Di Raffaella Frullone
Lo scambio delle loro provette era stato al centro delle cronache del 2014. Oggi quei due gemellini compiono 5 anni. Chissà dove sono, come sono, cosa fanno. Chissà se le due coppie coinvolte si sono mai incontrate e come vivono questo dolore. Nessuno se lo chiede, perché non si vuole ammettere il problema a monte: la fecondazione assistita, che sacrifica embrioni trasformando un desiderio in “diritto”.
Oggi compiono cinque anni. Ma chi se li ricorda, i “gemellini scambiati” all’Ospedale Pertini di Roma? Hanno abitato le pagine dei quotidiani qualche giorno, tra la primavera e l’estate del 2014, per poi sparire inghiottiti dal turbine di notizie sempre più veloci, sempre più fugaci, e così non se li ricorda più nessuno.
La loro storia inizia il 4 dicembre del 2013 nel reparto di Procreazione medicalmente assistita dell’ospedale Sandro Pertini di Roma. Per due coppie di genitori che stanno facendo il percorso di fecondazione assistita è il giorno dell’impianto degli embrioni creati in laboratorio; per entrambe le coppie gli embrioni attecchiscono e si avviano le due agognate gravidanze dopo diversi tentativi andati a vuoto. Per una delle due coppie, però, la gioia si tramuta presto in un nuovo, sordo dolore, con un aborto spontaneo.
Per la seconda coppia - che stava vedendo il sogno realizzarsi giorno dopo giorno - si materializza un incubo inimmaginabile quando lui e lei scoprono, dall’esame della villocentesi, che i gemellini che aspettano non hanno il loro patrimonio genetico, ma quello di un’altra coppia. Quel 4 dicembre all’ospedale Pertini c’era stato un terribile scambio di provetta.
Ne segue una lacerante battaglia legale: da un lato i genitori biologici che, dopo lo shock, chiedono che i bambini siano “riconsegnati” a loro dopo il parto; dall’altro la coppia gestante, che in quei nove mesi si è indissolubilmente legata alle due creature che la donna ha portato in grembo. «Il rapporto che mia moglie ha con i bambini attraverso il cordone ombelicale è fondamentale», dichiarava alla Stampa il marito, «e la mia presenza al suo fianco in una fase così delicata non può essere trascurata. Basta consultare i volumi scientifici dell’epigenetica, ossia dell’adeguamento del Dna alle influenze dell’ambiente».
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