Il mercato dei corpi
-
Mariangela Mianiti, 15.03.2016
Habemus Corpus. Chiamare la maternità surrogata una donazione è un eufemismo perché in realtà
si tratta di un vero e proprio mercato che ha dei tariffari, una domanda e un’offerta, dei contratti, un
marketing, dei mediatori, come in qualunque scambio di merce o di prestazione
Nel felice racconto della genitorialità con la gestazione per altri si è trattato con pochi accenni a una parte importante della questione, ovvero il prima dell’impianto dell’embrione. Quel prima non è un pezzo da poco perché riguarda la selezione e l’acquisto del materiale genetico che serve per costruire la nuova vita, ovvero lo sperma e gli ovuli, fondamentali perché determinano le caratteristiche di una persona. La scelta di questi donatori e della portatrice di utero hanno dei costi e si stanno muovendo secondo criteri economici e geografici simili a quelli dei movimenti dei capitali finanziari.
Chiamare la maternità surrogata una donazione è un eufemismo perché in realtà si tratta di un vero
e proprio mercato che ha dei tariffari, una domanda e un’offerta, dei contratti, un marketing, dei
mediatori, come in qualunque scambio di merce o di prestazione. L’invasione del linguaggio e della
mentalità del marketing nel mercato dei corpi, perché di questo si tratta, è già avvenuto e basta
guardare gli slogan di certe agenzie che ricalcano quelli della promozione di viaggi low cost, come
Pacchetto bimbo in braccio, Pacchetto Surrogacy, pacchetto Economy Plus che stabiliscono tariffe
diverse secondo i tentativi di fecondazione e le scadenze del compenso.
Nessun commento:
Posta un commento