venerdì, dicembre 06, 2019

Il Cielo può sedurre più della carne: Olive Custance, la poetessa cattolica che sposò l’amante di Oscar Wilde

di Luca Fumagalli
Olive Custance
Olive Custance


Quattro raccolte poetiche e un marito celebre non bastarono a garantire a Olive Custance (1874-1944) la notorietà che avrebbe meritato. Il suo nome rimane confinato ancora oggi nelle note a piè di pagina del decadentismo inglese, solleticando al massimo l’interesse di qualche collezionista di testi tardo-vittoriani. Anche gli studi a lei dedicati, ad eccezione della breve monografia Olive Custance: Her Life and Work (1975) del carmelitano Brocard Sewell – curatore pure di un’antologia intitolata The Selected Poems of Olive Custance (1995) –, si limitano perlopiù a sintetici accenni in volumi miscellanei e a una manciata di articoli.
Eppure la Custance, che certamente pagò l’aver vissuto all’ombra di Lord Alfred Douglas, era una delle poetesse migliori del suo tempo, paragonabile per talento a Dollie Radford e Alice Meynell. Fu nel novero degli autori che gravitarono intorno alla casa editrice The Bodley Head di John Lane e scrisse contributi per riviste di grido come «The Yellow Book» e «The Savoy», dirette rispettivamente da Henry Harland e Arthur Symons. Aubrey Beardsley la omaggiò con un Ex libris disegnato di suo pugno, e la scrittrice Natalie Barney, di cui fu amica, elogiò ampiamente la bellezza evocativa della sua lirica.
La breve monografia di padre Brocard Sewell dedicata a Olive Custance
La breve monografia di padre Brocard Sewell dedicata a Olive Custance
Figlia di un colonnello dell’esercito, Olive Custance iniziò a scrivere i primi versi in giovane età guadagnando presto l’ammirazione dei circoli culturali della capitale. Alla campagna nei dintorni di Norwich, dove abitava la famiglia, preferiva di gran lunga la caotica Londra, brulicante dei nuovi fermenti artistici che giungevano dal continente come una ventata d’aria fresca. Nei suoi volumi di poesie – Opals (1897), Rainbows (1902), The Blue Bird (1905) e The Inn of Dreams (1911) – si nota una certa patinatura fin de siècle, un viaggio nell’inesauribile mistero dell’essere umano che, in verità, risulta più affine al simbolismo piuttosto che al decadentismo tout court. Né mancano componimenti religiosi, il cui numero andò progressivamente aumentando nel corso degli anni, specie dopo la conversione alla Chiesa di Roma.

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