sabato, giugno 26, 2004

Elogio della «pennichella» antistress

«Chi dorme non piglia pesci», recita un antico adagio popolare. Eppure, a
giudicare dagli ultimi risultati nel campo della ricerca sul sonno,
pubblicati di recente su «Nature», appare sempre più plausibile l'idea che
durante il sonno non solo si continui a ragionare, ma sia possibile capire
cose che, da svegli, sembravano incomprensibili. Come dire che per risolvere
un problema che ci assilla non ci sarebbe rimedio migliore d'una bella
dormita. E lo sanno bene personaggi come il fisiologo Otto Loewi, premio
Nobel austriaco, che arrivò in pieno sonno all'esperimento per verificare la
sua teoria della trasmissione chimica degli impulsi nervosi; o il chimico
russo Dimitrij Mendeleev, che dopo essersi arrovellato a lungo su come
disporre i 63 elementi allora conosciuti, sognò la tabella che l'avrebbe
reso famoso; o il romanziere Robert Louis Stevenson, il quale sostenne di
aver visto in sogno la trama de Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde;
o il compositore 700esco Giuseppe Tartini, che trovò, sempre dormendo, la
melodia della sonata per violino «II trillo del diavolo».
L'importanza del sonno nella riorganizzazione inconsapevole delle
informazioni mentali è studiata da tempo, almeno dal 1953, data della
scoperta del sonno REM, ma i poeti, come sempre, sono stati di gran lunga in
anticipo sulle scoperte scientifiche. Già Shakespeare, infatti, che nel
«Macbeth» definisce il sonno il «nutrimento principale al banchetto della
vita umana», esaltava le qualità balsamiche e, per l'appunto, riordinative,
di un'attività che «ravvia, sbroglia, dipana l'arruffata matassa degli
affanni». Elogio di Morfeo, dunque, celebrazione della pennichella, apologia
dello sbadiglio? Eppure, nonostante l'importanza del riposo nella nostra
vita sia sempre più confortata dai dati scientifici, la tendenza generale
sembra essere quella di non dormire a sufficienza. Troppo incalzati da ritmi
di vita frenetici e da modelli di produzione e competitività stressanti,
continuiamo a sentirci in colpa per qualche ora in più dedicata al sonno,
come se fosse tempo sprecato.
Per discutere di questi e altri problemi da domani si apriranno i lavori
della IX riunione annuale della Società italiana di ricerca sul sonno,
presso l'aula Magna della Presidenza della Facoltà di Medicina e Chirurgia,
Seconda Università di Napoli. Al congresso internazionale - organizzato dai
responsabili del laboratorio del sonno del Dipartimento di Psicologia,
Giuseppe Barbato e Gianluca Ficca - si discuterà fino a sabato degli ultimi
risultati delle ricerche sul sonno e sul sogno.
«Tra i temi del congresso sarà data grande attenzione alla gestione della
sonnolenza, che è oggi uno dei campi di studio più importanti per la ricerca
sul sonno - afferma il prof. Ficca, autore con Piero Salzarulo del saggio La
mente nel sonno (Laterza) - È un tema attuale e di grande rilevanza sia per
la sicurezza stradale, sia per categorie quali turnisti, controllori di volo
e piloti. Su quest'ultimo aspetto in Italia l'attenzione delle istituzioni e
delle aziende è ancora minore rispetto al resto d'Europa. Basti pensare che
in Scandinavia, ad esempio, le compagnie aeree si avvalgono di consulenze
specialistiche proprio per affrontare questo tipo di problemi». Due le
letture magistrali previste dal congresso: Daniel Aeschbach (Università di
Harvard) sulle differenze tra brevi e lunghi dormitori e Joelle Adrien
(Salpetriere) sulle relazioni tra sonno e depressione.
«Le alterazioni del ritmo sonno-veglia sono spesso il sintomo di malattie
neurologiche e psichiatriche - spiega Ficca - e proprio per questo vanno
diagnosticate con molta attenzione». Depressione, creatività, memoria: il
dibattito, tra gli esperti, è ancora aperto. E a testimonianza dell'ampio
spettro d'interessi che può avere il tema, il congresso aprirà con una
relazione sul «Sonno nel cinema», di Ignazio Senatore, introdotta da un
video che raccoglie immagini di sonno e sogni di celluloide.

Fabrizio Coscia, Il Mattino, 23 giugno


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