giovedì, maggio 08, 2008

Un governo senza cattolici

Adulti forse, ma sicuramente cattolici. Pasticcioni forse, ribelli, disincantati, rassegnati, pudichi, in qualche caso più laicisti dei laicisti, ma sicuramente cattolici. Pullulavano nel governo precedente e dannatissimo: da Prodi a Bindi, Fioroni, Rutelli, Turco, Mastella, Parisi, De Castro, Santagata. Per cattolici si intenda, in luogo di semplici battezzati o generici ex chierichetti: politici di formazione cattolica, con legami intellettuali o militanti o di rete civile e politica con il movimento cattolico organizzato, in tutte le sue forme, e con la chiesa. Personalità ogni giorno interpellate, in ragione della loro identità e fede, sulle grandi questioni nuove di relazione tra religione e politica, tra etica e potere pubblico. Bisognerebbe aggiungere il cristiano valdese Ferrero, e per le istituzioni, naturalmente, il presidente del Senato Marini, il capogruppo alla Camera Franceschini. Con l’espulsione e la marginalizzazione dell’Udc, con il passaggio all’opposizione dei cattolici di sinistra o democratici, di tanta gloria in excelsis non resta che una vicepresidenza Buttiglione, meschina meschina. E la salda garanzia romano-vaticana di un potere di palazzo, quello di Gianni Letta, che in tanto ribaltarsi e turbarsi di ogni cosa vivrà un suo splendido isolamento, ma sempre in comunione con la gerarchia. Per il resto, nel nuovo governo così come si va configurando a balzelloni, no cattolici.
Stiamo fotografando, con una punta di paradosso, una situazione in fondo scontata. La dc di sinistra nel Pd, e Casini da solo al centro, hanno perso le elezioni: ovvio che il loro posto non sia nell’esecutivo. Però fa impressione lo stesso, questo strano rovesciamento di senso per cui dopo il referendum sulla fecondazione assistita e il family day, e all’indomani delle tenorili polemiche sul dispotismo clericale nella vita pubblica italiana, i cattolici come classe dirigente sono scomparsi dalle posizioni più influenti del sistema istituzionale e politico. Il presidente della Camera ha pronunciato nel suo discorso inaugurale parole ispirate al più puro ratzingerismo. E’ immaginabile che anche Berlusconi ce la metta tutta a recuperare verbalmente il terreno che gli è smottato sotto i piedi, proprio a lui che rivendica sempre, e sempre ironicamente, la funzione protettiva di ben 6 zie suore sull’intera sua parabola umana e pubblica. Tuttavia il fatto resta, e ingolosisce e incuriosisce gli osservatori. Le condizioni per il dispiegarsi dell’anarchia etica ci sono tutte.

Mario Mauro, vicepresidente del Parlamento europeo, ciellino militante nelle file del Popolo della libertà non usa mezzi termini: “Abbiamo fatto campagna elettorale ribadendo che esistono principi non negoziabili, non faccio questioni di nomi ma di politiche. Un ministro del Welfare e della Salute culturalmente laicista ed eticamente anarchico che voglia tradurre in politiche sanitarie i suoi convincimenti dilanierebbe la maggioranza”.



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