La notte del 6 giugno, a soli 51 anni, ci ha lasciato Dino Frisullo, un compagno di strada per molti pacifisti italiani, per gli antirazzisti, per il popolo Kurdo, per gli immigrati nel nostro paese. "La voce delle vittime di guerre e persecuzioni, dei civili e dei profughi palestinesi, kurdi, afghani, argentini, irakeni, serbi, kossovari. La voce di chi non ha voce": sono le parole con cui lui stesso amava definirsi.
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Adesso che e' terminato il tuo tempo ed e' scaduto il tuo permesso di soggiorno, sei partito per il viaggio piu' lungo e piu' difficile. Non avevi nulla da lasciare, perche' nella tua vita non ti sei mai legato a nulla. Solo l'indispensabile per vivere. Tutto il resto era di troppo. Ti avrebbe impedito di dedicarti completamente ai piu' indifesi, ai piu'
piccoli, a quelli che nessuno vuole. Ma non in termini assistenziali. Non era nella tua prassi. In termini politici. Di organizzazione. E in tanti casi ci sei riuscito. Avevi intuito che quello dell'immigrazione era il tema piu' scottante del nostro tempo. Ancora una volta non in termini assistenziali, ma legato alle origini del fenomeno immigratorio: alla
sofferenza di tanti popoli che non vedono riconosciuti i loro diritti. Dal popolo Kurdo, del quale eri praticamente diventato parte, condividendo tutto, perfino il carcere, fino a tutti i popoli da cui arrivano i nostri fratelli immigrati.
Non ti conoscevo bene quando ci siamo incontrati e abbiamo cominciato a condividere, insieme con tanti altri, l'avventura di "Senza confine". Non avrei mai immaginato che al mondo ci potesse essere una persona tanto cocciuta e testarda. Non smettevi mai di lottare, di darti da fare, di tentare l'ultima, l'ultimissima carta. Per questo tutte le questure d'Italia ti conoscevano. Sempre in prima fila a organizzare manifestazioni, a lottare per il permesso di soggiorno, a tentare le strade della politica presentando
emendamenti alle leggi e cercando sempre di trovare nella legge la scappatoia che avrebbe permesso a qualcuno di restare qui e di non essere rispedito al proprio paese.
Senza altra ricompensa che quella di stare sempre e comunque dalla loro parte.
E allora, permettimelo, adesso che sei andato via, quando ormai, se ci sei - e io credo che si sia ancora, anche se in modo nuovo e diverso - guardi tutto con altri occhi e vedi scorrere le cose di questo mondo alla luce di una dimensione senza tempo, sento il bisogno di dirti che ho sempre avuto una stima enorme, unica di te. Abbiamo litigato tante volte. Non eri un tipo facile. Quante volte - quando ero parlamentare - ho appreso dai giornali di aver firmato una lettera o preso una posizione. Quante volte mi sono trovato coinvolto con te, senza averlo saputo prima, in questioni e problemi. Ultimo tra tutti un processo per diffamazione nei confronti di Gasparri. Ma ho
sempre saputo che lo facevi per loro. Per i piccoli piu' piccoli. Per gli indifesi piu' indifesi. E ti ho sempre ammirato e amato per questo.
E voglio dirti che in te, io credente nel Dio di Gesu' Cristo, ho sempre visto una sorta di santo laico. Ti vestivi come i gigli del campo e ti nutrivi come gli uccelli dell'aria. Per te non cercavi mai nulla. Hai donato tutto. Senza tenerti niente. Neanche un momento di riposo, neanche una pietra dove poggiare il capo: "Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli il loro nido, ma il Figlio dell'uomo non ha dove poggiare il capo". Giorno dopo giorno. Anno dopo anno. "Beati i poveri. Di loro e' il Regno dei cieli".
Dino, lo sai che, con tutta la mia poverta', io credo che ci sia l'altra vita. Sento la nostalgia di quel totalmente altro che ricondurra' tutto a giustizia, dove le vittime avranno finalmente ragione dei loro oppressori. E sono sicuro che, nel Regno che viene, tu avrai un posto grande, bello, pieno di luce. Allora ho meno paura. Con te il paradiso diventera' senz'altro piu' aperto. Rompera' i confini per fare entrare tutti. Lo troverai sempre, infatti, il modo di far entrare anche quelli che - a rigor di legge - forse non dovrebbero. Ti metterai accanto a San Pietro e non lo mollerai fino a quando non dara' il permesso di entrata e di soggiorno anche all'ultimo arrivato. Ti organizzerai con quelli che gia' sono arrivati, come don Luigi, e riuscirete davvero a fare entrare tutti nella grande casa che ci aspetta.
Dino, adesso che sei arrivato la', io non ho piu' paura di morire.
Eugenio Melandri
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