lunedì, agosto 30, 2004

Paul Griffiths

Ho conosciuto Paul Griffiths, che insegna Catholic Studies a Chicago ed era tra i relatori del convegno.
Sull'ultimo numero di First Things, che per la prima volta ho avuto tra le mani in versione cartacea, c'è un suo ottimo articolo intitolato, un po' approssimativamente, Christ and Critical Theory.
(Gli articoli di First Things sono scaricabili solo fra due mesi, tranne quello più importante, dedicato questa volta a Richard Dowkins, il celebre neodarwiniano.)
In modo molto chiaro Griffiths presenta tra pensatori contemporanei: Terry Eagleton, Jean-Francois Lyotard e Slavoj Zizek, ed il loro rapporto con il Cristianesimo.
C'è un cresente interesse da parte di pensatori pagani nei confronti del Cristianesimo, anche in Italia basti pensare a Cacciari e Vitiello, che pare ora si dichiari cristiano.
Dei tre conosco più che altro Lyotard, la sua Condizione Postmoderna è un classico, ma credo che approfondirò Zizek, visto che nei suoi ultimi lavori discute il mio amato Chesterton.

Zizek è un autore che conosco molto poco ma nel mio archivio ho ritrovato l'intervento presentato al Festival Filosofia di Modena lo scorso anno. Ecco alcuni passaggi.

È merito di Gilbert Keith Chesterton aver mostrato con chiarezza, un secolo fa, la natura propriamente perversa del modo in cui il cristianesimo si pone in relazione al paganesimo. Chesterton ha rovesciato l'(in)comprensione convenzionale per cui l'atteggiamento pagano antico consisterebbe in una gioiosa accettazione della vita, a fronte della quale il cristianesimo imporrebbe un cupo ordine di colpa e rinuncia. Al contrario, a essere profondamente malinconica è la posizione pagana. Anche se predica una vita dedita al piacere, lo fa nei termini di un «godetevela finché dura, perché, infine, ci saranno sempre morte e decadenza». Il messaggio del cristianesimo, al contrario, è di gioia infinita al di sotto dell'ingannevole superficie di colpa e rinuncia: «il perimetro esterno del cristianesimo è rigidamente sorvegliato da abnegazioni etiche e preti di professione. Ma, passata tale disumana sorveglianza, si troverà l'antica vita umana danzare come una bambina e bere vino come un uomo, perché il cristianesimo non è che una cornice per la libertà pagana».

Forse che Il signore degli anelli non è la prova definitiva di questo paradosso? Solo un cristiano devoto avrebbe potuto immaginare un tale magnifico universo pagano, confermando così che il paganesimo è l'ultimo sogno cristiano. Per questo motivo i critici cristiani preoccupati che libri e film come Il signore degli anelli o la serie di Harry Potter, a causa del loro messaggio magico e pagano, mettano in crisi il cristianesimo, non colgono nel segno, ovvero non si accorgono della perversa conclusione che qui è inevitabile: volete godere del sogno pagano di una vita dedita al piacere senza pagarne il prezzo di tristezza malinconica? Scegliete il cristianesimo!

Si possono discernere le tracce di questo paradosso fino alla ben nota figura cattolica del Prete (o della Suora) presentato come autentico portatore di sapienza sessuale. Ricordiamo quella che può a buon diritto venire considerata la più potente scena di Tutti insieme appassionatamente: dopo la fuga dalla famiglia von Trapp e il suo ritorno in monastero perché incapace di gestire l'attrazione sessuale che prova nei confronti del barone von Trapp, Maria continua a non trovare pace, perché desidera ancora il barone. In una scena memorabile la Madre superiora la convoca e le consiglia di tornare dai von Trapp per cercare di risolvere la propria relazione con il barone. Comunica il suo messaggio in una stranissima canzone dal titolo Scala tutte le montagne, il cui sorprendente motivo guida è «fallo! Assumiti il rischio e fai tutto ciò che vuole il tuo cuore! Non permettere a meschine considerazioni di esserti di ostacolo!».

Il potere misterioso della scena sta nella sua inattesa esibizione dello spettacolo del desiderio, che rende la scena letteralmente imbarazzante: proprio la persona da cui ci aspetteremmo una predica di astinenza e rinuncia si rivela sostenitrice della fedeltà ai propri desideri. Significativamente, quando Tutti insieme appassionatamente venne proiettato nella (ancora socialista) Jugoslavia della fine degli anni Sessanta, questa scena - i tre minuti di questa canzone - furono l'unica parte del film a venire censurata, tagliata. L'anonimo censore socialista palesò in questo modo la sua acuta consapevolezza del potere davvero pericoloso dell'ideologia cattolica: lungi dall'essere religione del sacrificio, della rinuncia ai piaceri terreni (in contrasto con l'affermazione pagana della vita dedita alle passioni), il cristianesimo offre un insidioso stratagemma per indulgere ai propri desideri senza doverne pagare il prezzo, cioè per goderci la vita senza temere la decadenza o il dolore debilitante che ci attende alla fine dei giorni.

domenica, agosto 29, 2004

Sono tornato da Oxford, già da qualche giorno. E' stata una conferenza magnifica. I più grandi esperti di Newman erano presenti, quelli insomma sui cui libri studio ogni giorni.

John Millbank mi ha un po' deluso mentre Katherine Tillman ha concluso la conferenza con memorabile intervento su l'ideale educativo di Newman e quello di Platone.

I partecipanti venivano da un po' tutta l'Europa, un bel gruppo dall'università di Lovanio, qualche giapponese, ma almeno tre quarti erano americani. C'è un crescente interesse per Newman negli States, prova ne è il fatto che lo scorso anno a Pittsburgh è stato fondato il National Centre for Newman Studies ed il sottoscritto sta già pensando di andarci per qualche mese.

Il mio intervento è stato apprezzato e ha buone possibilità di pubblicazione visto che tratta di aspetti mai affrontati dagli specialisti. C'è un'altra idea che vorrei approfondire, Newman e la virtue epistemology, ma Frederick Aquino, un brillante giovane che avevo già conosciuto tre anni fa, mi ha preceduto.

Si discuteva una sera degli aspetti letterati delle letture filosofiche preferite. Pare che Hume, letto in inglese naturalmente, abbia uno stile inimitabile. Verificherò.
Abbiamo poi provato a stilare un po' di classifiche, in un vecchio pub oxoniense. Ne ricordo solo una, quella dei filosofi più sopravvalutati: Derrida e Sartre. I sottovalutati invece Ricoeur, Levinas. Interessante discutere di filosofia europea con gli americani. A tal proposito c'è un articolo di Richard Shusterman sul The Chronicle of Higher Education che tratta proprio del successo di filosofi 'continentali' americani in Europa. (Non mi ricordo come ci sono arrivato e per scaricare dal sito ufficiale è nessesario essere iscritti, quindi non metto il collegamento).

venerdì, agosto 27, 2004

L'asino

Dal blog di Luca

L'ASINO

Un giorno l'asino di un contadino cadde in un pozzo.
Non si era fatto male, ma non poteva uscire dal pozzo.
L'asino continuò a ragliare sonoramente per ore, mentre il proprietario pensava al da farsi.
Finalmente il contadino prese una decisione crudele: concluse che l'asino era ormai molto vecchio e che non serviva più a nulla, che il pozzo era ormai secco e che in qualche modo bisognava chiuderlo.
Non valeva pertanto la pena di sforzarsi per tirare fuori l'animale dal pozzo. Al contrario chiamò i suoi vicini perché lo aiutassero a seppellire vivo l'asino.
Ognuno di loro prese un badile e cominciò a buttare palate di terra dentro al pozzo. L'asino non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo con lui e pianse disperatamente.
Poi, con gran sorpresa di tutti,dopo|un certo numero di palate di terra, l'asino rimase quieto. Il contadino alla fine guardò verso il fondo del pozzo e rimase sorpreso da quello che vide.
Ad ogni palata di terra che gli cadeva addosso, l'asino se ne liberava, scrollandosela dalla groppa, facendola cadere e salendoci sopra. In questo modo, in poco tempo, tutti videro come l'asino riuscì ad arrivare fino all'imboccatura del pozzo, oltrepassare il bordo e uscirne trottando.

La vita andrà a buttarti addosso molta terra, ogni tipo di terra.
Principalmente se sarai dentro un pozzo.
Il segreto per uscire dal pozzo consiste semplicemente nello scuotersi di dosso la terra che si riceve e nel salirci sopra.

Ricorda le cinque regole per essere felice:

1-Libera il tuo cuore dall'odio.

2-Libera la tua mente dalle preoccupazioni.

3-Semplifica la tua vita.

4-Da' di più e aspettati meno.

5-Ama di più e... accetta la terra che ti tirano addosso, poiché essa può costituire la soluzione e non il problema.

sabato, agosto 21, 2004

Uomo e donna li creò

Uomo e donna li creò
Note sulla “Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla collaborazione dell'uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo” inviata dal cardinale Joseph Ratzinger e resa pubblica il 31 luglio 2004

di Pietro De Marco


Commentando la “Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla collaborazione dell'uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo” inviata dalla congregazione per la dottrina della fede, a firma del prefetto, Joseph Ratzinger e del segretario, Angelo Amato, Claudio Risé ha proposto, con quel tanto di esasperazione per le tendenze di una contagiosa vulgata, un "basta, col considerare la maschilità del Figlio di Dio come un optional, un caso, qualcosa che poteva benissimo essere anche il suo contrario, una femminilità. Non si può trasformare la storia di un Uomo che disse di essere venuto per realizzare la volontà del Padre, in quella di un androgino figlio di Madre. Quella sarebbe un'altra storia. E anche la nostra sarebbe, quindi, diversa" (“Il Giornale”, domenica 1 agosto).

Certo, altro sarebbero l'Occidente e il mondo se il perno della rivelazione cristiana fosse stato un mito della Dea Madre. Per l'antropologia razionale di matrice ebraico-cristiana, l'unica dell'Occidente, il "masculum et foeminam creavit eos", la "uni-dualità" (Giovanni Paolo II) della relazione, è condizione necessaria di pensabilità dell'umano e dei suoi istituti.

Ma l'identità rispettiva e la distinzione del maschile e del femminile sono condizioni irrinunciabili anche per l'intellectus fidei e la fede vissuta. Richard Crashaw, il grande poeta inglese operoso a Roma dopo la sua conversione al cattolicesimo, e morto a Loreto nel 1649, celebrava la circoncisione (come ci ricorda Leo Steinberg nel suo celebre “La sessualità di Cristo”) indicando nel sangue versato dal Bambino l'ottavo giorno di vita l’anticipazione del sangue della Passione e della vita del cosmo rinnovato: "These Cradle-torments have their towarness. / These purple bunds of blooming death may be, / Erst the full stature of a fatal tree/. (…) This knife may be the speares praeludium” (Questi tormenti della culla hanno una loro finalità. / Queste purpuree gemme [le gocce di sangue della circoncisione] di fiorente morte potranno essere / prestissimo tutta l'altezza di un albero fatale [la croce] / Questo coltello può essere il praeludium della lancia).

Un secolo e mezzo prima, i colti predicatori della corte di Sisto IV ricordavano al pontefice, il 1 gennaio: "Quest'oggi viene aperto a pro dell'umanità il libro della circoncisione, il primo volume della crudelissima Passione. Qui sgorga il primo sangue della nostra redenzione". Annota finemente Steinberg che, per una fede (responsabile, non svagata) senza la prova del sangue prepuziale la carne del Figlio avrebbe potuto essere mera simulazione, fantasia, apparenza. L'ostentatio genitalium del Bambino Gesù nell'iconografia tardo medievale e moderna, fino al maturo Cinquecento, integra e rafforza la manifestazione, l'epifania, del Nato per la nostra salvezza, nella sua determinatezza umana e maschile. Nell'iconografia, più rara, della genitalità palese e potente del Cristus adulto e patiens, studiata da Steinberg, si sanziona poi che passione e morte sono generatrici della stirpe, della natio, dell'umanità redenta.

Nella sorprendente teologia figurale del Thronum Gratiae (il Padre e il Figlio assieme come manifesta accettazione del sacrificio del secondo da parte del primo) l'arte fiammminga, van der Veyden in particolare, fa sottolineare al Padre con la mano poggiata sul perizoma di Cristo all'altezza dell'inguine la decisiva potenza fecondante della morte del Salvatore. La paternità è dunque trasmessa ed esibita nel Figlio morto dalla mano del Padre unico, "ex quo omnis paternitas in caelis et in terra nominatur" (Ef 3, 15). Dov'è morte la tua vittoria?

Una società delle buone maniere ha poi prevalso mettendo la sordina, almeno nell'immagine sacra pubblica, su questo tema. Ma la maschilità del Cristo, architettonicamente necessaria alla fides quae creditur, non è svilita, almeno non fino alla stagione a noi contemporanea dell'androginia decadente e della pressione per la distruzione dei differenziali simbolici. Senza la densità dell’autentica maschilità del Cristo anche la enorme ricchezza teologico-simbolica di Maria si disgrega (d’altronde le due strategie di attacco alla tradizione teologica e mistica cattolica di Dio Padre e della Vergine Madre convergono). Senza uni-dualità quale relazione con l’Altro-da-sé? Se la “capacità dell’Altro”, che la “Lettera” ratzingeriana attribuisce al femminile come tratto distintivo, è variabile artificio culturale, cosa ne resterà dopo le pratiche manipolatorie dell’Alterità delle ideologie radicali ?

La perdita del differenziale simbolico è perdita di capacità di identificazione, perdita eminentemente culturale. La coppia umana bisessuale è radicalmente distinta dalla coppia di eguali (quella dell’amicizia, della sodalitas), funzionalmente e cosmologicamente. Nell'ordine del simbolico la coppia di eguali è non infeconda (lo è solo per l'aspetto procreativo), ma ordinata alla elaborazione del doppio, della iterazione o replicazione. La dimensione “feconda” della coppia di sessualmente eguali è l'amicizia. Che questo possa includere la relazione (omo)sessuale è noto; ma l'alterità rispetto alla coppia bisessuale-coniugale è nitidissima. Insistere sulla storicità delle differenze di genere non sposta tale evidenza, la rende anzi più cogente.

La “Lettera” ricorda che, "distinti fin dall’inizio della creazione e restando tali nel cuore stesso dell’eternità, l’uomo e la donna, inseriti nel mistero pasquale di Cristo [ovvero nell'intelligenza del compimento redentivo] non avvertono più la loro differenza come motivo di discordia da superare con la negazione o il livellamento", ma vivono la reciprocità significativa della distinzione. Uomo e donna sono figura della Trinità, Imago Dei, come ha insistentemente ricordato uno dei massimi teologi cristiani del Novecento, lo svizzero Hans Urs von Balthasar. Ed è la Donna, Maria, che ci rivela nell’ostensione del Figlio l’infinita umiltà di Dio.

Non possiamo ammettere che uomini e donne sull’orlo di una crisi di nervi si ingegnino ciecamente a rompere (posto che sia possibile) questo stupendo equilibrio e sapere, come fosse un giocattolo su cui di volta in volta sfogare nevrosi o esercitare curiositas. Solo il folle sega il ramo su cui è seduto.

venerdì, agosto 20, 2004

Uno dei miei sogni si è realizzato.
Nulla di eccezionale ma era qualcosa che desideravo da tempo.
Visito spesso musei, specialmente le sezioni di pittura dal '400 al '700 ma la mia conoscenza della storia dell'arte è piuttosto scarsa, limitata alle lezioni delle superiori, dove peraltro avevo un professore molto pigro.
Certo ho studiato un po' di estetica ma ogni volta che mi trovo davanti ad un'esposizione ho l'impressione di non cogliere gran parte del valore. Bello, bello, sì ma ... poi ... ?
Insomma l'ideale sarebbe visitare un museo accompagnati da una guida personale.
Il sogno si è realizzato, Blathnaid ha prenotato un esperto che ci ha accompagnati nel National Museum di Dublino, che già avevamo visitato insieme. Ci siamo soffermati su una diecina di quadri di diversi periodi.
Un'introduzione storico-critica e poi le mie, anzi le nostre, domande.
Mi sono accorto che le domande di un profano, come me, sono persino più difficili da rispondere.
Spesso erano curiosità sui dettagli e naturalmente il poveretto non poteva sapere tutto ma la semplice idea che potevo scegliere un periodo o un autore e c'era lì qualcuno che poteva soddisfare i miei desideri di conoscenza è semplicemente esaltante.

martedì, agosto 10, 2004

Ti tutto di più

Lungo post, di tutto di più, per compensare il lungo silenzio.

Domani vado a Dublino e poi sabato ad Oxford per la Newman International Conference. Il mio intervento è previsto lunedì.
Di questi tempi su EBay si può comprare una sua reliquia, un pezzo di un vestito, per la modica cifra di 12 dollari.
La corsa settimana una ricevuta firmata da lui era all'asta per 150 sterline. Io tra i vari cimeli ho un pamphlet con dedica autografa, pagato solo 50 euro. Secondo me vale almeno 5 volte tanto.
Nella mia piccola collezione di rarità newmaniane ho qualche prima edizione e un bel numero di esemplari dei francobolli celebrativi emessi nel 1952 dalla Repubblica d'Irlanda in occasione del centenario della fondazione dell'Università Cattolica d'Irlanda. Se a qualcuno interessano posso darli per 20 euro la coppia.

E' in corso la raccolta di firme per proporre il referendum sulla fecondazione assistita. Grande pubblicità in TV, poi si lamentano. Ho visto qualche dibattito, è riapparso perfino Pannella, che a differenza della Bonino mi è sempre stato molto simpatico, ma ha perso lo smalto di una volta.
Tanto si sa già come va a finire, il referendum si farà ma non raggiungerà il quorum a meno che l'accorpano a qualche elezione. Meglio così, certe questioni non si affrontano con un quiz, sì o no.
I dibattiti non saranno appassionanti ma almeno è un'occasione per far sentire una volta tanto un po' di voci pro-life.
Grande Carlo Casini. :)


La mia amica Maryrose, che è poi colei che mi procura clienti, sembra sia diventata improvvisamente famosa.
Nel giro di una settimana è apparsa, con tanto di foto, su Sunday Business Post, Examiner, Business Post e Independent!!
Non ho ancora letto gli articoli ma credo si riferiscano tutti alla sua attività di internet marketing.
L'ultima novità è che è stata invitata ad un nuovo programma su Network 2. Si tratta di un misto tra reality show e quiz. I concorrenti cenano insieme, cercano di conoscersi il più possibile e nella puntata successiva devono confrontarsi su quanto hanno appurato.

Per gli appassionati di filosofia, su www.corneliofabro.org è a disposizione Riflessioni sulla libertà, una raccolta di articoli a tema.

Qui invece una interessante intervista con Francesca Diano, traduttrice.

lunedì, agosto 09, 2004

Blathnaid



Questa è Blathnaid. ;)

domenica, agosto 01, 2004

I RISCHI DEL PROGRESSO FRENETICO, ANCHE AL SUD

Organizzato dalla Casa delle Culture, si svolge in questi giorni a Cosenza
il convegno «Invasioni di scienze», e mi ispira qualche pensiero sul
rapporto tra il Sud e la tecnoscienza, che e' la rappresentante forse piu'
emblematica e prepotente della contemporaneita'. Primo pensiero: quando
dividiamo il mondo in paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo, diamo per
scontato che prima o poi i secondi debbano diventare come i primi seguendone
le orme. I paesi del Sud sarebbero luoghi dove ancora non e' successo niente
e dove si tenterebbe di imitare, male, cio' che altrove trionfa.

Cio' significa dimenticare la storia, il contesto, le vocazioni specifiche;
significa volersi modernizzare svendendo tutto, dal territorio alle
tradizioni alla lingua, e pagando un prezzo altissimo in termini di degrado,
malavita e volgarita'. Come ha scritto Franco Cassano, il deserto non era
destinato all�idiozia motorizzata della Parigi-Dakar, era un luogo «di
transiti divini, di marce e di digiuni, di tentazioni e di paure», dunque
era una parte della nostra spiritualita'. Si commette un grave errore di
prospettiva se si pensa che il Sud sia un luogo non ancora riempito dallo
sviluppo che conosce il Nord. Potrebbe essere invece un antidoto contro la
ferocia semplificante del "progresso" globalizzante.

Secondo pensiero: quelli che nellÂ?ottica monodimensionale dello sviluppo
unico sembrano vincoli e ostacoli potrebbero invece costituire un prezioso
serbatoio di diversita' culturale. La cultura di un popolo non si misura
solo nel numero di brevetti o di articoli scientifici, ma anche nelle forme
della convivenza, nel calore della solidarietà, nella dignità e negli
affetti. Invece di insistere per lÂ?adozione di codici comunicativi comuni,
perché non apprezzare la distanza, la difficolta', il rischio che
rappresenta lÂ?incontro con la diversita' dellÂ?altro?
Terzo pensiero: invece di cercare nella vita le rapide certezze che vorremmo
dalla scienza, perche' non amare la lentezza, lÂ?ambiguita', le verita' che
si lasciano conquistare a poco a poco per essere poi sempre sostituite da
una verita' ulteriore? Perche' non moltiplicare le scelte e le sfumature,
arricchendo la brutale interazione economica di base con una molteplicita'
di legami sociali, con una ricchezza di tessuto interpersonale?

Qualcuno obiettera': ma tutto ciò rallenterebbe la nostra corsa, caro
signore! Non possiamo permettercelo, guardi quante cose ci restano da fare
prima di... Prima di che? Fermiamoci a pensare. Zavorriamo questa macchina
sempre piu' frenetica in corsa contro il tempo (espressione che sarebbe
buffa se non fosse tragica), rallentiamo un ingranaggio che, in ossequio al
monoteismo tecnologico, rischia di spezzarsi e di spazzarci via. A questo
meccanismo abbiamo sottratto uno dopo lÂ?altro tutti i vincoli, materiali ed
etici. Non ci sono più freni: siamo su una vettura lanciata a velocita'
crescente sulle montagne russe dello sviluppo.

Nel Sud, sostiene Cassano, ci possono essere gli antidoti a questo processo
accelerato di autocombustione. Ma quando si va nel nostro bellissimo
Meridione si è presi dallo sconforto: le devastazioni del paesaggio, la
svendita del territorio pubblico, gli incendi dolosi, lÂ?assalto del cemento,
la dilapidazione dei beni culturali, lÂ?incuria, le frane, i dissesti, la
grande sete, la criminalita'... E i treni che deragliano. Con, qua e la', un
Â?isola rutilante per le vacanze dei ricchi nordisti. Eppure bisogna sperare.

Giuseppe O. Longo