Italiani all’estero «traditi»
Fondi tagliati ai loro giornali
Finanziamenti dimezzati. Fogli storici verso la chiusura
Dopo Mal dei Primitives e i cineforum su Ejzenštejn son passati di moda anche gli italiani all'estero. Uniche vittime sacrificali della «grande operazione di moralizzazione» che doveva fare pulizia negli aiuti di Stato ai giornali di partito, semipartito, cooperativa, semicooperativa e furbetti. Hanno salvato tutti, o quasi tutti. Meno i giornali dei nostri emigranti . Amputati del 50% dei finanziamenti con una stilettata in più: il taglio è retroattivo. E i soldi che hanno già speso perché mai avrebbero immaginato che l'Italia li avrebbe traditi? Peggio per loro. Sgombriamo subito il campo da una tema: in un sistema quale quello italiano dove la concorrenza sul mercato pubblicitario è falsata dal noto conflitto di interessi e dove il premier «invita» gli imprenditori a non comprare pubblicità su questo o quel quotidiano, questa o quella rivista, gli aiuti ai giornali di partito o fatti in cooperativa sono di fatto obbligati. Vale per la Padania e per Liberazione, per l'Unità e per il Secolo d'Italia e così via. Immaginare un taglio indiscriminato a tutto e tutti, come era stato sbandierato, non ha senso. Cosa pensiamo degli ultimi residui delle agevolazioni che finiscono anche alla nostra azienda, sia pure concorrendo al bilancio per il 4,4 per mille (per mille!) lo abbiamo già scritto. E sugli aiutini a giornali che sono di partito solo per finta e incassano sotto varie forme di aiuti anche il 20% del fatturato non vogliamo neanche entrare per non spostare l'obiettivo dal tema di oggi: è giusto spingere alla chiusura quei giornali che da decenni mantengono un legame tra noi e i nostri emigrati? E tutto solo perché (questo è il sospetto) non possono spostare voti alle Regionali?
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