martedì, ottobre 11, 2005

Ontologia biomedica

Si sa, i laureati in filosofia sono quasi tutti destinati alla disoccupazione ed allora ogni tanto i dipartimenti devono inventarsi nuove prospettive lavorative che nel giro di qualche anno si mostreranno pure illusioni.
Ora i dipartimenti italiani stanno scoprendo la consulenza filosofica. Bullshit.
Il mio consiglio è di lasciar perdere la consulenza, anche perchè vista la crisi economica dubito che qualcuno paghi per ascoltare il proprio filosofo di fiducia, e di darsi piuttosto all'ontologia applicata, quella biomedica in particolare.

Negli USA il National Institutes of Health ha stanziato quasi 19 milioni di dollari per la fondazione del National Center for Biomedical Ontology. Si tratta del più costoso progetto che abbia finora coinvolto filosofi.

Vi parteciperanno, il dipartimento di filosofia della University at Buffalo e prestigiose istituzioni mediche: The Berkeley Drosophila Genome Project, Cambridge University Department of Genetics, The Mayo Clinic, University of Oregon Institute of Neuroscience, University of California San Francisco Medical Center.

La ricerca medica contemporanea è ricchissima, infatti chiunque è disposto a pagare per la propria salute, e nello stesso tempo è costretta ad affrontare problematiche che richiedono una competenza filosofica. Basti pensare, ad esempio, al dibatto sulla fecondazione artificiale che c'è stato in Italia ultimamente. Quando comincia la vita, cos'è un individuo, cosa si può cambiare in un corpo senza alterarne l'identità, quando si muore? Questioni che un medico si pone ogni giorno.
Prima ancora che problemi etici, la scienza si fa delle domande sull'essere e l'ontologia è appunto lo studio dell'essere in sè.

Barry Smith è forse in questo momento il più importante studioso di ontologia applicata. (Se non altro perché è colui che dirige la componente filosofica del ricchissimo progetto di cui sopra)
Dando un'occhiata ai suoi scritti ci si può imbattere in interessantissime riflessioni sull'ontologia della pressione sanguinea o del carcinoma del colon.
Non solo. Se vi interessate di geografia vi consiglio la lettura del suo 'Esistono le montagne?' o de 'la metafisica dell'appezzamento di terra'. E, mi raccomando, non tralasciate 'La geometria cognitiva della guerra'.
Insomma, uno comincia con Aristotele e Husserl e non sa dove andrà a finire.

Ecco, se proprio volete essere dei consulenti filosofici, cercatevi come clienti una casa farmaceutica o una clinica. Farete soldi a palate.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

C'è da dire che il tema delle ontologie è affrontato anche in alcuni corsi di informatica (dove si studiano contestualmente anche i linguaggi che le descrivono), e sebbene riconosca che è un tema originariamente filosofico, mi sembra che molto suo svilupparsi esuli dal naturale corso della filosofia (con le sue domande sull'essere) e finisca per essere - molto più modestamente - un esercizio di strutturazione logica di un qualche "dominio", utile a trattare in maniera semanticamente "standard" i dati fra centri di ricerca e paesi diversi. E' vero, come quella 'strutturazione logica' venga ideata è frutto di analisi e discussioni, ma per il poco che ne ho visto, non mi sembra che la gente che ci lavorava (vedi alcuni miei professori) sapesse dire qualcosa su Heidegger o Husserl. CI volevano invece barilate di logica modale, questo sì.

Angelo ha detto...

Grazie, Liapunov.
Hai ragione, Heidegger c'entra ben poco ma Husserl è un autore che i tuoi professori dovrebbero conoscere, almeno indirettamente.

Anonimo ha detto...

Salve, dovendo preparare un seminario sulle ontologie (nel senso informatico del termine) stavo giusto cercando l'origine e il significato della parola, quando mi sono imbattuta nel messaggio di Angelo e nei relativi commenti, che mi hanno aiutato a ricostruire il rapporto tra l'accezione filosofica e quella informatica del termine (grazie!)

Incuriosita poi dalle prospettive dell'ontologia applicata, ho visitato il sito di Barry Smith cui faceva riferimento il messaggio originale e nella sezione "embryontology" ho trovato un articolo dal titolo "16 days", sul tema dell'inizio della vita.

L'articolo cita sei condizioni caratterizzanti la sostanza (criteri aristotelici?), cui ne aggiunge altri caratterizzanti gli organismi viventi (di questi non sono riuscita a trovare la provenienza); poi sottopone al vaglio di tali criteri ciascuna delle fasi costituenti lo sviluppo dell'embrione.

Quando arriva alla fase detta "gastrulation" (il sedicesimo giorno del titolo; ignoro il corrispondente termine italiano), osserva che e` la prima in cui non si possono piu` formare gemelli
e, in buona parte proprio per questo fatto, la prima a soddisfare tutti i criteri di cui sopra; pertanto conclude che e`quella piu` adatta a "costituire la soglia per l'inizio dell'esistenza dell'individuo umano".

Sono molto stupita di tale conclusione: mi sembra debole, nel senso che se e` vero che dalle cosiddette "fasi precedenti" si potrebbero sviluppare piu` individui , allora non sarebbe piu` significativo e rispondente al vero concludere che durante queste e` presente **almeno** un individuo umano?

Anonimo ha detto...

In effetti, Sara, hai fornito un'ottimo esempio di come le ontologie che vengono scritte in OWL sono frutto di un qualche ragionamento filosofico..! Nel merito, anche se non so dir molto, mi ricordo che quando avevo approfondito per conto mio queste tematiche a ridosso del referendum, avevo già trovato questa discussione (discussione, perché mi è parso essere un problema aperto). Anch'io avevo pensato alla stessa tua obiezione. Non so quanto valga e quanto no, però mi sembra intelligente :-)

Angelo ha detto...

Sara, proprio a questo proposito, nel dicembre 2003 sul Sole 24 Ore ci fu una polemica tra Barry Smith ed Enrico Berti.
Il ragionamento di Smith è sbagliato anche secondo me. Per semplificare, Smith dice: se si può duplicare non è ancora individuo. Ed invece sbaglia perchè era individuo prima e lo è anche dopo, una volta sdoppiato.
Se spezzo una matita in due avrò due matite, dov'è il problema?
In alcune specie animali lo si vede chiaramente: se recide a metà un indidividuo le due parti hanno vita autonoma, ossia diventano due individui.
Anche per quel che riguarda l'essere umano, da un individuo può sorgere un altro, sia naturalmente nella gemellazione che artificialmente nella clonazione.

Anonimo ha detto...

Vi ringrazio per le risposte.
Anch'io, come Francesco, in occasione del referendum avevo sentito enunciare diverse teorie sull'inizio della vita, ma non avevo ancora avuto l'opportunita` di esaminare direttamente una delle relative argomentazioni.
Adesso che ho potuto seguirne una, penso di non essere in grado di dire se le basi ontologiche del problema siano ben poste, ma nutro forti dubbi sulla correttezza del ragionamento che viene presentato a partire da quelle assunzioni.

Credo che non sfugga all'esperienza di chiunque abbia per amici una coppia di gemelli omozigoti che i gusti, le attitudini e le inclinazioni di quelli che inizialmente erano un individuo possano evolvere in maniera molto diversa. Capisco quindi che non sia facile determinare il primo momento in cui si sia in presenza di n=1 individuo,
ma dire che prima del sedicesimo giorno si ha una non meglio precisata forma di vita perche` non si e` ancora definitivamente delineata la certezza che nasca un solo essere umano mi sembra "sparare a un passero con un cannone", ovvero usare delle ipotesi troppo forti per dimostrare una tesi troppo debole
(se, nell'esame di Analisi, da supposizioni analoghe avessi
concluso come Smith, i miei professori non me l'avrebbero fatta passare liscia... non avrebbero tardato a farmi notare che la conclusione omette la validita` di un enunciato piu` generale).

Altrove, nei campi in cui si applicano modelli matematici, quando le previsioni formulate per logica interna, prendendo come punto di partenza l'astrazione di quanto si osserva, non catturano piu` l'evidenza dei dati sperimentali bisogna perfezionare il modello o trovarne un altro migliore.
Mi rendo conto che la medicina e la biologia non sono scienze esatte, e che dunque queste mie considerazioni possono non applicarsi del tutto, ma visto che qualche istituzione e` disposta a pagare per i servizi di un ontologo, mi domando se anche un po' di logica matematica non faccia bene alla causa delle case farmaceutiche.
Forse nell'immediato no: in fondo, da ipotesi di lavoro false accidentalmente si puo` anche concludere il vero; piu` spesso solo quello che si vuole.