martedì, giugno 25, 2019

La guerra in solitaria di Del Noce contro la grande alienazione del nostro tempo

Nel 1989 cade il Muro di Berlino e scompare Augusto Del Noce. Inizia così Filosofia cristiana e politica in Augusto Del Noce (I libri del Broghese), il libro di Luca Del Pozzo, libro illuminato, significativo e non enfatico, libro che ripercorre i caratteri generali del pensiero di uno dei massimi filosofi italiani della seconda parte del secolo scorso, inoltrandosi nell’esistenzialismo religioso e nella sua “Metafisica civile”, ma dando conto, soprattutto, della difficoltà della sua ricezione e della sua penetrazione. Esiste un “problema Del Noce”, come ricorda Pasquale Serra, per “anomalia filosofica, difficoltà storiografica, inattualità”. Aggiunge Del Pozzo: “Di certo Del Noce non fu un sistematico, ma è altrettanto vero che la sua riflessione si cristallizzò attorno ad alcuni temi fondamentali che, presi nel loro insieme, danno la misura di un percorso unitario, dalle origini fino alla sua scomparsa, che anche se travagliato è stato senza dubbio coerente e rigoroso. In realtà la difficoltà principale che avverte chiunque voglia confrontarsi con un pensiero solo in apparenza disarticolato nasce dal particolare “metodo” filosofico adottato dal filosofo torinese, tale da farne, per sua stessa ammissione, un “filosofo attraverso la storia”.

La prospettiva del volume è di natura storica e filosofica; “storica perché si vuole ricostruire il percorso filosofico dell’autore focalizzando in particolare il ruolo che l’esistenzialismo religioso e l’ontologismo hanno avuto nella vicenda intellettuale di Del Noce, filosofica perché si intende proporre una interpretazione della filosofia delnociana nei termini di una filosofia cristiana che a sua volta si configura come metafisica civile”. Sapeva tante cose, Del Noce, e le sue intuizioni trovarono felice verifica negli avvenimenti che precedettero di poco la sua morte, e nello sviluppo tragico che ne seguì, nel cambiamento radicale della forma e della sostanza, nel passaggio traumatico dalle ideologie alla super-ideologia, la tecnica e l’approdo libertino che sovrastano il senso religioso e culturale. In Del Noce, sostiene Marcello Veneziani, “non c’è pregiudiziale elitaria o intellettuale nel giudicare la cultura di massa; semmai vi oppone la tradizione popolare, il sentire comune. La massa è un concetto tratto dalla fisica e applicato all’umanità per sottolineare la mutazione antropologica e la sua rilevanza puramente materiale: se il popolo è massa più energia spirituale, e nella vox populi ancora vive la vox dei, la massa è invece il popolo che ha perduto Dio e il senso religioso, che non ha volto e identità ma solo peso e volume. Senza spirito, il popolo degrada a massa, la persona si riduce a individuo, perdendo ambedue il volto, l’anima e la storia. E’ quella la vera, gigantesca alienazione del nostro tempo. Da qui l’incessante guerra che Augusto Del Noce, filosofo gentile e cattolico in disparte, combatté in solitudine con le armi delicate dell’intelligenza e della fede”. E facendo riferimento a quelle armi, il libro di Del Pozzo restituisce la forza e l’attualità di un pensiero che non declina, anche se resta in disparte, desideroso di essere cercato, riscoperto e rianalizzato, perché dietro le pagine di Del Noce si nasconde la visione profetica, “profetica nel senso forse più genuino del termine, come di chi ha la capacità di interpretare la storia, cioè di discernere il senso e il significato degli avvenimenti, in modo da farla apparire nella giusta dimensione”. Una dimensione non urlata o imposta, ma proposta con il garbo e il gusto raffinato di un pensatore in perenne dialogo con le filosofie dell’esistenza, della nostra contraddittoria esistenza.

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