Ma ora cl si è messa anche la grande stampa.

La decisione del giudici di Catania è logica e coerente. Diciamo una buona decisione. Ma deve apparire - per decisione di «qualcuno» - assurda e disumana. Certo: sarebbe assurdo e disumano legare una donna e inserire con la forza, in utero un embrione «malato». Ma dove sta scritto questo nella legge? Come si fa a sapere se un embrione di poche cellule è malato? Perché tacere sul fatto che per saperlo (tra l'altro senza la certezza assoluta e
quindi con il rischio di sopprimere un figlio sano) si eliminano anche molti privi di anomalie o si producono in essi malformazioni con la stessa diagnosi pre-impianto? Non è «atroce» l'idea che per scoprire ed uccidere un figlio malato si è disposti ad eliminare non pochi altri figli anche se sani? Più ancora: non è atroce l'idea che eliminando i malati si guariscono le malattie?

Chi è il «Qualcuno» che ha deciso e perché proprio ora? Qual è l'obiettivo pratico perseguito? Ho l'impressione che anche il caso giudiziario di Catania sia stato costruito ad arte nella speranza di portare le legge dinanzi alla Corte Costituzionale. L'insuccesso dell'operazione ha determinato tanto livore. Nel sottofondo c'è la raccolta di firme per il
referendum radicale, che ha bisogno di essere pompata con elementi emotivi.
Ma credo che l'«obiettivo pratico» più immediato sia anche il provvedimento con cui il Ministero della Sanità dovrà approvare entro il 10 giugno le «linee guida», cioè le regole applicative della L. 40/2004. «Qualcuno» vuole forzare i limiti della legge che il Ministro potrebbe correggere stravolgendone i contenuti. Bugie. Ma che importa? Sono utili. Ma chi è
«Qualcuno»? A prescindere dai volti è evidente l'alleanza che si è determinata tra gli interessi economici e l'ideologia radicale. È comprensibile che i primi siano insofferenti di ogni limite e che per la seconda sia insopportabile che del figlio concepito si parli, appunto, come figlio, e non come di una cosa che può essere gettata via a piacere. Che la
bugia radicale sia, alla fine, quella dominante sui media risulta evidente dallo stesso linguaggio usato: l'essere umano è divenuto prima pre-embrione, poi pre-zigote, poi «ovulo fecondato». Infine semplicemente «ovulo». È o non è una menzogna? A ben guardare è quella più estrema. Ma essa investe il punto decisivo, l'unico punto che conta. Essa investe il nostro unico argomento. L'uomo non è mai una cosa. L'uomo è sempre rivestito di una
dignità così grande da non essere misurabile e perciò) fondamento del principio di non discriminazione. Se ci sarà un referendum su questo verterà il confronto. Una discussione che sull'aborto ha potuto essere evitata non potrà essere censurata. Solo «nostro unico argomento», il valore della vita di ogni essere appartenente al genere umano, può dissolvere le ombre della menzogna.

(c) Avvenire, 3 giugno 2004

giovedì, giugno 03, 2004

Cease

blacktop pavement cover me
like a chemical reaction or a steam roller
spreading randomly

there's a distant buzz and a low frequency
it tickles my ear, rumbles under my feet
and it shakes the leaves off of every tree (violently)
what pretension! Everlasting peace
everything must cease

institution on the Hill
like a beacon in the mind of an ancestor
to ignite a people's will

there's a shadowed stain on the west facade
it has spread like decay to enshroud the fraud
and the descendants find it oh so odd
(oh so odd)
what pretension! Everlasting peace
everything must cease

grave memorial hewn white stone
like the comforting caress of a mother
or a friend you've always known

it evokes such pain and significance
what was once reduced is now rememberance
and the generations pass without recompense
what pretension! Everlasting peace
everything must cease

mercoledì, giugno 02, 2004

Ricoeur

Alla pagina dei miei lavori ho aggiunto un articolo sulla traduzione come paradigma etico in Paul Ricoeur.
Molto probabilmente sarà pubblicato sulla Edinburgh Review.

Sprachspiele

Ho scoperto un nuovo blog, promette bene.

martedì, giugno 01, 2004

Il liberatore

In alcuni casolari sperduti sulle Ande, quelli che hanno buona memoria si ricordano di quando il cielo era montato sopra il mondo. Avevamo il cielo così incombente che la gente camminava curva e non poteva raddrizzarsi senza sniffare un po’ di coca. Gli uccelli iniziavano a volare e al primo battito d’ali si scontravano contro il tetto. Il condor e l’aquila ci si avventavano contro, ma il cielo non se ne accorgeva neppure. Il tempo dello schiacciamento del mondo finì quando un piccolo fulmine ballerino si fece strada nella poca aria che c’era. Il colibrì, il più piccolo degli uccelli, punse il culo del cielo con il suo becco aguzzo e a suon di punture lo obbligò a salire fino alla quota dov’è adesso. Da allora il colibrì merita molto rispetto. Chi è stato capace di sollevare il cielo, potrebbe farlo cadere in qualsiasi momento.

Eduardo Galeano


We might kiss when we are alone
When nobody's watching
We might take it home
We might make out when nobody's there
It's not that we're scared
It's just that it's delicate

We might live like never before
When there's nothing to give
Well how can we ask for more
We might make love in some sacred place
The look on your face is delicate

E noi ce ne andiamo

Negli USA un gruppo di protestanti sta progettando uno spostamento in massa, si parla di 50.000 persone, in uno Stato del Sud, Alabama, Mississippi o South Carolina, con lo scopo di seccedere e fondare una nazione cristiana.
Il sito ChristianExodus

A prima vista sembra un'impresa di folli ma se funzionasse? Sembra che abbiano bisogno della maggioranza in entrambe le Camere dei rappresentanti. Hanno scelto di proposito degli Stati poco popolati e di tradizione cristiana.
Vedremo .....


Non c'entra niente ma non posso trattenermi dal lodare il delizioso gelato che mi sto gustando, anche perchè è dello stesso colore di questo blog. Si tratta di una coppa Mauds alla menta e cioccolato. Un paradiso.
Chi sa se saranno permessi questi peccati di gola nel futuro Stato Puritano d'America.
Ma tanto io sto nell'Irlanda cattolica, grazie a Dio.




Moving

Sto traslocando, come ogni anno di questi tempi (e non solo di questi tempi).
L'unico luogo fisso che ho in Irlanda è l'armadietto del college, l'unico bene una bicicletta, cifre di un nomadismo permanente.

Tornerò in Italia il 23 e fino ad allora vagherò tra le case ospitanti di amici e qualche ostello. Sono riuscito a ridurre tutto il mio armamentario a due valigie, potrei dormire anche sotto un ponte.

Quest'anno nessun goodbye party, solo una lacrimuccia per Coleen che stamattina è ripartita per il Bronx. Ci rivedremo presto.

Traslocare è un'esperienza devastante e costruttiva: costringe a liberarti del superfluo, ad organizzare i tuoi averi e riordinarli secondo le destinazioni.
Intanto ieri, anche a causa degli impegni del trasloco, mi sono perso Damien Rice solo acustico al Vicar St. e gli Incubus al The Point. Damn.


Out of routine and the explanations you have
You're still loath to give them
All because you phrased them in a way
So the explanations you have
The words dont go away
If your heart gets in the way of what you wanted
To deny everything I say
Is not uncommon
The only thing that's definitely forgotten is what you wanted
And what you really needed
But I can only try to know what I wanted
I will only try to know what I want
If I can only try to know what I wanted
How can it be gone?
Out of routine -- but its not as bad as you think
Its only chance you're looking for
Still in routine
And the explanations you have
The ideas go between
If your heart gets in the way of what you wanted
If you reply to everything I say
Is not uncommon
The only thing that definitely forgotten is what you wanted
And what you really needed
But I can only try to know what I wanted
I will only try to know what I want
If I can only try to know what I wanted
How can it be gone?
And its already gone and nothing can take it back
Its already gone and nothing can take it...