Da qualche giorno Google fornisce un nuovo servizio: Google Scholar, un motore di ricerca limitato alle pubblicazioni accademiche. Tra le altre cose segnala quante volte e dove un libro o un articolo vengono citati.
Allora mi sono preso la briga di vedere quali sono i filosofi italiani più citati nel mondo. Il numero a fianco al nome si riferisce alla somma delle citazioni mentre quello tra parentesi al numero di occorrenze del nome esatto ('Umberto Eco', 'Antonio Negri', etc.)
1. Umberto Eco 1957 (2250)
2. Antonio Negri 629 (659)
3. Achille Varzi 616 (80)
4. Gianni Vattimo 308 (328)
5. Giorgio Agamben 273 (346)
6. Roberto Casati 263 (99)
7. Luciano Floridi 192 (125)
8. Maurizio Viroli 81 (94)
9. Ermanno Bencivenga 46 (28)
10. Giovanni Reale 40 (42)
11. Diego Marconi 39 (45)
12. Eugenio Garin 38 (70)
13. Vittorio Hoesle 34 (62)
14. Marcello Pera 32 (42)
15. Evandro Agazzi 22 (43)
16. Pietro Barcellona 21 (19)
17. Carlo Penco 17 (45)
18. Maurizio Ferraris 17 (25)
19. Giacomo Marramao 16 (26)
20. Augusto Ponzio 16 (24)
21. Massimo Cacciari 15 (72)
22. Umberto Galimberti 15 (21)
23. Dario Antiseri 12 (17)
24. Ugo Volli 12 (13)
25. Franco Volpi 11 (32)
26. Carlo Sini 11 (13)
27. Remo Bodei 8 (28)
28. Roberto Esposito 7 (30)
29. Emanuele Severino 7 (11)
30. Tullio Gregory 6 (9)
31. Paolo Leonardi 5 (29)
32. Vincenzo Vitiello 5 (9)
33. Franca D'Agostini 5 (2)
34. Maurizio Mori 4 (26)
35. Enrico Berti 4 (25)
36. Salvatore Natoli 4 (7)
Ditemi se ho dimenticato qualcuno.
I risultati si riferiscono alla giornata di ieri, 1 dicembre, e potrebbero essere diversi tra qualche tempo. E' chiaro che posso aver commesso qualche piccolo errore.
Di Umberto Eco non ho conteggiato i romanzi ma solo opere teoretiche.
Google Scholar, come Google d'altronde, privilegia le pubblicazioni in lingua inglese, sono quindi evidentemente favoriti quelli che insegnano all'estero ed in particolare pubblicano in inglese.
Come volevasi dimostrare, alcuni mostri sacri nostrani, Cacciari, Severino, Vitiello, non se li fila quasi nessuno; la somma di tutte le citazioni delle loro opere è inferiore a quella di Marcello Pera da solo, che da noi non gode di particolare fama. Nessun lavoro di Buttiglione risulta citato.
Solo un risultato mi ha sorpreso, quello di Enrico Berti, che dalle mie parti (in Irlanda) è conosciuto e apprezzato. Ultimamente l'ho trovato citato spesso su libri in inglese ma la mia percezione è probabilmente falsata dal fatto che sto leggendo molta letteratura su Aristotele.
Mi sono limitato ai viventi, a presto anche la classifica dei filosofi italiani passati a miglior vita.
ps.
Ho aggiunto Natoli, Bodei e Galimberti. Grazie a (onq) per la segnalazione.
15 commenti:
e il buon remo bodei dove lo mettiamo? (onq)
Interessante, ma, penso, da interpretare. Il fattore lingua è sicuramente fondamentale. E da interpretare sono anche i criteri in base ai quali certi autori vengono tradotti (e in che misura) in inglese e altri no (o la cura che i medesimi hanno di tradursi o farsi tradurre oppure no). Il dato meno discutibile è l'Umberto: senza ombra di dubbio l'intellettuale italiano (e forse anche l'intellettuale tout court) più popolare nel mondo, e nell'anglosfera in particolare.
Saluti
Roberto
(windrosehotel.splinder.com)
Caro Angelo, questa classifica è certamente indicativa di mode, tendenze e interessi, ma ti domando: tu leggi e giudichi importanti questo o quello in base alla classifica. Possenti non c'è: come la mettiamo? Il primo è Eco: tu hai escluso i romanzi, ma se non c'erano i romanzi Eco non stava dove sta. Il secondo è Toni Negri: credi che stia lì per la sola forza teoretica del suo pensiero? Qual è il capolavoro di Luciano Floridi? Casati Varzi Agamben Vattimo: tutta gente che o ha insegnato o insegna all'estero. Io trovo legittimo stilare simili classifiche. Possono anche essere un punto di partenza. Ma questa classifiche costituiscono non la spuegazione, ma il fenomeno che dev'essere spiegato.
(In cima a tutti, per me sta Sini, e se Sini non vuole andare all'estero, affari suoi)
scusami, il commento precedente è mio: azioneparallela
La classifica esprime un dato oggettivo, con un minimo margine di errore dovuto al mio limite nel fare le addizioni. Inoltre manca qualche nome che inserirò presto.
Il dato oggettivo è la citazione nei libri e nelle riviste specializzate, anche italiane, catalogate da Google Scholar.
Insegnare all'estero, e scrivere in inglese, è certamente un vantaggio ma anche un merito.
Essere apprezzati in una comunità filosofica dove non sei nato e cresciuto, dove non hai conoscenze, dove c'è molta più concorrenza che Italia e dove, mi spiace dirlo, c'è solitamente più serietà nei criteri di selezione, è un grande merito.
Massimo, io non dico che Luciano Floridi sia il nuovo astro nascente della filosofia italiana, ma se è arrivato ad insegnare ad Oxford, una delle migliori università del mondo, qualche merito l'avrà anche lui, no?
Sini e Severino fanno filosofia da almeno 40 anni, avranno partecipato a qualche convegno internazionale, spero, possibile che nessuno si sia accorto del loro immenso valore?
La notorietà dovuta a ragioni non scientifiche aiuta, certo, ma Buttiglione, che è ora su tutti i giornali europei e americani, secondo te fra 6 mesi qualcuno l'avrà citato su una rivista filosofica internazionale? Vedremo.
Comunque ognuno ha i suoi giudizi, i suoi interessi, la sua classifica soggettiva, che è poi quella che conta.
Due dei miei filosofi preferiti, Possenti e De Monticelli, non ci sono perché non arrivavano a 5 citazioni. Mi spiace per loro, continuerò a leggerli e nel mio piccolo a promuoverli.
Non c'è nessuno del mio dipartimento di Napoli (Fed. II), che pure ha ottime menti. Farebbero bene a farsi conoscere di più, si arricchirebbero loro e la comunità internazionale.
Angelo
Sono d'accordo con Azioneparallela: queste classifiche dicono molto, però non tutto. Riusciamo a ricavare abbastanza sulle mode italiane (Severino, Cacciari) e quelle straniere (Cacciari... chi era costui?) e, soprattutto, troviamo una conferma inequivocabile della fama di Eco all'estero. Ma Eco è filosofo di maggior spessore di Sini o di Vitiello?
Su Enrico Berti. Non è un filosofo, quindi non credo che sia possibile un confronto con Vattimo, Sini, Severino... Però è anche vero quel che scrivi tu: Berti è citato e stimato all'estero: il suo nome compare molto spesso nelle bibliografie aristoteliche. E' molto più stimato - nell'ambiente scientifico - lui di Reale, che pure ha più "voci" nella ricerca.
Adesso smanetto un po' anch'io con Google Scholar e vedo che succede!
Cordiali saluti
http://herakleitos.ilcannocchiale.it
Ma cosa si intende qui per filosofi italiani?
Per esempio Varzi, Casati e Bencivenga non insegnano in Italia (per questo - forse - sono famosi all'estero). Io distinguerei fra filosofi che insegnano in italia e filosofi con passaporto italiano. (Ma Varzi e Bencivenga hanno ancora la cittadinanza italiana?)
Umberto Eco non e' un filosofo, ma un linguista, semiologo e romanziere. (Almeno, all'estero e' considerato tale).
Il servizio Google Scholar non puo' identificare specificamente publicazioni filosofiche, ma considera varie aree fra cui scienze umane e sociali - mi sembra - in cui e' inclusa filosofia. Il fatto che Eco sia citato, non significa che sia citato come filosofo.
Luca Moretti
Luca, per filosofi italiani io intendo persone non solo di cittadinanza italiana ma che si sono formate in Italia, anche se magari ora insegnano all'estero.
Nel calcolare le citazioni di Eco non ho tenuto conto dei suoi romanzi ma solo di opere teoretiche. Se poi Eco sia un filosofo, possiamo discutere a lungo. I suoi lavori sull'estetica di San Tommaso o su Kant non rientrano nella tua idea di filosofia? Allora dovrei escludere un bel po' di altre persone dalla classifica.
Aggiungerei Antonio Pieretti e Luigi Alici che ho natato sono conosciuti, soprattutto il primo, all'estero.
Proprio non capisco. E' la sola fama il criterio della qualità del lavoro filosofico? Che senso ha dire che all'estero c'è più serieta? Ma avete un'idea di quella che è la superficialità del lavoro accademico all'estero? Dove "lo specifico" della filosofia, che è non avere uno specifico, viene umiliato a favore della mentalità universitaria "giornalistica" (nel senso di Nietzsche)anglosassone della specializzazzione estrema. Siate seri, per favore. Comunque, se la grandezza di un filosofo si misurasse dalla sua notorietà "giornalistica", James sarebbe stato un filosofo più grande del per lo più sconosciuto Peirce: la qual cosa è più che cretina, ineffabile - direi. Come il pensare che Eco valga più di Sini o Vitiello. Se a loro non interessa farsi pubblicità all'estero, affari loro. Non per questo si può accettare che la cretina mentalità anglosassone della in-formazione universale possa paragonare la loro seria riflessione a delle chiacchiere di moda: ciò che è vero della filosofia, diceva Heidegger riferendosi alla fenomenologia, non è il suo esser di moda. Ma per capire questo si deve pensare filosoficamente, non giornalisticamente (che poi la quantità di citazioni sia un criterio "oggettivo" è filosoficamente da pensare; innanzitutto si dovrebbe venire in chiaro circa il significato di oggettività e soggettività - e credo che qui per molti "filosofi" comincerebbero i guai... ).
Manca il logico e filosofo Mario Piazza.
Più che per la lista, che costituisce semmai uno spunto per cercare nomi che avremmo forse dimenticato, queste iniziative servono piuttosto ad innescare i riferimenti sul
perché questi o altri vadano indicati, sul perché leggerli, insomma.
E una definizione di che cosa si intenda, di quanta accademia si associ al termine 'filosofi',di quanta se ne 'accantoni' se non proprio rifiutarla, emerge. E così accade che la storia delle idee del secolo ventesimo faccia
la sua ricomparsa per sentire confermare o disconfermare i suoi schemi, le sue idiosincrasie, i suopi clichées.
Domenico Losurdo, filosofo marxista
mancano pure Virno, Sasso... E tanti altri
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