di Costanza Miriano
Buona festa della donna alle mie ormai migliaia di amiche e conoscenti che se ne fregano della festa della donna, che non hanno rivendicazioni da fare, che sono felici di avere avuto la incredibile fortuna di poter essere al servizio della vita – sia che i figli non arrivino, sia che ne arrivino otto, nove, undici o dodici: quello che conta è la disponibilità – che amano farsi i fatti degli altri, prendersi cura, farsi carico, che vogliono essere alleate dei loro uomini, imparare a tradurre il loro linguaggio, stare dalla loro parte, aiutarli a essere migliori, mentre loro le proteggono.
Buona festa alle donne – tutte quelle che conosco – che non trovano assolutamente niente di strano nel volantino della Lega di Crotone: tutte noi pensiamo che l’utero in affitto sia una vergogna, che ci chiamiamo mamma e non genitore 2, che non siamo interessate alle quote rosa ma ad avere uno stile di lavoro diverso da quello degli uomini, che tenga conto del fatto che siamo più brave a prenderci cura delle persone piccole e deboli, siamo più brave e ci gratifica molto, buona festa a noi che pensiamo che prenderci cura della famiglia è per noi naturale, anche se vogliamo essere libere di poter dare un contributo a costruire un mondo migliore anche fuori (nessuno si sogna di pensare che le donne non debbano lavorare se lo vogliono), ma non con i tempi e lo stile dei maschi; a noi che, come dice il volantino dello “scandalo” (che a noi sembra semplice buon senso) ci sentiamo strumentalizzate da chi afferma di difenderci ma lotta solo per permetterci di abortire, mai per aiutarci a far nascere e tanto meno a crescere i nostri figli.
Questo è semplice buon senso, ed è davvero paradossale e francamente irritante che dire queste cose sia considerato “di destra”: a me per esempio la politica non interessa, ma questa è la realtà, e la realtà non è di destra né di sinistra. È la realtà. Le donne partoriscono, gli uomini no. Le donne allattano, gli uomini no. Gli uomini che vogliono figli senza una donna devono per forza pagarla e poi portarglieli via. La realtà non è di destra, è la realtà.
È questa sinistra radicale che ha perso il contatto con la realtà. Renzi nel suo libro, e anche da Fazio, ha detto che il popolo del Family Day gliel’ha giurata, e che questo ha fatto sì che perdesse l’elettorato di centro. A me piacerebbe credergli. Mi piacerebbe pensare che quelle nostre piazze che abbiamo contribuito a riempire abbiano avuto così tanto potere. In realtà purtroppo la gente non si è allontanata dal Pd perché sensibile ai valori cristiani (e caliamo un pietoso velo su Galantino che, scrive Renzi, ha dato il suo placet alle unioni civili, ma d’altra parte se per lui Sodoma si è salvata, è tutto a posto), la gente si è allontanata dal Pd perché il tema delle unioni civili che ha monopolizzato mesi di governo interessava solo una percentuale risibile di popolazione, l’1% delle famiglie, mentre il 99% si è sentito abbandonato da un Parlamento che è stato fagocitato da un dibattito che interessava solo la sinistra radicale, non il paese vero (litigare per mesi sulla stepchild adoption, quando le pochissime persone che sono disposte e possono spendere 150 mila euro per procurarsi un figlio non è che spostino queste grandi percentuali di elettorato; e in più la gente senza fare grandi studi di psicologia, senza leggere i rapporti dell’università di Vattelapesca, ci arriva a capire che i bambini vogliono la mamma, e non il concetto antropologico).
La verità è che come a difendere la linea di totale e incondizionata – sottolineo incondizionata – apertura agli immigrati sono quelli che manifestano per loro uscendo dalle loro case alto borghesi, e che non abiteranno mai fianco a fianco con loro nelle periferie degradate, allo stesso modo a difendere aggressivamente il diritto delle donne a lavorare non sono le cassiere o le commesse, ma le professioniste che hanno goduto di una grande libertà di gestione del tempo, che non sono dovute stare ore e ore incollate a una postazione mentre i figli a casa avevano la febbre, o aspettavano la mamma per finire i compiti, sono donne che sono potute uscire dal lavoro per la recita di Natale dell’asilo, essere lì quando i figli avevano bisogno senza dover supplicare un permesso. Sono le donne che hanno fatto lavori gratificanti e remunerativi o almeno flessibili a combattere perché le operaie abbiano il diritto di stare attaccate alla catena di montaggio otto ore al giorno più la pausa pranzo. Che si ricordino, le parlamentari che credono di difendere le donne, che, è vero, ci sono tanti bei lavori gratificanti, ma non per tutte è così. Escano dalle loro cerchie e incontrino la gente. E se non la capiscono più non è perché siamo diventati tutti populisti, ma perché l’ideologia ha fatto perdere loro il contatto con la realtà.
Noi donne che non ci siamo fatte lavare il cervello, chiediamo diritti diversi da quelli degli uomini, per esempio chiediamo di poter scegliere se e quanto lavorare (il diritto ad avere il part time se lo chiediamo, quando i figli sono piccoli, magari perché dei cospicui assegni familiari ce lo consentono): non è libertà anche questa? Scegliere di non lavorare? O è libertà solo lavorare, magari senza fare figli o facendone uno molto tardi? E se non è possibile non lavorare, che almeno si chiamino le cose col loro nome; il lavoro quindi è una necessità, non “diritto” o “conquista”. Dobbiamo lavorare perché ci hanno rubato uno stipendio, perché oggi pagano due lavoratori quanto un tempo guadagnava uno solo.
Anche noi, come gli autori del volantino dello scandalo, crediamo che il vero aiuto alla donna sia quello di permetterle di essere sé stessa, diversa dall’uomo. La pari dignità la diamo tutte per scontata, nessuna donna intellettualmente onesta in Italia potrà dire di essere stata discriminata in quanto donna, non nei tempi recenti. Ci sono anche donne sceme, comunque, che magari non fanno carriera per quello. Ci sono donne capaci che fanno carriera. Poi ci sono donne capaci che non fanno carriera perché non è così importante per loro, perché hanno altri interessi (incredibile, ma ci sono anche persone, uomini e donne, che hanno altre priorità), o perché non sono disposte a immolare tutto sull’altare del lavoro. Poi ci sono donne che vorrebbero che venisse data loro la possibilità di modulare il loro impegno secondo fasi diverse, quando le esigenze della famiglia aumentano o diminuiscono, non perché qualcuno ci costringa, ma perché è questo che profondamente desiderano. (Un accenno al fatto che il gender gap sui salari non esiste: portatemi un contratto collettivo in cui sia scritto che a parità di lavoro le donne guadagnano meno degli uomini: non c’è; la contrattazione personale è un altro conto, ma se gli uomini sono più bravi a farsi pagare di più è perché sono più aggressivi nel chiedere e più concentrati sul lavoro).
Noto un certo nervosismo in merito, di recente, in giro: insulti alla mamma di undici figli, articoli pseudoscientifici che dicono che un figlio toglie alla mamma undici anni di vita (io sono praticamente morta, le mie amiche Chiara e Francesca sono sepolte da tempo, con i loro 11 e 12 figli) e che rovina il sonno dei genitori per sei anni, omuncoli che affermano le donne colte non possono desiderare molti figli (le mie amiche psichiatra, filosofa ed ematologa mamme di sei e sette devono avere comprato la laurea coi punti dell’ammorbidente), insomma un’insofferenza crescente verso tutto quello che parla di famiglia. Non solo le donne non devono essere costrette a fare le mamme, come sostengono le femministe, ma se vogliono farlo, soprattutto se di tanti figli, sono delle povere dementi. Una furia contro la persona umana che non si spiega: le manifestazioni contro il comune di Verona che ha stanziato aiuti alle mamme che preferiscono non abortire sono state incomprensibili. Ovviamente nessuno ha parlato (purtroppo, aggiungo) di chiudere i reparti in cui si fanno aborti: si voleva solo aiutare chi vi rinuncia. Apriti cielo. Non solo le donne devono poter abortire, ma se invece vogliono accogliere il bambino non vanno aiutate, per le femmine accecate dall’ira. Una furia contro gli obiettori di coscienza all’aborto che non è assolutamente spiegabile con i fatti concretamente avvenuti nel nostro paese: MAI nessuna donna in Italia con la 194 ha cercato di abortire e le è stato negato a causa di una carenza di medici. Mai. Perché dunque questa furia? Perché questo odio per la vita?
Perché Zingaretti ha fatto un bando dal quale erano esclusi i medici obiettori, quando questo non è mai stato realmente un problema in Italia, visti i 120 mila aborti fatti ogni anno a spese nostre? Perché la Cirinnà grida scomposta contro la manifestazione di Verona, che sarà semplicemente sulla bellezza del matrimonio, i diritti dei bambini, l’ecologia umana integrale, la donna nella storia, dando come sempre degli omofobi agli organizzatori, quando l’omosessualità non è proprio messa a tema in quei giorni? Perché i giornali rilanciano bufale (“il governo finanzia e patrocina la manifestazione di Verona”, “ci sono relatori favorevoli alla pena di morte per gli omosessuali”)? Chi viene offeso da questo annunciare la bellezza della famiglia?
Noi non diciamo che il gay pride non va fatto. Lo troviamo inutile, perché oggi non c’è niente di altrettanto tutelato dell’omosessualità. Però chi vuole lo faccia, la Boldrini e la Boschi facciano da madrine, viviamo in un paese libero. Un paese così gay friendly (e che odia così tanto i bambini) che l’Aifa è arrivata a far distribuire gratuitamente (quindi a spese nostre) i farmaci per la cosiddetta disforia di genere a degli adolescenti, mentre i disabili sono in quasi tutte le regioni itaiane a carico della loro famiglia, un carico enorme economicamente, emotivamente, organizzativamente, nel portare il quale le famiglie sono lasciate sole. Le lobby lgbt sono l’unica categoria protetta e intoccabile, altro che omofobia. Però organizzare una marcia pacifica per continuare a dire che la famiglia è bella è offensivo?
Non paghe di avere sparso tanto odio e tanta bruttezza attorno a sé, le femministe di senonoraquando propongono uno sciopero per l’8 marzo. Una delle forme suggerite è lo sciopero del sorriso per chi fa lavori di cura e di servizio, o di rapporto con clienti. E qui scadiamo nel grottesco. Se chi serve qualcuno – pazienti o clienti – lo fa senza sorriso, perde tutta la bellezza di quello che fa. Propongo invece di fare un contro sciopero domani, e di spargere sorrisi (magari se avete i denti dritti postate le vostre foto sui social) per annunciare al mondo che siamo felici di essere donne e uomini che danno la vita per gli altri, perché la vera grandezza è servire, ed è povero e triste solo chi vive per sé.
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