Irlanda e Slovenia sono gli unici due Paesi dell’Unione Europea dove i rispettivi governi hanno vietato ogni celebrazione religiosa pubblica. Negli altri Stati membri le restrizioni variano significativamente.
Uno dei regimi più stretti vige in Belgio, dove decine di cattolici si sono già radunati a Bruxelles per protestare nei confronti delle regole attuali che prevedono al massimo quindici persone per celebrazione. La protesta ha avuto luogo di fronte alla basilica di Koekelberg, la quinta chiesa più grande al mondo che potrebbe contenere 8mila fedeli, proprio per mostrare l’assurdità delle restrizioni correnti.
I partecipanti alla protesta, insieme a membri di altre fedi, chiedono al governo belga che il numero di fedeli ammesso alla celebrazione sia proporzionato alla grandezza dell’edificio religioso, come in altri Paesi. Nei vicini Paesi Bassi, del resto, non c’è limite. In Francia è invece di trenta, mentre in Italia è del 50% della capacità.
L’anno scorso il Belgio ha sofferto una delle restrizioni più severe di tutta Europa: le cerimonie religiose sono infatti state bandite fino a quando la comunità ebraica non ha fatto appello al Consiglio di Stato, il quale ha riconosciuto l’eccessiva rigidità delle regole. In dicembre il governo è stato poi obbligato ad allentare decisamente le restrizioni, permettendo 15 fedeli a celebrazione, esclusi il celebrante e i bambini al di sotto dei dodici anni. Nonostante questo, la decisione ha lasciato insoddisfatte le comunità religiose più numerose, che sperano in allentamenti ulteriori.
Quanto all’Irlanda, lo Stato ha vietato il culto pubblico del tutto. In altri Paesi europei vigono restrizioni del numero dei fedeli ammessi al culto, oppure divieti locali o temporanei, ma nessun altro Stato ha vietato celebrazioni religiose pubbliche per periodi così lunghi: diversi mesi nel 2020 e ancora da gennaio di quest’anno.
Una restrizione del medesimo tenore irlandese è al momento in vigore solo in Scozia, che non fa parte però dell’Unione Europea. In Irlanda del Nord le cerimonie religiose sono autorizzate sia dal governo britannico centrale sia da quello locale, ma le principali denominazione cristiane hanno deciso autonomamente di tenere le chiese chiuse almeno fino al 5 marzo.
In Scozia il divieto del culto pubblico è finito nel mirino di don Tom White, decano dell’East St Alphonsus Church di Glasgow, che ha inviato una lettera di diffida al governo locale: «Parlo a nome di tanti nella chiesa quando dico che è molto importante mantenere le persone al sicuro durante la pandemia», ha affermato il sacerdote. «Ma questo può e deve essere fatto mentre si consente alle persone di soddisfare il desiderio di avvicinarsi a Dio e di celebrare in chiesa dentro una comunità. Con le misure di sicurezza appropriate si possono ottenere entrambi gli obiettivi, come avviene in Inghilterra, in Irlanda del Nord e nel Galles».
Ecco una lista delle restrizioni al culto pubblico vigenti nei vari Paesi dell’Unione Europea, stilata sul sito di «Re-open EU».
Culto vietato: Irlanda e Slovenia
Nessun limite specifico (salvo le misure igieniche): Austria, Croazia, Finlandia, Francia, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia
Limiti regionali: Germania, Grecia, Spagna e Portogallo
50% della capienza: Italia ed Estonia
20% della capienza: Lettonia
Massimo 500 partecipanti: Danimarca
Massimo 50 partecipanti: Islanda
Massimo 15 partecipanti: Belgio, Bulgaria
Massimo 8 partecipanti: Svezia
Una persona ogni 15 mq: Polonia
Una persona ogni 4 mq: Malta
Massimo del 10% dei posti a sedere: Repubblica Ceca
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