mercoledì, novembre 19, 2003

Perplessi davanti alle scelte antimafia del governo e insoddisfatti davanti alle alternative proposte dall'opposizione. Gli studenti della Fuci, la Federazione degli universitari cattolici, tornano a Palermo per riflettere su "Mafia e mafiosità: testimoni di un'alternativa possibile".
Un'occasione per confrontarsi sull'impegno della Chiesa contro la mafia e ricordando don Pino Puglisi, assistente della Fuci di Palermo, il parroco di Brancaccio assassinato da Cosa Nostra proprio dieci anni fa. Dopo quell'omicidio, spiega Antonio Di Liberto, vicepresidente del centro Padre Nostro fondato da don Puglisi, «la Fuci a Palermo si sciolse. Questo ritorno è un segnale importante per un nuovo impegno antimafia».
In un documento, gli universitari della Fuci denunciano che il tema delle mafie è ormai relegato «a discussioni marginali e dai toni spesso qualunquisti: inquietano - dice la presidenza nazionale - i passi indietro fatti nel contrasto alla mafia dal punto di vista politico e culturale». La Fuci rileva i «segnali preoccupanti che l'attuale maggioranza di governo dà nella sua (mancanza di) politica antimafia», e ricorda alcuni provvedimenti: «La rimozione di Tano Grasso da commissario antiracket, l'approvazione di leggi come quella sulle rogatorie ed il falso in bilancio, affermazioni di ministri che tradiscono un'interpretazione delle mafie come un fenomeno endemico con il quale convivere, la nomina di Taormina, avvocato difensore di molti boss, nella Commissione antimafia». Ma gli universitari cattolici criticano anche il «fronte dell'opposizione, che non ha proposto una seria alternativa antimafia: la demonizzazione dell'avversario - rilevano gli universitari cattolici - ha spesso prevalso su una critica costruttiva, che la rilevanza e delicatezza del tema richiederebbero». Il riferimento è alle accuse di Violante a Berlusconi, ritenute «il segno di una perdita di lucidità che non giova a nessuno. Occorre - sostiene la Fuci - che il dibattito si muova sui binari di un reciproco riconoscimento tra gli schieramenti e che nessuna parte faccia dell'antimafia una bandiera. Le mafie traggono beneficio dalle divisioni». Infine un appello all'unità: «È compito della classe politica farsi trovare unita nel contrasto ad un fenomeno che è sempre stato e sempre sarà un ostacolo allo sviluppo pieno del Paese».
Parole dure, che fanno eco a quelle del cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo di Palermo, che nella parrocchia di Brancaccio ha detto agli studenti: «La mafia è in antitesi netta con il Vangelo, questo il messaggio che ci ha lasciato don Pino Puglisi. La mafia è un cancro pestifero che i siciliani debelleranno, hanno la forza morale per farlo».

Avvenire, 16 novembre




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