domenica, settembre 07, 2025

Amore vince odio?

Non siamo noi stavolta ad intonare l’inno delle moltitudini credenti in Lui, ma è un reduce dal campo di eliminazione di Mauthausen — tristemente famoso — che, scrivendoci, dopo le iniziali del suo nome — A. B. — verga le osannanti parole: CHRISTUS VINCIT. Da notare che ha avuto cura di cancellare anche la provenienza della lettera, scritta l’ultimo giorno dell’anno scorso in un’altra alternativa di speranze e di delusioni che corrispondono alla auspicata permanente guerra dei nervi.

Ma è bene documentare:

«Mi scusi tanto se La disturbo; non sapendo ove rivolgermi per un’offerta alla Commissione Pontificia Assistenza della Germania, credo che lei caritatevolmente potrà devolvere questo piccolo obolo (L. 500) A FAVORE D’UN BISOGNOSO TEDESCO, PRIGIONIERO O QUALUNQUE SIA, E VOLENDO SERBARE L’INCOGNITO mi farà piacere di mettere una riga di ricevuta e di adempimento dell’incarico nell’ultima pagina del giornale.

Purtroppo tanta miseria v’è in Italia, e questo danaro che offro volentieri è poco, ma non posso a causa delle mie povere finanze. IN PIÙ DEL PERDONO VOGLIO IN QUESTO NATALE AIUTARE UNA PERSONA FORSE CHE MI HA FATTO DEL MALE, MA PURTROPPO È STATA VITTIMA DI INGANNO.

Le parole del Papa sono sempre accorate; possano ascoltarlo di più e guadagnare così coll’amore e non coll’odio questa pace alta quale il mondo aspira».

Dove si colgono tre sentimenti di prima grandezza: fede, speranza e carità, dilatati, accresciuti, nutriti dalla sofferenza patita proprio per volontà di chi si vuole beneficare.

A quest’anima semplice (e lo rivela il testo) sembra poco — capite? — perdonare: vuole accompagnare il perdono con un’offerta che sollevi chi le ha fatto del male. E non s’accorge di sfiorare le altezze della santità. Perché a tre categorie di persone è dato superare la propria umanità: ai poeti, agli eroi, ai santi. Ognuno, in potenza, riassume l’anelito a superarsi degli altri due, dei santi particolarmente.

Vogliamo qui soffermarci ai poeti, ad uno dei nostri poeti scomparsi di recente in seguito ad una atroce ferita di guerra: Fausto Maria Martini. Narra egli in una delle liriche più dense di contenuto, come si trovasse nell’alternativa di uccidere o di essere ucciso:

«E non t’uccisi, o tu che mi colpisti  
in fronte, non t’uccisi sol perché,     
nemico ignoto dai grandi occhi tristi
ebbi paura di morire in te».

La sublime rinuncia che stava per costargli, come gli costò più tardi, la vita, valse al poeta la «verginità» spirituale, la rinascita, la salvezza; un perdono che lo fece assurgere alle altezze supreme.

Il ricordo di un imponderabile divino perdono fu la radice stessa della carità, un perdono da cui germogliano l’eroismo della santità e la santità dell’eroismo: un perdono che sfolgora nei secoli. Ai piedi di Gesù crocifisso la soldataglia provoca, alterca, irride; e Gesù, fra gli spasimi della carne, che gli aguzzini hanno reso più crudeli, dice rivolto al Cielo: «Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno!»

Si può condannare, infatti, chi non sa misurare il danno, chi esegue un ordine? Così sente questa anima semplice e grande che rinnova oggi il perdono e l’offerta: e se l’insegnamento evangelico fosse finalmente attuato fra individui e nazioni, il mondo non sarebbe ancora sull’orlo del precipizio.

Ma sì, andatelo a far capire... A furia di dialettica son capaci persino di cambiarti le carte in tavola e far apparire il Papa — ad uso e consumo di cervelli pianificati — nientemeno che capitalista e guerrafondaio, perché così fa comodo... a Mosca.

La lettera su riportata, s’intende, è a disposizione di chi — non si sa mai — volesse mettere in dubbio la sua autenticità.

Quanto a noi, comprendiamo benissimo perché la Provvidenza ha disposto che A. B. uscisse indenne da un celebre campo di eliminazione.

Ah, se non ci fosse ogni tanto una boccata d’aria pura!

 

BENIGNO

25 gennaio 1948

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