domenica, aprile 06, 2025

Una foresta armoniosa: Tu non vedi gli alberi, ma ascolti il vento che passa e desta i richiami dei secoli e dei millenni.

Quanti nidi nascosti, quante misteriose risse sedate, quanti gorgheggi unanimi saliti dal tempo all’infinito, diventati gridi d’angoscia o inni di gloria, colpi d’ali sonore o ruggiti profondi!

Un oceano squassato: Arrivano a lunghe pause le grandi ondate e rapiscono navi — le anime assetate — come gusci di noce. Se non le frantumano, è perché la mano di Colui che ordinò alla tempesta di fermarsi intorno alla barca di Pietro tiene prigioni le acque e, con un gesto, le placa. Somiglia quel gesto a quello dei ministri della Sua Chiesa, che da due millenni Lo evocano sugli altari, segnando in aria una Croce.

L’anima dell’organo singhiozza, esulta, s’accascia, prorompe, si smorza, risale. E il gesto di Gesù si rinnova sulle creature avvinte o ribelli, sulla perfidia e sulla bontà, sui carnefici e sulle vittime, sui farisei e sui fedeli, sui tristi e sui puri.
Purché veniamo a trovarlo, anche solo per un attimo, Gesù — che se ne sta giorno e notte nel suo tabernacolo, in attesa, Egli, l’Atteso, rinnova quel gesto, purché facciamo elemosina a Lui — Elemosiniere divino — di uno sguardo, di un saluto, di una preghiera.

Un cielo percosso dalla bufera: Cupo e denso di tuoni, di gole stretto dallo spasimo, che si spalanchi all’improvviso e mostri il suo vero volto, che fa presentire il Paradiso.

Un coro d’angeli osannanti: Chi intona il Dies irae, chi suona lunghissime trombe per annunciare il Giudizio.D’un tratto il clangore si placa, e voci bianchissime ti trasportano lassù, lassù dove tutto è volo, perdono, estasi, innocenza.

Le lodi sono tante quante le canne degli organi nelle cantorie del mondo; e ogni canna ha la sua gola inconfondibile: dolce, profonda, soave, paurosa, triste, gioiosa, umana e sovrumana, chiusa o distesa, di rampogna o di misericordia.

Una lontanissima eco della voce di Dio.

 

9 febbraio 1947

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