Stamattina, molto presto, sono andata in un reparto oncologico pediatrico. Avevo gli occhi di chi ha paura di non essere all'altezza e il sorriso timido di chi rispetta la sofferenza.
Entro in reparto e una bambina bellissima, dagli occhi azzurri mi prende le mani e mi dice "ciao. Io sono Aurora, ho 8 anni, hai un sacco di capelli e sono belli. Vieni qua che ti porto a giocare con i miei amici" Aurora è il nome che vorrei dare a mia figlia, mi è sembrato quasi un segno divino.Lei ha scelto il suo angelo custode, ha parlato con Gesù e si sono messi d'accordo. Pensate che meraviglia.
La parola é:
IJIIRASHII.
Antonio, uno dei ragazzi che giocava, mi spiega che è una parola giapponese che significa, più o meno: la gioia immensa che si prova quando vediamo tagliare il traguardo qualcuno che non aveva alcuna chance di vincere e mi dice:
"quando uno di noi vince contro il cancro, vinciamo tutti e ci sentiamo tutti un po guariti"
I bambini e le loro famiglie, hanno sempre vivo questo sentimento, che noi invece spesso accantoniamo, dimenticandoci a volte quanto siano piccole le nostre battaglie rispetto alla guerra che sono pronti a combattere questi piccoli supereroi con la testa bella come la luna.
Entro in questa stanza e li trovo così, a giocare ad Uno e a sorridere prendendosi in giro. Aurora mi mostra un disegno con una strana parola. Mi abbraccia forte e mi dice "la sai leggere questa parola? Questo disegno l'ha fatto luigi, un mio amichetto. Lui ora è un angelo, è il mio angelo custode l'ho chiesto a Gesù di mettere lui, infatti se mi tocchi la testa, vedi che mi stanno crescendo i ricciolini."
Mi è scappato un sorriso, mentre toccavo quell'accenno di ricciolini.
Maria Prisco
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