giovedì, settembre 15, 2005

Unioni di fatto, il flop dei registri

Annunciati con enfasi, spesso sono rimasti vuoti o mai partiti
Arezzo fu il Comune capofila: dopo 9 anni una sola adesione. Solo Pisa in controtendenza con 34 «coppie», ma su 85mila abitanti

di Andrea A. Galli

Il primo titolo che viene in mente per descrivere il successo che i «registri delle unioni civili» o «registri delle coppie di fatto» hanno finora avuto in Italia è quello della commedia di Shakespeare «Molto rumore per nulla». In senso letterale.
Partiamo dal «rumore». Quella dei registri delle unioni civili è stata l'iniziativa che più di tutte, in questi anni, ha fatto da apripista al dibattito sui cosiddetti Pacs, sollevando il problema dei patti di solidarietà agli occhi dell'opinione pubblica. Si tratta di elenchi istituiti presso gli uffici anagrafe o stato civile di una ventina di Comuni italiani, iscrivendosi ai quali è possibile, per una coppia di fatto, ottenere un riconoscimento formale della propria esistenza. Secondo una delibera del Comune di Firenze, tra quelli che hanno aderito alla sperimentazione, «l'unione civile è il rapporto tra due persone maggiorenni, di sesso diverso o dello stesso sesso che ne abbiano chiesto la registrazione amministrativa secondo le modalità del regolamento stesso». Per ottenere il riconoscimento cittadino è necessario essere «due persone non legate da vincolo di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela, ma da vincoli affettivi, coabitanti da almeno un anno ed aventi residenza nel Comune di Firenze», oppure ancora «due persone coabitanti da almeno un anno per motivi di reciproca assistenza morale e/o materiale».
L'introduzione dei registri delle unioni civili è stata accompagnata, anche a livello locale, da una notevole gran cassa. Esistono siti Internet che «diligentemente» hanno raccolto 219 articoli sull'argomento usciti solo negli ultimi due anni sui quotidiani un po' di tutta Italia.
E questo per quanto riguarda il «rumore». Per quanto concerne invece il «per nulla», basta dare un'occhiata ai risultati. Qualche esempio. A Bagheria (Palermo), primo e unico paese siciliano ad aver introdotto gli innovativi registri, in due anni e mezzo è stata registrata una coppia, omosessu ale. Non molto, eppure un risultato superiore a quello raggiunto dalla nordica Bolzano. Nel capoluogo altoatesino, con innumerevoli discussioni e pagine dedicate al caso dal quotidiano Alto Adige, dopo due anni non si è fatta avanti alcuna una coppia. Dati che non cambiano molto anche scendendo nelle cosiddette regioni rosse. A Cento, cittadina ferrarese che le liste diffuse on line davano come luogo munito di registro per Unioni civili, lo stesso registro pare scomparso nelle nebbie. Non ce n'è traccia nella stessa Ferrara, dove si apprende che la proposta, caldeggiata dalla sinistra locale, si è poi persa per strada.
In Toscana la prima città ad adottare il registro è stata Arezzo, addirittura nel 1996. La partenza poteva far sperare i fautori dell'iniziativa: si iscrissero subito sette coppie, eterosessuali. Ma dopo che una di queste è convolata a nozze (vere) e cinque si sono dissolte, nel registro ne è rimasta solo una, che difende in solitudine il valore ideale dell'iscrizione.
Pisa è sicuramente il capoluogo di provincia con la «migliore» performance in Italia. Nel registro sono attualmente segnate 34 coppie (di cui però solo un paio omosessuali). Considerando tuttavia che l'apertura delle liste pisane data dal 1997, la media supera di qualche decimale le 4 coppie all'anno, che, su una popolazione di 85.000 abitanti, pare lontana dalle previsioni iniziali. Stesso discorso per Firenze, che conta oggi non più di una ventina di coppie iscritte, di cui 3 o 4 quelle omosessuali.
Una penuria di adesioni che, come detto prima, non pare certo imputabile a scarsa pubblicità o informazione. Si può vedere Piombino (Livorno). Lo scorso 17 dicembre L'Unità annunciava al Paese: «Unioni civili a Piombino. Sì anche delle destre». Il sindaco diessino Gianni Anselmi affermava che «L'omosessualità ha sempre accompagnato la storia dell'uomo e non è una devianza, né un elemen to di disgregazione della società, anzi il riconoscimento delle coppie gay costituisce un rafforzamento della stabilità sociale». Mentre Andrea Panerini, presidente dell'Arcigay, il «Lorenzo Il Magnifico di Piombino», commentava: «L'unanimità col voto favorevole delle destre è un risultato eccezionale e sono orgoglioso che questo messaggio di unità sui diritti civili arrivi proprio da Piombino che può servire da esempio per altre realtà sul territorio nazionale. Ora lavoreremo al Regolamento attuativo e proporremo la delibera anche nei Consigli comunali limitrofi». Il risultato di tutto ciò è che a quasi un anno di distanza del famoso registro a Piombino non si è fatto ancora nulla.
Che il tutto sia colpa, allora, del fatto che all'iscrizione non corrispondono adeguati vantaggi di tipo amministrativo? Anche qui, è la Toscana ad offrire una risposta. A Scandicci l'essere registrati come «unione civile» permette agevolazioni sull'Ici e nell'assegnazione degli alloggi popolari. Nel '99 le coppie iscritte erano 3, quest'anno sono scese a 1.

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