La povera gioia
di Umberto Bottone (Auro D'Alba)
Bisogna che tu mi perdonile povere gioie passate.
Se volli bagnarmi di sole
il pallido viso,se i buoni
pensieri mi arrisero un poco,
se ebbi tranquille parole
per questa mia inutile vita,
tu sai, la mia povera gioia è finita.
Tu vedi le piccole case
lontane e non sogni - mai più -
mi pensi un novello Gesù
beato per lungo martirio,
mi vedi nel cupo delirio
dell'ore future e non piangi
per questa mia inutile vita:
tu sai, la mia povera gioia è finita.
Le porte che invano ho battute,
le soglie che invano passai
dischiudono i legni che inermi
raccolsero il grido. Là, in fondo,
c'è un pianto, un silenzio profondo;
nell'orto i girasoli infermi,
un raggio di luna sbianchita,
che sa: la mia povera gioia è finita.
O bianca malata che invano
ascolti a le porte crudeli
se gli abitatori infedeli
lasciarono un segno di vita,
su, dammi la piccola mano
sul tenue fianco avvilita,
e piangi: la povera gioia è finita.
Da Corde ai fianchi (1910)
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