sabato, novembre 30, 2019

Hermanos e l’identità desiderata degli italiani emigrati

L’intervista. Angelucci Marino: “Hermanos e l’identità desiderata degli italiani emigrati”

Pubblicato il 29 Novembre 2019 da Antonio Fiore
Categorie : Cultura
Stefano Angelucci Marino, regista e attore, come nasce il testo dello spettacolo “Hermanos”?
“Il Progetto Hermanos nasce dall’ esperienza teatrale vissuta in Argentina, Uruguay e Paraguay nell’estate 2018 da noi, attori e registi: con Giuliano Bonanni  siamo stati protagonisti di due produzioni in collaborazione con il Teatro Stabile d’Abruzzo. Dopo essere entrati in contatto diretto con i discendenti dei migranti friulani e abruzzesi, sentono l’urgenza di affrontare il tema del fenomeno migratorio non in una prospettiva nostalgica e poetica, ma attraverso una angolazione concreta e attualizzante. È per questo che il Progetto teatrale si basa su una drammaturgia originale, ispirata dagli scritti di Giovanni Testori, frutto della rielaborazione del materiale prodotto dal processo di ricerca artistica degli attori coinvolti”.
L’arcipelago degli emigranti tricolori: uno spazio dimenticato nell’Italia dei nostri giorni?
“Assolutamente. Eppure c’è una questione di italianità apertissima all’Estero. Abbiamo la seconda, terza e quarta generazione che, in modi diversi, chiedono l’appartenenza al Paese. Vanno studiate e incentivate nuove forme di partecipazione. Sono italiani in cerca di Patria”. 
Che visuale offrono un friulano e un abruzzese da Buenos Aires? Quando sentono il legame con l’Italia?
“Questa è una storia di integrazione sociale e d’amore, un amore che distrugge e consuma. È la storia di due giovani emigranti che tra loro si chiamano fratelli, non perché siano consanguinei ma perché sono entrambi orfani di una terra che era anche la loro madre. I due hermanos sono figli dell’Italia del dopoguerra che li ha abbandonati al proprio destino, vivono in un quartiere operaio di Buenos Aires e lottano ogni giorno per non dimenticare le proprie origini, per radicarsi in un nuovo orizzonte. Pur essendo molto diversi fra loro, hanno in comune la passione per la boxe e il desiderio di affermarsi, ma il destino li porrà in contrasto e, come altri celebri fratelli, uno si affermerà sull’altro, con il sangue”.
Di quali contributi si avvale l’opera?
“Il testo è scritto e diretto da me e Giuliano Bonanni, sulla ci siamo io e Giuliano oltre a  Chiara Donada e Rossella Gesini, le scenografie e le luci sono di Claudio Mezzelani, le maschere del BRAT Teatro, nell’ambito di una produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo, con la partecipazione di Associazione Culturale “Luigi Candoni”, Teatro del Sangro, e in collaborazione con Ente Regionale teatrale FVG, Comune di Udine – Assessorato alla Cultura, CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia, ARLeF – Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane con il Patrocinio di Ente Friuli nel Mondo spettacolo in italiano, friulano, spagnolo e abruzzese”.
La reazione del pubblico italiano in Sudamerica e quella in Italia alla rappresentazione?
“Lo spettacolo è stato accolto con grande favore in Sudamerica e in Italia. Tutti ci hanno raccontato di emozioni forti e di un grande impatto”. 
I suoi prossimi progetti?
“Stiamo iniziando a lavorare su una nuova opera in Sudamerica. Nel 2020 dovremmo riuscire a dare forma e sostanza al progetto”. 
Pietrangelo Buttafuoco presidente dello Stabile dell’Abruzzo: che segnale può rappresentare per il mondo libero del teatro italiano?
“E’ una nomina importante. Adesso Pietrangelo sa bene che deve realizzare un lavoro quotidiano e capillare, a Roma (Ministero) e soprattutto nei territori della regione, dove bisogna rilanciare le azioni dell’Ente e costruire un nuovo percorso per il teatro pubblico”. 

venerdì, novembre 29, 2019

St. Stephen's Green



Questo è il parco di Saint Stephen's Green a Dublino, visto dall'alto.

lunedì, novembre 25, 2019

Se è la Pma a provocare tragedie (ma non si vuol dire)


Di Benedetta Frigerio


Quando lo scorso dicembre si era gettata nel Tevere con le due gemelline qualche tempo dopo essere rimasta in ospedale per quattro mesi a causa della loro prematurità, tutti avevano parlato di lei come di una donna fragile. Impaurita per la sorte di quelle piccole disabili e traumatizzata da un parto in cui una terza gemella era morta. E oggi, come allora, si ha il coraggio di riparlarne allo stesso modo. 
A farlo è Il Corriere della Sera che mercoledì scorso ha intervistato Giovanni Vento, primario della Terapia intensiva neonatale del Policlinico Gemelli dove erano ricoverate le gemelline Sara e Benedetta. Vento ha affermato che «quando un bambino muore, esaminiamo subito l’intero percorso di cura per capire se abbiamo commesso un errore o sottovalutato una situazione critica. Gli psicologi e lo psichiatra non avevano individuato in quella donna segnali di rischio…». Ma pur sentendosi in colpa, il primario ha chiarito che «più di così per lei non avremmo potuto fare», anche se «questa storia dolorosissima ci ha insegnato che non basta, che dobbiamo fare e dare di più ai genitori dei neonati prematuri in termini di vicinanza e condivisione…Gli psicologi adesso sono integrati nella nostra equipe. È un punto fondamentale».
Guai però a far notare che «l’azzardato intervento di procreazione medicalmente assistita», come lo definisce sempre Il Corriere della Sera, è la causa reale di tutto quello che è accaduto. Eppure è così facile capire che, dopo aver provato ad avere figli senza successo, passare il tempo a cercare di rimanere incinta assumendo ormoni, producendo bimbi in laboratorio per poi farseli impiantare in utero, magari provandoci più volte e quindi perdendone molti (in media se ne perdono circa il 90 per cento), aggiungendo lutto a lutto, non è proprio indolore per una donna. Riuscire poi a coronare il proprio sogno per cui si è stati disposti a manipolare la natura e scoprire che in realtà si era trasformato nell’incubo (che Dio perdona sempre ma la natura mai) di una figlia morta e di altre due nate alla 25esima settimana fra i 600 e gli 800 grammi di peso, sopravvissute dopo mesi in terapia intensiva, non è proprio il massimo da sopportare per la psiche di una madre. Figurarsi poi lo shock di dover pensare anziché ai fiocchi rosa e alle feste con i parenti ad un ritorno a casa con una piccola nata cieca e l’altra con problemi deambulatori permanenti.
L’articolo de Il Corriere fa anche notare che la prematurità è un problema crescente, senza ovviamente dire perché, dato che la ragione sta proprio nell’aumento delle inseminazioni artificiali, che producono parti plurigemellari e che, a differenza delle gravidanze naturali, pongono i figli in grembo a donne che magari non sono nello stato fisico adeguato per ospitarli. A dirlo, oltre al comune buon senso, sono gli studi più ampi in merito (clicca qui). Fra tanti, quello della University’s Robinson Institute che ha preso in esame in 17 anni nell’Australia del Sud 300mila nascite, tra cui oltre 4.300 realizzate con la fecondazione assistita: «Rispetto ai concepimenti spontanei in coppia con nessun record di infertilità –  aveva spiegato Michael Davies, principale autore dello studio – i bambini provenienti da fecondazione assistita avevano quasi il doppio delle probabilità di nascere morti, più di due volte in più la probabilità di essere prematuri, quasi tre volte in più la probabilità di avere un basso peso alla nascita e due volte di più la probabilità di morire entro i primi 28 giorni dalla nascita».
E anche se qualcuno si ostina a negare il legame fra prematuri, rischi per il bambino e fecondazione in vitro, basta chiedere a qualsiasi ostetrica che opera nei reparti di maternità per averne la conferma. Ma forse è più semplice ignorare il fatto e sostenere che si sta facendo di tutto per mamme e bambini. Vento, che parla del neonato come di «un esserino speciale» precisa che grazie a quanto accaduto a Pina ora l’ospedale è dotato di un centro aperto 24 ore su 24 con psicologi strutturati nel team anziché chiamati on demand». Si capisce, infatti, dall’intervista che il problema sarebbe stato il rifiuto di Pina di farsi seguire dagli psicologi (come se questi bastassero a mettere delle pezze su drammi come questi), mentre è chiaro che a limitare davvero i danni sarebbe solo il divieto della fecondazione assistita.
Fa male perché per rendere davvero onore a queste tre, anzi quattro, morti bisognerebbe parlarne guardando dritto in faccia a quello che hanno smascherato. Scoprendo che probabilmente non è che Pina era fragile (chi la conosceva parlava di lei come di «una donna premurosa, assennata…conosciuta da tutti per le sue qualità umane. Allo studio notarile dove lavorava la ricordano anche per la sua grande onestà e preparazione professionale»), ma che appunto il percorso folle a cui si era sottoposta, nell’ambiente della procreazione medicamente assistita che alimenta la pretesa di un figlio ad ogni costo, l’aveva segnata terribilmente. 

Continua qui.

sabato, novembre 23, 2019

La Società Chestertoniana Italiana su SoundCloud

Ora siamo su SoundCloud.

 

Abbiamo pensato di creare un canale su SoundCloud.
Vi pubblicheremo una piccola rubrica ambiziosa chiamata "Un Chesterton al giorno toglie il medico di torno", un piccolo aforisma ed un commento, un minuto o poco più. Ambiziosa perché ogni giorno è già un'impresa, per cui ci proveremo e che Dio ce la mandi buona. Lo facciamo per divertirci, è una cosa semplice.

 Mettiamo auspice una bella foto di Gilbert ai microfoni della BBC. Speriamo gradiate!

https://soundcloud.com/societa-chestertoniana-italiana

venerdì, novembre 22, 2019

giovedì, novembre 21, 2019

In risposta a Corrado Augias

di Mario Adinolfi Come è noto in una recente trasmissione televisiva Corrado Augias, parlamentare europeo del Pds non rieletto nel 1999 e per questo da vent’anni indennizzato con la conduzione di programmi televisivi su Raitre, ha sentenziato: “Essere di destra è facile, significa seguire gli istinti, quelli di sinistra usano di più il ragionamento”. Una frase ottima per le chiacchiere da bar, in cui Augias è in realtà specialista (basta leggere le castronerie che ha scritto sul cristianesimo) pur ammantandosi nel pronunciarle di quell’aria colta intinta nel naso arricciato tipica del ceto dirigente della sinistra attuale che si è affidata ad un perito odontotecnico ma crede di impersonificare le élites intellettuali di un Paese. La frase di Augias è, semplicemente, falsa. Storicamente e culturalmente senza senso, è un’affermazione completamente infondata. Se Augias fosse davvero colto avrebbe trovato spiegata con tanto di diagrammi la distinzione tra destra e sinistra in un piccolo libro di un filosofo vero, non di uno che crede di esserlo perché tiene i capelli bianchi acconciati in modo bizzarro. Quel filosofo si chiamava Norberto Bobbio, è una colonna portante della cultura laica e di sinistra del secolo scorso, per vent’anni senatore a vita proprio per i meriti culturali universalmente riconosciuti. Il piccolo libro che un finto colto come Augias non ha letto, ma che chiunque voglia disquisire di destra e sinistra non può non conoscere, si intitola semplicemente: Destra e sinistra. È un libro del 1994, dunque scritto quando la cosiddetta prima Repubblica era già marcita e le destre di Berlusconi, Fini, Bossi erano già protagoniste e vincenti. In quel clima, mentre tutta la sinistra dava come di consueto dei “rozzi e fascisti” agli avversari che avevano appena trionfato proprio contro quella sinistra (come sempre è accaduto nella storia italiana, gli amici di Augias della filiera Pci-Pds-Ds hanno sempre perso le elezioni politiche, le vittorie del 1996 e del 2006 furono dovute al volto rassicurante del ministro andreottiano e ex presidente democristiano dell’Iri, Romano Prodi, mai un uomo di matrice comunista vincerà le elezioni in Italia) Norberto Bobbio spiega la reale differenza con la destra. Il filosofo socialista dice che la sinistra è più legata all’idea di uguaglianza, la destra a quella di libertà. Prossima all’idea di uguaglianza vi è quella di giustizia sociale, mentre la libertà ha un approccio istintivamente antistatalista. Così le destre si caratterizzano per il laissez faire, le sinistre per un intervento più pervasivo dello Stato. L’italiano, naturalmente infastidito dall’ingerenza dello Stato che nel nostro paese significa burocrazia e altissima pressione fiscale, finisce per votare a destra come reazione a questa dimensione totalitaria degli apparati. Per Bobbio, uomo di sinistra, la battaglia per l’uguaglianza e la giustizia sociale è assolutamente fondamentale. Il filosofo immagina una sinistra schierata con i più deboli e per questo arriva ad una riflessione molto alta sul tema dell’aborto, chiedendosi perché mai la sinistra abbia lasciato ai cattolici la battaglia a tutela del diritto alla vita dei più deboli tra tutti. La sua lucidità mi ha trovato sempre concorde e quando colorai di rosso la copertina di Voglio la mamma, libro in cui Norberto Bobbio è citato, lo feci perché sono convinto che la sinistra abbracciando il radicalismo pannelliano abbia intimamente tradito se stessa. Pannella e Bonino, infatti, in quel 1994 si fecero eleggere in Parlamento con le destre a cui per impostazione naturalmente appartenevano: aborto, divorzio, eutanasia sono, nel ragionevole schema proposto da Bobbio, tipiche battaglie di destra perché legate ad una estremizzata idea di “libertà”, fondate sul concetto di autodeterminazione dell’individuo slegato da qualsiasi idea solidale. Con Augias il dibattito va posto su questo tema: non su un ridicolo ed indimostrabile assunto di superiorità ontologica della persona di sinistra su quella di destra, ma su quanto la sinistra abbia tradito tutti i suoi presupposti per ignoranza delle proprie stesse radici, trasformandosi banalmente in un contesto di potere che prova a difenderne il diritto all’esercizio tramite un proclama insensato intriso di ingiustificata alterigia. Il ragazzotto insegnante di fresbee che guida le sardine e l’ottuagenario conduttore televisivo in quota Raitre sono i perfetti rappresentanti di questa alterigia poco dotta e molto indotta, a cui le destre reagiscono peraltro scegliendo toni analoghi per quanto opposti, quando invece potrebbero portare il confronto su un piano nettamente più alto. Vincendolo. Per questo il nostro approccio di cristiani impegnati in politica, che nel diagramma di Bobbio scelgono di percorrere la via mediana del saper coniugare libertà e giustizia sociale senza considerarle alternative, è a mio avviso il più adatto a rispondere alle concrete complesse esigenze poste dalla società contemporanea. Noi rinunciamo volentieri al conflitto innescato dai presunti complessi di superiorità, preferendo la costruzione dal basso di una opzione politica altra che spieghi alle sinistre come alle destre che il percorso delle contrapposizioni volgari e semplificate non conduce da nessuna parte. Per questo le volgarità di Augias vanno semplicemente respinte e raccontate per quel che sono: chiacchiere poco ragionate di un ignorante al bar della tv ingiustamente occupata da questi poco colti figuri.

giovedì, novembre 14, 2019

mercoledì, novembre 13, 2019

Ireland joins the campaign to legalise abortion worldwide


Minister for Children Katherine Zappone, and a number of other Irish politicians, are currently attending a summit in Nairobi, Kenia, to mark the 25th anniversary of the 1994 Cairo Conference on Population and Development.  The occasion was the first time ever that economic and social development had been linked to population, or as critics would have it, population control. The summit saw a huge battle waged by Holy See, allied to a number of UN member-states, to stop language that implicitly supported abortion being inserted into the population and development programme.
Attempts to ally the UN to campaigns for abortion ‘rights’ have only picked up pace since then, and Ireland appears to be joining in. At the end of September, Minister Zappone announced funding of €350,000 to support the Nairobi Summit, “making sure women can choose freely whether, when & how often to become pregnant”. Does this step include promoting or providing abortion services or access to it? It would not be surprising if this is the case.
In September, the UN held a meeting on Universal Health Coverage that brought together 172 heads of state and government, and ministers.
A number of nations, including Ireland, signed a declaration claiming that Sexual and Reproductive Health and Rights (SRHR) are the cornerstone of Universal Health Coverage (UHC).
Even if abortion is not explicitly mentioned in the declaration, SRHR in practice implies the promotion of abortions, or at least this is how some governments want it to be interpreted.
This declaration was a response to an attempt by the US Government, backed by 20 countries representing more than 1.8 billion people, to excise the language of sexual and reproductive rights because it can mean abortion, and can be used to declare a human right to abortion. The same language is used to justify intrusive sex education that contravenes parental rights.
The US Secretary of Health, speaking on behalf of those objecting countries, said: “terms and expressions, such as sexual and reproductive health and rights in U.N. documents … do not adequately take into account the key role of the family in health and education, nor the sovereign right of nations to implement health policies according to their national context. There is no international right to an abortion and these terms should not be used to promote pro-abortion policies and measures. Further, we only support sex education that appreciates the protective role of the family in this education and does not condone harmful sexual risks for young people.”
Cardinal Pietro Parolin, representing the Holy See, reiterated similar reservations over such ambiguous language. Since the 1995 World Conference on Women in Beijing and the 1994 Cairo Conference on Population and Development, the Catholic Church, together with many prolife advocacy groups worldwide, has warned that SRHR language would inevitably enforce abortion on developing countries.
“The Holy See considers it most unfortunate that the adopted declaration includes the deeply concerning and divisive references to ‘sexual and reproductive health-care services’ and ‘sexual and reproductive health and reproductive rights’ as components of universal health coverage. In line with its reservations expressed at the international conferences held in Beijing and Cairo, the Holy See reiterates that it considers the phrase “reproductive health” and related terms as applying to a holistic concept of health, which embraces the person in the entirety of his or her personality, mind and body. In particular, the Holy See rejects the interpretation that considers abortion or access to abortion, sex-selective abortion, abortion of fetuses diagnosed with health challenges, maternal surrogacy, and sterilisation as dimensions of these terms, or of universal health coverage”, Cardinal Parolin said.
In 1994, Pope John Paul II put his personal prestige and the prestige of his office on the line; he also used every diplomatic resource available to him to assemble and lead a coalition of nations to stop the United Nations push to declare abortion a universal human right.
At the same UN meeting in September, Minister Simon Harris claimed: “Ireland believes that if universal health coverage is to be genuinely universal it should and indeed it must embrace all health services including those related to sexual and reproductive health as set out in the sustainable development goals.”
He continued: “We have taken vital steps in Ireland to ensure that such services are available, are of good quality, are accessible to all women & girls throughout their lives, free of stigma, discrimination, coercion and violence. Reproductive healthcare is a basic human right and should not ever be seen as a matter of political discretion. The Irish Government’s new international development policy, “A Better World”, prioritises gender and equality and provides for a number of new initiatives in this area.”
The Department of Foreign Affairs in the past has denied that its international development programme is funding any activities related to the provision of abortion services. But their policy might change now, given the recent introduction of abortion in Ireland after the referendum last year.
As Minister Katherine Zappone announced funding to support the Nairobi Summit and its agenda, it now time to clarify if this step includes promoting or providing abortion services. Should we expect any further announcements on this soon?

lunedì, novembre 11, 2019

domenica, novembre 10, 2019

Mario come Giovannino: «Così diventai la sua mamma»

Di Salvatore Mazza

Ho letto ieri di Giovannino, il piccolo di 4 mesi abbandonato alla nascita dai genitori perché affetto da una malattia rara e incurabile. E mi è tornata alla mente qualcosa accaduto tanti anni fa, e che ha sempre al centro Torino e il Cottolengo.
Una storia incredibile, ma verissima, la più bella che mi sia capitato di raccontare in quasi quarant’anni di giornalismo, e che ancora mi buca il cuore ogni volta che ci ripenso. E che vorrei lasciare a Giovannino come buon augurio. Era il 1990, e dopo alcuni giorni di tira e molla, dal Cottolengo ottenni il permesso di visitare il “Padiglione degli Angeli” , la parte della Piccola Casa della Divina Provvidenza che ospitava i bambini nati con handicap e malformazioni gravissime, i “mostri”, quelli che i genitori abbandonavano per la vergogna, o per l’impossibilità di prendersene cura, o per la disperazione.
Arrivando a Torino ancora non sapevo che cosa avrei scritto. Una suora, di cui non ricordo purtroppo il nome, mi accompagnò al padiglione, dove vidi tanti piccoli e meno piccoli puliti, ordinati, curati e amati. Finito il giro, la suora mi chiese: «Ha tempo per incontrare una persona?». Certo. Mi lasciò in un salottino, dove qualche minuto dopo rientrò accompagnata da una signora di oltre settant’anni, piccolina, minuta, i capelli tutti bianchi, e un gran sorriso. «Ecco, questa è la signora Laura, forse sarebbe interessante per lei ascoltare la sua storia».
Una storia iniziata una quindicina di anni prima, esattamente il giorno che la signora Laura era andata in pensione dopo aver lavorato più di quarant’anni alle poste. Né marito né figli, il suo programma era di permettersi, con i risparmi di una vita e la liquidazione, il lusso di qualche viaggio. Il primo fu un pellegrinaggio, in pullman. C’erano anche due suore, con le quali iniziò a parlare del più e del meno. Quando venne fuori che lei, Laura, suonava il pianoforte, le chiesero se qualche giorno le sarebbe andato di suonare «per i nostri bambini». Rispose di sì, ma tutto si sarebbe aspettato tranne che di ritrovarsi, un paio di giorni dopo, tra gli “angeli” del Cottolengo. «Sul momento fu uno choc terribile», mi confessò. Però riuscì a suonare, e suonò per più di un’ora.
Prima di andare via - «Torni quando vuole, e grazie», le dissero le suore – passò a salutare i bambini e, in un lettino, ce n’era uno di forse nove anni, cieco e praticamente senza faccia, nato così. Si «fece coraggio» - usò proprio questa espressione – e allungata la mano gli sfiorò i capelli con una carezza. «Chi sei?». «Mi chiamo Laura». «Io sono Mario. Tu sei mia mamma». Non era una domanda, era un’elezione, un’investitura.
E in effetti sarebbe tornata, Laura, tra quelle mura. Sempre più spesso, fino a farlo tutti i giorni. Oramai “mamma Laura” per tutti, andava lì ad accudire il Mario, lo aiutava a fare i compiti, le passeggiate la domenica e poi d’estate qualche giorno di vacanza insieme… no, mamma Laura non riuscì mai a fare i viaggi che aveva sognato, i soldi servivano per pagare le complesse e costose operazioni di chirurgia plastica che provavano a restituire fisionomia al volto di Mario, e furono tante. Sempre insieme, Mario e mamma Laura, sempre, anno dopo anno.
Anche quando Mario, verso i diciotto anni, volle provare a ritrovare i suoi genitori. Non si sapeva chi fossero, l’unica cosa nota delle sue origini era che era nato in un paese del Veneto. Mamma Laura l’accompagno’, ma le ricerche non approdarono a niente. Mario allora lasciò nel libro del vangelo davanti all’altare di una chiesa una lettera con la sua storia, un numero di telefono e una domanda: per caso qualcuno mi sa dire chi sono i miei genitori? Tornarono a Torino, senza molte speranze. Ma dopo qualche mese il telefono di mamma Laura squillo’.
Era il parroco della chiesa dove Mario aveva lasciato la sua lettera. Aveva trovato la famiglia di Mario, padre madre e due sorelle, aveva parlato con loro, e anche loro volevano riabbracciarlo. Mamma Laura e Mario tornarono di corsa in Veneto, e fu una festa. Si rividero a Torino, e fissarono un terzo appuntamento che però, all’ultimo momento, saltò. Mamma Laura provò a fissarlo di nuovo, ma il telefono squillava a vuoto. Finalmente, dopo qualche settimana, le rispose la madre: «Ci abbiamo provato, ma… ».
Ora doveva dire a Mario che i suoi genitori l’avevano rifiutato un’altra volta. Indugio’ qualche giorno, poi, come quando gli aveva dato quella prima carezza, si fece coraggio: «Sai, ho parlato con tua madre…». Mario neanche la lasciò finire, aveva già capito tutto da un pezzo. Disse solo: «Tu sei mia madre». Mario trovò lavoro, si sposò e non si voltò più indietro. Sempre accanto a mamma Laura. Sua madre.

sabato, novembre 09, 2019

Do Mary McAleese and We Are Church believe John Paul II condoned rape?


Mary McAleese has been attacked for using an out-of-context quote from Saint John Paul II which, on its own, can easily give the impression that he condoned rape. Mrs McAleese and her defenders say her critics are the ones doing the misrepresenting. But there is an easy remedy for them; come out and say they do not believe the late Pope was condoning rape.

She was speaking last Saturday at an event organised by We Are Church Ireland, the Trinity College School of Religion and Voices of Faith.
During a panel discussion about the role of women in the Church, Mrs McAleese said the following:
“If you’ll just bear with me, can I just read a little section from the writings of Pope John Paul II? This is a recent Pope so we’re not talking about the dark ages, we are talking about a recent Pope from his book “Love and Responsibility”. This is his description of marriage, of sex in marriage. It’s a short thing. ‘It is in the very nature of the act that the man plays the active role and takes the initiative, while the woman is a comparatively passive partner, whose function it is to accept and to experience. For the purpose* of the sexual act it is enough for her to be passive and unresisting, so much so that it can even take place without her volition while she is in a state in which she has no awareness at all of what is happening – for instance when she is asleep or unconscious.’
She went on: “This is how we are treated in the Church, expected to be asleep unconscious while men get on with doing what they have to do. And here is the sequel to that: when Father Seán Fagan called Pope John Paul out on that and said the obvious, he asked a question, he said can this really be the Catholic church teaching?, he said, it sounds like rape. What happened? Pope John Paul becomes a saint, Seán Fagan becomes silenced. That’s our Church.” (You can watch what she said here. Listen out for members of the audience gasping at what John Paul was imputed by McAleese to mean).

Love and Responsibility is wonderful book written by Karol Wojtyla in the late 1950s, before he became a Pope, and it is based on his experience as a leader and confidant of a group of about 200 young people called “Rodzinka”, the “little family”. The main topic is, as the title says, responsible love.

Karol Wojtyla belonged to a philosophical tradition called phenomenology. 
Rather than deducing conclusions from abstract and general principles, when addressing a particular issue phenomenologists look at how something appears in reality, at how it manifests itself.

And this is precisely what Wojtyla does in his work, benefitting from his long familiarity with young people. He presents the different dimensions of personal relationships, including an account of the mere biology of the sexual act - this is the part Mary McAleese quotes from - and from that, he elaborates a rich interpretation of conjugal life and other forms of love, including friendship.

When quoting that particular passage, Mary McCaleese claimed that it is “a description of sex in marriage” according to John Paul II. Anyone who is vaguely familiar with his teaching knows that this quote in no way represents what responsible love should be. John Paul II would never approve a sexual act with a woman without her volition or when she is asleep or unconscious.

Mrs McAleese did not tell the audience what else John Paul said in that same book in the same section as the above quote. (Chapter 5) While did he said it is physically possible for a man to have sex with a sleeping or unconscious woman, he then said this should never happen. On the contrary, he said both husband and wife must be active and equal participants when making love.

For example, in the same chapter he says: “From the point of view of another person, from the altruistic standpoint, it is necessary to insist that intercourse must not serve merely as a means of allowing sexual excitement to reach its climax in one of the partners, i.e., the man alone, but that climax must be reached in harmony, not at the expense of one partner, but with both partners fully involved. This is implicit in the principle which we have already so thoroughly analysed, and which excludes exploitation of the person, and insists on love. In the present case love demands that the reactions of the other person, the sexual ‘partner’ be fully taken into account”.

Therefore, in no way, shape or form was he condoning rape or anything like it.
After been called out by a number of people including Baroness Nuala O’Loan, she defends herself via a letter in today’s Irish Times. She writes: “It was explicitly stated by me that I was not talking about the sex act at all”.
However, the transcript and the video indicate the opposite. She explicitly says that John Paul in the quoted passage was talking about sex and marriage.
In addition, she quotes the late Fr Sean Fagan who surmised that the late Pope was condoning rape.

Also, We are Church, one of the organisers, approvingly tweeted an article in which the writer also clearly believes Saint John Paul II was condoning rape.
Referring to the quote used by Mary McAleese, the writer says: “This clearly harks back to Aquinas and the male seed being the sole progenitor of life. Or put in more current terms it advocates, or facilitates, behavior for which men are currently being locked up, i.e. rape.”

Moreover, Colm Holmes, spokeperson for We Are Church Ireland, who was Master of Ceremonies at the conference, wrote in the comments section of the blog: “Thanks Pól! Excellent report with added references and analysis.”

We Are Church defended the McAleese comments in a statement on its website. Should they not distance themselves from this interpretation? Unless this is a genuine one.

But to repeat what I said at beginning, both Mrs McAleese can easily come out and say that they do not believe John Paul II was condoning rape and they regret such an impression was given. This shouldn’t be such a hard thing to do.

venerdì, novembre 08, 2019

Mary McAleese’s deeply flawed view of baptism and child autonomy




Former President and newly elected Chancellor of Trinity College Dublin, Mary McAleese, has trained her sights once again on infant baptism and the consequent rights and obligations of Christian parents to raise their baptised children as Christians. She did so while delivering the annual Edmund Burke lecture in Trinity the other night.

Dr McAleese advances a model of child autonomy that would curtail these rights and obligations and ‘free’ the child at an earlier age to accept or reject the religion of their family.

Crucially, what she doesn’t make clear is at what age a child should gain this right, and what should happen if the parents don’t accede to their child’s demands. Should the State intervene when the child is say 14, and no longer wants to attend religious service? If that is so, then she wants to make the State very powerful indeed. This would have Edmund Burke turning in his grave as he was hugely critical of the way the French Revolution made the State all-powerful in its drive to enforce its vision of society.

In her talk, Dr McAleese drew heavily on the UN Convention on the Rights of the Child (CRC). She said that parents in the past “had the right to baptise, raise and educate their children according to their own faith, convictions and rituals but now [under the CRC] they had an obligation to do so in a manner which respected and facilitated the child’s right to form its own independent and different views when capable of doing so … for their children are and must be free to choose for themselves when capable of doing so.”

She said that the Catholic Church (for some bizarre reasons she calls it the Latin Catholic Church) is refusing to undertake a review of its canon law and to be in full compliance with the CRC.

Dr McAleese claimed that she has no problem with infant baptism per se but she has issues with its consequences under Church (canon) law. Some of those consequences, she asserts, “are not consistent with the child’s right to freedom of conscience, thought and religion including the right to change religion. These rights are understood today differently and that changed understanding has yet to be reflected in canon law.” Unfortunately, she does elaborate on this last point so we don’t really know how canon law should be made more ‘respectful’ of children’s rights.

She focuses on the fact that canon law includes “the imposition of lifelong membership which can never be rescinded”. She compared baptism to a contract, saying that onerous contractual obligations might be rendered to be voidable by the child when he has the maturity to do so, with full knowledge and consent, while the Church offers no such option to adults or to children.
But we all know people who have left the Church, even at a young age, embracing another faith or no faith at all. They didn’t breach any contract and they have no obligations towards their former Church. This happens every day with no legal consequences of any sort.

Dr McAleese correctly states that canon law has a complex system of tribunals, trials, penalties and, in theory, even children between the age of 16 and 18 can be imposed some form of mitigated penalties. But, seriously, how many children does she know in Ireland that have been tried and found guilty of schism, heresy or apostasy?

Canonical trials generally only take place when the person has a specific public role in the Church. For instance, if someone is a priest, or lectures in theology, and publicly repudiates the Catholic faith.

It is not clear if McAleese is expecting canon law to facilitate the process of apostasy for children, maybe through some formal recognition, which would be an absurd demand. But, in any case, the Church has no means to stop someone from leaving and it would be against its teaching to force anyone not to follow their conscience.

Mary McAleese's attack is problematic in many respects. Firstly, one wonders if this constant criticism of the religious beliefs of a large part of the Irish population fits appropriately with the dignity and the responsibility of a former president of Ireland.

Moreover, her attack to Catholics can be easily extended to other religious faiths, as all of them educate their children according to beliefs of the parents. Is teaching the Koran and expecting young believers to follow the tenets of Islam a breach of the human rights of young Muslims?

Unless she is targeting only Catholics, what she writes about baptism and catechesis is true also for any other form of cultural initiation and education of children, including non-religious education.

Nonetheless, she presses on and states: “When canon law says an infant can be held to the fiction of [baptismal] promises it did not make and never had an opportunity to evaluate, validate or repudiate when capable of doing so, human rights law says ‘no’ it cannot. The current extensive catechesis of obligation whether at home or school or church is problematic as a result”.

Children do not choose to be baptised, of course, but what else do they choose at the beginning of their lives? Nothing significant. Later, as they become more mature, it is the role of their parents to make them more responsible and to involve them in decisions.

Claiming that canon law is ‘imposed’ on them is not different from saying that language, or citizenship, or legislation, or any other expression of a particular culture, are inevitably ‘imposed’ on them because of the choices made by their parents or their community. One day they will be able to reject or accept those choices but how this is a breach of human rights it is a mystery, and it is even more mysterious what Mary McAleese proposes as an alternative, other than giving the State far more powerful to interfere in the lives of religious families and communities.

giovedì, novembre 07, 2019

"Peace dialogues: from nonviolence to sustainability"

Si svolgerà a fine mese, presso l'Università per Stranieri di Perugia, la prima conferenza internazionale "Peace dialogues: from nonviolence to sustainability".
Per l'occasione, Antonino Drago, un nome storico della nonviolenza italiana, presenterà un intervento che abbiamo scritto insieme su Aldo Capitini e la riforma della dialettica hegeliana.

mercoledì, novembre 06, 2019

martedì, novembre 05, 2019

Strenna Natalizia Chestertoniana 2020 - Istruzioni per l'uso

Come negli anni passati rilanciamo l'idea di regalare a Natale a tutti gli amici un libro di Chesterton offerto in edizione economica.

Insieme alla Casa Editrice Leardini e al Centro Missionario Francescano delle Marche, stiamo per dare alle stampe un volume ponderoso

«LA SUMMA CHESTERTHEOLOGICA» (384 pagine)

Sono circa 1000 brani, molti dei quali inediti (tradotti da Umberta Mesina)

Gennaio: Dal nulla allo stupore della creazione
Febbraio: Ateismo, evoluzionismo e scetticismo
Marzo: La chiesa di Pietro
Aprile: Teologie e filosofie
Maggio: Eresie e monomanie
Giugno: La difesa del dogma
Luglio: Diavoli, vizi e peccati
Agosto: Lo splendore delle virtù
Settembre: Il Cristianesimo: una chiave che apre
Ottobre: Paganesimo e altre religioni
Novembre: Francesco, Tommaso e gli altri santi
Dicembre: L'allegria di Dio

La copertina, bellissima, è di Lorenzo Zappalà.

Il costo del pacco dono?

1 copia: € 20,00 spedizione compresa
2 copie: € 30,00 spedizione compresa
3 copie: € 40,00 spedizione compresa
5 copie: € 50,00 spedizione compresa
10 copie: € 80,00 spedizione compresa
20 copie: € 150,00 spedizione compresa
Sopra i 40 libri: € 6,00 a copia, spedizione compresa! Insomma, che volete di più...?

Il volume sarà nelle librerie al costo di € 20,00 a copia.

Il guadagno dell'iniziativa andrà a favore delle Missioni Francescane.

Prenotate entro il 15 novembre ESCLUSIVAMENTE a questo indirizzo: laperlapreziosa@libero.it  (non usate altri canali!!! ).

Per il pagamento, dopo che avrete ricevuto i libri, l'intestazione è:
Centro Missionario Onlus Ofmconv Marche - Buona stampa

alle poste: ccp: 3130793
in banca: IBAN: IT22 Y076 0102 6000 0000 3130 793
CIN: Y ABI: 07601 CAB: 02600 N° Conto: 000003130793
oppure con Postepay N° 5333 1710 4395 8269 intestata a Roberto Brunelli

I libri vi arriveranno tramite corriere espresso SDA entro il 5 Dicembre.

Spargete la voce a tutti i Chestertoniani di vostra conoscenza!!!

La Segreteria Volante

lunedì, novembre 04, 2019

Casey in Conversation - David Quinn of the Iona Institute





Gerard Casey, che è stato il mio supervisore per il dottorato, in questo video intervista David Quinn, direttore dell'Iona Institute. Discutono dell'Irlanda contemporanea.