Discriminati tra i discriminati: sono gli studenti delle scuole parentali
A non essere trattati equamente dal governo non sono solo gli studenti delle scuole paritarie, ai quali com’è noto il decreto Rilancio riserva le briciole, ma anche gli studenti delle scuole parentali e i privatisti di tutta Italia, costretti a un calendario di esami cervellotico, che sembra studiato per fargli perdere l’anno o per fargli perdere l’ingresso in università, e che come minimo gli rovinerà l’estate più di quanto la pandemia l’abbia già rovinata a tutti gli italiani.
L’ordinanza ministeriale n. 11 del 16 maggio dà tempo alle scuole fino al 1° settembre per lo svolgimento degli esami di idoneità, quelli che vengono sostenuti da chi vuole essere ammesso a una classe successiva delle scuole medie superiori senza aver frequentato quella precedente in una scuola statale o paritaria: è il percorso che viene seguito dagli studenti delle scuole parentali alla fine di ogni anno scolastico per vedere riconosciuta ufficialmente la loro scolarizzazione. Tutti gli altri studenti conosceranno il loro destino (che dovrebbe essere roseo, anche per quelli meno impegnati) attraverso gli scrutini entro la fine di giugno. L’ordinanza n. 10 emanata nella stessa data della 11 si occupa degli esami di maturità, e stabilisce che gli esami preliminari per i privatisti che devono affrontare la maturità si svolgeranno a partire dal 10 luglio, mentre l’esame di maturità vero e proprio, che quest’anno consiste in un colloquio, si svolgerà nella sessione straordinaria di settembre, che di solito coincide con la seconda settimana del mese. Invece tutti gli altri maturandi sosterranno gli esami di maturità in presenza a partire dal 17 giugno. Si tratta con tutta evidenza di provvedimenti discriminatori nei confronti degli studenti delle scuole parentali e di tutti i privatisti: un piccolo esercito stimabile in 10-15 mila persone.
Normalmente gli esami di idoneità e gli esami preliminari per i privatisti che chiedono di poter dare la maturità si svolgono nella seconda metà di maggio – inizio di giugno. In forza di quanto la legge prevede: «Le attività didattiche, comprensive anche degli scrutini e degli esami, e quelle di aggiornamento, si svolgono nel periodo compreso tra il 1° settembre ed il 30 giugno con eventuale conclusione nel mese di luglio degli esami di maturità» (Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297, art. 74, comma 2). Stabilire che le scuole hanno tempo fino al 1° settembre per far fare gli esami di idoneità, significa discriminare gli studenti delle parentali dagli altri studenti, che con gli scrutini di giugno finiranno il percorso del tribolato anno scolastico 2019/20. Anche perché quest’anno gli studenti delle parentali saranno, stando alle norme in vigore, gli unici in tutta Italia a sostenere esami non annacquati: quando verranno chiamati, fosse Ferragosto o il 1° settembre, dovranno come sempre portare tutto il programma dell’anno e fare tutti gli scritti: matematica, italiano, ecc.
Ancora peggio stanno le cose per i maturandi delle parentali e privatisti in genere: le leggi hanno sempre previsto l’uguaglianza di trattamento fra loro e gli studenti interni delle scuole al momento dell’esame di maturità, fatto salvo che per essere ammessi devono superare un esame preliminare. Ma stavolta l’esame preliminare è spostato nel cuore di luglio, quando tutti gli altri maturandi hanno già finito, e la maturità vera e propria si fa a settembre inoltrato, nella sessione straordinaria che tradizionalmente è riservata a studenti che per malattia o per grave documentato motivo non hanno potuto sostenere l’esame nelle date canoniche. Ma i maturandi delle paritarie e privatisti in generale non avrebbero nessuna difficoltà a dare gli esami nei tempi tradizionali, mentre questo rinvio a settembre rischia fortemente di compromettere il loro accesso all’università: le date dei test di ingresso delle varie Facoltà finiranno per accavallarsi con le date della loro maturità! Inoltre molte scuole stanno già mettendo le mani avanti nei riguardi dei candidati alla maturità costretti dall’ordinanza a presentarsi solo a partire dal 10 luglio. Dice Giuseppina Clementi della scuola parentale G.K. Chesterton di San Benedetto del Tronto: «I nostri 3 candidati agli esami di maturità sono stati assegnati a una piccola scuola della provincia. Abbiamo parlato ieri con la preside, che ci ha detto: “Gli esami preliminari non posso farveli fare prima del 10 di luglio, perché così stabilisce l’ordinanza anche se, in un paio di giorni, avremo finito con gli esami di maturità dei nostri studenti e ci sarebbe tutto il tempo. Ma vi pare normale?».
Cosa chiedono le scuole parentali? «Chiediamo che gli esami di idoneità in presenza debbano essere svolti entro il 30 giugno e non entro il 1° di settembre», dice Giuseppina Clementi. «Riteniamo inoltre che l’esame debba consistere esclusivamente in un colloquio orale, su tutte le discipline, sull’esempio di quello di maturità poiché lo stato di emergenza, che terminerà il 31 luglio 2020 (decreto legge 25 marzo 2020 n. 19), impone una scelta di buon senso e di responsabilità per evitare il contagio. Le stesse richieste valgono per i nostri candidati alla maturità». Gira voce che presto dovrebbe uscire un nuovo decreto per risolvere il problema dei privatisti, per evitare cioè che debbano dare la maturità a settembre. Per adesso si son viste solo petizioni online di privatisti disperati.
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