mercoledì, febbraio 11, 2004

UNA LEGGE LAICA E CIVILE


Giuseppe Anzani

Il tormentato cammino della legge sulla procreazione assistita si è finalmente compiuto. Ieri sera la Camera dei deputati ha definitivamente approvato il testo trasmesso dal Senato. Da oggi l'Italia non è più l'isolato territorio franco del Far West procreativo; si è data regole civili, in un campo dove si giocano i diritti e i doveri umani in faccia alla vita, in faccia alle radici stesse della vita umana. La legge è nata. A leggerne adesso di nuovo il contenuto definitivo, a scrutare la fisionomia della nuova creatura giuridica quale la "provetta" infine partorita - dopo infinite manipolazioni - dallo schieramento parlamentare trasversale, non ci dà emozione né esaltata né costernata. La legge ha scelto un punto di equilibrio sostenibile, così ci sembra, dentro la nostra civiltà giuridica e dentro la nostra condizione storica, con una bilanciata percezione dei teoremi e degli accaduti. Un bilico difendibile, così ci sembra. E ci preme dire subito: non un bilico "cattolico" di cui si è favolato. Un bilico di legge laica, laicissima se occorre dirlo. Ci mancherebbe altro che allo Stato laico non fosse a cuore la vita
A intendere il giusto come ciò che abita i territori dell'assoluto, questa legge resta per noi imperfetta perché ricovera sotto l'ombrello della lecita potenza tecnologica il "fare la vita", quando la vita umana non è una cosa fabbricata ma un essere, un essere che è uno di noi. Non dunque semplicemente il risultato della potenza indecifrata della natura, ma l'umanizzato miracolo dell'unione dell'uomo e della donna che chiama la vita, dentro il contesto della sponsalità del corpo.Quanta perduta bellezza piange nel freddo della provetta. Se la natura palesa all'homo faber i suoi indifesi segreti sapienziali, a guisa che l'uomo possa inventare le sue scorciatoie, e se ciò vien fatto come di fatto si fa, l'irruzione tecnologica non deciderà mai la verità intrinseca del nuovo essere umano. Il "prodotto" della scorciatoia non cessa di essere quello che è, nel dominio dell'esistenza e della vita. La vita in antico fu chiamata bios e fu chiamata zoe. La procreazione umana traslocata zoologicamente non ci darebbe davvero nessun fremito?
No, non è una legge perfetta, questa che è stata approvata. Nondimeno è una legge che mette in salvo il possibile nel contesto storico che attraversiamo. Ci sono leggi civili inadeguate in faccia all'esigenza della giustizia piena, e leggi proporzionate alla giustizia praticabile in una società dove c'è durezza di cuore. Sicché questa legge infine può andar bene così, se ci preserva in futuro dagli orrori che sono stati praticati in passato "senza legge". E semmai sorprende che l'avversione ai paletti difensivi della dignità della vita nascente si annunci oggi in seno a partiti politici che la storia passata ha schierato a fianco dei deboli e contro i forti, volta che ormai tutti sappiamo che i soggetti "deboli" sono ora gli embrioni fabbricati, esseri umani come noi, e che nove su dieci sono consegnati alla morte. Stupore e delusione è leggere, nei media più diffusi in Italia, una indifferenza e una disinformazione, quando è in gioco la vita umana. Oppure la sorpresa di una lettura inversa, quando uno dei comunicatori chiama con sconcio e improprio linguaggio" indecente" la legge, senza avvedersi che la decenza o l'indecenza chiama in causa prima di tutto la dignità dell'essere di cui si discute, cioè in diretta lettura l'essere umano. Dentro la nuova legge, soppresse le aberrazioni della prassi, restano alcune difese minime della vita nascente come presidio contro le disinvolte anomalie della vita f abbricata e utilizzata. È poca cosa, forse, rispetto alle esigenze della cultura e dell'anima di un popolo. Ma resta qualcosa, rispetto al nulla. Resta una cosa laica doverosa, doverosa per lo Stato in sé. Se lo Stato vi manca, quando si tratta del diritto alla dignità della vita, lo Stato si rinnegherebbe. Uno Stato laico, in questo, non può tradirsi. Questa legge che consente la procreazione assistita, e la limita, resta almeno fedele alla verità che la vita umana generata dà origine a un essere di eguale e infinita dignità, come uno di noi. Il resto viene di conseguenza.

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