venerdì, maggio 06, 2016

Il capitalismo che uccide ogni speranza

Il capitalismo che uccide ogni speranza:

I suicidi negli Stati Uniti sono saliti ad un livello mai visto; in tutte le classi di età (salvo gli anziani); fra le donne specificamente la crescita è più improvvisa e rilevante.  Fra gli americani di mezza età, il cui tasso di suicidi era stabile o in discesa dagli anni ’50,  si nota ora una crescita sostanziale.



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Per le donne di mezza età (fra i 45 e i 64) rispetto al 1999, il balzo è stato del 64 per cento; per gli uomini della stessa classe d’età, del 43 per cento, comunque l’aumento più acuto fra gli uomini di tutte le fasce.

Storicamente, gli uomini si tolgono la vita più che le donne; ma questa   forbice si sta restringendo, il tasso di suicidi femminili crescendo più velocemente di quello maschile; anche se ad oggi, gli uomini si ammazzano 3,6 volte più delle donne.  Se il numero dei vecchi che si tolgono la vita cala, è perché questa classe di età (oltre i 75) si è sempre ammazzata più di tutte le altre fasce: 38,8 per centomila nel 2014 (contro le 4 per centomila delle donne della stessa età).

La crescita dei suicidi è così ampia e generale che ha fatto salire la media  nazionale a 13 per centomila, la più alta dagli anni ’80;  una crescita costante del 2% l’anno è cominciata nel 2006,  il doppio rispetto ai periodi precedenti.  Nel 2014 s sono uccisi 42.773 cittadini Usa, contro i 29.199   del 1999.

La ricerca, condotta dall’Istituto Nazionale di Igiene Mentale, non indaga il rapporto fra suicidi e la crisi   economica: ma è noto che nel 1932, nel profondo della grande recessione del ’29, il  tasso di suicidi fu 22,1 per centomila, quasi il 70% più del tasso attuale,  13 per centomila.  Abbiamo ancora molta depressione da cavalcare.  La  perdita del lavoro e il divorzio (tasso anch’esso in aumento) che  provoca ulteriore povertà oltre  l’isolamento sociale, è   una evidente causa dell’aumento, specie fra i bianchi d’età lavorativa e di scarsa istruzione (i maschi soli di età media si uccidono 3,8 volte più dei loro coetanei sposati; le donne 2,8 volte più delle sposate). Ma particolarmente impressionante il numero delle ragazzine fra   i 10 e i 14 anni: anche se il suicidio è raro in questa classe d’età, esso è triplicato. Erano 50 nel 1999, sono state 150 nel 2014.



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E’ il sintomo di una generale perdita di speranza, dietro cui si intravvede la perdita di prospettive  future che sta imponendo alle moltitudini il  sistema capitalista globale; il tradimento delle promesse che fece alle masse  per averne  il consenso, e che ha sedotto con le sue attrattive.  Perseguita la “massima efficienza” con assoluto rigore dottrinario nel mondo intero, il  risultato è questo: il capitale si è retribuito a  spese del lavoro nell’Occidente (ex)sviluppato.   La conseguenza di questa volontà, portata inflessibile all’estremo della sua logica,  se non incontra resistenze,   è ovviamente  la deflazione: come sempre, come già accaduto nel 1929, quando in Usa il capitalismo finanziario raggiunse la massima efficienza.  Le merci prodotte in abbondanza e a basso costo da lavoratori sottopagati (esteri e interni) restano invendute.

Il fenomeno ha oggi dimensioni titaniche, perfino caricaturali: durante la presidenza Obama, accompagnata da strombazzamenti di una continua “ripresa”  di cui le masse dovevano ringraziare la loro “flessibilità”, la ricchezza del 7 per cento degli americani già ricchi è salita del 28 per cento, mentre quella di tutti gli altri americani è calata del 4.  Il 47% degli americani non dispongono i 400 dollari per far ffronte ad una visita d’urgenza a pronto soccorso.

Commercio mondiale? Non più. 

Si potrebbe   finalmente ridere dell’inganno che s’è inflitto il capitalismo, che si  voluto “globale” (non ostacolato dal alcun dazio) perché, diceva,  ciò avrebbe esaltato in modo prodigioso  i commerci mondiali, e che oggi ha ottenuto la paralisi dei traffici. Come ha raccontato Zero Hedge, oggi si può noleggiare una gigantesca nave da trasporto di carichi secchi ad un prezzo inferiore  di 2 terzi  al noleggio di una Ferrari F40:  poco più di 1500 dollari al giorno il cargo, contro i 5.597 dell’auto di lusso.  I cargo sono troppi e inutili, nessuno li sta noleggiando. Una delle poche ditte armatrici rimaste nella Borsa di Londra, la Goldenport, ha cancellato dal registro navale  6  delle sue otto navi da carico di 56 mila tonnellate, e le vende per 1 dollaro…il prezzo di un caffè di Starbuck.

Qualche mese fa, i servizi di intelligence militare della Russia,   basati sui satelliti-spia e il Glonass,  hanno reso noto che i certi giorni l’Atlantico  è completamente vuoto di navi fra Usa  ed Europa – a parte quelle da guerra americane. Non c’è quasi più commercio fra le due sponde dell’Occidente.

Ciò che impedisce di ridere è che le vittime di questo auto-inganno del capitalismo siamo noi. Le masse occidentali. A cui è stato predicato: abbattete tutte le remore   identitarie e morali che vi frenano nel giungere al paradiso del consumo illimitato; rigettate  le sovranità nazionali (e i doveri che vi impongono), le identità di classe,  gettate la religione   coi suoi obblighi superstiziosi; liberatevi della famiglia che è la palla al piede verso la conquista della  completa libertà sessuale; rompete tutti i tabù, diventate trasgressivi, individualisti “nomadi”, dedicatevi all’edonismo spasmodico che viene viene indicato dalla “società dello spettacolo”  oltre che da “circo mediatico”  che trasforma le notizie in pubblicità.  In cambio avrete merci venute da tutto il mondo,  e sempre gli ultimi  modelli,  che vi costeranno pochissimo;  nei bellissimi e colossali shopping-centers dove si mangia e ci si diverte, si possono passare intere giornate, il McWorld  scintillante e uguale dappertutto.

Poi, magari, si scopre che lo smartphone Hauwei o Samsung da 600  euro lo avete pagato ‘poco’, ossia – voi italiani – con  la disoccupazione giovanile ( dei vostri figli) al 44%; con i suicidi di decine di piccoli imprenditori senza sbocco  commerciale;  con la deindustrializzazione e la perdita d immense quote di mercato;  e  poi lo smart a 600 euro non è tanto a buon  prezzo, se tantissimi di voi ricevono ‘salari’  da 700  o anche  500  mensili, pagati dai padroni quando vogliono, e  vostro datore di lavoro vi ha messo “in regola” con i voucher, ossia con buoni Inps  pensati per  lavori accessori per cui vi fa lavorare 12 ore al giorno per 10 o 20 euro (un voucher,  due voucher).  E  provatevi a denunciarlo ai sindacati, se avete  il coraggio. I sindacati sono occupati a difendere i diritti degli invertiti,  a combattere i medici che si rifiutano di procurar aborti, a introdurre la teoria del gender nelle scuole.  Che cosa volete da loro? Avete i voucher, siete in regola. Lavoratori emersi, non del sommerso. Protestate, e perdete anche quel lavoro precario di miseria.

Che cosa  vi impedisce di riconoscere questa situazione e definirla con il vecchio nome, ossia “sfruttamento dei lavoratori”, e lanciarvi nella “lotta di classe”?  Anzitutto, “pagate il Samsung in comode rate, fra due anni potete cambiarlo, avrete sempre l’ultimo modello” –  e  voi  vi  fate così un altro giro  nella giostra dell’illusione, cavalcare la globalizzazione  della finanza. Il giro può essere l’ultimo. Ma  non avete più  patria, non avete più una comunità dove si possono porre i problemi comuni; siete in concorrenza coi cinesi: ebbene, non vi piace essere “ nomadi?”; siete individui atomizzati nella “frammentazione iperbolica della società di atomi egoistici appagati soltanto dal consumo”. Vostra moglie vi ha lasciato per seguire un nuovo amore e voi, per pagare alimenti e figli,  siete costretti ad abitare in auto  (“ma potete avere sempre l’ultimo modello”);  siete una   donna che non ha maternità,  la vostra libertà somiglia sempre più a una schiavitù sessuale – di cui ovviamente non vi rendete conto, perché il circo mediatico vi integra oniricamente nel mondo dei VIP, di quelli che  il nomadismo cosmopolita, la trasgressione, la libertà  da tutti i tabù  – se la possono permettere, ossia pagare.  Ma la vostra reale condizione è quella delle donne americane di mezza età. Loro l’hanno capita, voi siete ancora prigioniere del sogno-standard indotto dalla società dello spettacolo. Loro,  socialmente isolate,   senza mezzi, private di  risorse spirituali interiori, con tutta l’educazione che impone di “sfuggire la propria croce”, perché “la sofferenza non ha senso”,  stanno scegliendo la via di fuga che il Sistema lascia loro.  Americani ed americane anticipano   come sapete di qualche anno le tendenze, mica per niente sono cittadini della Superpotenza  all’avanguardia.



Serva e padrone


Serva e padrone

Non vedete? Nell’Atlantico non vanno e vengono quasi più navi da carico; arriva invece  in aereo il presidente Obama (che vi piace, è così glamour) ad odinare ai capi di governo europei:  accelerate l’approvazione del TTMIP, ossia del trattato d commercio transatlantico. Ossia  più forti dosi del veleno. E inoltre, ecco gli altri ordini: voglio  più soldi per la NATO, accogliete più profughi (alla Merkel: “Sei dalla parte giusta della storia”,  prendete esempio da El Papa), ancora più sanzioni contro la Russia,  no alle frontiere. E i vostri figli, i ragazzi dei centri sociali, che fanno? Vanno a fare manifestazioni contro  l’Austria al Brennero: dimostrazione perfetta di come la sinistra fa’ sempre il gioco del grande capitale , e quanto più a sinistra , tanto più entusiasticamente.  Restare pure dalla parte della “libertà”, dello “anti-autoritarismo” del “No alle frontiere”, cari new-global. Date pure ragione ad Obama, al sistema americano terminale.

Cosa ci salverà? Non voi.  Forse I vulcani dell’anello di fuoco, il Big One in California. Forse le tempeste  e le alluvioni che colpiscono il Texas, gli uragani e cicloni.  Segni che spiamo con truce speranza, perché davvero ciò che ha fatto l’America al mondo grida vendetta al cospetto di Dio.







L’articolo Il capitalismo che uccide ogni speranza è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.

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L'articolo è tratto da I pezzi miei – Blondet & Friends



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