sabato, maggio 12, 2007

Dedicato a chi non ci sarà

Oggi è la grande giornata delle famiglie. Di tutte le famiglie. Quelle che sono in piazza San Giovanni a Roma e per arrivarci hanno fatto appena quattro passi e quelle che hanno viaggiato per tutta la notte in treno, pullman, aereo, traghetto… Ma anche di quelle che in piazza non ci sono.

La festa è dedicata a tutti, e tutti sono nei pensieri delle famiglie riunite in piazza San Giovanni.
Il pensiero va a coloro che una famiglia la vorrebbero, ma non l’hanno. A chi è in cerca di un amore che sembra inafferrabile. A chi è deluso. A chi ha visto allontanarsi il marito o la moglie, ha lottato ma alla fine è rimasto solo. A coloro per i quali la famiglia è nonostante tutto ciò che non dovrebbe essere: fonte di sofferenza e non di gioia. Vi siamo vicini.

Il pensiero va alle coppie che fanno fatica, specialmente se nella loro fatica non trovano aiuto alcuno, scarsa comprensione, semmai irrisione e sentenze di estinzione per la famiglia in sé: anziché incoraggiati a salvare e rendere più forte il rapporto, troppe voci suggeriscono: rassegnatevi, nulla è definitivo e gli amori sono tutti destinati a finire, ma altri ne arrivano, e poi altri ancora…
Il pensiero va a chi ha un partner, dei figli e una vita avviata insieme, ma non può o non vuole sposarsi. Nessuno vi giudica. E poiché sospettiamo che ciò che ci accomuna è comunque più di ciò che ci divide, speriamo di poter compiere almeno alcuni tratti di strada assieme, e un angolo di piazza è idealmente vostro.

Il pensiero va anche a chi poteva esserci oggi a San Giovanni, ma non è venuto per il timore di ritrovarsi a un raduno "contro" qualcuno o qualcosa, a una piazza riempita per creare divisione. È vero l’esatto contrario, ma troppi tromboni e trombette hanno suonato e insinuato note false e tendenziose. "Più famiglia": il segno positivo non è lì per caso. Le famiglie riunite a Roma, sorte dal matrimonio tra un uomo e una donna, e che investono ogni loro energia nell’amarsi per sempre, insieme ai loro figli, queste famiglie vogliono più amore, più coppie, più figli. Più sensibilità da parte del mondo del lavoro, delle istituzioni, della cultura e dei mass-media. Sanno perfettamente che, se una famiglia dichiara fallimento, la responsabilità è innanzitutto di lui e di lei. Ma sanno pure che chi è isolato, anzitutto culturalmente, perché nessuno lo incoraggia né lo abbraccia, e invece si sente ripetere che nulla è per sempre e la famiglia è malata e in via di estinzione, costui è molto più facile che smetta di lottare.

Il pensiero va pure alle persone omosessuali che, in coppia, cercano di amarsi in un rapporto che vogliono stabile. La loro non è una famiglia, ma è comunque un rapporto degno di rispetto che nessuno può irridere o minimizzare. Le famiglie pensano a loro e non dimenticano il monito a non giudicare, ma amare. Vorrebbero, a loro volta, non essere giudicate ma rispettate nella loro libertà di ritrovarsi una volta in piazza a fare festa, senza sentirsi strumentalizzate.
Il pensiero va a tutti costoro perché a chi è oggi in piazza, e a chi per mille motivi non c’è, assolutamente a tutti una famiglia più forte, ottimista e amata fa bene. Una buona famiglia – capace di vincere le sue piccole o grandi crisi e non farsene travolgere senza quasi opporre resistenza, come troppo spesso accade – una somma di buone famiglie rende migliore l’intero Paese e quindi fa bene a chiunque. Ma proprio per questo la salute delle famiglie italiane non è un fatto privato che riguarda marito e moglie, o forse qualche parente meno distratto. È un fatto sociale. Anzi, oggi è il fatto sociale per eccellenza. Per questo c’è una piazza piena con gli occhi rivolti non a se stessa, in un’autocelebrazione compiaciuta e insipida; ma con gli occhi rivolti lontano, a tutti gli italiani.
Le famiglie sono la prima risorsa del Paese. Ricordarlo val bene una piazza.


Umberto Folena

4 commenti:

S.R. Piccoli ha detto...

Mi ci posso ritrovare anch'io, in questa riflessione. Tempo qualche minuto e metto un link su WRH.

P.S: Congratulazioni, sebbene in ritardo!

Anonimo ha detto...

ma siamo sicuri che c'è bisogno di un giorno da dedicare alla famiglia??da cosa la vogliamo proteggere?? oggi si sa benissimo che chi cerca di costruirsi una famiglia va incontro alla più grande delle sfide...non solo per quanto riguarda il far durare l'amore...che già questa è una bella sfida...ma il mettere al modo dei figli...e non parlo solo del lato economico...io non sono tanto convinta di voler mettere al mondo un figlio e farlo vivere in un mondo che sta andando alla sfacelo climaticamente e moralmente...sono egoista, sicuramente, ma credo che se vuoi costruirti una famiglia devi essere certo ci quello che fai e non sono la famiglia il pilastro della società ma persone che sanno amare, condividire, lavorare anche fuori la famiglia

Angelo ha detto...

Cara skiopone, la famiglia e' sicuramente il pilastro della societa' ma non e' la soluzione di tutto. Se e' vero, come tu scrivi, che il mondo sta andando moralmente allo sfacelo, neanche la famiglia si salva. Chi ci salva e' Gesu' Cristo. Accetta questa semplice verita' e vedrai come tutto cambia, anche il voler mettere al mondo un figlio. Chi e' sceso in piazza sabato ce l'ha testimoniato splendidamente.

Anonimo ha detto...

io sono religiosa e affido a dio tutte le mie paure e le mie angosce...ma credo che la religione, il credere o meno sia solo una questione personale e sarei più egoista a far nascere un figlio adesso, che non ho possibilità economiche per farlo crescere e ho sinceramnete paura del mondo che potrà trovare e dove dovrà vivere