Nei giorni scorsi si sono svolte nel mio dipartimento le Agnes Cumming Lectures.
Il relatore invitato quest'anno era Raimond Gaita, del King's College London e Catholic University of Australia. Un nome noto, certo, ma all'altezza di quanti lo hanno preceduto negli anni passati: Searle, Derrida, Ricoeur, Dennett, MacIntyre, Chomsky.
Non ha scritto molto ma in libreria il suo ultimo lavoro, The Philosopher's Dog, pare venda bene.
Di lui ho letto solo Good and Evil: an absolute conception, un ottimo libro di etica, molto ben argomentato, profondo.
Ha fatto due lezioni pubbliche, su tortura e patriottismo, e un seminario con i postgraduate. Mi ha un po' deluso ma c'è da dire che non sono riuscito a cogliere tutto il suo pensiero a causa del forte accento australiano.
Quanto a me, la traduzione di Newman sta per uscire, forse prima di Natale.
L'articolo su Newman e Wittgenstein apparirà sul primo numero del 2005 di New Blackfriars, ho corretto la bozza definitiva.
Il 12 novembre ho presentato il mio mio intervento alla conferenza dello IALIC. E' stato ben accolto, ora spero venga pubblicato su Language and Intercultural Communication.
Il mio semestre heideggeriano è quasi finito, il mio alunno medico mi ha detto che da gennaio dovrà leggere Voegelin e San Tommaso, due autori che conosco anche se non bene.
Probabilmente mi concentrerò sull'Aquinate, anche se quest'anno Brendan Purcell fa un corso proprio su Voegelin.
L'unico corso che ho intenzione di seguire è quello di Richard 'Miami Vice' Kearney su Fenomenologia e Religione.
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