L’organizzazione abortista britannica BPAS ha pubblicato recentemente uno studio sul declino dei tassi dell’aborto tra le minorenni. Si è scoperto che, nonostante tanto clamore, non è l’educazione sessuale il fattore principale ma, piuttosto, i social media e il fatto che i ragazzi passano molto più tempo a casa, invece che vedersi di persona. I nostri politici dovrebbero tenerne conto, particolarmente perché questi risultati provengono dal BPAS.
Il Regno Unito ha sempre avuto il più alto tasso di gravidanze adolescenziali dell’Europa occidentale, ma negli ultimi venti anni questi tassi hanno visto un declino rapido. Nel 1969, il tasso di concepimento per 1.000 donne di età 15-17 era 47,1. Nel 2016 ha toccato il 18,9 (p. 3).
Purtroppo, nello stesso periodo, non si è verificato un calo simile tra le gravidanze adolescenziali che hanno avuto come esito un aborto volontario. Infatti, la percentuale (in Inghilterra e Galles) è cresciuta dal 31,6 dei concepimenti nel 1995, al 51,4 nel 2016 (p. 4).
Quindi meno adolescenti rimangono incinte, ma, tra queste, è cresciuta la percentuale di quante decidono di ricorrere all’aborto.
Aborto “in calo” tra le adolescenti: come mai?
Il rapporto riconosce che non c’è un chiaro consenso riguardo i fattori che hanno portato al declino dei tassi di gravidanze adolescenziali. Alcune politiche sociali, come l’educazione sessuale, possono aver avuto un ruolo ma un fattore che è cresciuto, ed è ora prevalente, è proprio internet, con il suo impatto sulla socializzazione.
I ragazzi passano una quantità di tempo significativa in casa o con membri di famiglia. In media, almeno cinque ore al giorno sono dedicate ad attività online per motivi non di studio o lavoro. Tra il 60% e il 90% dei rapporti sociali con gli amici avviene online, secondo lo studio.
Questo cambiamento profondo nel modo in cui i giovani comunicano e socializzano con i coetanei è il fattore principale del declino delle gravidanze adolescenziali. Quelli che socializzano di più faccia a faccia con i propri amici sono anche quelli più attivi sessualmente, mentre il tempo passato online riduce le opportunità di rapporti sessuali che potrebbero risultare in gravidanze.
Per le stesse ragioni, è sceso drasticamente anche il consumo di alcool e droghe nella popolazione giovanile. Rispetto alla generazione precedente, gli attuali adolescenti presentano un tasso di consumo alcolico, e di eccesso nel consumo, più basso perché socializzano più che altro su internet. Poichè alcool e droghe sono legate ad un comportamento sessuale più rischioso, il declino nel loro uso ha contribuito in modo significativo alla riduzione del tasso di gravidanza.
Secondo lo studio, l’educazione sessuale di alta qualità (ma cos’è alta qualità?) potrebbe essere un altro fattore nella diminuzione del tasso di gravidanze adolescenziali, ma quanti hanno risposto al sondaggio del BPAS hanno espresso un parere principalmente negativo riguardo l’educazione sessuale ricevuta (p. 31).
È significativo che l’efficacia della contraccezione nel ridurre le gravidanze adolescenziali sia generalmente sovrastimata. Infatti, il declino del tasso di gravidanza adolescenziale ha coinciso con la chiusura dei servizi sociali che distribuiscono contraccettivi in alcune parti della Gran Bretagna.
Come afferma il rapporto: «I tassi di concepimento tra adolescenti sono scesi nonostante la chiusura dei servizi di contraccezione nel paese, che potrebbero impedire l’accesso delle giovani a consigli e supporto riguardo la contraccezione, quando necessario. Quindi, mentre l’uso di metodi contraccettivi di lunga durata ha senza dubbio avuto un impatto, la nostra ricerca indica che questi da soli non possono essere responsabili per l’attuale significativo declino dei tassi di gravidanza tra adolescenti» (p. 22). (Nel 2015/16, il 30% delle donne di età 16-18 anni che hanno frequentano una clinica contraccettiva ha dichiarato di usare metodi contraccettivi a lunga durata).
A commento di questo studio, il Prof. David Paton ha sottolineato che la maggiore riduzione delle gravidanze minorili ha avuto luogo dopo tagli significativi ai programmi governativi, mettendo così in questione la loro efficacia.
I nostri politici credono ingenuamente che l’educazione sessuale delle scuole faccia meraviglie per i giovani. L’evidenza a sostegno di questo è a dir poco debole.
Ci conforta in qualche modo che persino il rapporto di BPAS confermi il nostro scetticismo.
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