sabato, settembre 06, 2003

E come dargli torto, povero premier? Perche' montargli contro un'altra pretestuosa polemica proprio quando le massime autorita' istituzionali ci
esortano alla moderazione? Ma scusate, non vi sembrano anche a voi antropologicamente strani questi magistrati? Non dico del tutto, integralmente, ma almeno un poco strani? Almeno qualche volta? Su', proviamo a passarci una mano sulla coscienza prima di esercitarci nella comoda arte dei lazzi e dei frizzi. Prima di sparare per l'ennesima volta sulla Croce rossa. E ragioniamo. Non facciamoci abbagliare dall'odio, ragioniamo.
Come giudicare, ad esempio, dei signori o delle signore che prendono una laurea in legge e sul piu' bello, invece di mettersi a fare gli avvocati,
invece di avviare un fiorente studio professionale, con quello che valgono oggi le cause (dice che perfino il presidente del consiglio ha dovuto
sborsare 500 miliardi ai suoi avvocati, con tutto che li ha fatti deputati), si mettono a reddito fisso, magari andando a lavorare all'inizio in una
citta' o cittadina senza attrattive dove non hanno mai messo piede prima? E fin qui passi. Perche' dopotutto il reddito fisso in una certa Italia
premoderna esercita ancora la sua suggestione. E quindi si capisce che i meno dotati o piu' pigri scelgano questa strada.
Ma poi, che cosa si puo' dire di signori e signore che, una volta imboccata la strada dell'impiego statale, si mettono pure in testa di applicare la
legge in un paese vitale, fantasioso, creativo, genialmente anarcoide e libertario come il nostro, totalmente insensibili alla cultura della
maggioranza dei loro simili? Non vi e' forse in tutto cio' una vena di fobia verso il prossimo, una insofferenza altera verso i propri concittadini, uno
scompenso culturale verso i propri tempi? Ne' questo basta.
Perche' vi sono - all'interno di questa strampalata genia - pure coloro che pretenderebbero di applicare la legge dello Stato anche la' dove la legge
che effettivamente vige ed efficacemente funziona e' quella di affermati eserciti e comandi locali, che vanno sotto i piu' rutilanti nomi: da mafia a
'ndrangheta a camorra a sacra corona unita.
Siate sinceri: ma stareste mai voi a spremere le vostre fatiche, a distillare i vostri sudori laddove la stessa legge e' cosa astratta e misconosciuta; non solo, ma dove la sua tenace invocazione puo' provocare anche reazioni assai dure, perfino pistolettate o fucilate, perfino mitragliate o addirittura (perche' le tecnologie fanno progressi da gigante) esplosioni di bombe con telecomando? Non ci vuole forse un che di arcano, di bizzarro, di pazzesco oserei dire, nel disporsi a fare quel mestiere in quel modo quando queste cose accadono? Quando voi stessi siete stati testimoni che cio' e' davvero accaduto a un vostro collega e amico?
Pensate, ne ho conosciuto uno su un'isola lontana che aveva partecipato ai funerali di quattro o cinque di questi suoi colleghi. A uno gli aveva
portato perfino la bara sulle spalle, una bara classica in massiccio legno castano. Ebbene, continuo' a esercitare quella sua pretesa assurda finche' fecero fuori anche lui. E aveva molti figli. Ma ditemi voi, non vi e' forse qualcosa di assurdo, starei per dire di disumano nella scelta di lasciare orfani i propri figli (il bene piu' caro...) pur di togliersi l'inutile sfizio di fare osservare la legge, non vi e' una smania di titanico protagonismo in chi attribuisce alla legge che rappresenta (legge umana, dunque fallibilissima) la stessa superiorita' e indiscutibilita' delle legge divina? Mettereste voi a rischio la vita per una battaglia persa, come un qualsiasi eroe della piu' insulsa retorica risorgimentale?
Ma pensate, pensate ancora. Dicono questi signori e queste signore - poiche' molte ve ne sono tra essi di donne; e cio' dovrebbe pure essere dettaglio
rivelatore... - di rappresentare pur sempre lo Stato, la comunita', i cittadini. Anche qui, assurda arroganza. Non sta forse la sovranita' popolare, dacche' esiste la democrazia, proprio nei cittadini e nel loro libero voto, dunque nei loro rappresentanti politici, autentici e genuini simboli della polis?
E allora qui davvero non si scappa. Perche' da sempre, o comunque da tempo ormai lunghissimo, tali magistrati vanno in direzione opposta proprio
rispetto a coloro che piu' e meglio di tutti incarnano la pienezza e la storia della democrazia. Essi vanno infatti cacciando uomini denominati con
provinciale americanismo "boss". Ritengono questa caccia un loro obbligo.
Mentre i simboli veri della democrazia e dunque dello Stato, ritengono questa pratica antipatica e sconsigliabile affatto. Tanto che l'uomo politico piu' splendido e potente di trenta e vent'anni fa ne ando' a trovare diversi proprio per chiedere gentile spiegazione dei loro ammazzamenti e se ne torno' a Roma senza farne cenno ad alcuno di questi magistrati. Mentre l'uomo politico piu' splendido e potente dei nostri lieti giorni addirittura ne ospito' uno in casa sua per diverso tempo, con squisito spirito di accoglienza, in ambiente di sfarzo e di facoltose frequentazioni.
Di quale Stato dunque essi cianciano? Non vi e' qualcosa di maniacalmente donchisciottesco, un'imperscrutabile ostinazione, nel dirsi rappresentanti
dello Stato?
Oltretutto questa loro irriverenza verso la democrazia viene duramente e assai severamente sanzionata. Essi in effetti vengono fatti segno a
concentrici e progressivi attacchi da parte dei giornali che sono anch'essi per antonomasia "la democrazia", in quanto di diretta proprieta' degli
eletti del popolo. Titoli vigorosi, rimproveri e accuse virili, esecrazioni e condanne; senza sosta, come d'altronde si deve quando si e' convinti delle
proprie buone ragioni. Ed essi niente. Ladri e assassini essi vengono nomati. E cancro e comunisti. E vengono denunciati e portati davanti a loro
colleghi siccome rei; qui si', di fronte alla legge. E frotte di parolieri e opinionisti su essi esercitano il loro coraggio e li castigano, civilmente e
senza scorticature, ma purtuttavia assai duramente. Ed essi giustamente non possono replicare perche' altrimenti violerebbero quel senso delle
istituzioni che sono invece obbligati, per loro stessa ammissione, a tenere in massimo rispetto.
E nemmeno alienano o vendono le proprie sentenze, pur vedendo quanti vantaggi economici o di carriera arridano, con pochissime eccezioni, a
coloro che rifiutino la logica sedentaria del reddito fisso e si dedichino ai dinamici commerci. Insomma, non colgono - tranne alcuni - le opportunita'
della vita e anzi talora vi rinunciano.
Ma che dite voi di tipi siffatti? Non costituiscono forse un corpo estraneo al comune sentire, un che di antropologicamente strano?
Ma lo sapete - questa e' l'ultima, e' fresca, freschissima - che ce n'e' uno di essi in Calabria che, mai pago di indagare sui traffici della cosiddetta
'ndrangheta, ha ricevuto minacce e ha continuato ugualmente a condurre le sue indagini? E che, successivamente privato della sua scorta di polizia per
equanime decisione delle autorita' competenti, pur avendo moglie e figli sul posto, invece di desistere come sarebbe stato suo dovere di coniuge e marito
responsabile, continua identicamente a indagare? Sapete ancora che per proteggere i suoi familiari e la sua casa ormai senza tutela ha ingaggiato a
proprie personali spese dei vigilantes privati? E dunque in fede mia vi chiedo: una volta ch'egli ha deciso di insistere nelle sue fisime a proprio
rischio, come ha fatto a non pensare alla cosa piu' semplice e innocente ed efficace, quella di difendersi dando ospitalita' a un boss in casa propria,
magari affidandogli l'operosa mansione di stalliere? Ma ditemi, ditemi davvero: non c'e' una vena di follia, una sbalestrata antropologia in tutto
questo?

Nando Dalla Chiesa

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