Da qualche tempo il dibattito politico europeo (e non solo) è animato dalla contrapposizione tra sovranismo e globalismo, populismo e liberal-radicalismo con sovranismo e populismo spesso associati, così come globalismo e liberal-radicalismo. Categorie che sembrano aver sostituito quelle di destra e sinistra che datavano all’Assemblea nazionale della Francia rivoluzionaria ed erano poi state rinverdite nel quadro dell’hegelismo otto-novecentesco e dei suoi figli più o meno legittimi.
A dire il vero destra e sinistra più che scomparse paiono ridefinirsi con la sinistra sempre più coincidente con il fronte globalista (in UE declinato anche come europeismo) liberal-radicale e la destra (almeno quella in ascesa, spesso altra e alternativa alle forze storiche europee di centro-destra) sempre più coincidente con ciò che si dice populismo/sovranismo. Se tale dinamica si confermerà nel tempo sarà forse naturale la ridefinizione del quadro politico e lo “slittamento a sinistra” di quelle forze del vecchio centro-destra “ortodosse” rispetto all’ideologia liberal-radicale globalista.
Innanzi a questo nuovo scenario politico-ideologico la Dottrina sociale della Chiesa che giudizio può offrire? Anche stando alla sola Europa, certamente è necessario distinguere caso da caso consapevoli che il populismo del polacco Kaczynski non è identico a quello dell’ungherese Orban, tanto meno a quello della Le Pen - in Francia va attentamente considerato anche il movimento dei Gilets jaunes e le 25 proposizioni che costituiscono la sua charte officielle - o di Kurz (e del leader FPÖ Strache) in Austria, della AfD in Germania, di Vox in Spagna, di FdI e Lega in Italia. Tuttavia si può tracciare un quadro generale e dunque offrirne una considerazione complessiva.
Se si considerano le forze partitiche che incarnano in Europaquesto nuovo fenomeno del populismo/sovranismo e gli attori politico-culturali che lo rappresentano sulla scena pubblica, non si possono non rilevare molteplici elementi di ambiguità e di sostanziale continuità con l’errore filosofico-politico moderno. A solo titolo d’esempio il riferirsi al principio moderno di sovranità e ad una concezione giuspositivista della legge, magari per “resistere” alle ingerenze dell’UE o delle Agenzie Internazionali, oppure per rivendicare la prevalenza della legge dello Stato su principi giuridici (che, in realtà, sono opzioni ideologiche) affermati da organismi comunitari e/o internazionali.
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