mercoledì, settembre 07, 2005

Omo

Omo

La notizia (3 settembre 2005) dell’omosessuale milanese cui era stata rifiutata la donazione del sangue ha fatto il giro dei tg e il ministro competente, preso alla sprovvista dai giornalisti, ha eruttato fuoco e fiamme. Ma so come funziona coi reporter: ministro, ha sentito? no, cosa? hanno cacciato un omo dal centro trasfusionale. ah, sì? e perché? discriminazione. no! mai! io queste cose non le permetto!

Uno, anche se fa il ministro, magari per la testa ha cose di maggior momento in quell’istante e deve rispondere di corsa sulla base di quel che gli ha detto il tizio col microfono in mano. Poi, con calma, si scopre che, lodevolmente, la letteratura scientifica medica non ammette alla donazione gli omosessuali in attività (diciamo così), perché molto più a rischio di sangue con qualche sorpresa.

La stessa letteratura si comporta nell’identico modo con gli etero che hanno avuto, nell’ultimo anno, più di tre partner sessuali. Sì, perché le malattie veneree, che si credeva debellate, sono state riportate a nuovo splendore dalla liberalizzazione sessuale.

E, giustamente, un disgraziato ha il diritto di non vedersi trasfuso con sangue non sicuro al cento per cento. I sanitari, dal canto loro, non intendono correre rischi di denunce successive. Tutto normale, dunque, salvo per il tg e i soliti che, a furia di stracciarsi le vesti, vanno da tempo nudi. Speriamo che l’opinione pubblica, travolta dall’emotività, non costringa i politici a costringere i medici a fare a meno della letteratura scientifica. Altrimenti, anche se moribondo, dovrò invocare il mio diritto a non essere trasfuso.

O a conoscere in anticipo la cartella clinica del donatore. E, se invocano la sua privacy, pianto un casino che se lo ricordano.

Rino Cammilleri

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