venerdì, settembre 23, 2016

Così la Manif francese perde il suo ruolo

di Emiliano Fumaneri

Chiunque abbia a cuore la lotta contro i falsi miti del progresso farà bene a tenere sempre lo sguardo puntato in direzione della Francia, l’antica “figlia primogenita” della Chiesa. L’esperienza insegna: è nella «Grande Nazione», il paese più simile al nostro per storia, cultura e organizzazione statale, che spesso trovano anticipo tendenze e orientamenti destinati, presto o tardi, a riprodursi anche in Italia.
È dalla Francia infatti che si è originato nel 2013 un vasto moto di protesta contro la legge Taubira, la norma sul «mariage pour tous» che introduceva le nozze gay in Francia. Sono nate così forme di resistenza pacifica come i Veilleurs Debout (VD) e la Manif Pour Tous (MPT) che hanno portato in piazza milioni di francesi contro la rivoluzione arcobaleno imposta dal governo socialista di Hollande.
Sono i modelli a cui si sono ispirati, anche per l’Italia, le Sentinelle in Piedi, l’omonima Manif Pour Tous e, last but not least, i due grandi Family Day di Piazza San Giovanni e del Circo Massimo organizzati dal Comitato Difendiamo i nostri figli.
Non sarà inutile allora rifarsi ancora all’esempio francese e ripercorre le ultime tappe e gli sviluppi della Manif Pour Tous francese, trasformatasi in partito politico nell’aprile del 2015.


Anzitutto occorre aver presente il quadro politico. Il prossimo anno (23 aprile per il primo turno) in Francia sono previste le elezioni presidenziali. Per tentare di far rientrare i temi della famiglia, della vita e dell’educazione nel dibattito presidenziale, la Manif Pour Tous ha convocato un’altra grande manifestazione a Parigi. La data della mobilitazione è stata fissata al 16 ottobre, sei mesi prima delle elezioni per la presidenza della Repubblica.Lo scenario politico francese, naturalmente, è in forte subbuglio in vista di questo grande appuntamento: lo scialbo François Hollande sta cercando di ricompattare il campo della sinistra – condizione imprescindibile per poter sperare in una rielezione – dando nuovo impulso all’offensiva contro la famiglia. Sono riapparsi così i disegni di legge frenati dalla resistenza popolare del 2014: la legalizzazione della PMA «senza padre», l’adozione per le unioni civili (le coppie unite dal Pacs, col rischio di legittimare l’utero in affitto), la richiesta di statuto per i genitori acquisiti, la legge sulla famiglia del ministro Dominique Bertinotti (che prevedeva, tra le altre cose, di estendere il diritto alla procreazione assistita alle coppie di donne omosessuali).
La Manif non rimane a guardare e appare più che mai intenzionata a ritornare in piazza. Allo stesso tempo, per bocca della presidente Ludovine de La Rochère, MPT ha ribadito la sua vocazione originaria che rimane quella di un movimento di lobbying autonomo e indipendente da ogni partito politico, solo decisore della propria strategia e delle proprie azioni. Per questo la Manif rifiuta di entrare in campagna elettorale a sostegno di questo o quel candidato e continua a rivolgersi a tutti i candidati, quali che siano le loro etichette di partito. In compenso MPT indica nel dettaglio ai propri simpatizzanti le posizioni di ciascun candidato su matrimonio, filiazione, famiglia e educazione stabilite sulla base delle loro dichiarazioni pubbliche.

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