Questo il passaggio che mi riguarda:
Nel mondo si parlano circa seimila lingue, ricorda Jervolino, e dunque «rispetto alla pluralità e diversità delle lingue, dopo Babele, l’unico rimedio nel concreto della condizione umana è la traduzione» (p. 82). E proprio di traduzione si occupa il saggio di Angelo Bottone, ma di traduzione interspecifica, quella tra l’uomo e l’animale. L’autore analizza le forme di comunicazione interspecifica che hanno avuto un certo successo, concludendo che «la traduttologia animale non è un’ipotesi fantasiosa» (p. 99). Gli animali che hanno imparato a comunicare con gli esseri umani potrebbero farsi a loro volta interpreti dei propri simili. Gli interrogativi sulle motivazioni delle resistenze verso questi studi risultano preziosi alla riflessione. La conclusione di Bottone è che la “specialità” dell’uomo non si può fondare su alcune facoltà cognitive e umane; la dignità dell’essere umano è un oltre che non può dunque venir meno né assumendo una similarità tra mondo animale e umano né ipotizzando l’esistenza di esseri viventi dalle caratteristiche intellettuali o cognitive superiori. Questo saggio diviene anche uno spunto di confronto con Rocco Pititto, il quale pone l’accento sull’essere “speciale” dell’uomo. ....
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