sabato, marzo 30, 2024

Newman e padre Cristoforo

... Ed ora passiamo all’altro Cappuccino, stato presentato esso pure agli Inglesi da uno scrittore italiano, che era un po’ meno credulone e romantico e non naturale di quel buon Arcivescovo di Fermo, il Rinuccini. E quest’altro Cappuccino è il notissimo Padre Cristoforo dei Promessi Sposi. Si sa che il romanzo celeberrimo venne in luce nel 1825-26, e subito tradotto e pubblicato nelle principali lingue europee; quindi anche in inglese — The Betrothed lovers — edito la prima volta nel 1828 a Pisa nientemeno; poi a New-York, nel 1845, poi a Londra nel 1872 e nel 1876.

Vuoi per il nome dell’autore, vuoi per il rumore fatto attorno al romanzo, oppure in grazia dei boni rapporti tra Manzoni e Walter Scott, o meglio per le stupide accuse mosse al poeta lombardo, come quello che avesse scritto sulla falsariga dell’Ivanhoe del romanziere scozzese, oppure per altre ragioni, il fatto è questo, che in Inghilterra il The Betrothed lovers ebbe una grande diffusione. Quando si pensi che capitò anche nelle mani di uno il quale alla letteratura romantica aveva dedicato un’antipatia che rasentava l’odio, come è chiaro da uno dei suoi Parochial and plain Sermons, e per il tempo prezioso che ci ruba, e perchè svisa la realtà delle cose, e perchè eccita a cupidigie folli irrealizzabili e perchè è di una esasperante vacuità, frivolezza, verba, verba, ebbene il fatto che il Promessi Sposi capitò anche nelle mani del Reverendo Enrico Giovanni Newman, ci dice tutto. Ora quell’austero, tuttora ministro anglicano, e se non arrabbiato nemico di cose cattoliche, certo deciso con tutto il garbo e la dignità a tenersene al largo, il Reverendo Newman che poi doveva farsi cattolico, e religioso Filippino, e venir innalzato all’onore della Porpora, fu attratto esso pure verso il capolavoro manzoniano, e lo lesse. Naturalmente, se nessuno degli elementi del romanzo gli dovette sembrare trascurabile, tuttavia la sua maggiore attenzione si fissò sull’elemento religioso e il più pronunciato. Ma tra tutti i personaggi, quello che gli piacque di più, lo affascinò di più colla sua incomparabile bellezza morale, ed ebbe un’accoglienza nel suo cuore, nel suo pensiero scrutatore e misuratore di grandezza sia di genio sia di bontà, fu il cappuccino, il Padre Cristoforo. Nel secondo volume delle sue Letters and Correspondance, pag. 285, sente il bisogno di sfogare l’animo suo nei riguardi dell’impressione riportata davanti al quadro della sublime carità, della coraggiosa franchezza, della tanto naturale e modesta vita d’un autentico eroe della Chiesa Cattolica, e scrive: «Ah! che questo padre cappuccino dei Promessi Sposi mi ha penetrato il cuore come un pugnale; io non posso più liberarmene.»

Ora queste parole d’un Newman, di un genuino rappresentante del mondo intellettuale, esigente, critico, d’Inghilterra, e sono l’esponente dell’accoglienza massima che si potesse fare ad un cappuccino, e sono l’indice di ciò che devono aver pensato e fatto migliaia di inglesi che prendevano l’intonazione e la parola d’ordine dal Reverendo Newman. La figura di P. Cristoforo per i paesi anglo-sassoni avrà quindi innanzi il migliore dei passaporti e la più autorevole raccomandazione; penetrerà ovunque bene accolta, festosamente incontrata, complimentata, benedetta; e tutti i lettori, del «The Betrothed lovers» proveranno un sempre crescente godimento intellettuale, trasaliranno di piacere, di gioia ogni volta che il loro sguardo si arresterà sul cappuccino italiano cinto di tanto seducente fascino quale glielo comunicò Manzoni. ...


L. Meregalli, Il buon cuore - Anno IX, n. 50 - 10 dicembre 1910.

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