venerdì, maggio 29, 2009

Buon compleanno, Gilbert.

Oggi il grande Chesterton avrebbe compiuto 135 anni se non fosse passato a miglior vita.

Vi segnalo il VII Chesterton Day che si svolgerà a Grottammare (AP), Casa San Francesco, Contrada San Francesco, domenica 28 Giugno 2009 dalle ore 19.30 in poi!

Il tema di quest'anno sarà un'espressione di George Bernard Shaw:
"Chesterton: mentre lo guardiamo sembra allargarsi sotto i nostri occhi in tutte le direzioni..."

Oltre al sottoscritto, che parlerà di Chesterton, Stanley L. Jaki e la scienza, parteciperanno:

Fabio Trevisan, cofondatore dei Gruppi Chestertoniani Veronesi (Gilbert l'Antieugenetico)
Paolo Morganti, editore e traduttore di Chesterton (Gilbert l'Uomovivo)
Paolo Gulisano, scrittore e vicepresidente della Società Chestertoniana Italiana (Chesterton, Oscar Wilde e George McDonald)
Roberto Prisco, cofondatore dei Gruppi Chestertoniani Veronesi (Gilbert e le donne)
Alessandro Gnocchi, scrittore e giornalista (Paese delle Fate e Villaggio Globale - GKC, McLuhan e l'arte della comunicazione).

Tutti i dettagli sul blog della Società Chestertoniana Italiana.

sabato, maggio 23, 2009

Homemade valentine




In the end there was nothing left but questions
What started as a revolution petered out in guilt and shame
We were set to change the world
We were at the helm of something big
And it seems impossible that we should lose everything

Are you the only stranger?
Have you not seen?

We pasted all our hopes on him
Like the paper hearts on a homemade valentine
But we wasted all our hopes on a whim
And they let us down
It's all coming down again

Still it's only three days past
Our king was cast and hope won't last
But it was so much more then memories to haunt the past
Tell me, if you understand, what could have been, what should have been
And if there's comfort anywhere it's resting now beneath the sand


Are you the only stranger?
Have you not seen?

We pasted all our hopes on him
Like the paper hearts on a homemade valentine
But we wasted all our hopes on a whim
And they let us down
It's all coming down again

Oh so foolish
Oh hearts so hard
the foolish remind that hearts are blind
Would you open your mind and see?

venerdì, maggio 15, 2009

venerdì, maggio 08, 2009

Perché la scienza nacque cristiana (e non nella Mezzaluna)

Da Avvenire di ieri.


Perché la scienza nacque cristiana (e non nella Mezzaluna)

I Paesi musulmani più importanti stanno or mai da decenni attuando uno sforzo con­certato per portarsi in pari con la tecnolo gia e la scienza occidentale, e non a caso nien te sta più a cuore ad Israele del mantenimento di una superiorità scientifica e tecnologica in sormontabile rispetto ad ogni e qualsiasi pae se musulmano.

Ma i musulmani non possono ignorare che né la scienza né la tecnologia (di cui hanno un grande bisogno per sfruttare le loro vaste risorse petrolifere) sono state prodotte dai musulmani, anche se questo fatto non causa grande imbarazzo al tipico intellettuale musulmano, il quale preferisce sottolineare l’abuso della scienza fatto dagli occidentali, attraverso il suo utilizzo come strumento di colonizzazione e dominazione economica.

Da questo punto di vista la reazione degli indù moderni è molto diversa. Alcuni fra loro, Nehru ne fu un esempio, hanno cercato di trovare le ragioni per cui la scienza non è nata nella loro terra. Costoro non trovano niente di meglio (e in questo sono simili ai cinesi da due gene razioni sotto l’indottrinamento marxista) del l’affermare che un’alba democratica fu segui ta da un sistema feudale di produzione. Sia gli Indù che i cinesi dovrebbero leggere attenta mente i loro antichi testi, sia sacri che filosofici, per rendersi conto della vacuità di simili scuse. Tutti quegli scritti testimoniano una visione del mondo panteista e organicista dove tutto si ripeteva ciclicamente ed era guidato da strane volizioni.

Lo stesso era il caso per gli an tichi Egizi e Babilonesi e perfino per gli antichi greci. Quanti hanno per passatempo l’immaginare diversi corsi della storia dovrebbero considerare uno scenario che comincia con un Copernico indù o un Newton cinese. Tali scenari ed altri simili si possono ipotizzare per tutte le culture dell’antichità, ma specialmente per quella indù e cinese, le sole a sopravvivere nei tempi mo derni come potenze politiche di prima gran dezza. Il caso della civiltà musulmana è diver so, in parte perché, in confronto con le altre culture citate è un po’ una nuova venuta sul palcoscenico della storia.

È inoltre importante, notare il fatto che c’è nel Corano una cosmologia che, anche se parzialmente animista, non è certamente ciclica. Il Corano è totalmente allineato con la visione biblica del cosmo co me qualcosa che è iniziato con la creazione di tutto, e che sta procedendo in linea retta verso una consumazione assoluta, la cui venuta nien te può fermare. Come la visione del mondo bi blica, la visione del mondo musulmana ha la sua migliore rappresentazione in una freccia, così diversa da un cerchio, per non parlare del la svastica, questo simbolo classico della visio ne ciclica del mondo nella maggior parte delle culture antiche. Una freccia rappresenta un processo lineare rettilineo che non devia dal suo corso.

Ora se si afferma che un siffatto modello co smologico ha favorito il sorgere della scienza nell’Occidente cristiano, allora sorge la domanda: perché i musulmani non ci sono arrivati prima di quell’Occidente? […] Questo non vuol dire che nessun musulmano abbia mai fatto esperimenti. Fecero esperimenti in medicina, specialmente nell’oftal mologia. I mercanti arabi scoprirono presto i vantaggi del sistema decimale indù, che l’Occidente apprese attraverso canali arabi. I musulmani coltivarono avidamente l’astronomia tolemaica, il che implicava una buona conoscenza di forme avanzate della geometria euclidea. L’utilizzo degli epicicli, comunque, non permetteva di spingersi oltre una certa precisione nel rilevamento del moto dei pianeti. Naturalmente, per quanto riguarda l’astrologia, che era basata sulla predizione delle posizioni dei pianeti, la precisione della astronomia tolemaica era più che sufficiente.

Ma per poter ottenere il controllo delle cose in moto sulla Ter ra, quell’astronomia non era di molto aiuto. U na scienza genuina delle leggi del moto era necessaria e qui gli studiosi musulmani fallirono nonostante fossero molto vicini alla meta. Per capire questo si deve sapere che la scienza del movimento è quella che si può costruire sulle tre leggi del moto che si trovano per la pri ma volta insieme nei Principia di Newton. Ma la prima e più importante di esse, la legge del­l’inerzia, fu formulata secoli prima di Newton. Anche la formulazione di un’altra legge, per cui ad ogni azione corrisponde una reazione, pre cede Newton di circa 60 anni, essendo stata for mulata per la prima volta da Cartesio.

Cartesio ancora sospettava che la legge del mo to inerziale avesse origini medioevali, ma non diede credito a nessuno. Newton stesso non era incline a dar credito di qualcosa a Cartesio, il cui nome egli cancellò dai suoi manoscritti. Newton non sapeva quasi nulla dei medievali, salvo che avevano costruito delle magnifiche cattedrali. Si sarebbe stupito moltissimo nel l’apprendere che i medievali avevano costrui to anche le fondamenta della sua fisica. Perché la legge della forza, formulata da Newton, è in concepibile senza la legge del moto inerziale.

Newton sarebbe stato altrettanto stupito se a vesse saputo che era stato un famoso musul mano medievale, Avicenna, a concepire per pri mo la legge di inerzia, ma senza percepirne l’importanza, come se avesse indossato dei pa raocchi. I suoi paraocchi erano le leggi fonda mentali della cosmologia aristotelica che Avicenna, essendo un panteista in fondo al cuore ed un musulmano solo in apparenza, accettava completamente. Secondo il panteismo aristotelico l’universo era divinamente perfetto, quindi sferico e in un movimento circolare perenne.

Siccome un cerchio non contiene un punto diverso dagli altri, un movimento circolare non evoca un punto di partenza assoluto. Imprigionato da questa visione del mondo Avicenna non poté trovare in essa un invito ad applicarvi la sua idea di moto inerziale. Fu così che il mondo musulmano perse la sua occasione d’oro di arrivare per pri mo a formulare una fisica che gli avrebbe per messo il controllo del mondo fisico.


Stanley L. Jaki



Dall’Ungheria agli States

Fu un agguerrito nemico della vulga­ta illuministica per la quale la scien­za moderna è nata 'nonostante' il cristianesimo. Con i suoi stu­di e la sua pluridecennale rierca - sfociata in 40 libri - sui rapporti tra scienza e religione, il benedettino ungherese (ma trapiantato negli States) padre Stanley L. Jaki ha segnato un’e­poca, almeno negli Usa. In oc­casione della sua morte - av­venuta un mese fa, il 7 aprile, a Madrid - il 'New York Times' gli ha dedicato un articolo elogiativo de­finendolo «studioso inflessibile», mentre la grande stampa italiana ne ha ignorato i libri e l’indefesso acume scientifico.
Nato nel 1924 in Ungheria, Jaki aveva stu­diato teologia a Roma e fisica alla Fordham University sotto la guida del pre­mio Nobel Victor Hess; è sta­to docente alla Seton Hall U­niversity di South Orange e vi­siting professor a Edimburgo e al Balliol College di Oxford. Sua la riscoperta del pensato­re francese Pierre Duhem (1861-1916) per il quale il cri­stianesimo medievale aveva preparato il terreno alle sco­perte scientifiche di Coperni­co, Keplero, Galileo e Newton.
Ultimamente Jaki aveva criticato le posi­zioni creazioniste: «Esiste un’incomprensione di base che prosegue da centinaia di anni, e continuerà, proprio sul proble­ma 'creazionismo'. Nelle questioni in­tellettuali non dobbiamo risolvere dilem­mi come questi in modo soddisfacente per tutti» aveva dichiarato al 'New York Times'.
Nella sua carriera aveva ricevuto impor­tanti riconoscimenti come il Premio Templeton nel 1987 e il Lecomte du Nouy nel ’70. In Italia le Edizioni Fede & Cultura (tel. 045/941851) ne stanno facendo conosce­re il pensiero attraverso i suoi libri. Sono già usciti Cristo e la scienza e Un trattato sulla Verità, Disegno intelligente?. Ora è in uscita il volume Cristo, scienza e islam (pa­gine 48, euro 6) di cui sopra pubblichia­mo uno stralcio.

Lorenzo Fazzini

giovedì, maggio 07, 2009

5 per 1000 alle Fondazione FUCI

Care Amiche, Cari Amici
Vi chiediamo di destinare alla Fondazione Fuci il “5 per mille” della dichiarazione dei redditi del 2009.
A metà settembre scorso ci è pervenuto l’importo del 2006, il suo primo anno di applicazione: 5.319,87 euro che la fondazione ha destinato all’Archivio Storico.
Esprimiamo un sincero ringraziamento a quanti hanno voluto adoperare in favore della Fondazione Fuci questo inedito meccanismo di sussidiarietà, e rinnoviamo fortemente l’appello a sottoscriverlo anche quest’anno.
Si tratta infatti di un sostegno finalizzato alla salvaguardia e migliore fruizione di un patrimonio storico archivistico che è fra le fonti della storia del movimento cattolico in Italia.
Un progetto scientifico di lunga durata e di articolata esecuzione – riguardante la FUCI, il MEIC ed alcune delle più illustri personalità della loro storia – che coinvolge l’opera di archivisti, ricercatori, studiosi ed ha perciò necessità di risorse notevoli, cui la Fondazione può far fronte solo parzialmente.
Il “5 per mille” 2009 è dunque un’occasione propizia e una modalità pratica per sostenerne la realizzazione.
Un progetto del quale si vorrebbe illustrare più in dettaglio lo stato di avanzamento: contiamo di farlo con altre, più appropriate comunicazioni, anche per descrivere in dettaglio l’utilizzo delle risorse pervenute.
La circostanza valga allora come invito a rinsaldare i legami di amicizia e di comunicazione ed a rafforzare, intanto, la concreta solidarietà mediante il “5 per mille” del 2009.
Il nostro grazie di cuore a quanti vorranno condividere ancora questo progetto.
Vincenzo Cappelletti, Presidente
Silvia Sanchini, consigliere e Presidente naz. FUCI
Emanuele Bordello, consigliere e Presidente naz. FUCI
Don Armando Matteo, assistente ecclesiastico nazionale



Come destinare il “5 per mille” del 2009 alla Fondazione Fuci:

- scrivere il Codice Fiscale 96 295 330 581 nel riquadro “Finanziamento della ricerca scientifica e dell’università” riportato nei vari modelli di dichiarazione
- firmare come indicato su ciascun modello


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Fondazione Fuci
Via della Conciliazione, 1
00193 Roma
tel. 06.68.30.70.12
fax 06.68.21.45.98

mercoledì, maggio 06, 2009

Chesterton Day

Dal blog della Società Chestertoniana Italiana.


Cari amici,

con piacere vi annunciamo che il 28 Giugno 2009 dalle ore 19.30 in poi tornerà il Chesterton Day, giunto alla sua 7° allegra edizione.

Festeggeremo il genio di Gilbert e ne ringrazieremo il Signore nel corso dei festeggiamenti che la Compagnia dei Tipi Loschi del beato Pier Giorgio Frassati dedica ogni anno da sedici anni al santo cui si ispira.

La faccenda si svolgerà come sempre a Grottammare (AP), Lido degli Aranci, cittadina limitrofa a San Benedetto del Tronto (AP), Riviera delle Palme. Tutto bello, tutto bene, provare per credere.

Per il tema ed il programma ci risentiremo più avanti, anche se è praticamente definito. Quello che vorremmo è che ci fossero tanti chestertoniani presenti. Ci si diverte, si sta insieme tra amici, è proprio una bella serata.

Perché un Chesterton Day?

La risposta è semplicissima: perché no?

Io, povero presidente di questo fantastico sodalizio fatto di persone generose ed allegre, penso che la risposta di cui sopra si possa esemplificare con una metafora chestertoniana, tanto per confermare che questa Società non vuole inventare niente:


«La misura di ogni felicità è la riconoscenza. Tutte le mie convinzioni sono rappresentate da un indovinello che mi colpì fin da bambino. L'indovinello dice: "Che disse il primo ranocchio?" La risposta è questa: "Signore come mi fai saltare bene". In succinto c'è tutto quello che sto dicendo io. Dio fa saltare il ranocchio e il ranocchio è contento di saltellare».

G. K. Chesterton, Ortodossia


Ecco, i chestertoniani sono molto felici e quindi molto, molto riconoscenti a Dio per aver dato al mondo il grandissimo Gilbert, un grande amico su cui contare.

E' o no un buon motivo per festeggiare, saltellare, pazziare...?

domenica, maggio 03, 2009

La pratica della distinzione

Marinella Pepe
LA PRATICA DELLA DISTINZIONE
Uno studio sull’associazionismo delle donne migranti
“Generazioni” – pp. 290 – euro 15,00

In un contesto epocale di profondi e irreversibili cambiamenti un ruolo decisivo èsvolto dalle migrazioni transnazionali, le quali intervengono ridisegnando gliequilibri globali e gli assetti locali. In particolare, tre processi si intrecciano articolando ancora di più lo scenario: la femminilizzazione dei flussi migratori; l’emergere crescente del ruolo della società civile; il protagonismo esercitato dai nuovi arrivati, che nella pratica associativa danno saggio di creatività e di capacità di autorganizzarsi. Il testo si sofferma sutali questioni, mettendo in luce i risultati relativi alla ricerca sull’associazionismo delle donne migranti. Lo studio empirico – condotto partendo da una cornice teorica sul tema ed eleggendo quale prospettiva d’analisi privilegiata il modello di Pierre Bourdieu, così come proposto ne La distinzione – ha preso in esame, grazie ad un approccio biografico, le modalitàattraverso le quali la pratica associativa viene tematizzata dalle migranti stesse. Dallo studio emerge come un diverso capitale biografico dia corpo a esperienze associative profondamente distinte per contenuti e per obiettivi (le Streghe, le Fate, le Nomadi, le Tessitrici). Desiderio di cura e bisogno distintivo, poi, accomunano i diversi vissuti, configurando la pratica associativa come un’esplicita risorsa di senso in un’epoca di legami deboli.

Marinella Pepe, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Roma Tre, è dottoredi ricerca in Servizio sociale. Si occupa di processi culturali e migratori, laicità e dialogo interreligioso; su queste tematiche hapubblicato saggi in riviste scientifiche. Ha curato, insieme a C.C. Canta, Abitare il dialogo. Società e culture dell’amicizia nel Mediterraneo (F. Angeli 2007).


Indice
Prefazione, di C.C. Canta
1. Introduzione

I. UNO SGUARDO TEORICO
2. Dalla crisi al kairòs.
3. Dinamiche migratorie

II. DENTRO LA RICERCA
4. Il disegno della ricerca.
5. Questioni di metodo.
6. L’oggetto della ricerca.
7. Il modello teorico di Pierre Bourdieu

III. LA PRATICA DELLA DISTINZIONE
8. L’associazionismo delle donne migranti: uno sguardo introduttivo.
9. Gli aspetti convergenti.
10. Gli snodi nei percorsi di vita.
11. Le tipologie associative

IV. CONCLUSIONI
12. Un universo multiforme
Riferimenti bibliografici e sitografici

Edizioni Unicopli, via Festa del Perdono 12, 20122 Milanotel. 02/42299666, redazione@edizioniunicopli.it