domenica, giugno 29, 2008

Newman, inventore del «dialogo simpatico»

Newman, inventore del «dialogo simpatico»

Nell’anno che lo potrebbe vedere beato, uno studio rilancia l’attualità del grande pensatore: che criticava sia il razionalismo sia il relativismo e per questo piace anche al Papa. Parla il biografo Strange

DI LORENZO FAZZINI

Un nuovo beato che esce dai libri di filosofia e teologia, un’aureola per colui che Benedetto XVI definì « un vero modello per me » ? Sì, il 2008 potrebbe davvero vedere il cardinale John Henry Newman, pensatore britannico di fine grandezza, salire agli onori degli altari, come ha auspicato di recente all’Osservatore Romano José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle cause dei santi.
Alla figura dell’intellettuale di Oxford che, anglicano, decise poi di farsi cattolico, è dedicato il libro di monsignor Roderick Strange, rettore del Beda College di Roma, appena uscito in Inghilterra: A Mind Alive ( « Una mente viva » , edizioni Darton).
Proprio Strange, già cappellano alla Oxford University, poche settimane fa sul Times di Londra ha spiegato il passaggio al cattolicesimo dell’ex premier Tony Blair come un passo « alla Newman » , cioè dettato dall’intima coscienza dell’individuo.
Monsignor Strange, quali sono le eredità filosofiche più significative per l’oggi del pensiero di Newman?
« Dal punto di vista accademico Newman si pone sulla scia dell’empirismo britannico e in lui è forte l’enfasi sull’immediato e sulla realtà.
Nella distinzione tra assenso nozionale e assenso reale, egli ha posto l’accento sul secondo perché lo considerava più personale, ritenendo che non sia possibile cambiare idea se la realtà non tocca il cuore delle persone. Inoltre, in Newman è fortissimo il ruolo dell’immaginazione come modo per entrare nella realtà profonda delle cose. Ma in fin dei conti gli si potrebbe anche affidare il titolo di ' postmoderno', in quanto pensatore capace di criticare le pretese illuministiche del razionalismo: Newman è un postmoderno ( non post­modernista!) perché capace di trovare i limiti dell’illuminismo.
Anche se non va ascritto nel novero dei neo- scolastici, è indubbio che egli strinse un’alleanza con i motivi intellettuali di san Tommaso d’Aquino: entrambi fanno lo stesso viaggio verso la verità oggettiva » .
Nel suo libro, lei mette in risalto il carattere « pastorale » del pensiero di Newman: che cosa significa?
« L’argomentare del cardinale nasceva dalle richieste delle persone che gli erano affidate e che si rivolgevano a lui per chiarimenti intellettuali e teologici: le sue lettere di risposte a questi interrogativi sono raccolte in ben 32 volumi!
Ad esempio, dopo il Concilio Vaticano I moltissimi si rivolsero a lui per ottenere chiarificazioni sul concetto di ' infallibilità' del Papa » .
Nel suo lavoro filosofico e teologico Newman porta avanti una visione della fede cristiana razionale ma non razionalistica: cosa risponderebbe dunque oggi – per quanto lei può desumerne – ai « nuovi atei » quali Hitchens e Dawkins, che definiscono « irragionevole » la fede religiosa, in primis quella cristiana?
« Nella Grammatica dell’assenso
c’è un passaggio proprio su questo tema, laddove Newman parla di ' un’alleanza senza compromesso' tra fede e ragione. Questa è un’affermazione importante, perché dice che ragione e fede hanno ciascuna una propria integrità e tra le due vi è una relazione autentica. Newman amava ripetere che nel 50% dei casi in cui vi sono controversie tra diversi punti di vista, c’è solo bisogno di una chiarificazione verbale tra i contendenti.
Nell’altra metà dei casi, tale controversia nasce da una differenza radicale dei principi di partenza. Non so se uno come Dawkins è disposto a quel ' dialogo simpatico' che Newman aveva e grazie al quale desiderava attuare un vero incontro di menti con i propri interlocutori. Dawkins, invece, dice di non aver interesse verso le posizioni di chi lo critica; afferma di non leggere i libri dei suoi oppositori, di avere le sue posizioni, e stop! Questa non sarebbe la posizione di Newman » .
Nel suo saggio lei nota una somiglianza tra la posizione di Newman, che valuta il mondo del suo tempo come « semplicemente irreligioso » , e Benedetto XVI con la sua celebre critica alla « dittatura del relativismo » : quali sono gli altri collegamenti tra questi due pensatori?
« Anzitutto, la centralità della coscienza umana. L’allora cardinal Ratzinger ha citato in alcuni suoi articoli l’influsso che Newman ha avuto su di lui in questo tema: per entrambi la coscienza è l’elemento centrale nella ricerca della verità. Inoltre, entrambi concordano sul ruolo della tradizione, da non intendere come fonte di verità astratta ma quale sorgente di pensiero vivo. Infine, tutti e due mostrano una loro speciale venerazione ai Padri della Chiesa: se Benedetto predilige Agostino, Newman aveva in grande considerazione Atanasio, sebbene avesse meditato a lungo anche il vescovo di Ippona; e nel processo della sua conversione al cattolicesimo fa direttamente riferimento ad Agostino » .
Essere inglese e al contempo cattolico: questo è uno degli « insegnamenti esistenziali » di Newman. Come valuta oggi, dopo l’ingresso nella Chiesa cattolica dell’ex premier Tony Blair, la situazione del cattolicesimo britannico?
« La Chiesa cattolica in Gran Bretagna ha un influsso più ampio di quanto faccia pensare il numero dei fedeli che vi appartengono. E ciò è un dono della grande testimonianza del defunto arcivescovo di Westminister, il cardinale Hume, che era molto rispettato nella società inglese per la sua spiritualità e saggezza: egli ha dato un profilo alto alla Chiesa britannica. Certo, anche da noi c’è una certa ' lotta' con gli agnostici e la secolarizzazione si fa sentire, ma il ruolo della Chiesa è più ampio di quel 10% di inglesi che si dicono cattolici ».

Avvenire, 27/6/2008

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