Il Sole 24 Ore - 9 luglio 2004
Angelo M. Petroni
LE RADICI, LA CHIESA E IL SOCIALISMO
La questione del mancato riÂferimento alle radici cristiaÂne o anche alle
radici giudaico-cristiane dell'Europa nel teÂsto finalmente adottato come
Trattato costituzionale dell'UnioÂne europea, continua a rappresenÂtare un
tema di discussione di primaria rilevanza. Vi sono due ragioni per questo.
La prima ragione è che l'evenÂto è stato oggettivamente così importante da
indurre sia la ChieÂsa cattolica, sia numerosi intelletÂtuali e politici, a
esprimersi al riguardo. Chiaramente, vi era una differenza grandissima tra
il riferimento alle radici cristiane, e norme di organizzazione dei poteri
dell'Unione reputate da molti fondamentaÂli, ma che anch'esse non hanno
trovato spaÂzio nel testo finale. La differenza è che quest'ultima
esclusioÂne è avvenuta in base alla logica del comproÂmesso degli interessi,
mentre il mancato rifeÂrimento alle radici criÂstiane non è stato ogÂgetto
di alcun bilanciaÂmento. Esso è stato il risultato dell'opposiÂzione senza
negoziato possibile da parte di alcuni Paesi.
La seconda ragione è che la Costituzione europea è meno un singolo atto di
volontà che non un processo, iniziato con il TratÂtato di Roma, e destinato
a rimaÂnere aperto, in quanto l'assetto istituzionale e il sistema dei
diritÂti richiederanno di venire periodiÂcamente rivisti alla luce della
muÂtata realtà dell'integrazione dei Paesi dell'Unione. EÂ? molto proÂbabile
che il tema del riconosciÂmento delle radici cristiane torneÂrà a porsi con
forza, proprio perÂché esso non riguarda interessi o assetti transeunti, ma
l'identità stessa dell'Europa.
Non vi è bisogno di essere credenti per riconoscere il fatto storico e
culturale che il cristianeÂsimo è stato ed è uno dei fondamenti della
coscienza europea. La dimensioÂne non solo trascenÂdente, ma anche
semÂplicemente morale del Cristianesimo, non può venire dissolÂta in una
"religiosità " senza qualificazioni, che è la sola dimenÂsione che è stata
infiÂne accettata nel TratÂtato costituzionale. Questo macigno di verità e
di storia non può venire vanificato da consideÂrazioni che sono di mera
convenienza politiÂca, come quella per cui un rifeÂrimento al CristianesiÂmo
rendeÂrebbe imÂpossibile l'ingresso della Turchia nell'Unione europea. EÂ?
davvero curioso che si riÂchieda a un testo costituzionale non di
riÂconoscere un'identità che esiste, ma di creÂarne una ad hoc attraÂverso
la rimozione di una parte fondamentaÂle della storia e della identità .
Come è noto, l'opposizione al riconoscimento delÂle radici cristiane ha
avuto due componenti. La prima è stata quella del giacobinismo, che ha
ancora una volta dimostrato di essere la sola e vera anima della nazione
francese, e della culturalmente subalterna nazione belga. La seconda
componente è stata rappresentata dai governi domiÂnati dai partiti
socialisti in tutte le loro origini e diversificazioni. Se la prima
componente non deÂsta particolare sorpresa, e non induce a considerazioni
che non siano note da più di due secoli, la seconda componente è invero di
straordinaria importanza.
Ã? almeno dal Concilio VaticaÂno Il che la Chiesa cattolica ha teorizzato e
praticato la concezioÂne della irrilevanza della contrapÂposizione tra
conservatori e soÂcialisti relativamente alla afferÂmazione dei valori
cristiani nella vita civile, politica ed economica. Nella realtà degli
ultimi trent'anni sempre di più il magiÂstero della Chiesa ha mostrato di
favorire una visione della persona e della società senz'altro più vicina
alle concezioni dei partiti socialisti che non a quelle dei partiti
conservaÂtori. L'esaltazione dei sisteÂmi di welfare come sola scelta di
politica pubblica moralmente legittima; la riÂchiesta di politiche
forteÂmente redistributive come modo quasi esclusivo di daÂre realtà al
precetto della carità verso il prossimo; l'adesione a un terzomondiÂsmo
che Â? proprio come il modello originario socialista Â? attribuisce la
poÂvertà del mondo non sviluppato allo sviluppo del mondo ricco; la critica
del moÂdello "consumiÂstico" tipico del capitalismo avanzato, e
l'esaltazione del modello di un consumo limitaÂto e comunque socializzato:
baÂsterebbero queÂsti quattro eleÂmenti per evidenziare il fenomeno.
La visione e la pratica della Chiesa post-conciliaÂre hanno dunque portato a
una oggettiva convergenza con i movimenti e i partiti socialisti. Ma nel
momento decisivo in cui la Chiesa cattolica ha chiesto al sociaÂlismo
europeo di veder ricoÂnosciuto il cristianesimo nella nuova entità statuale
destinata a succedere agli Stati nazionali ottocenteschi di origine
laicistica, il socialismo europeo ha rifiutato la richiesta come
anaÂcronistica e persino fastidiosa.
Il fatto può apparire straordinario e inspiegabile, ma tale non è affatto.
Che il socialismo euroÂpeo si sia rifiutato di riconosceÂre le radici
cristiane dell'Europa può sorprendere soltanto chi abÂbia dimenticato il
fatto che l'inÂtera ideologia socialista è consuÂstanziale al rifiuto della
storia e della tradizione, è consustanziaÂle a una antropologia che si
imÂmaginava un "uomo nuovo" e una "nuova civiltà ". L'utopismo del
diciannovesimo secolo può ben essere scomparso, ma non è scomparsa affatto
la fondamentaÂle negazione della storia e della tradizione. Per l'Europa il
criÂstianesimo è la gran parte di queÂsta storia e di questa tradizione: e
il socialismo europeo, per creare la proÂpria "nuova" Europa, non ha
alternative riÂspetto al negare le raÂdici cristiane.
La sovrapposizione tra magistero e pratica della Chiesa cattolica e le
visioni socialiste è oramai così forte da far ritenere molto difÂficile che
potranno esÂservi cambiamenti importanti nei prossimi decenni. Ma una parte
della Chiesa potrebbe forse essere indotta a chiedersi se le vicenÂde del
mancato riconoscimento Âdelle radici cristiane dell'Europa non dimostrino
coÂme la visione e la pratica della Chiesa post-conciliare si siano basate
su presupposti largamente erronei. E potrebbe forse essere indotta a
chiedersi se non sia vero che il suo stesso ruolo Â? non limitato a un
complemento dell'assistenza sociale pubblica � può trovare un
riconoscimenÂto e una corrispondenza soltanto da parte di quei movimenti e
parÂtiti che in Europa affermano la storia e la tradizione come moÂmento
fondante dei valori, della società , della politica, e della stessa ragione
umana.
1 commento:
il lupo, non può mai diventar pecora... allearsi col lupo, quando questo ha fame... si corrono i rischi che sta correndo la chiesa oggi... non resta che il "mea culpa..." Ciao, ciao
Alkall
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