giovedì, luglio 15, 2004

Chiesa, socialismo, radici cristiane. Senti, senti...

Il Sole 24 Ore - 9 luglio 2004

Angelo M. Petroni
LE RADICI, LA CHIESA E IL SOCIALISMO

La questione del mancato ri­ferimento alle radici cristia­ne o anche alle
radici giudaico-cristiane dell'Europa nel te­sto finalmente adottato come
Trattato costituzionale dell'Unio­ne europea, continua a rappresen­tare un
tema di discussione di primaria rilevanza. Vi sono due ragioni per questo.
La prima ragione è che l'even­to è stato oggettivamente così importante da
indurre sia la Chie­sa cattolica, sia numerosi intellet­tuali e politici, a
esprimersi al riguardo. Chiaramente, vi era una differenza grandissima tra
il riferimento alle radici cristiane, e norme di organizzazione dei poteri
dell'Unione reputate da molti fondamenta­li, ma che anch'esse non hanno
trovato spa­zio nel testo finale. La differenza è che quest'ultima
esclusio­ne è avvenuta in base alla logica del compro­messo degli interessi,
mentre il mancato rife­rimento alle radici cri­stiane non è stato og­getto
di alcun bilancia­mento. Esso è stato il risultato dell'opposi­zione senza
negoziato possibile da parte di alcuni Paesi.
La seconda ragione è che la Costituzione europea è meno un singolo atto di
volontà che non un processo, iniziato con il Trat­tato di Roma, e destinato
a rima­nere aperto, in quanto l'assetto istituzionale e il sistema dei
dirit­ti richiederanno di venire periodi­camente rivisti alla luce della
mu­tata realtà dell'integrazione dei Paesi dell'Unione. E� molto pro­babile
che il tema del riconosci­mento delle radici cristiane torne­rà a porsi con
forza, proprio per­ché esso non riguarda interessi o assetti transeunti, ma
l'identità stessa dell'Europa.
Non vi è bisogno di essere credenti per riconoscere il fatto storico e
culturale che il cristiane­simo è stato ed è uno dei fondamenti della
coscienza europea. La dimensio­ne non solo trascen­dente, ma anche
sem­plicemente morale del Cristianesimo, non può venire dissol­ta in una
"religiosità" senza qualificazioni, che è la sola dimen­sione che è stata
infi­ne accettata nel Trat­tato costituzionale. Questo macigno di verità e
di storia non può venire vanificato da conside­razioni che sono di mera
convenienza politi­ca, come quella per cui un rife­rimento al Cristianesi­mo
rende­rebbe im­possibile l'ingresso della Turchia nell'Unione europea. E�
davvero curioso che si ri­chieda a un testo costituzionale non di
ri­conoscere un'identità che esiste, ma di cre­arne una ad hoc attra­verso
la rimozione di una parte fondamenta­le della storia e della identità.
Come è noto, l'opposizione al riconoscimento del­le radici cristiane ha
avuto due componenti. La prima è stata quella del giacobinismo, che ha
ancora una volta dimostrato di essere la sola e vera anima della nazione
francese, e della culturalmente subalterna nazione belga. La seconda
componente è stata rappresentata dai governi domi­nati dai partiti
socialisti in tutte le loro origini e diversificazioni. Se la prima
componente non de­sta particolare sorpresa, e non induce a considerazioni
che non siano note da più di due secoli, la seconda componente è invero di
straordinaria importanza.
� almeno dal Concilio Vatica­no Il che la Chiesa cattolica ha teorizzato e
praticato la concezio­ne della irrilevanza della contrap­posizione tra
conservatori e so­cialisti relativamente alla affer­mazione dei valori
cristiani nella vita civile, politica ed economica. Nella realtà degli
ultimi trent'anni sempre di più il magi­stero della Chiesa ha mostrato di
favorire una visione della persona e della società senz'altro più vicina
alle concezioni dei partiti socialisti che non a quelle dei partiti
conserva­tori. L'esaltazione dei siste­mi di welfare come sola scelta di
politica pubblica moralmente legittima; la ri­chiesta di politiche
forte­mente redistributive come modo quasi esclusivo di da­re realtà al
precetto della carità verso il prossimo; l'adesione a un terzomondi­smo
che Â? proprio come il modello originario socialista Â? attribuisce la
po­vertà del mondo non sviluppato allo sviluppo del mondo ricco; la critica
del mo­dello "consumi­stico" tipico del capitalismo avanzato, e
l'esaltazione del modello di un consumo limita­to e comunque socializzato:
ba­sterebbero que­sti quattro ele­menti per evidenziare il fenomeno.
La visione e la pratica della Chiesa post-concilia­re hanno dunque portato a
una oggettiva convergenza con i movimenti e i partiti socialisti. Ma nel
momento decisivo in cui la Chiesa cattolica ha chiesto al socia­lismo
europeo di veder rico­nosciuto il cristianesimo nella nuova entità statuale
destinata a succedere agli Stati nazionali ottocenteschi di origine
laicistica, il socialismo europeo ha rifiutato la richiesta come
ana­cronistica e persino fastidiosa.
Il fatto può apparire straordinario e inspiegabile, ma tale non è affatto.
Che il socialismo euro­peo si sia rifiutato di riconosce­re le radici
cristiane dell'Europa può sorprendere soltanto chi ab­bia dimenticato il
fatto che l'in­tera ideologia socialista è consu­stanziale al rifiuto della
storia e della tradizione, è consustanzia­le a una antropologia che si
im­maginava un "uomo nuovo" e una "nuova civiltà". L'utopismo del
diciannovesimo secolo può ben essere scomparso, ma non è scomparsa affatto
la fondamenta­le negazione della storia e della tradizione. Per l'Europa il
cri­stianesimo è la gran parte di que­sta storia e di questa tradizione: e
il socialismo europeo, per creare la pro­pria "nuova" Europa, non ha
alternative ri­spetto al negare le ra­dici cristiane.
La sovrapposizione tra magistero e pratica della Chiesa cattolica e le
visioni socialiste è oramai così forte da far ritenere molto dif­ficile che
potranno es­servi cambiamenti importanti nei prossimi decenni. Ma una parte
della Chiesa potrebbe forse essere indotta a chiedersi se le vicen­de del
mancato riconoscimento ­delle radici cristiane dell'Europa non dimostrino
co­me la visione e la pratica della Chiesa post-conciliare si siano basate
su presupposti largamente erronei. E potrebbe forse essere indotta a
chiedersi se non sia vero che il suo stesso ruolo Â? non limitato a un
complemento dell'assistenza sociale pubblica � può trovare un
riconoscimen­to e una corrispondenza soltanto da parte di quei movimenti e
par­titi che in Europa affermano la storia e la tradizione come mo­mento
fondante dei valori, della società, della politica, e della stessa ragione
umana.


1 commento:

Anonimo ha detto...

il lupo, non può mai diventar pecora... allearsi col lupo, quando questo ha fame... si corrono i rischi che sta correndo la chiesa oggi... non resta che il "mea culpa..." Ciao, ciao
Alkall