Ultimi 2 giorni a Modena.
Giorni di saluti, baci, abbracci, lacrime, indirizzi, promesse, confessioni, chiarimenti, scoperte tardive, rimpianti, rimorsi, progetti, inviti.
Salutò aggrappato ad un abbraccio
e le mani, veloci, sulla valigia
un cartone, ignaro e sorpreso,
a chiudere il pane fra i libri
Amico curioso a strisce
come la camicia svogliata
e gli umori tremendi
colorati per ogni notte in bianco
L'eremita
è un vuoto scalzo che misura il tempo
L'eremita
cammina la sua vita da solo
Quando decise di partire
e disse "addio" con volto non vero
e lui cammina piangendo storto
e nulla che rifletta il male
se non, acque immobili
a specchiare l'urlo del silenzio
oppure un occhio obliquo
che guarda e ti sorride male
L'eremita
un aquilone che volteggia nell'aria
L'eremita
un urlo che scolpisce l'anima
L'eremita coltiva la sua terra
e mischia il ricordo col fango
e l'uomo guarda il suo vestito
da tempo irriverente
rumore raro, di natura dormiente
che mi strappa la voglia di tornare
dove una folla di eremiti
organizza abbracci a vanvera
L'eremita
che conosco, è una memoria di schiena
che mi invita a pensare
che non voglio tornare
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