martedì, luglio 23, 2002

Marocco. Sono state costrette a desistere, visto l'isolamento in cui
sono state lasciate dalla comunita' cristiana e occidentale, le truppe
spagnole inviate alla conquista del Marocco a cominciare dall'isolotto
di Perejil, a poca distanza da Lepanto, su cui erano sbarcate in forze
una settimana fa inalberando la bandiera di Castiglia. Secondo fonti
attendibili, il primo ministro spagnolo Carlos Primero contava
sull'intervento di alcune centinaia di leghisti bergamaschi che, dopo
essersi mobilitati anni addietro per conquistare con le armi
l'indipendenza nazionale, erano considerati in Spagna fra i piu' validi
esponenti della lotta contro la barbarie islamica e il musulmanesimo in
generale.
"Exspectevamos estos caballeros aqui por combatir los moros - ha detto
il generale Fundador, comandante delle truppe spagnole - Tambien
rimaneron a su casa, en pantofolas devante al televisor, mientre nos
estamos aqui en la mierda". Il conte-duca Jerez de la Frontera, gran
maestro dell'ordine di Calatrava, ha invece stigmatizzato il mancato
arrivo dei volontari cattolici promessi dal cardinale Biffi di Bologna.
Espressioni anche piu' dure sono state usate, contro i "maricones"
italiani, da don Jaime de Mora y Aragon e da don Diego di Bejar y
Gibraleon y Benalcazar y Banares.

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