Su “La Repubblica” dell’11.1., Alessandro Baricco ha scritto un lunghissimo articolo a proposito dell’odierna rivoluzione della “gente” contro l’élite. A suo avviso è in corso una sorte di rivoluzione, favorita dall’informatica e dalla “democratizzazione delle informazioni”, della gente comune contro qualunque tipo di “apprendista stregone”. E’ la rivoluzione degli incolti e felici di esserlo contro tutti gli specialisti, i “soloni”, quelli che con la scusa dell’avere studiato vorrebbero imporre agli altri il loro punto di vista. Una rivoluzione democratica: se in TV assisti, ad esempio, a un dibattito, che so, sui vaccini, e da una parte c’è un illustre clinico o un ricercatore di grande esperienza e di altissimo livello e dall’altra c’è un no vax che sull’oggetto del contendere ha letto un paio di articoli di “Focus” e ha orecchiato un discorso in autobus, l’avviso del competente e quello dell’incompetente sono sullo stesso piano: sono due punti di vista, valgono ciascuno un voto. Sulla base di ciò, di recente, una signora del governo ha cercato di zittire un ex ministro dell’economia criticabilissimo sotto molti aspetti ma noto per essere un economista illustre semplicemente con un “Questo lo dice Lei!”. E’ la Rivoluzione dell’Ignoranza, sulla base della quale si esige il “rispetto degli incompetenti” non in quanto cittadini vittime di un sistema sociale iniquo che ha impedito loro di studiare abbastanza, bensì in quanto incompetenti per scelta, ignoranti fieri e orgogliosi di esserlo e nemici di ogni forma di competenza e di autorevolezza nel nome della lotta democratica dell’Ignoranza contro la Meritocrazia. E’ la rivoluzione contro la quale ha combattuto la sua ultima battaglia mediatica Umberto Eco: quella dei diecimila ignoranti che dilagano sui media imponendo le loro sciocchezze in quanto sono appunto diecimila, quindi hanno diecimila volte più ragione – è un principio democratico, che diàmine! – dello specialista isolato che fa confluire sull’esile peso del suo unico voto a disposizione il peso di una vita di studio e di ricerca. La mia cazzata, caro mio, vale quanto il tuo Illuminato Parere; e se siamo in diecimila a dir cazzate vinciamo noi: è un elementare principio democratico.
E ormai se ne stanno vedendo di tutti i colori. I no vax non sono ancora nulla. Ad esempio, assistiamo al “fai-da-te” geografico. In quanti modi si può immaginare il mondo in cui viviamo?
Avete presente la “teoria della terra cava” e il sedicente professor Hans Horbiger? Ancora nell’Ottocento, occultisti e misteriosofi parlavano di queste cose con grande sicurezza: e ispirarono il Jules Verne – che era un gran reazionario, ma soprattutto un gran furbone – per Un viaggio al centro della terra. Durante il Terzo Reich, pare che il professor Horbiger riuscisse a tirar dalla sua anche qualche gerarca nazista. Secondo lui la terra era cava e noi ci abitavamo dentro, come formiche attaccate alle pareti concave dell’interno di una boccia per pesci rossi.
L’idea che la terra è piatta, dal canto suo, è in fondo plausibile: lo abbiamo pensato un po’ tutti, da bambini, quando ci siamo chiesti com’è che chi sta nell’emisfero australe non cade dalla superficie del pianeta nel vuoto cosmico e com’è che l’acqua degli oceani non cola fuori del loro alveo. Le antiche culture che l’hanno immaginata così sono state molteplici; le cosmogonie egizia, babilonese, induista e buddhista ne parlano in questo senso.
Ma già gli antichi greci, buoni navigatori e osservatori eccellenti, non ci cascavano più. I pitagorici, a loro volta debitori di tesi indiane, persiane e forse cinesi, avevano già intuito qualcosa sulla sfericità del pianeta. Aristotele non aveva dubbi al riguardo. Ma la decisiva e definitiva dimostrazione della sfericità della terra si deve a un matematico, geografo e astronomo greco-egizio di ventitré secoli fa, Eratostene di Cirene (280 a.C.- 195 a.C.), direttore della biblioteca di Alessandria, che riuscì addirittura a misurare con esattezza quasi perfetta la lunghezza dei meridiani terrestri.
Vero è che, all’inizio del medioevo, nacquero al riguardo perplessità connesse con il parziale oblìo della scienza antica. Il terrapiattista più celebre è, senza dubbio, un mercante egizio-bizantino del VI secolo d.C., Cosma detto “Indicopleuste” (perché pare avesse viaggiato nell’Oceano indiano), secondo il quale la terra era un parallelepipedo, una specie di cofano, fatto a somiglianza della biblica Arca dell’Alleanza: le terre emerse e i mari giacevano sul fondo del cofano, il cielo ne era il coperchio e ai quattro lati di esso altrettante alte muraglia di pietra, come immense montagne, reggevano la volta celeste. La Bibbia sembrava dargli ragione, ma la scienza del tempo – tanto cristiana quanto, più tardi, musulmana – non lo prese sul serio e continuò a preferirgli Aristotele e Tolomeo. Terra ferma al centro dell’universo, questo sì, fino a Copernico e anche un po’ oltre: ma piatta no davvero. Chi oggi sostiene che nell’antichità e nel medioevo ci si immaginava una terra piatta e circolare circondata dall’oceano è vittima di un equivoco: gli antichi sostenevano semplicemente che la terra era sì sferica, ma ad esser un circolo più o meno compatto era l’insieme delle terre emerse e abitate (l’”ecumène”) completamente circondate dall’oceano, che, dunque, visto dalle sponde detta terraferma, si presentava come un anello circolare liquido: mentre in realtà occupava con la sua massa acquea la maggior parte della sfera terrestre.
I terrapiattisti odierni hanno un’idea simile, ma in realtà hanno fatto il cammino inverso rispetto a Cosma: se egli s’immaginava la terra grosso modo quadrangolare, essi, anziché la “quadratura del cerchio”, propongono la “circolatura del quadrangolo”. La loro terra è immaginata a somiglianza della proiezione verticale del pianeta, con il polo nord ch’è un punto centrale e il polo sud che coincide con la circonferenza esterna del pianeta ed è costituito da un’immensa massa continentale montagnosa, un “orlo rialzato” della superficie terrestre: che, se non altro, ha la funzione d’impedire alle acque oceaniche e anche a noi di precipitare dal bordo della terraferma nel vuoto cosmico. Ora proveranno le loro teoria con una grande crociera, o forse una serie di crociere. Le quali, partendo almeno concettualmente dal polo nord e procedendo verso sud, senza dubbio invariabilmente arriveranno all’Antartide constatando com’esso si presenti come un’immensa muraglia di ghiaccio che serra l’Oceano impedendogli di colar giù nel vuoto cosmico. Certo, le rotte delle loro navi seguiranno i meridiani; saranno quindi convergenti verso il polo sud. Ma non sarà loro difficile organizzare una serie di video games virtuali, che li convinceranno di aver seguito una serie indefinita di percorsi “a raggiera”, dal “punto”-polo nord alla “circonferenza”-polo sud.
Il principio di base è sempre lo stesso, quello che sorregge tanti blogs e convince tanti twitters. La scienza è una grande massa di fake news messa insieme dagli scienziati, anzi dagli “scientisti”: boriosi agenti prezzolati al soldo di complottisti intenti a raccontarci la balla della terra sferica perché pretendono di dominarci con le loro colte fandonie. Secoli di scoperte e di prove scientifiche sono tutte un bluff organizzato da una banda di secchioni che pretendono di possedere la verità perché “hanno studiato”. Se si può “dimostrare” che i vaccini non servono a nulla, figurarsi poi quale tipo di rispetto si può portare alla scienza geografica. Ô ça ira, ça ira, ça ira! Tous les cultivés à la lanterne! Dopo la Rivoluzione del Berretto Frigio, largo alla Rivoluzione delle Orecchie d’Asino!
Franco Cardini
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