Tutti abbiamo conosciuto, temo, qualche reduce dall'Oriente. Lo sguardo assorto, la dizione lenta, il sorriso allusivo, parlano con un distacco computo che ci fa dubitare, per la prima volta, del buddhismo. Se c'è un divario tra speculazione orientale e occidentale è che la prima si traduce in vita e la seconda in parole. Ed ecco che questi turisti del pensiero incarnano il tradimento delle dottrine che professano. Incerti tra una superiorità distratta e una indulgenza didattica, si rifugiano in una ironia che vorrebbe significare distanza e che esprime il contrario.
Eppure non c'è limite al peggio.
È su questo presentimento che la nozione di inferno continua a trovare credito sulla Terra.
E infatti una specie ancora più temibile è quella degli entusiasti, che cercano proseliti nello scompartimento di un treno o nell'anticamera di un dentista. Avessero assimilato che il desiderio è la radice del dolore e che il nirvana coincide con la sua estinzione, forse non desidererebbero tanto la resa altrui e la loro vittoria. Ma niente sa occultarsi quanto l'evidenza.
I piccioni viaggiatori
Giuseppe Pontiggia.
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