Dublino – A fronte della pressione per il riconoscimento della cosiddetta «maternità surrogata» nell’ordinamento giuridico del Paese, l’Oireachtas, il parlamento d’Irlanda, istituisce una Commissione speciale di esame. Ma l’ufficio del Procuratore generale, Paul Gallagher, che fornisce consulenza giuridica al governo, ha espresso parere molto critico, sottolineando i limiti etici della «maternità surrogata» commerciale attraverso un documento che ammonisce contro la mercificazione dei bambini, lo sfruttamento delle donne e, qualora proibita in Irlanda ma riconosciuta quando avviene all’estero, la creazione di un standard doppio.
«Se i contratti di surrogata commerciale vengono proibiti in Irlanda, a motivo delle preoccupazioni legate alla salute dei bimbi e delle madri», spiega il documento, «queste preoccupazioni emergono ancor di più nei confronti dei contratti stipulati al di fuori dello Stato. Riconoscere gli accordi commerciali stranieri, mentre si limita la maternità surrogata domestica ad accordi altruistici, e quindi offrendo più protezione alle donne irlandesi che a quelle straniere, creerebbe una dictomia nel diritto irlandese difficile da giustificare».
Argomentazioni analoghe sono del resto già state presentate da organizzazioni di ispirazione cristiana a difesa della famiglia, quali l’Iona Institute.
La «maternità surrogata» commerciale implica infatti il pagamento di donne bisognose, solitamente cittadine di Paesi poveri, affinché concepiscano e partoriscano per conto di una coppia, o di un singolo, che ha commissionato il bimbo. Spesso almeno uno dei gameti viene fornito dai genitori, ma a volte l’ovulo, o il seme, proviene da donatori, che vengono pure essi pagati o rimborsati. In Europa la surrogata commerciale è legale solo in Ucraina, Bielorussia e Russia.
Molti Paesi europei vietano del resto anche la surrogata cosiddetta “altruistica” poiché fa letteralmente a pezzi la maternità, coinvolgendo diverse donne e così creando possibili problemi di identità per il bimbo.
Ora, la proposta di legge che dovrebbe regolare la materia in Irlanda permetterebbe solo la surrogata “altruistica” mentre proibirebbe i contratti commerciali. Ma, per aggirare l’ostacolo, alcuni committenti si recano da tempo all’estero e oggi reclamano il pieno riconoscimento di queste nascite.
Secondo la legge, la donna che partorisce è la madre del bimbo che nasce. Quando ci si affida a un soggetto terzo, però, la donna in una coppia commissionante non risulta essere la madre legale del bambino. E nel caso i commissionanti fossero due uomini, quello non legato geneticamente al bambino non viene considerato padre dal punto di vista legale. In assenza però di una legislazione precisa in Irlanda i giudici decidono di volta in volta sui casi singoli.
Nel 2021, un rapporto del governo sulla protezione del bambino, affrontando le diverse forme di «riproduzione assistita», raccomandava il riconoscimento, da parte dell’Irlanda, della «maternità surrogata» avvenuta all’estero, qualora venissero soddisfatti alcuni criteri. Ma vietare alcune pratiche e poi riconoscerle legalmente solo perché avvenute all’estero è una contraddizione stridente.
L’ufficio del Procuratore generale suggerisce quindi alla Commissione parlamentare alcune soluzioni possibili.
Si potrebbe mantenere lo status quo e quindi quanti desiderino diventare genitori legali di bambini nati da accordi commerciali avvenuti all’estero, dovrebbero rivolgersi a un giudice che considererà i casi uno per uno.
Una seconda opzione potrebbe essere applicare a questi accordi internazionali gli stessi criteri che valgono per quelli nazionali. Quindi, solo quanti abbiano fatto ricorso alla «maternità surrogata» “altruistica” all’estero diverrebbero legalmente genitori in patria, mentre accordi di altro tipo non sarebbero riconosciuti.
Una terza opzione consisterebbe nel consentire la «maternità surrogata» commerciale in Irlanda, questo farebbe dell’Isola l’unico caso in Europa e non solo.
Infine c’è un’opzione che né questo documento né il progetto di legge considerano, benché sia la soluzione adottata in Germania, Italia, Francia, Spagna, Austria, Norvegia, Finlandia e in molti altri Paesi europei: vietare totalmente la surrogata in qualsiasi forma. Eviterebbe i problemi che ogni procedura, commerciale o “altruistica”, necessariamente comporta.
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