mercoledì, febbraio 23, 2022

Vendesi pillola per il suicidio fai-da-te nelle farmacie austriache



Ne può fare richiesta chi soffre una condizione debilitante in modo permanente. Non bisogna quindi essere necessariamente affetti da una malattia incurabile o trovarsi allo stadio terminale. E possono farvi ricorso anche i disabili.
Ora in Austria si può acquistare in farmacia la pillola per suicidarsi. Solitamente, nei pochi Paesi dove questo è permesso, il «suicidio assistito» avviene in ospedale o in una casa di riposo, con l’aiuto di un sanitario professionista. L’Austria, invece, ha reso questo gesto tragico una scelta del tutto individuale, privata. Dal 1° gennaio la pillola letale si compera appunto in farmacia e, una volta a casa, la si può ingerire con il semplice aiuto di un familiare o di un amico.

La nuova legge fa seguito alla decisione della Corte costituzionale che, nel 2020, ha abolito il divieto del «suicidio assistito» in quanto, secondo detta Corte, il divieto violava il diritto all’autodeterminazione delle persone. Se qualcuno vuole morire, e non può uccidersi da solo, ha cioè diritto all’assistenza di un’altra persona, ha sentenziato la Corte.

Secondo la nuova legge, quanti desiderano essere aiutati a morire devono ricevere l’approvazione di due medici che ne accertino le condizioni e la volontà. I medici non devono per forza essere psichiatri o psicologi, ma hanno l’obbligo di informare il paziente sulle possibili alternative al suicidio e uno dei due deve essere uno specialista in cure palliative.

Dopo un periodo di attesa di due settimane per i pazienti con un’aspettativa di vita di meno di sei mesi, o di dodici per quelli non terminali, un avvocato o un notaio vengono informati della richiesta e il paziente può acquistare la sostanza letale (pentobarbital di sodio) in una farmacia designata.

La legge consente a una persona terza di aiutare il suicida a compiere l’atto finale. Questa persona potrà lecitamente somministrare la sostanza letale anche se il paziente ha perso la propria capacità decisionale a causa della malattia. Il suicidio avverrà a casa o in altro luogo scelto dal paziente.

Non ci sono limiti temporali che regolino quando la pillola debba essere assunta oppure riconsegnata. L’unico limite, di un anno, riguarda il permesso di acquistare la sostanza, dopo di che occorre farne nuovamente richiesta.

I nomi delle farmacie che vendono la pillola letale non saranno resi pubblici, ma verranno resi noti solo dall’avvocato o dal notaio. La legge non permette né la pubblicità di servizi che aiutino il suicidio né il trarre profitto da codesti servizi.

I minori e le persone affette da disturbi mentali non possono accedervi, ma primo o poi queste salvaguardie saranno rimosse, come è del resto successo in Belgio e nei Paesi Bassi, i quali, inizialmente avevano introdotto l’eutanasia e il «suicidio assistito» solo per casi limitati ma poi hanno esteso la pratica a categorie più ampie.

In Occidente il suicidio è stato depenalizzato ovunque, ma di solito lo si scoraggia attraverso campagne di prevenzione e offrendo assistenza psichiatrica a quanti mostrino intenti autolesionistici. La depenalizzazione si basa sul principio che chi tenti il suicidio ha bisogno non di punizioni, bensì di aiuto. Nello stesso tempo il suicidio viene stigmatizzato perché la vita è un bene primario, che merita protezione, e uccidersi ha un impatto negativo non solo su se stessi, ma anche sugli altri. È insomma contrario al bene comune.

Invece la nuova legge austriaca si basa sull’assunto che il suicidio debba essere non solo permesso, ma addirittura facilitato. Ognuno, si afferma della propria vita fa quanto vuole e quindi può anche darsi la morte e lo Stato altro non deve fare che rimuovere ogni ostacolo.

Del resto è perfettamente coerente. Quando l’autodeterminazione, concepita come totale e irresponsabile, diventa principio assoluto, non c’è più motivo per cui il “diritto al suicidio” debba essere negato anche a chi non soffre di una malattia.

Organizzazioni quali Exit International si sono già mobilitate per garantire l’accesso al «suicidio assistito» a qualsiasi adulto in grado di intendere e di volere, e la recente legge austriaca è un chiaro passo in questa direzione. E ci sarà poco di che stupirsi quando, fra qualche anno, i pochi limiti oggi vigenti saranno rimossi completamente.

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