Torre
di Pordenone, aprile 1948
Egregio
e caro dottor P.,
oso rivolgermi a Lei per una grande carità. Ho una parrocchia operaia
disgraziata dove mi ritrovo dal maggio 1947. L’80 per cento degli uomini e dei
giovani non assiste alla S. Messa festiva e il 50 per cento delle donne! È una
desolazione. Mi sento accasciato. Non vorrei che venisse giorno festivo. La
massima parte degli operai è comunista. Dal 1903 al 1925 sono stato parroco qui
e ci sono ritornato perché invitato da tutti.
Nel
primo periodo ho istituito per gli operai una Unione Coop. di consumo, una
Cassa Operaia, un Molino, un Forno: cooperative tuttora fiorenti; poi l’Asilo e
scuola di lavoro per ragazze, un Sindacato Cotonieri, una biblioteca
circolante; ho costruito un centinaio di case operaie di quattro e sei vani
l’una con adiacenza di 600 o 1000 metri: sono così cento e più famiglie
divenute piccole proprietarie; mi sono occupato e mi occupo di collocamento in
patria e all’estero. Ho dato tutto, anche il mio modesto patrimonio lasciatomi
dai genitori, casa, campi e prati. Eppure si vuole essere comunisti. Sono
desolato; ho 67 anni, ma sento venir meno le forze, non già per il lavoro, ma
per le amarezze. Se avessi saputo di trovare la vecchia parrocchia in questa
situazione, non sarei ritornato.
Concludendo:
vorrei offrire il Santo Vangelo a tutte le famiglie operaie. Sono circa un
migliaio. Ho visto edizioni diverse: Società S. Paolo, Salani, Servi della
Sapienza ecc. La migliore è quella Vaticana perché porta anche gli Atti degli
Apostoli e preghiere. Sono certo che il libro verrebbe gradito e letto. Farei
la festa del Vangelo con triduo... Ma come far fronte a tanta spesa?
Si
degni Lei d’intercedere grazie presso le Opere di Religione o presso la S.
Girolamo o qualche benefattore. Io posso concorrere con la congrua che
incasserò in questi giorni: circa 15.000 lire. Per vivere si fa come si può: ci
sono tanti modi per campare.
Mi
faccia questa carità. Lei è tanto stimato e ha tante conoscenze.
Obbl.mo
sac.
GIUSEPPE LOSER
Chissà
cosa dirà, reverendo, a veder messe in piazza tante spirituali apprensioni. Ma
il dott. P. ci ha passato la Sua emersa fra una montagna di lettere che
minacciano di soffocarlo e noi abbiamo pensato di rivolgerci al buon cuore di
chi legge affinché possa prendere contatti diretti con Lei (Enti, Istituti,
Opere — particolarmente Mons. Baldelli, Presidente della Pontificia Commissione
Assistenza e dell’O.N.A.R.M.O. — nonché Case editrici e privati) e cerchi di
aiutarla a ritrovare il suo gregge. Perché dalla sua lettera trapela una sola
preoccupazione, un’ansia sola: riportare il gregge all’ovile. Della diserzione
tanto soffrì il Buon Pastore che per una pecorella smarrita piantò in asso
tutte le altre; figuriamoci Lei, Padre carissimo! Ma non è il solo, creda, a
donare tutto per ricevere solo amarezze. Nei duemila anni della sua vita la
Chiesa non ha fatto che profondere tesori spirituali e materiali. Se ne
potrebbe ricavare un trattato che sarebbe il più voluminoso fino ad oggi
apparso: il Trattato dell’ingratitudine. Basterebbe darne un...
assaggio: il pontificato del Vicario regnante. Se gli uomini sapessero! Se n’è
avuta una pallida idea durante la recente... ferina campagna elettorale.
A
proposito, che ne pensano dei risultati quelli del suo gregge che disertarono
le vie del Signore? Sarà bene che meditino le parole del Cristo: «Tu sei
Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno
non prevarranno giammai contro di essa». Padronissimi dunque di schierarsi con
Satana; ma si ricordino: Satana è un capitano che conosce solo sconfitte o
vittorie... di Pirro. Mi faccia conoscere, reverendo, l’esito di questo
appuntamento.
dev.
BENIGNO
23
maggio 1948
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