I fatti: nel 2017 è nato un bambino che oggi ha quasi due anni e cresce sano con la sua famiglia adottiva. Secondo una deputata (pediatra e promotrice di una legge che depenalizza l’aborto illimitato in caso di stupro) la nascita di questo bambino non solo è stata un errore, ma addirittura un crimine che viola la legge. Per questo ha denunciato il medico che gli ha salvato la vita. E un giorno quel bambino potrebbe scoprire che un medico è finito in carcere perché lui è vivo.
LO STUPRATORE E GLI ATTIVISTI PRO-CHOICE
Accade in Argentina, dove il 13 maggio è iniziato il processo al dottor Leandro Rodríguez Lastra, primario di ginecologia dell’ospedale Pedro Moguillansky di Cipolletti (Río Negro). La storia inizia con un crimine vero, anzi due: quello commesso da un uomo che ha abusato di una ragazza di 19 anni mettendola incinta, e quello commesso da una associazione pro-choice che ha somministrato farmaci illegali per abortire alla ragazza al quinto mese e mezzo di gravidanza, mettendo a repentaglio la sua vita. Per questi due crimini nessuno, né l’aggressore, né gli attivisti che le hanno fornito irresponsabilmente il misoprostolo, si trova in carcere. Perché nessuno li ha denunciati.
LA RAGAZZA E IL MEDICO
Il ginecologo Leandro Rodríguez Lastra è di guardia il giorno in cui la ragazza in stato confusionale, in preda alla febbre e ai dolori viene portata all’ospedale di Cipolletti. Racconta di essere stata stuprata, di avere ottenuto il misoprostolo da una ong pro-aborto. Ma chi lo sa cosa possono averle dato davvero? Quello che Lastra sa è che quei farmaci non si assumono in fase così avanzata di gravidanza, e che sia la giovane, sia il bambino rischiano grosso. È vero che esiste un protocollo provinciale, promosso dalla deputata Marta Milesi, che giustifica l’aborto in caso di stupro senza indicare un limite alla gravidanza, tuttavia secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità un bimbo di 22 settimane e più di 500 grammi di peso è in grado di sopravvivere al di fuori dell’utero materno: cioè nasce vivo, a meno che qualcuno lo uccida o non lo soccorra, cioè commetta un crimine.
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