È sempre l’amore per la donna, lo so, che può dare il presentimento della felicità immediata. Ma occorre considerare che, non appena raggiunto, la sete non si spagne, se non sai mantenerlo puro e angelicato come quello dei trovatori, i quali in fondo lo cercavano sempre altrove. Subentrerà all’estasi la tristezza dello spirito e della carne: e sentirai dappertutto un odore amaro che già somiglia a quello dei crisantemi.
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«La Chiesa è l’Avvocata, la Patrona, la Madre del popolo
lavoratore. Chi volesse affermare il contrario ed elevare artificiosamente un
muro divisorio fra la Chiesa e il mondo del lavoro, verrebbe a negare fatti di
evidenza luminosa» — disse il Pontefice. Ma c’è di più: quel tale muro
divisorio, ad arte elevato fra Chiesa e lavoro, dividerebbe nientemeno che
Cristo, il grande e umile Operaio di Nazaret, dalla sua Pietra.
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La differenza è tutta qui: nella lotta sociale, mentre i
sovvertitori t’illudono di raggiungere la giustizia con l’odio, noi crediamo
fermamente di conquistarla con l’Amore. Potrà forse la violenza, dall’odio
scaturita, pervenire ad una apparente conquista; ma alla prima occasione — e
non senza spargimento di sangue — tutto ritorna come prima, o peggio di prima,
con l’aggravante della inevitabile dittatura: di un uomo o di una classe. Lo
insegnano secoli di storia.
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Non si può, a nostro avviso, considerare la difesa dei
diritti del lavoro disgiunta dalla difesa dei diritti dello Spirito, nel quale
la personalità umana appare in tutta la sua bellezza.
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Si torna a parlare con insistenza, con imperversante
eloquio, della libertà di stampa che, come è noto, deve far comodo o meno al
regime, al potere. Ma ogni discussione è oziosa, perché la libertà di stampa è,
sopra tutto e anzitutto, questione di onestà: ragion per cui degenererà sempre
in licenza — e sotto qualsivoglia regime — se chi la esercita è disonesto.
17 gennaio 1947
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