sabato, settembre 20, 2025

Il cammino dei gamberi

Ecco altri due drammoni, anzi tragedie, ma di quelle costruite proprio con fiocchi, rendendo pensoso omaggio alle tre unità aristoteliche, come si conviene ad ogni dramma che si rispetti. Scherzi al bando — e lo scherzo, mi si perdoni, ha una smorfia d’indicibile amarezza — i giornali carichi di cronaca nera e di crimini (titoli, come ognun sa, di periodici che vanno a ruba!) cominciano a bruciar nelle mani.

Mi riferisco alla tragedia — misteriosa, ma non troppo — di viale Giulio Cesare, vittima la giovane e bella moglie dell’avv. Giorgi, e al suicidio dei due amanti Amalia Miligi e Vincenzo Colasanti al Quadraro, delitti caratterizzati dal più freddo disprezzo della vita e della dignità umana.

A parte il fatto che le contraddizioni dell’avvocato Giorgi non persuadono (e fa bene l’autorità competente a non credere al colpo sfuggito alla vittima dopo un violento alterco, come non ha creduto alla prima deposizione), a parte il cinismo e l’egoismo dei due suicidi, che neppure il pensiero del teneri figli è riuscito a fermare nell’atto insano, sale da queste anime diseredate dalla valle di lacrime e di redenzione, un odore forte che somiglia al lezzo, qualcosa che fa pensare a un viluppo di corpi spasimanti nel fuoco delle incontrollate passioni. Sì, perché con tutto il rispetto dovuto alla solennità della morte, quel lezzo è il fiato dell’ambiente guasto in cui il fattaccio è nato: ambiente di aridità spirituale, di menzogna, di compromesso, di cedimento all’istinto dell’animale che sfoga all’angolo della strada la sua voglia. E quando della vita si battono le strade senza uscita, i vicoli ciechi che finiscono negli angoli occulti della sozzura clandestina, quando alla maestà e alla carità della legge divina si preferiscono l’inganno e la frode, il resto viene da sé: ai piedi dell’uomo si spalanca l’abisso e non c’è più forza umana che possa trattenerlo dal precipitarvi.

Rallentato così ogni vincolo, libera dal «soave giogo» romanità... progredisce.

A proposito di questa specie di follia... progressiva che ha preso alla gola in particolar modo la gioventù, un bellimbusto di quelli che giudicano ogni legge morale superata, concludeva una recente vivace discussione in merito col solito «slogan»: «Ma il mondo cammina, signor mio. Non vi siete accorto che tutto si rinnova? Provatevi a fermare la natura!». «Ehi, giovinotto — gli ho risposto — e Lei non s’è accorto che anche i gamberi s’illudono di camminare? Quanto alla natura, ch’io sappia, le stagioni son sempre quattro. Si provi, inoltre, a... liberarla dal sole, poi sentirà che maturar di nespole a primavera!».

Non so se abbia capito, ma l’ho visto allontanarsi fischiettando, tanto per darsi un contegno.

Ma che pena!

BENIGNO

14 marzo 1948

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