venerdì, settembre 20, 2002

Ci mancava solo questa storia dei crocifissi!
Per favore, finiamola con le crociate, lo dico ai credenti e ai non credenti (che sono altrettanto fanatici).

Mentre scrivo la mia leggetevi cosa scrive oggi Scoppola, che condivido pienamente.





Il crocifisso non si impone per decreto

PIETRO SCOPPOLA (Repubblica, 20-09-2002)

IL CROCIFISSO non è un simbolo di identità nazionale, è molto di più: ha un significato universale che scavalca ogni
confine. Per il credente è il simbolo della condivisione da parte di un Dio fatto Uomo della condizione umana, con le sue
sofferenze, con i suoi limiti, fino a quel limite estremo che è la morte; di una condivisione che è riscatto, motivo di speranza.
La croce è segno di libertà e di speranza, ha detto Giovanni Paolo II. Il non credente, il laico può, io credo, non solo
riconoscere nella croce il segno di una civiltà e di una storia che è anche la sua, ma può condividere i valori che essa implica
di solidarietà al dolore umano e di speranza di liberazione.

Non c'è nel nostro Paese una legge che disciplini la presenza del crocifisso nei locali pubblici: di fatto la sua presenza in
molti locali, e nelle scuole in particolare, ha dato luogo nel corso della storia repubblicana solo a sporadiche contestazioni;
vi è stata quasi una tacita intesa fra credenti e laici; i primi non hanno preteso che la presenza del crocifisso implicasse una
affermazione del carattere confessionale dello Stato.

I secondi, nonostante che il crocifisso fosse stato reintrodotto nelle scuole da Mussolini, dopo la sua ascesa al potere, per
propiziarsi il consenso della Chiesa, hanno accettato la sua presenza nella più o meno esplicita consapevolezza di quel suo
richiamo al valore di una solidarietà umana che è elemento costitutivo di una civile convivenza.

In questa prassi, affidata alla tradizione, singoli episodi di contestazione della presenza del crocifisso nelle scuole potevano
essere risolti, di volta in volta, e sono stati risolti con equilibrio e buon senso e nei casi estremi con il ricorso al giudice.

Ma ecco che l'improvvida iniziativa leghista di rendere obbligatoria per legge la presenza del crocifisso in tutti i locali
pubblici, cui il ministro dell'Istruzione si è accodato, turba questo equilibrio che andava invece sapientemente custodito. Lo
Stato può imporre per legge la presenza nei locali pubblici dei simboli della identità nazionale italiana, anche nei comuni a
maggioranza leghista; può imporre la presenza della bandiera tricolore o del ritratto del Presidente della Repubblica che
"rappresenta - come la Costituzione stabilisce - l´unità nazionale"; ma non può imporre la presenza di un simbolo religioso
senza contraddire la sua laicità; può accettarne la presenza quando essa esprima un sentimento condiviso o quanto meno
rispettato anche dal non credente, o dal credente di altra fede religiosa, non può imporla per legge.

Dunque questa iniziativa leghista servirà solo a riaccendere polemiche, a dividere e non ad unire il paese nel sentimento
della sua identità, del legame con la sua storia e con le sue tradizioni, farà del crocifisso un motivo di polemiche e di
fratture: è una iniziativa, in definitiva, che offende il crocefisso perché se ne serve per obiettivi che sono contro tutto ciò che
il crocefisso rappresenta.

Proprio quella forza politica, la Lega appunto, che in questi giorni stessi si è fatta sostenitrice di una interpretazione più
restrittiva, di una legge già di per sé ostile agli immigrati, oltre che inefficiente, si propone a paladino della presenza nella
scuola del simbolo più alto della condivisione del dolore umano, della solidarietà verso gli indigenti e gli emarginati. E
ancora: si propone di imporre il crocifisso nelle scuole all'indomani di quella squallida manifestazione dell'ampolla di acque
del Po, trasportata dalle fonti a Venezia, che assunse nella sua prima edizione, e conserva, risonanze paganeggianti che tutti
ricordano!

E perché mai il ministro della Istruzione, la signora Moratti, che appare persona fine e sensibile, si associa a questa brutta
iniziativa? Vi sono anche qui logiche di solidarietà di una maggioranza piena ormai di crepe? Ma si può fare del crocifisso
lo strumento per operazioni del genere? Oppure dobbiamo vedere qui un altro segno di quella leggerezza e improvvisazione
che sembra caratterizzare troppi atti di quel ministero?

Come accetterà la Chiesa questa iniziativa? Il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinal Ruini, ha di recente
messo in guardia contro orientamenti presenti nella Lega di insensibilità e chiusura verso esigenze di solidarietà nei
confronti degli immigrati; vi è nel Paese un razzismo strisciante che i più autorevoli uomini di Chiesa hanno denunciato e
deprecato. Come cattolico vorrei esprimere la speranza che la Chiesa italiana non cada nel laccio di questa iniziativa sul
crocefisso che, a mio avviso, è solo una plateale strumentalizzazione del più alto simbolo cristiano per obiettivi che con il
cristianesimo non hanno nulla a che fare. Il simbolo della condivisione del dolore umano non può diventare strumento di
chiusura versi i diversi da noi. Non serve a nulla difendere per legge il crocefisso nelle scuole se si dà spazio a culture a
mentalità e a politiche che contraddicono i valori che esso rappresenta.

Ma vorrei esprimere anche la speranza che i laici e la sinistra italiana non si associno a una possibile campagna contro il
crocefisso nella scuole, che si oppongano al disegno di legge leghista, con lo sperabile concorso di molti parlamentari
cattolici, ma contribuiscano a custodire un equilibrio coerente con i valori della laicità e con le tradizioni del Paese.

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